Prospettive assistenziali, n. 37, gennaio-marzo 1977
CGIL - CISL - UIL DI MILANO
L'INIZIATIVA DEL
SINDACATO CONTRO LE CAUSE DI SOFFERENZA PSICHICA
Il significato del
documento
Questo documento sulla psichiatria
non vuol essere per il sindacato un atto fine a se stesso. Esso si propone di
rappresentare un'attendibile traccia di lavoro, ai
livelli provinciale e zonale, intorno alla quale fissare l'impegno di azione
dei quadri attivi e dei militanti di fabbrica.
Un primo obiettivo che intendiamo
perseguire è proprio il seguente: vogliamo estendere la sensibilità su questi
problemi a tutti i lavoratori!
Come di seguito sarà chiarito, la
radice della devianza ed il giudizio che di essa
esprime la maggior parte della gente, sono connessi con la violenza ed i disvalori dell'attuale cultura dominante.
Sia la devianza che l'attuale
giudizio, che portano spietatamente alla segregazione dei soggetti, devono essere superati.
In quest'ottica di superamento, non
possiamo lasciare che, sia pure strenuamente, si battano soltanto un gruppo di
tecnici e di lavoratori del settore.
Tutti noi, insieme, lavoratori, che
abbiamo compiuto la scelta di classe e che vogliamo dimostrare a quali approdi positivi ci porti tale scelta, in senso umanizzante,
dobbiamo farci organicamente carico di questo importante problema.
Né, d'altro canto, possiamo
limitarci, in una visione riduttiva e razionalizzante, ad affrontare soltanto
la componente dei problemi riguardanti i lavoratori
del settore, con tutti i loro aspetti di tutela salariale e normativa.
La motivazione di
fondo del presente lavoro ci porta diritti alla realizzazione della
democrazia negli interventi psichiatrici, assumendo con ciò nelle nostre
preoccupazioni anche l'istanza sociale che proviene dagli utenti dei servizi
psichiatrici ed in particolar modo dagli ospedali psichiatrici.
In altri termini, come sindacato,
tendiamo a diventare sempre più marcatamente dei portatori
di nuove istanze sociali oltreché rimanere i
legittimi tutelatori degli interessi dei lavoratori
degli Enti in questione, i quali lavoratori, peraltro, ogni giorno di più, si
rifiutano di essere i gestori del vecchio sistema manicomiale, per
speditamente camminare verso mete di lavoro deistituzionalizzato,
sul territorio, secondo i criteri della gestione sociale.
Cenni sulla formazione
della devianza psichiatrica
Di fronte alla malattia mentale
sorgono due interrogativi:
a) il perché della malattia mentale,
da dove essa proviene, come si forma e quali le cause;
b) perché i malati mentali vengono esclusi dalla vita civile e quindi emarginati.
Rispondere in maniera non generica a
questi interrogativi è assai difficile; eppure è indispensabile per avere la
possibilità di individuare i termini reali della prevenzione primaria sia rispetto
alla malattia mentale che ai meccanismi di esclusione.
In merito alla prima questione ci
vengono immediatamente in mente i meccanismi violenti su cui si basa, nella
nostra società, la possibilità da parte del capitale di perpetuare lo sfruttamento
del lavoro salariato.
- L'obbligo, ad esempio, che
l'operaio ha di presentarsi, ogni giorno, ad un certo orario, a vendere la
propria forza-lavoro, secondo delle metodologie decise da altri, sempre più
subordinato alla macchina, può generare la sofferenza psichica
(quando, al contrario, il lavoratore desiderasse - come capita - di
avere più tempo per gli affetti, i rapporti, il giuoco, l'espressione
creativa).
- L'isolamento, lo stato di
marginalità sociale in cui sono costretti a vivere
grandi masse di individui, come ad esempio i vecchi, può generare la
sofferenza psichica.
- L'abbandono forzato della propria
terra d'origine, l'inserimento coatto nella grande metropoli con nuovi modelli
culturali e comportamentali, nuovi ritmi, nuovi
valori, può generare della sofferenza psichica.
L'elenco delle motivazioni potrebbe
ancora continuare.
Una grande
serie di fenomeni sociali richiamano il disagio, la fatica nel l'adattamento,
appunto la sofferenza psichica.
Allora, ciò che emerge è che la
società in cui viviamo è organizzata secondo gli
interessi sostenuti da una minoranza e che la maggioranza della popolazione
vive oppressa nelle sue condizioni materiali ed extramateriali.
Da qui discende l'esigenza della
lotta per il cambiamento e per la rimozione delle strutture oppressive. Vediamo
ora, brevemente, come la sofferenza psichica, così diffusa, si trasformi in malattia mentale, in nevrosi, in psicosi; come
si configuri un comportamento deviante rispetto alla norma sociale imposta in
una determinata società.
Per riuscire a
penetrare - almeno nei suoi passaggi essenziali - questo meccanismo che produce
«devianza» o «malattia mentale» è necessario rendersi consapevoli ed analizzare
il processo di condizionamento culturale che la struttura sociale esercita su
ogni suo componente.
Infatti nelle scelte che quotidianamente ci troviamo a
fare (ad es.: come vestire, cosa mangiare, in che
modo comportarci con gli altri, ecc.) ci viene messa di fronte, a volte prepotentemente,
quella che è socialmente accettata o preferibile.
Con questa scelta «socialmente
accettata», prodotto della cultura dominante, dobbiamo fare i conti: o
rifiutarla in modo viscerale o sostituirvi qualcosa di validamente alternativo
oppure accettarla ed interiorizzarla in modo più o meno
consapevole.
Il cosiddetto malato mentale si
ribella (anche se oscuramente e poco efficacemente) contro una norma imposta
dall'esterno e che egli stesso ha interiorizzato.
È nella testa dell'uomo che avviene
lo scontro tra due linee diverse e contrapposte; la malattia scoppia «quando la differenza tra quel che l'uomo vuole e
quel che la norma sociale pretende è vissuta in modo contrapposto e
drammaticamente inconciliabile».
Quando l'uomo non riesce a dominare
questo conflitto interno creato dalle contraddizioni
sociali, perché non lo conosce, non lo razionalizza, non lo vive in modo
cosciente, si forma la malattia mentale.
Allora, non è di per sé l'essere
emigrato a Milano che porta alla psicosi (anche se
questo è il processo sociale che ha dato origine agli squilibri), quanto il
conflitto interno nell'emigrato, preso com'è tra due sistemi culturali, di
vita, tra due norme sociali, ambedue interiorizzate.
Così pure, non è di per sé il lavoro
alla catena (base materiale dello squilibrio) che porta alla
follia, quanto il conflitto tra le aspettative dell'individuo operaio e
la norma imprenditoriale (aspettativa di rendimento e disciplina)
interiorizzata.
Ci rendiamo conto che ciò è qui
detto in modo molto schematico.
Tuttavia, questa sia pur breve
analisi sulla formazione della devianza psichiatrica fornisce
alcune indicazioni di lavoro, come:
a) l'importanza di un lavoro
ideologico, della battaglia sul piano delle idee, dei valori, dei contenuti
culturali; un'iniziativa costante, vigile, attenta su questo piano incide infatti separando la norma sociale imposta, contestandola
come non naturale, non innata, classista; sorregge il processo di presa di
coscienza collettivo ed individuale;
b) l'importanza della lotta per
modificare l'organizzazione del lavoro e sociale, per ostacolare
i fenomeni attivi di emarginazione, nella direzione di rinsaldare l'eguaglianza
sociale (lotta per il lavoro, contro le sperequazioni, ecc). Oggi emergono,
però, altre, nuove, contraddizioni, mentre si sviluppa la diffusa coscienza
della necessità del mutamento sociale.
Particolarmente importante è il
conflitto che contrappone la consapevolezza della necessità di cambiare anche i
modi di vivere e di pensare alla gestione di rapporti interpersonali, di una
vita privata alienata, condizionata dai valori borghesi, dove vigono la
competizione, i ricatti affettivi, le disuguaglianze e la gerarchia.
Rispetto a ciò - che fa maturare dei
grossi problemi psicologici, dei fatti nevrotici, ecc. - va precisato il nostro
impegno sul piano delle scelte concrete e della costruzione di nuovi valori,
raccogliendo anche la grossa, positiva indicazione di
liberazione proveniente dal movimento della donna (gruppi femministi, associazioni
femminili, ecc.).
Non meno importante appare l'altro
interrogativo posto nel presente capitolo, cioè
quello riguardante l'esclusione dei malati mentali, la loro emarginazione.
Essa è avvenuta, nel tempo, nella
logica di separare i normali dai diversi e di predisporre degli appropriati
ambiti per gestire questi ultimi «neutralizzandoli» rispetto al consesso sociale.
Il manicomio, quale luogo di
custodia e non di cura, è la struttura che è servita a questo scopo.
Prevenire l'emarginazione,
l'esclusione dei malati mentali dalla società, significa lottare per la
chiusura dei manicomi, ma significa ancora una volta anche condurre una
battaglia ideale e politica generale.
È tutto interesse dei lavoratori
assumere questa battaglia.
Il problema dell'esclusione riguarda
la classe operaia in primo luogo.
A questo punto, i lettori del
presente documento prendano in attenta visione e
considerazione le tabelle che presentiamo in appendice, le quali riguardano
specificatamente:
- il sistema psichiatrico milanese:
tab. n. 1;
- le
caratteristiche funzionali dell'intero sistema psichiatrico: da tab. n.
- i degenti
ripartiti in base alla loro condizione lavorativa: da tab. n.
- il grafico sulle
professioni dei ricoverati in sezione maschile e femminile: tab. n. 17 e n. 18.
Le caratteristiche
salienti degli attuali interventi psichiatrici
Ogni valutazione dello stato attuale
dell'assistenza psichiatrica nella provincia di
Milano ed ogni ipotesi di sviluppo futuro ed alternativo, prende origine da una
collocazione del problema psichiatrico in un quadro globale di riforma sanitaria,
fondata sulla prevenzione, in una logica di unitarietà e di globalità di
intervento, in un metodo di controllo democratico.
Pur tenendo presente l'insieme di
queste problematiche, il problema nodale, che permette concretamente di
distinguere fra le situazioni di conservazione o di semplice razionalizzazione ed esperienze di reale liberazione e democratizzazione,
rimane sempre il rapporto con il manicomio.
Possiamo considerare realmente
liberatorie solo quelle iniziative che vi collocano come obiettivi la rapida e
totale distruzione dell'istituzione manicomiale.
Nella provincia di Milano esistono
realtà istituzionali manicomiali fra loro differenziate:
a) il manicomio «tradizionale»:
gli ospedali psichiatrici convenzionati (F.B.F. di Cernusco s/N. e di S. Colombano), gli istituti
convenzionati (Codogno, Melegnano);
la struttura è di tipo esclusivamente custodialistico,
chiusa al suo interno e verso l'esterno; gli standards
assistenziali erogati insufficienti sia dal punto di vista quantitativo che
qualitativo; il personale è scarso in rapporto al numero dei degenti e
scarsamente qualificato; le condizioni di vita degli ospiti sono scadenti ed
esposte allo sfruttamento dell'ergoterapia;
b) i manicomi «aperti-liberalizzati»:
gli ospedali psichiatrici provinciali (O.P.P.); più
che uno stato di fatto, si tratta di una linea di tendenza lungo la quale si stanno muovendo, su diversi livelli, gli
ospedali dell'Amministrazione Provinciale; l'«apertura del manicomio avviene
attraverso la liberalizzazione delle condizioni di vita al suo interno;
migliora l'ambiente fisico, il vitto; l'ospite ottiene una maggiore libertà all'interno
dell'ospedale ed una maggiore possibilità di uscita dall'ospedale; gli
strumenti di contenzione fisica del degente vengono aboliti o ridotti
grandemente, così pure l'uso degli psicofarmaci in funzione contentiva; gli standards
assistenziali quantitativi e qualitativi sono migliori; anche nell'ambito di
questi livelli minimali, lo stato dei tre ospedali psichiatrici provinciali è
notevolmente sperequato, sia tra gli ospedali stessi, che all'interno dello
stesso ospedale;
c) psichiatria di settore: Parabiago e più limitatamente Limbiate;
per il «Paolo Pini» solo la zona 8 (ex-Villa Serena);
l'équipe degli operatori psichiatrici si fa carico
globalmente di tutta la domanda psichiatrica di un determinato territorio nei
momenti di prevenzione, cura e riabilitazione, gestendo sia il momento intraospedaliero che quello extraospedaliero; tale
modalità d'intervento offre il vantaggio della continuità terapeutica e di un
maggior collegamento fra l'istituzione ed il territorio, facilitando anche la
possibilità di un reale controllo di base sull'operatività dell'équipe;
d) servizio di igiene
mentale: esiste prevalentemente per la zona urbana di Milano un servizio
esclusivamente extraospedaliero, gestito da équipes
che non hanno alcun rapporto con l'ospedale psichiatrico; la conseguenza di un
simile intervento è di non garantire un minimo di continuità terapeutica e di
svolgere un lavoro di tipo dispensariale senza alcun
collegamento con il contesto in cui vive l'utente.
Come superare il
ricovero manicomiale
Il ricovero manicomiale rappresenta
il provvedimento più violento che le leggi vigenti
consentono che si attui anche in forma coattiva.
Sembra assolutamente chiaro che il
ricovero possa essere superato nella misura in cui si creino sul territorio
delle apposite strutture socio-sanitarie, delle quali
si parlerà nel successivo capitolo.
Un concetto di
fondo ci preme qui sottolineare: la necessità della prevenzione
primaria, cui si deve far ricorso per l'igiene mentale.
Parlare di prevenzione primaria
significa innanzitutto individuare gli ambiti entro i quali essa deve
esprimersi fondamentalmente.
A nostro avviso, tali ambiti sono,
per i lavoratori e per le famiglie popolari, il luogo
di lavoro e l'ambiente più generale di vita, cioè il quartiere e la città. Nel
luogo di lavoro (fabbrica, uffici, ecc.) l'impianto uomo-macchina-ambiente è in moltissimi casi la fonte
di gravi preoccupazioni, frustrazioni, sofferenze, che costituiscono il
substrato diretto alla devianza psichiatrica.
E quindi la prevenzione primaria
deve essere svolta con l'intento precipuo di indagare, per quel che è
possibile, su tutte le varie cause esistenti in fabbrica, che fanno insorgere
la malattia mentale, per rimuoverle con interventi di medicina del lavoro, in
stretta correlazione con l'operato dei medici e dei
tecnici degli S.M.A.L. (Servizio di Medicina per gli
Ambienti di Lavoro) .
D'altro canto, nelle città s nei
quartieri, è altrettanto importante che, utilizzando gli strumenti propri
delle inchieste, si raggiungano gli strati sociali e
gli ambienti del più grave disadattamento.
Raggiungere questi strati ed
ambienti significa agire non soltanto in funzione di conoscenza speculativa,
ma per consentire con cognizione di causa l'introduzione
dei provvedimenti atti alla prevenzione psichiatrica.
A volte si tratterà di rendere le
abitazioni più confortevoli all'interno degli alloggi o all'esterno nel
rapporto con gli spazi a verde, attrezzati; in altre circostanze si tratterà di
migliorare il tipo ed il livello dei rapporti fra le persone, intensificandone
gli effetti socializzanti.
Il campo di intervento
è vasto e sarebbe fuori luogo se pretendessimo di predeterminarlo. Il senso
delle nostre intuizioni e linee operative è quello che non si veda ancora una volta l'intervento medico e sociale rivolto
soltanto alla singola persona, allorché si manifestino i primi segni di mania.
Attendere che si faccia
vivo l'utente non è conforme agli schemi dell'intervento che noi postuliamo,
sia in fabbrica che sul territorio, se si vogliono strettamente legare le cause
della perdita della salute (che sono quasi esclusivamente di ordine sociale)
con gli effetti che esplodono sui vari soggetti.
Ciò che si vuole è la realizzazione
di una rete integrata di servizi sociali, mediante i
quali prendere in considerazione tutti i bisogni di cui sono portatori i
lavoratori di ceti popolari, con riferimento oltreché
alla devianza psichiatrica di cui ci occupiamo nel presente documento, ai
minori, agli anziani, agli handicappati:
I bisogni devono essere soddisfatti
non settorialisticamente ma
in forma integrata, con un riscontro territoriale, evitando i grandi bacini di
utenza che provocano il disancoramento del soggetto dal proprio gruppo
familiare o parentale.
Gli Enti locali, in forma singola o
associati in Consorzi, devono a questo proposito giuocare
un ruolo importantissimo, con l'esigenza di conferire
un volto più umano alla società, alla collettività locale.
Le strutture
socio-sanitarie della moderna psichiatria
Di fronte ad una situazione, così come è stata esposta, articolata, contraddittoria ed in
definitiva insoddisfacente, è necessario che cresca un movimento di lotta per
la salute che si proponga la radicale trasformazione dell'ospedale
psichiatrico e la sua successiva distruzione, nonché la crescita contestuale
del servizio territoriale.
In termini concreti, la lotta antistituzionale si realizza attraverso questi punti fermi:
a) la
partecipazione dei degenti e degli operatori psichiatrici attraverso metodi di
lavoro collettivi;
b) il
coinvolgimento del «sociale»: organizzazioni di base e popolazione in genere;
c) la formazione e riqualificazione del personale attraverso gli strumenti di lavoro collettivi
impiegati;
d) la costruzione
di un servizio alternativo nel territorio contestualmente alla lotta antistituzionale.
È solo in un quadro di contestualità di lotta antistituzionale
che può essere correttamente impostato il lavoro nel territorio.
Con questo tipo di premessa
tecnico-politica è allora possibile ipotizzare i servizi sul territorio che
consentano di svolgere in tempi realisticamente brevi tutto l'intervento
psichiatrico al di fuori di istituzioni manicomiali o
simili.
A) L'intervento psichiatrico sul
territorio deve tendere a demedicalizzarsi per poter
cogliere il nesso profondo ed indissolubile fra il disagio psichico e le
condizioni reali di vita dei cittadini. Necessariamente dovrà presentare
caratteri psico-sociali e pertanto sarà bisognoso di apporti multidisciplinari, non
monopolizzati dallo psichiatra, in quanto tecnico della manipolazione del
consenso.
B) L'équipe
psicosociale territoriale sarà costituita dalla integrazione degli operatori di provenienza
ospedaliera con quelli che già lavorano sul territorio.
Il nuovo gruppo di
lavoro, così costituito, dovrà agire in maniera omogenea ed unitaria, nei tre
momenti di prevenzione, cura e riabilitazione. Per rendere possibile l'aggregazione
di queste équipes di lavoro, dovranno essere risolti
i non facili problemi di ordine sindacale (orario e sede di servizio, organico,
riconoscimento della qualifica, ecc.).
C) Dovranno essere utilizzate, in alternativa all'ospedalizzazione psichiatrica, le strutture
socio-sanitarie già presenti nel territorio e/o, comunque, strutture che non
siano esclusivamente destinate ai pazienti con disturbi psichici.
Per quel tanto di patologia psichica
che ancora necessita di ricovero ospedaliero, potrà
essere utilizzato l'ospedale generale, ma anche qui non con una divisione
specialistica, ma utilizzando i servizi di breve degenza.
È evidente che questo tipo di inserimento potrà avvenire solo con una profonda
modificazione della gestione e dell'assetto dell'ospedale generale.
Anche la cosiddetta piccola
psichiatria, attualmente gestita prevalentemente dalle divisioni neurologiche,
dovrà essere assunta in carico dall'équipe psico-sociale, provocando di conseguenza un
ridimensionamento delle divisioni neurologiche stesse ed una collocazione
più corretta di questo genere di patologia in una dimensione di demedicalizzazione.
L'intervento della
Regione, dell'Amministrazione Provinciale e degli Enti Locali (Consorzi e
Comuni)
In alternativa
all'istituzione manicomiale l'attività psichiatrica dovrà spostarsi nelle zone
socio-sanitarie realizzando una psichiatria di zona che unifichi la
prevenzione, la cura e la riabilitazione e che si integri negli altri servizi
sociali e sanitari di zona (uffici sanitari, condotte mediche ed ostetriche,
SMAL, consultori familiari, medicina scolastica, servizi per anziani, ecc.)
sotto la gestione dei consorzi socio-sanitari e con la partecipazione attiva
dei cittadini organizzati alta difesa della salute.
Questo servizio territoriale
psichiatrico integrato non avrà quindi solo lo scopo di curare le devianze ma
di prevenire in primo luogo l'emarginazione in istituti segregati e di collaborare
poi alla prevenzione primaria delle devianze psico-fisiche nelle scuole, nei
luoghi di lavoro, nei quartieri e nelle famiglie.
Come previsto dall'art. 4 della
nostra proposta di iniziativa popolare per la
promulgazione di una legge regionale avente per oggetto la riforma dei servizi
sociali, oltre alla «prevenzione delle cause di ricovero e la reintegrazione
dei soggetti nel loro ambiente», ci proponiamo «la promozione di focolari,
case-alloggio, centri di appoggio per persone prive di assistenza familiare o
in stato di bisogno».
La presenza di queste strutture
intermedie, elastiche, adattabili alle zone, polivalenti (non esclusivamente
psichiatriche), ci sembrano un supporto sociale utile per gli interventi che
non possono valersi dell'aiuto familiare o di altre
strutture comunitarie.
Anche il momento ospedaliero,
qualora si verificasse necessario, è opportuno
prevederlo nell'ospedale di zona aperto sul territorio.
Infine, anche per i servizi
psichiatrici come per gli altri della progettata unità locale dei servizi
sociali e sanitari, riteniamo indispensabile una
gestione democratica consortile e partecipata.
Nella fase di passaggio
dell'affidamento ai consorzi della gestione dei
servizi psico-sociali, sembra opportuno programmare
un processo riorganizzativo, graduale, così
configurabile:
a) Riorganizzazione dei servizi
psichiatrici provinciali in modo unitario al fine di evitare la dissociazione
fra iniziative dei vari ospedali psichiatrici e dei dispensari di igiene mentale.
b) Ristrutturazione dei reparti
psichiatrici degli ospedali psichiatrici in relazione alle
zone sanitarie, in modo che tutta l'équipe
psichiatrica (medici, infermieri, assistenti sociali e sanitari, psicologi)
operanti nel reparto possa essere proiettata nel territorio corrispondente,
nella prospettiva della deospedalizzazione e della
prevenzione dell'emarginazione.
c) Approvazione di convenzioni da
parte delle Amministrazioni Provinciali con i Consorzi Sanitari (C.S.Z.) al fine di portare al servizio dell’Ente locale periferico
i gruppi pluriprofessionali psichiatrici attualmente concentrati negli ospedali psichiatrici, in
vista di una loro totale aggregazione all'U.L.S.S.S.
d) Sviluppo unitario della rete
socio-sanitaria delle zone sanitarie, privilegiando
nei bilanci regionali, provinciali e comunali le zone o i comprensori
sprovvisti di strutture socio-assistenziali.
e) Intervento in modo diretto o
indiretto sugli istituti assistenziali o enti morali
non direttamente dipendenti dalle Amministrazioni provinciali, al fine di
realizzare una gestione democratica e subordinata agli obiettivi che si propone
l'assistenza provinciale.
La loro ristrutturazione e
riconversione, potrà essere favorita dall'uso alternativo delle strutture
socio-sanitarie pubbliche del territorio.
Le modalità per promuovere il
rinnovamento dell'assistenza psichiatrica possono inizialmente così delinearsi:
a) riconversione
delle spese provinciali in modo alternativo: non più investimenti per strutture
ospedaliere, ma orientare le attuali spese per il lavoro nel territorio e per strutture assistenziali
zonali;
b) diversa utilizzazione dei
lavoratori psichiatrici, medici e non medici: lavoro non esclusivamente
ospedaliero, ma prevalentemente sul territorio; rapporto diverso con l'utente e
con i Consorzi Sanitari; organica integrazione a livello
zonale con altri servizi socio-sanitari;
c) ristrutturazione
dell'organizzazione psichiatrica in modo funzionale agli obiettivi che si deve
proporre un nuovo servizio di salute mentale.
Il movimento sindacale nella prospettiva della difesa della salute dei lavoratori
(prevenzione) e della difesa del diritto dei lavoratori ad un moderno e valido
aiuto socio-sanitario nei casi di malattia, ritiene di individuare nell'ambito
regionale tre interlocutori fondamentali:
1)
a) la rapida
approvazione di una legge regionale per i servizi socio-sanitari integrati;
b) l'intervento
sulle amministrazioni provinciali e sui Comitati Sanitari di Zona mediante
convenzioni per realizzare gli obiettivi sopra delineati (disciplina delle
convenzioni);
c) l'intervento finanziario adeguato
ai nuovi compiti di prevenzione e riabilitazione che devono essere assunti
dal servizio psichiatrico;
d) il finanziamento e la
strutturazione di adeguate iniziative didattiche
regionali per l'aggiornamento; la riqualificazione e la preparazione di
operatori socio-sanitari a vari livelli;
e) l'azione diretta sugli ospedali
generali e altre strutture medico-assistenziali affinché si aprano sul
territorio integrandosi ai fini suesposti (come ad esempio appare necessario
nell'attuazione della recente legge n. 685 sulla disciplina degli stupefacenti
e delle sostanze psicotrope) .
2)
3) Il Comune, il Consorzio (o
Comitato) Sanitario di Zona, sollecitandone la funzione
direttiva globalizzante e l'integrazione
delle varie strutture sul territorio, l'uso democratico delle équipes e il coinvolgimento del sindacato e di altre
organizzazioni dei cittadini come strumento di partecipazione nella
pianificazione e realizzazione degli interventi.
I C.U.Z.
e la loro iniziativa
Possiamo dare per scontato che i
Consigli Unitari di Zona (C.U.Z.) costituiscono la
struttura sindacale di sintesi politica rispetto alle esigenze della classe
lavoratrice sul territorio.
Nell'esperienza milanese, i C.U.Z. sono quasi ovunque presenti ed operanti, sia pure con
un tasso d'incisività non sempre espresso soddisfacentemente.
Sta di fatto, che la coscienza dei
bisogni aumenta; e ciò è indubbiamente un fatto positivo
perché significa che i quadri di fabbrica hanno iniziato ad assumere una
dimensione territoriale oltreché categoriale.
È questo un salto di qualità rilevantissimo,
che pone il sindacato, come forza sociale, non ai margini ma al centro dei
problemi presenti.
Finora i C.U.Z., in materia socio-sanitaria, si sono articolati in
un'apposita struttura denominata Commissione Sanitaria Sindacale (o Commissione
Salute).
Queste commissioni hanno operato fin
qui quasi esclusivamente nel campo della medicina preventiva del lavoro, in
stretto rapporto con gli SMAL ed in una posizione costruttivamente dialettica
con i consorzi (o comitati) sanitari di zona, costituitisi in Lombardia in ottemperenza alle disposizioni della legge regionale n. 37.
Ora la gamma degli interventi per
I temi della devianza psichiatrica e
degli handicappati stanno diventando della massima attualità ed iniziano ad essere presenti alla coscienza dei lavoratori. E quindi
Nel suo seno devono trovare uno
spazio particolare i lavoratori dell'assistenza: il travaso della loro
difficile odierna esperienza sui lavoratori
dell'industria e degli altri servizi non potrà che far scaturire vicendevoli
risultati positivi.
Il superamento di tendenze
corporative, semmai presenti, si realizzerebbe nel confronto operativo tra i
lavoratori delle varie categorie sindacali.
La presenza dei lavoratori
dell'assistenza nelle strutture del C.U.Z., conferirebbe loro una reale capacità di analisi sugli
specifici argomenti e situazioni presi in considerazione.
In relazione alla propria capacità di analizzare, i C.U.Z. acquisiscono un'altra capacità conseguente: quella di
interloquire con i consorzi sanitari di zona su una base di serietà d'intervento
che nei fatti sarà loro riconosciuta.
È comunque
altrettanto certo che l'analisi e l'interlocuzione con le istituzioni locali
non potranno essere mai dissociate dalla mobilitazione reale dei lavoratori.
Il vero rapporto contrattuale
consiste proprio in quest'ultimo dato: la mobilitazione dei lavoratori.
Va da sé che su tali realtà dei
servizi sociali, d'altro canto, non si dovrà mai chiamare in causa i
lavoratori, senza aver approfondito con loro, con le loro più autentiche
rappresentanze, tutte le sfaccettature dei problemi.
Questa è la realtà vertenziale del sindacato territoriale.
A nostro avviso, quanto sancisce
ormai da tempo la legge n. 37 della Regione Lombardia e da noi ampiamente
sperimentato, può essere ritenuto valido ed amplificato su nuovi temi.
Il rapporto fra le forze sociali e l'Ente
istituzionale è bene che continui sulla base del duplice binario esistente:
a) la nostra eventuale presenza nei
gruppi di lavoro dei consorzi sanitari di zona, quale ulteriore
motivo di arricchimento di conoscenza dei dati e quindi della nostra autonoma
capacità di analizzare i fatti;
b) la consultazione, quale motivo di confronto e di controllo politico sugli enti gestori dei
servizi sociali, tanto più che essa è resa dalla legge vincolativa per i nostri
interlocutori se siamo noi a richiederla.
Il piano di lavoro per
la mobilitazione dell'organizzazione sindacale
L'organizzazione sindacale
promuoverà e svilupperà insieme alla federazione di categoria dibattiti e
confronti sui luoghi di lavoro, ricercando inoltre di ottenere dai lavoratori
ospedalieri un contributo determinante per rinnovare e
rendere più democratico il servizio di assistenza psichiatrica.
È oltremodo opportuno che su questa iniziativa si realizzino al livello provinciale
momenti unitari attraverso assemblee intercategoriali,
convegni regionali o provinciali aperti al contributo delle forze politiche e
democratiche, di istanze culturali e sociali, per pervenire il più
sollecitamente possibile ad un primo bilancio del lavoro compiuto su questo
specifico problema.
Potrebbe rivelarsi opportuno
affidare a gruppi di lavoro l'effettuazione di specifiche indagini sul
funzionamento di uno o più ospedali psichiatrici.
In tutta l'attività di elaborazione, di mobilitazione e di iniziativa,
l'organizzazione sindacale dovrà procurare che non venga mai meno il rapporto
unitario fra il lavoratore-utente, il lavoratore-addetto
al servizio e il sanitario, poiché è soltanto dagli apporti peculiari ma
combinati di queste tre figure che può derivare il massimo di efficacia dell'azione
riformatrice del sindacato.
Milano, settembre 1976
TABELLA n. 2 |
|||||
Guardie psichiatriche CARATTERISTICHE
FUNZIONALI AL 31-12-74 |
|||||
Denominazione dell'Istituto |
N. posti letto |
N. ricoveri nel 1974 |
N. giornate di degenza nel ’74 |
Degenza media |
Saturazione % |
Divisione psichiatrica «Origgi» Ospedale Maggiore di Niguarda (Guardia psichiatrica 1ª) |
85 |
5.190 |
26.382 |
5 |
85,03 |
Divisione psichiatrica Ospedale Maggiore Policlinico (Guardia psichiatrica 2ª) |
44 |
1.774 |
18.944 |
11 |
117,95 |
TABELLA n. 3 |
|||||
Clinica delle Malattie Nervose e
Mentali dell'Università di Milano REPARTO
PSICOPATOLOGICO |
|||||
Denominazione dell'Istituto |
N. posti letto |
N. ricoveri nel
1974 |
N. giornate di degenza nel '74 |
Degenza media |
Saturazione % |
Clinica delle Malattie Nervose e Mentali dell'Università di Milano «Ponti» - Reparto psicopatologico Ospedale Maggiore Policlinico |
40 |
486 |
12.079 |
25 |
82,74 |
TABELLA n. 4 |
|||||
Clinica psichiatrica
dell'Università di Milano CARATTERISTICHE FUNZIONALI |
|||||
Denominazione dell'Istituto |
N. posti letto |
N. ricoveri nel
1974 |
N. giornate di degenza nel '74 |
Degenza media |
Saturazione % |
Clinica psichiatrica dell'Univ. di Milano «R. Uvoli» 71 Milano Affori |
71 |
454 |
19.576 |
43 |
75,.54 |
TABELLA n. 5 |
|||||
Centro di Pronto
Intervento Psichiatrico (PIP) CARATTERISTICHE
FUNZIONALI |
|||||
Denominazione dell'Istituto |
N. posti letto |
N. ricoveri nel
1974 |
N. giornate di degenza nel '74 |
Degenza media |
Saturazione % |
Centro di pronto intervento psichiatrico «R. Bozzi» Milano Affori |
32 |
1.435 |
9.372 |
7 |
80,24 |
TABELLA n. 6 |
||||||||
Istituti
psichiatrici convenzionati con la provincia di Mílano-succursali
CARATTERISTICHE FUNZIONALI
AL 15-4-1975 |
||||||||
Denominazione Istituto |
N. letti |
Presenze medie
giornaliere |
Indice di utilizzo |
Indice di avvicenda- mento |
% deceduti su presenze medie |
% contenzioni su presenze medie |
||
M. |
F. |
M.+F. |
||||||
I.P. S. Colombano |
1.006 |
1.018 |
|
1.018 |
101 |
349 |
4,5 |
0.2 |
I.P. Cernusco s/N |
1.283 |
347 |
908 |
1.255 |
97,8 |
- |
6,1 |
- |
I.P. Codogno |
577 |
|
551 |
551 |
95 |
332 |
5,6 |
3.2 |
TABELLA n. 7 Istituti abilitati a
mente dell'art. 6 al ricovero di pazienti mentali cronici non pericolosi
dimessi dagli istituti psichiatrici ai sensi dell'art. 66 (numero di
ricoverati a carico della provincia di Milano) |
|||
Denominazione dell'istituto |
Ente |
N. ricoverati a carico dell'Ammin. di
Milano |
Istituto situato in provincia di |
S. Bassano |
|
352 |
Cremona |
Osp. Sospiro |
|
37 |
Cremona |
Robecco d'Oglio |
|
21 |
Cremona |
Borgonovo Val Tidone |
|
27 |
Piacenza |
Cesano Boscone |
S. Famiglia |
185 |
Milano |
Pia Casa Abbiategrasso |
Eca |
180 |
Milano |
Casa di Riposo di Melegnano |
Eca |
74 |
Milano |
Arese |
Eca |
9 |
Milano |
|
|
Totale 885 |
|
TABELLA n. 8 Degenti negli
istituti, psichiatrici convenzionati con la provincia di Milano-succursali
secondo il sesso |
|||||||
Denominazione Istituto |
MASCHI |
FEMMINE |
(Totale) |
TOTALE |
|||
|
V.A. |
% |
V.A. |
% |
V.A. |
% |
V.A. |
I.P. S. Colombano |
964 |
100 |
- |
- |
964 |
100 |
978 |
I.P. Cernusco s/N. |
324 |
27,5 |
854 |
72,5 |
1.178 |
100 |
1.188 |
I.P. Codogno |
3 |
0,6 |
538 |
99,4 |
541 |
100 |
542 |
|
|
|
|
|
|
Totale 2.708 |
TABELLA
n. 9 Ospedali psichiatrici della
provincia di Milano
CARATTERISTICHE FUNZIONALI AL 15-4-1975 |
|||||||||||
Denomina- zione Istituto |
Popola-zione della Provincia al 31-12- 1973 |
N. letti |
Letti per 10.000 abitanti |
Presenze medie giornaliere |
(1) Indice di utilizzo |
Pre- senze medie per 10.000 abitanti |
(2) Indice di avvi- cenda- mento |
(3) % dece- duti su pre- senze medie |
(4) % con- tenzioni su pre- senze medie |
||
M. |
F. |
M.+F. |
|||||||||
O.P.P. Pini (MI) |
|
575 |
|
289 |
219 |
508 |
88,5 |
|
40 |
7,6 |
0,8 |
O.P.P. Antonini (MI) |
3.979.724 |
846 |
4,6 |
353 |
354 |
707 |
83,5 |
3,8 |
130 |
9,4 |
0,2 |
O.P.P. Cerletti (MI) |
|
426 |
|
161 |
153 |
314 |
73,7 |
|
60 |
2,8 |
1,2 |
TABELLA n. 10 Degenti negli
ospedali psichiatrici della provincia di Milano secondo il sesso |
|||||||
Denominazione Istituto |
MASCHI |
FEMMINE |
(Totale) |
TOTALE |
|||
|
V.A. |
% |
V.A. |
% |
V.A. |
% |
|
O.P.P. Pini (MI) |
246 |
53,3 |
191 |
43,7 |
437 |
100 |
440 |
O.P.P. Antonini
(MI) |
400 |
52,1 |
368 |
47,9 |
768 |
100 |
771 |
O.P.P. Cerletti
(MI) |
147 |
54,2 |
124 |
45,8 |
271 |
100 |
271 |
|
|
|
|
|
|
Totale |
1.482 |
TABELLA n. 11 Numero complessivo
dei degenti nelle succursali a carico della provincia di Milano |
||
TIPO DI ISTITUTO |
N. degenti al 15-4-1975 |
|
ISTITUTI PSICHIATRICI soggetti alla regolamentazione psichiatrica vigente convenzionati
con la provincia di Milano |
2.708 |
|
ISTITUTI ABILITATI ai
sensi dell'art. 6 al ricovero di pazienti mentali cronici non pericolosi
dimessi con l'art.
66 |
885 |
|
|
Totale |
3.593 |
TABELLA n. 12-1 |
|||||||||
Degenti in Ospedali
Psichiatrici Provinciali secondo la situazione lavorativa |
|||||||||
Denominazione
Istituto |
Sconosciuto |
Non lavora |
Lavora |
(Totale) |
TOTALE V.A. |
||||
V.A. |
% |
V.A. |
% |
V.A. |
% |
V.A. |
% |
||
O.P.P. Pini (MI) |
19 |
4,4 |
308 |
71,3 |
105 |
24,3 |
432 |
100 |
440 |
O.P.P. Antonini (MI) |
- |
- |
670 |
86,9 |
101 |
13,1 |
771 |
100 |
771 |
O.P.P. Cerletti
(MI) |
3 |
1,1 |
239 |
89,2 |
26 |
9,7 |
268 |
100 |
271 |
NOTE: Le informazioni relative all'attività
lavorativa dei degenti si riferiscono alla situazione immediatamente
precedente l'ultimo ricovero. Ciò spiega la modesta percentuale di soggetti
che lavoravano prima del ricovero attuale. In pratica, poiché coloro i quali erano stati ricoverati
altre volte ben raramente avevano ripreso il lavoro
tra il penultimo ricovero e il ricovero attuale, si può dire che i dati
relativi al lavoro (tavola n. 14, modalità 3 e tavole 16, 17, 18) si riferiscono
a coloro i quali sono attualmente ricoverati per la prima volta. Quindi -
fatta eccezione per le lungodegenza - si tratta di accoglimenti
piuttosto recenti. |
TABELLA n. 12-2 |
|||||||||
Degenti in Istituti
Psichiatrici secondo la situazione lavorativa |
|||||||||
Denominazione
Istituto |
Sconosciuto |
Non lavora |
Lavora |
(Totale) |
TOTALE V.A. |
||||
V.A. |
% |
V.A. |
% |
V.A. |
% |
V.A. |
% |
||
I.P. S. Colombano |
88 |
9 |
208 |
21,3 |
679 |
69,7 |
975 |
100 |
978 |
I.P. Cernusco s/N. |
90 |
7,7 |
693 |
59,4 |
384 |
32,9 |
1.167 |
100 |
1.188 |
I.P. Codogno |
51 |
9,4 |
370 |
68,3 |
121 |
22,3 |
542 |
100 |
542 |
TABELLA n. 13-1 Degenti in O.P.P. che non lavoravano prima dell'ultimo ricovero,
secondo il motivo per cui non lavoravano |
||||||||||||||||
Denominazione Istituto |
Scono-sciuto |
Età infer. ai 14
anni |
Studente |
In attesa di 1ª occup. |
Superati i limiti d’età |
Disoc-cupato |
Motivi di salute |
Obblighi di leva |
||||||||
|
V.A. |
% |
V.A. |
% |
V.A. |
% |
V.A. |
% |
V.A. |
% |
V.A. |
% |
V.A. |
% |
V.A. |
% |
O.P.P. Pini |
10 |
3,2 |
1 |
0,3 |
1 |
0,3 |
1 |
0,3 |
84 |
27,3 |
21 |
6,8 |
117 |
38,1 |
1 |
0,3 |
O.P.P. Antonirni |
1 |
0,1 |
- |
- |
4 |
0,6 |
- |
- |
149 |
22,2 |
9 |
1,3 |
454 |
68 |
- |
- |
O.P.P. Cerletti |
- |
- |
- |
- |
6 |
2,5 |
2 |
0,8 |
35 |
14,6 |
6 |
2,5 |
153 |
64,2 |
1 |
0,4 |
TABELLA n. 13-2 |
||||||||||||
Degenti in Istituti
Psichiatrici che non lavoravano prima dell'ultimo ricovero, secondo i motivi per cui non lavoravano |
||||||||||||
Denominazione
Istituto |
Sconosciuto |
Età inferiore ai 14 anni |
Studente |
In attesa di 1ª
occupazione |
Superati i limiti d’età |
Disoccupato |
||||||
|
V.A. |
% |
V.A. |
% |
V.A. |
% |
V.A. |
% |
V.A. |
% |
V.A. |
% |
I.P. S. Colombano |
1 |
0,5 |
- |
- |
20 |
9,6 |
- |
- |
27 |
12,9 |
3 |
1,4 |
I.P. Cernusco s/N. |
- |
- |
- |
- |
- |
- |
- |
- |
- |
- |
- |
- |
I.P. Codogno |
2 |
0,5 |
- |
- |
2 |
0,5 |
- |
- |
29 |
7,8 |
- |
- |
Segue TABELLA n. 13-2 Degenti in Istituti
Psichiatrici che non lavoravano prima dell'ultimo ricovero, secondo i motivi per cui non lavoravano |
|||||||||||
Denominazione Istituto |
Motivi di salute |
Obblighi di leva |
Casalinga |
Altre cause |
(Totale) |
TOTALE |
|||||
|
V.A. |
% |
V.A. |
% |
V.A. |
% |
V.A. |
% |
V.A. |
% |
V.A. |
I.P. S. Colombano |
157 |
75,6 |
- |
- |
- |
- |
- |
- |
208 |
100 |
208 |
I.P. Cernusco s/N. |
- |
- |
- |
- |
- |
- |
- |
- |
- |
- |
693 |
I.P. Codogno |
51 |
13,8 |
- |
- |
286 |
77,4 |
- |
- |
370 |
100 |
370 |
TABELLA n. 14-1 Degenti in Ospedali
Psichiatrici Provinciali che lavoravano prima dell'ultimo ricovero, secondo
la condizione lavorativa |
|||||||||||||||
Denominazione Istituto |
Scono-sciuto |
Occupato |
Sottoc- cupato |
Appren- dista |
Pensionato con occup. |
Lavoro minorile |
(Totale) |
TOTALE |
|||||||
|
V.A. |
% |
V.A. |
% |
V.A. |
% |
V.A. |
% |
V.A. |
% |
V.A. |
% |
V.A. |
% |
V.A. |
O.P.P. Pini |
8 |
7,6 |
79 |
75,2 |
16 |
15,2 |
1 |
1 |
1 |
1 |
- |
- |
105 |
100 |
105 |
O.P.P. Antonini |
9 |
10,3 |
23 |
26,4 |
53 |
62,2 |
1 |
1,1 |
- |
- |
- |
- |
86 |
100 |
101 |
O.P.P. Cerletti |
2 |
8,3 |
19 |
79,2 |
2 |
8,3 |
1 |
4,2 |
- |
- |
- |
- |
24 |
100 |
26 |
TABELLA n. 14-2 Degenti in Istituti
Psichiatrici che lavoravano prima dell'ultimo ricovero, secondo la condizione
lavorativa |
|||||||||||||||
Denominazione Istituto |
Scono-sciuto |
Occupato |
Sottoc- cupato |
Appren- dista |
Pensionato con occup. |
Lavoro minorile |
(Totale) |
TOTALE |
|||||||
|
V.A. |
% |
V.A. |
% |
V.A. |
% |
V.A. |
% |
V.A. |
% |
V.A. |
% |
V.A. |
% |
V.A. |
I.P. S. Colombano |
2 |
0,3 |
670 |
98,7 |
3 |
0,4 |
4 |
0,6 |
- |
- |
- |
- |
679 |
100 |
679 |
I.P. Cernusco s/N. |
- |
- |
- |
- |
- |
- |
- |
- |
- |
- |
- |
- |
- |
- |
384 |
I.P. Codogno |
5 |
4,1 |
116 |
95,9 |
- |
- |
- |
- |
- |
- |
- |
- |
121 |
100 |
121 |
TABELLA n. 15-1 |
||||||||||||
Degenti in Ospedali
Psichiatrici Provinciali che lavoravano prima dell'ultimo ricovero, secondo
il settore di attività |
||||||||||||
Denominazione
Istituto |
Sconosciuto |
Agricoltura |
Ind. estratt. e manifatt.
|
Ind. costruz. ed installaz. di impianti |
Ind. elettrica, gas, acqua |
Commercio |
||||||
|
V.A. |
% |
V.A. |
% |
V.A. |
% |
V.A. |
% |
V.A. |
% |
V.A. |
% |
O.P.P. Pini |
16 |
16,5 |
1 |
1 |
13 |
13,4 |
16 |
16,5 |
- |
- |
18 |
18,6 |
O.P.P. Antonini |
14 |
16,9 |
8 |
9,6 |
23 |
24,7 |
24 |
28,9 |
1 |
1,2 |
4 |
4,8 |
O.P.P. Cerletti |
2 |
9,5 |
- |
- |
3 |
14,3 |
10 |
47,6 |
1 |
4,8 |
- |
- |
segue TABELLA n. 15-1 |
|||||||||||
Degenti in Ospedali
Psichiatrici Provinciali che lavoravano prima dell'ultimo ricovero, secondo
il settore di attività |
|||||||||||
Denominazione
Istituto |
Trasporti e comuni-cazioni |
Credito e assicurazioni |
Servizi |
Pubblica Amministraz. |
(Totale) |
TOTALE |
|||||
|
V.A. |
% |
V.A. |
% |
V.A. |
% |
V.A. |
% |
V.A. |
% |
V.A. |
O.P.P. Pini |
1 |
1 |
5 |
2,1 |
25 |
25,7 |
5 |
5,2 |
97 |
100 |
105 |
O.P.P. Antonini |
1 |
1.2 |
- |
- |
7 |
8,4 |
1 |
1,2 |
83 |
100 |
101 |
O.P.P. Cerletti |
- |
- |
- |
- |
5 |
23,8 |
- |
- |
21 |
100 |
26 |
TABELLA n. 15-2 |
||||||||||||
Degenti in Istituti
Psichiatrici che lavoravano prima dell'ultimo ricovero, secondo il settore di attività |
||||||||||||
Denominazione
Istituto |
Sconosciuto |
Agricoltura |
Ind. estratt. e manifatt.
|
Ind. costruz. ed installaz. di impianti |
Ind. elettrica, gas, acqua |
Commercio |
||||||
|
V.A. |
% |
V.A. |
% |
V.A. |
% |
V.A. |
% |
V.A. |
% |
V.A. |
% |
I.P. S. Colombano |
200 |
32,4 |
82 |
13,3 |
9 |
1,5 |
180 |
29,3 |
16 |
2,6 |
59 |
9,6 |
I.P. Cernusco s/N. |
199 |
51,9 |
19 |
4,9 |
19 |
4,9 |
21 |
5,5 |
3 |
0,8 |
43 |
11,2 |
I.P. Codogno |
59 |
36 |
4 |
2,4 |
35 |
21,4 |
1 |
0,6 |
4 |
2,4 |
6 |
3,7 |
segue TABELLA n. 15-2 |
|||||||||||
Degenti in Istituti
Psichiatrici che lavoravano prima dell'ultimo ricovero, secondo il settore di attività |
|||||||||||
Denominazione
Istituto |
Trasporti e comuni-cazioni |
Credito e assicurazioni |
Servizi |
Pubblica Amministraz. |
(Totale) |
TOTALE |
|||||
|
V.A. |
% |
V.A. |
% |
V.A. |
% |
V.A. |
% |
V.A. |
% |
V.A. |
I.P. S. Colombano |
4 |
0,7 |
- |
- |
59 |
9,6 |
6 |
1 |
615 |
100 |
679 |
I.P. Cernusco s/N. |
2 |
0,5 |
- |
- |
56 |
14,6 |
22 |
5,7 |
384 |
100 |
384 |
I.P. Codogno |
- |
- |
- |
- |
51 |
31,1 |
4 |
2,4 |
164 |
100 |
121 |
TABELLA n. 16-1 Degenti in Ospedali
Psichiatrici Provinciali che lavoravano prima dell'ultimo ricovero, secondo
la posizione professionale |
|||||||||||||||
Denominazione Istituto |
Scono-sciuto |
Imprendit., libero profess. |
Lavoratore in proprio |
Dirigente o impieg. |
Lavoratore dipendente |
Coadiu- vante |
(Totale) |
TOTALE |
|||||||
|
V.A. |
% |
V.A. |
% |
V.A. |
% |
V.A. |
% |
V.A. |
% |
V.A. |
% |
V.A. |
% |
V.A. |
O.P.P. Pini |
6 |
6,1 |
- |
- |
8 |
8,1 |
9 |
9,1 |
71 |
71,6 |
5 |
5,1 |
99 |
100 |
105 |
O.P.P. Antonini |
3 |
4,2 |
- |
- |
4 |
5,6 |
- |
- |
62 |
87,4 |
2 |
2,8 |
71 |
100 |
101 |
O.P.P. Cerletti |
2 |
8,3 |
- |
- |
- |
- |
1 |
4,2 |
21 |
87,5 |
- |
- |
24 |
100 |
26 |
TABELLA n. 16-2 Degenti in Istituti
Psichiatrici che lavoravano prima dell'ultimo ricovero, secondo la posizione professionale |
|||||||||||||||
Denominazione Istituto |
Scono-sciuto |
Imprendit., libero profess. |
Lavoratore in proprio |
Dirigente o impieg. |
Lavoratore dipendente |
Coadiu- vante |
(Totale) |
TOTALE |
|||||||
|
V.A. |
% |
V.A. |
% |
V.A. |
% |
V.A. |
% |
V.A. |
% |
V.A. |
% |
V.A. |
% |
V.A. |
I.P. S. Colombano |
55 |
8,1 |
2 |
0,3 |
45 |
6,7 |
39 |
5,8 |
535 |
79,1 |
- |
- |
676 |
100 |
679 |
I.P. Cernusco s/N. |
166 |
43,9 |
2 |
0,5 |
5 |
1,3 |
42 |
11,2 |
157 |
41,5 |
6 |
1,6 |
278 |
100 |
384 |
I.P. Codogno |
49 |
30,2 |
6 |
3,7 |
15 |
9,3 |
4 |
2,5 |
86 |
53,1 |
2 |
1,2 |
162 |
100 |
121 |
Siglatura delle professioni A Artigiano Parrucchiere Barbiere Fabbro Maniscalco Sarta Taxista AC Agente di commercio Rappresentanti di commercio Organizzatore di spettacoli AG Agricoltore |
AT Artista Pittore Fotomodello Scrittore Ballerino Burattinaio C
Casalinga CF
Domestica (domestico) Bambinaia Custode D Disoccupato Nomade E Negoziante
(gestore di negozio) Ambulante |
I Impiegato Arredatore Assistente
sociale Fisioterapista I Assistente
sanitario Infermiera professionale Militare
di carriera Vigile Esattore Messo
comunale Fantino IN Insegnante Interprete |
LP Libero
professionista Consulente
tecnico Medico Progettista Ingegnere O Operaio Cuoco Autista Muratore Meccanico Litografo Facchino Postino Aiutante
infermiere P Pensionato Invalido S Studente Milite
di leva |
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