Prospettive assistenziali, n. 36, ottobre-dicembre
1976
Libri
F. CARUGATI, F.
EMILIANI, A. PALMONARI, Il possibile
esperimento, Edizioni AAI, Roma, 1975, pag. 325, Edizione fuori commercio.
Nel volume «Il possibile esperimento», l'AAI ha
pubblicato la ricerca realizzata nell'ambito dell'Istituto di psicologia
dell'Università di Bologna e dell'Istituto regionale emiliano per il servizio
sociale e condotta su uno degli interventi alternativi alla istituzionalizzazione
dei minori: le comunità alloggio (chiamate anche gruppi-appartamento)
istituite in Emilia Romagna.
È ormai patrimonio generalizzato, almeno a livello di operatori sociali, che gli istituti assistenziali
«riducano i segni delle contraddizioni sociali a "bisogni
individuali" o a "casi clinici", e neghino, con la politica di
intervento, le connessioni fra "bisogni" e contesto in cui si manifestano,
svolgendo in tal modo una funzione di controllo delle tensioni sociali; d'altro
lato è stato messo in evidenza come il processo di socializzazione, che si
verifica in tali ambienti istituzionalizzati, renda i soggetti idonei ad assumere
ruoli subordinati in tutte le istituzioni, con un'identità rigida, dipendente,
condizionata dal concreto attuale, ed incapaci di proiettarsi nel futuro con
programmi realistici e creativi».
Questa riduzione dei segni delle contraddizioni a
bisogni individuali o a casi clinici tuttavia non riguarda solo gli istituti
di ricovero, ma anche le strutture ambulatoriali speciali: scuole speciali,
centri di riabilitazione per spastici, centri educativi per handicappati psichici,
centri di incontro e iniziative di soggiorni marini
per anziani, ecc.
Di qui la necessità di individuare come obiettivo
prioritario il superamento dell'assistenza nell'ambito di una lotta per una
società fondata sulle esigenze individuali e collettive della popolazione e di
servizi sociali non assistenziali aperti a tutti
(sanità, scuola, casa, trasporti, ecc.), e di considerare invece la deistituzionalizzazione come un obiettivo secondario
rispetto a quello precedente, da applicare cioè solo nei casi in cui non sia
possibile, nel breve e medio periodo, provvedere alla deassistenzializzazione.
Per il raggiungimento dell'obiettivo secondario della deistituzionalizzazione
- limitato ai casi di cui sopra - dovranno essere
precisate le priorità degli interventi. A nostro avviso esse sono: contributi
economici e/o sostegno socioassistenziale a singoli e
a nuclei familiari; assistenza domiciliare; adozione per i minori in situazione
di abbandono; affidamenti educativi di minori, affidamenti assistenziali di
interdetti, inserimenti di handicappati adulti e di anziani presso famiglie,
persone e comunità alloggio.
Per quanto concerne le comunità alloggio è vero
quanto affermano gli autori e cioè che «le ragioni che
permettono di definire "alternative" i gruppi-appartamento rispetto
agli istituti sono in ordine strutturale (riguardanti cioè i rapporti fra il
gruppo-appartamento e il contesto amministrativo in cui sorge) e di ordine
dinamico (riguardanti cioè i rapporti fra i diversi partecipanti, adulti e
minori, del gruppo-appartamento)».
Al riguardo la pubblicazione
è molto importante poiché, dopo aver descritto le esperienze dei
gruppi-appartamento di Bologna, Imola, Ravenna, Ferrara, e Modena, analizza i
nodi teorici di fondo: istituzione ed istituzionalizzazione, costruzione e
legittimazione di norme, la categorizzazione
sociale, la diagnosi in psichiatria e in psicologia come forma di categorizzazione sociale, determinazione verbale e
comportamento interpersonale, i bisogni e la pratica assistenziale, diagnosi.
La terza parte tratta del processo di cambiamento e cioè del come sia possibile il passaggio
dall'istituto al gruppo-appartamento, approfondendone i relativi problemi.
Infine nell'appendice sono riportate le delibere
approvate per l'istituzione e il funzionamento delle
comunità alloggio.
La pubblicazione costituisce un utile strumento di
lavoro a coloro - amministratori e operatori - che intendono avviare serie
iniziative per comunità alloggio realmente alternative
e non intendono giocare - come spesso avviene - sulla pelle degli assistiti
improvvisando servizi e organizzandoli sul generico sentito dire.
ALBERTO DRAGONE
www.fondazionepromozionesociale.it