Prospettive assistenziali, n. 37, gennaio-marzo 1977
UNO
SCIENZIATO DEL DISSENSO
GIULIANA LATTES
È morto per un infarto che lo ha colpito mentre dirigeva una riunione di lavoro a Milano il
15 dicembre 1976 il prof. Giulio Maccacaro: egli era
il più autorevole esponente del dissenso scientifico italiano: a lui dobbiamo
le prime lotte contro il consumismo dei farmaci, le prime denunce dei crudeli
esperimenti con farmaci sui bambini, ma soprattutto da lui è partita una nuova
metodologia nell'analisi della pratica medica, una nuova ipotesi di lavoro che
«raggiunga e scopra le radici di classe di un potere medico esercitato per
conto di un privilegio sociale».
Giulio Maccacaro
è stato un punto di riferimento per tutti coloro che
hanno visto nel sistema sanitario una struttura complessa che non solo non
ubbidisce alla finalità primaria di curare i malati, ma finisce di assorbire
un bilancio che tende a crescere più rapidamente del reddito nazionale. È stato
il contributo di G. Maccacaro nelle lotte contro
l'industria farmaceutica che ha messo in evidenza quei
rapporti di interesse che contribuiscono ad orientare una serie di scelte non
sempre a vantaggio del malato, piuttosto che di altre: il consumo crescente di
farmaci per giornata di malattia, la preferenza accordata allo sviluppo
ospedaliero, rispetto a quello ambulatoriale nella pianificazione sanitaria,
l'uso di apparecchiature costose spesso non indispensabili. È stata soprattutto
la sua valida informazione che ha portato alla denuncia di un potere politico
medico chiuso e corporativo e di un sistema sanitario
che ha come finalità non la produzione di servizi ma la produzione di rendite
parassitarie: enti mutualistici e assicurativi, enti ospedalieri, ecc.
Due anni fa, in una visita che avevamo fatta Santanera ed io al
suo istituto di Milano, avevamo a lungo parlato per
un piano di lavoro che ci consentisse di tenere dei collegamenti per un approfondimento
di temi che via via fossimo venuti elaborando nella
mobilitazione sui problemi della salute. Egli era stato come sempre molto
disponibile e vale forse la pena che riprenda gli appunti di quel colloquio
oggi ancora attualissimi: ... L'Unità
locale dei servizi deve diventare la sede ove il cittadino avvia la sua
trasformazione da oggetto della medicina a soggetto della sanità... Nella misura
in cui la medicina preventiva deve tendere non soltanto ad evitare questa o
quella malattia, ma conservare o promuovere l'integrità della salute, gli accertamenti predittivi devono esser condotti
secondo un approccio globale all'individuo che invertendo il trend della
medicina clinica ricuperi l'unità della persona...
Già allora di fronte ai nostri
timori che anche la medicina preventiva potesse venir snaturata e rivolta a
fini diversi da quelli che le sono propri, aveva sottolineato
il pericolo che potesse divenire spacciata come placebo sociale, per farmaco
della comunità cioè come una ennesima mistificazione che avrebbe potuto
assumere rapidamente colossali dimensioni se avesse finito di soggiacere alla
speculazione privata...
Si sarebbe trattato allora di una
falsa rassicurazione per un uomo visto e scrutato inizialmente avulso ed
infine rimandato allo stesso ambiente dal quale totalizza
gli insulti della sua sofferenza soggettiva ed oggettiva... Non ci può esser
prevenzione senza partecipazione.
Questo poteva sembrare uno slogan.
Oggi dopo anni di rendiconti di esperienze nei campi
dei tumori di origine professionale, di proposte nei campi dell'epidemiologia
e della prevenzione, quelle sue riflessioni sono verificate con impegno
scientifico e sociale nel lavoro di gruppo della rivista di «Epidemiologia e
prevenzione» di cui il direttore Maccacaro ha visto
realizzati solo due numeri. È la ricerca di un metodo nuovo di
analisi fondato sulla conoscenza partecipata, tale da consentire un
reale rinnovamento della pratica sanitaria: «In effetti - leggiamo nell'editoriale - tale diverso approccio impone agli operatori sanitari un profondo
ripensamento della propria figura, dei propri metodi, strumenti e scopi;
quindi una trasformazione e una riqualificazione. Ma
assieme allo sforzo dei tecnici è essenziale lo sforzo degli utenti, cioè la loro capacità di affermare la propria soggettività:
è del nuovo modo di porsi degli utenti come soggetti e non più come oggetti
passivi di ricerca che può svilupparsi una efficace pratica di prevenzione primaria».
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