Prospettive assistenziali, n. 38, aprile-giugno 1977
I
SERVIZI ASSISTENZIALI DELLA POLONIA
FRANCESCO SANTANERA
Dal 4 al 14 ottobre 1975 una
delegazione italiana ha compiuto un viaggio di studio in Polonia con lo scopo
di conoscere la situazione dei servizi sanitari e sociali e le relative
esperienze.
La delegazione era composta da sette membri del gruppo di studio sull'unità locale (1).
Le spese di viaggio e soggiorno sono state sostenute
dall'A.A.I.
Alcuni dati sul paese
Gli abitanti della
Polonia, 35 milioni prima della seconda guerra mondiale, secondo i dati
statistici del 1931, erano per il 60% dediti all'agricoltura e solamente il
12,8% erano lavoratori dell'industria o artigiani.
La guerra provocò danni enormi al
paese: 6 milioni di morti, 5 milioni di emigrati,
600.000 invalidi, tutte le città distrutte escluse solo Cracovia e Lodz.
Prima della guerra non esisteva il
Ministero della sanità, ma vi era quello del lavoro e dell'assistenza sociale.
Dopo la guerra
In campo sociale, a causa delle
perdite subite (morti, emigrati e invalidi) la priorità assoluta venne data ai problemi della maternità e dell'infanzia, per
la ricostruzione demografica della nazione.
Negli anni 1947, '48 e '
Per i motivi sopra indicati,
mancando la mano d'opera soprattutto nelle città, imponente è la emigrazione dalle campagne che riguarda milioni di
persone; per favorire il lavoro femminile particolare sviluppo viene dato alla
costituzione di asili nido, di scuole materne e di istituti per minori.
A partire dal 1960 la priorità degli interventi è
rivolta ai minori in età scolare con la costruzione di scuole da parte dello
Stato. Altre mille scuole vengono poi costruite con i
fondi provenienti da sottoscrizioni volontarie della popolazione.
Dal 1968
Gli investimenti in campo sociale
sono inoltre notevolmente aumentati a partire dal 1970
quando, dopo le rivolte del '70, Gierek sostituisce Gomulka.
Ruolo e compiti degli
organi centrali dell'amministrazione statale
L'autorità più alta dello Stato è il
Parlamento che attraverso l'attività legislativa promuove, guida e controlla
tutte le attività.
Due comitati permanenti lavorano nel Parlamento nel campo dei problemi sociali: il
Comitato per il lavoro e gli affari sociali e il Comitato di sanità e di
cultura fisica. Essi studiano i rapporti inviati dai responsabili dei
Ministeri interessati e dagli altri organi dell'Amministrazione statale,
elaborano progetti di legge e piani di intervento
finanziari e vigilano sulla loro realizzazione.
Il Consiglio di Stato (un collettivo
analogo all'Ufficio di Presidenza dello Stato) approva i decreti aventi valore
di legge negli intervalli fra le sessioni del Parlamento, ratifica le
convenzioni e gli accordi internazionali concernenti i
problemi sociali.
Il Consiglio dei Ministri coordina e
controlla le funzioni di tutta l'Amministrazione statale. Un Comitato per la
pianificazione, alle dipendenze del Consiglio dei Ministri, elabora i piani
quinquennali e annuali di sviluppo socio-economico.
I Ministeri interessati
all'assistenza sociale sono:
- il Ministero del lavoro, dei salari
e degli affari sociali con competenza anche sui problemi sociali e assistenziali delle persone in produzione, compresa la
medicina del lavoro;
- il Ministero della sanità e
dell'assistenza sociale con competenze in campo socio-assistenziale per le persone
fuori della produzione (anziani, invalidi);
- il Ministero dell'istruzione che
opera nel settore dei problemi socio-assistenziali dei bambini dopo i tre anni
e degli adolescenti;
- il Ministero
della Giustizia, con competenza nei riguardi dei ragazzi disadattati.
Fino al 1° giugno
A partire dal 1° giugno 1975 è stato eliminato il
livello provinciale e attualmente l'organizzazione è la seguente: livello
centrale, livello voivodale (n. 49), livello di
distretto (n. 2.600).
La tendenza attuale è quella di
ridurre il numero dei comuni unificandoli, rafforzando cioè
il livello locale.
La struttura del Governo e dell'amministrazione della Repubblica popolare polacca è la seguente:
Lo schema organizzativo dei
complessi integrati distrettuali è il seguente:
Prima della riforma del giugno 1975,
l’organizzazione relativa all’assistenza era la
seguente:
Ruolo dei sindacati
I sindacati e le varie
organizzazioni sociali cooperano con gli organi dell'amministrazione statale
per realizzare il soddisfacimento delle esigenze.
Le necessità economiche sono coperte
dai fondi dei sindacati e delle altre organizzazioni, con integrazioni versate
dallo Stato.
I sindacati organizzano e gestiscono
servizi non solo per i loro membri e le relative
famiglie, ma anche per lavoratori pensionati.
I sindacati attuano un sistema di assistenza per queste persone, specialmente quelle in situazioni
difficili. Detta assistenza comprende:
- la disponibilità di servizi di assistenza sanitaria aziendale negli ambulatori ed altre
forme di servizi profilattici e terapeutici incluso il trattamento nei
sanatori;
- la disponibilità
di mense per i lavoratori, di circoli e sale di ricreazione (invogliando così
gli ex lavoratori al lavoro culturale nei circoli);
- la revisione
degli appartamenti;
- l'assegnazione di terra da
giardinaggio per i lavoratori;
- il diritto di partecipare a gite
organizzate dal posto di lavoro e di rimanere in case di riposo o altri centri
di riposo appartenenti a questa istituzione.
Inoltre, i sindacati forniscono
assistenza ai lavoratori e alle loro famiglie nei casi di:
- difficoltà finanziarie del
lavoratore o della sua famiglia;
- nuclei familiari distrutti;
- grave malattia o morte dell'unico
sostegno della famiglia.
Principali altre
organizzazioni
Il Consiglio polacco per
l'assistenza sociale, istituito nel 1958, eroga assistenza agli anziani, agli
inabili, alle famiglie numerose, alle famiglie di alcoolizzati e ai bisognosi in genere.
Altri organismi che intervengono nel
campo dell'assistenza sono
Volontariato
Tutto il settore dell'assistenza
sociale poggia sul volontariato sociale istituito nel
1959, che comprendeva nel 1975 ben 60.000 persone: operai, insegnanti,
infermieri, contadini e soprattutto pensionati.
È compito dei volontari
l'accertamento delle necessità degli anziani, delle persone inabili e delle
altre persone e famiglie bisognose di assistenza e la
segnalazione agli assistenti sociali dei casi relativi, nonché parte degli
interventi da effettuare.
I volontari, ai quali è assegnato un
territorio definito, costituiscono pertanto una
diffusissima rete di rilevazione delle esigenze; nello stesso tempo il loro
ruolo è anche, se non soprattutto, quello di esercitare un controllo capillare
della popolazione emarginata.
Il lavoro di ciascun gruppo di
volontari (5-10) è guidato da un assistente sociale. A loro volta gli
assistenti sociali del distretto sono raggruppati nei centri di assistenza sociale (che fanno parte dei complessi
integrati distrettuali dei servizi sanitari e sociali) la cui struttura è
stata precedentemente riportata. Nel periodo della nostra visita era in atto
una ristrutturazione dei complessi integrati distrettuali consistente nella
valorizzazione gerarchica dei responsabili dei centri di assistenza
sociale per cui si prevedeva di elevare il responsabile a livello di vice-direttore.
Scuole di formazione
per assistenti sociali
Solo nel
Nel 1975 vi erano undici scuole per
la formazione di assistenti sociali.
È programmata l'istituzione di altre sei scuole. Inoltre è
prevista l'istituzione di corsi universitari per formare specialisti laureati
per i posti direttivi, per l'insegnamento e per la ricerca.
Cooperative di invalidi
Le cooperative degli invalidi
provvedono all'assistenza sanitaria e sociale, al riadattamento professionale e
sociale degli invalidi e alla gestione delle attività
lavorative degli stessi.
Conformemente allo statuto delle
cooperative, gli invalidi devono costituire almeno il 75% del personale.
Lo schema organizzativo delle
cooperative di invalidi è il seguente:
Alla fine del 1971 il personale
delle cooperative di invalidi ammontava a 211.300
persone. Nelle aziende lavoravano 100.900 persone, a 34.800 era dato lavoro a
domicilio, 66.600 erano impiegati nei servizi e 9.000 erano addetti al
commercio al dettaglio e in altri settori. Di tutto il
personale sopra indicato, 161.300 erano invalidi e precisamente:
- handicappati agli arti superiori 7.200
- handicappati agli arti inferiori 17.300
- ciechi 14.600
- handicappati dell'udito 7.300
- malattie neurologiche 8.100
- malattie fisiche 7.000
- malattie reumatiche 11.200
- handicaps
mentali 6.800
Le attività lavorative comprendevano
le industrie metallurgiche, elettrotecniche, chimiche, della gomma, dei
materiali da costruzione, del vetro, del legno, della carta, nonché
le aziende poligrafiche, tessili, del cuoio, delle calzature e
dell'alimentazione.
Fra le aziende erano compresi 272
stabilimenti di lavoro protetto nei quali lavoravano 19.600 invalidi.
Le cooperative di invalidi
hanno la loro propria rete di smercio che si occupa della vendita della loro
produzione.
Tutte le cooperative in principio
hanno un servizio di riadattamento, il cui gruppo operativo è composto da un medico, da un infermiere, da una assistente sociale,
da un operatore di educazione fisica e da un istruttore professionale.
L'assistenza sociale fornita dalle
cooperative di invalidi comprende:
- l'organizzazione
dei trattamenti in sanatorio e delle ferie per i lavoratori;
- l'aiuto in materia di abitazione;
- l'organizzazione e la gestione di alberghi per invalidi;
- l'erogazione di aiuti
economici, non rimborsabili in certe circostanze;
- l'organizzazione e la gestione di
casse di mutuo soccorso;
- interventi di servizio sociale.
L'assistenza sanitaria fornita,
sempre nel 1971, dalle cooperative di invalidi è stata
di 272.500 esami medici. Più di 12.500 persone sono state assistite in
sanatori, dei quali quattro sono gestiti dalle cooperative.
Visite effettuate
Oltre agli incontri avuti con alti
funzionari del Ministero della sanità e dell'assistenza sociale, la delegazione
italiana ha visitato alcuni servizi.
Casa di riposo per
anziani di Via Korotynskiego
Il complesso, che sorge in una zona
semiperiferica di Varsavia, ospita 100 anziani, il 70% dei quali è costituito
da pensionati del settore chimico. Si tratta, a quanto è stato riferito, della
migliore casa di riposo esistente in Polonia. La costruzione presenta le
caratteristiche della casa albergo. I ricoverati sono tutti autosufficienti.
Il complesso funziona anche come
centro diurno. Scarsissimi sono i rapporti con il mondo esterno; solo alcuni
anziani del quartiere utilizzano il servizio mensa della casa di riposo.
Fabbrica cassette
metalliche
Si tratta di una fabbrica che sorge nella periferia di Varsavia, gestita da una cooperativa di
invalidi. Vi lavorano sordi, per lo più sordastri, senza altri handicaps.
Il lavoro è organizzato a catena di
montaggio, molto rigida e con estrema divisione del lavoro. I ritmi di lavoro
sono tiratissimi. La retribuzione è a cottimo
individuale.
Centro diurno per
anziani
Si tratta del centro sito in via Wybrzeze Kosciuszkowskie,
che accoglie durante il giorno una cinquantina di anziani della zona.
Nel centro si consumano
i pasti e vengono svolte attività ricreative e culturali.
Istituto per cronici
L'istituto, che sorge in zona molto
periferica e distante dall'abitato di Varsavia, ricovera 354 anziani definiti
cronici ma di cui gran parte sembrava essere autosufficiente.
Vi sono inoltre ricoverati 14
minori.
L'istituto comprende 4 padiglioni di
cui uno per malati.
Complesso integrato
distrettuale dei servizi sanitari e sociali
Il complesso, rivolto ad un
territorio comprendente 216.000 abitanti, fa perno su un ospedale di 716 posti
letto e comprende: 17 ambulatori zonali, di cui 3 specialistici, 1 ambulatorio
pediatrico, 2 ambulatori T.B.C.,
1 ambulatorio contro l'alcoolismo, 14 asili nido. Nel territorio vi sono altri
servizi quali: 2 case di soggiorno per anziani con 30 posti ciascuna, 1 casa
di riposo per anziani, 1 istituto per bambini minorati.
La degenza media dell'ospedale è di
17-18 giorni.
Non fanno parte del complesso
integrato distrettuale gli ospedali, i servizi relativi alla
medicina del lavoro e gli ospedali psichiatrici.
La capienza dell'ospedale non è
ritenuta sufficiente per le esigenze della zona ed i posti
letto supplementari ritenuti necessari sono
Il servizio sociale del distretto
assiste circa 3000 persone. Gli anziani del territorio sono
circa 29.000.
Incontri
Numerosi sono stati gli incontri con
responsabili dei servizi: il direttore generale e il
vicedirettore generale del Ministero della sanità e dei servizi sociali, il
dirigente del dipartimento di assistenza sociale della città di Varsavia, la
segreteria nazionale del Comitato polacco per l'assistenza sociale, i dirigenti
dell'Istituto superiore di riabilitazione, il direttore del Comitato polacco
di gerontologia, ecc.
Valutazioni generali
A livello ministeriale abbiamo
notato una notevole frammentazione delle competenze, come si può dedurre dalle
indicazioni sopra fornite.
Inoltre il Dipartimento per
l'assistenza sociale del Ministero della sanità e dell'assistenza sociale comprende i seguenti settori:
- divisione dei servizi sociali;
- divisione degli istituti di assistenza sociale;
- divisione dell'organizzazione
della vita degli anziani;
- divisione della cooperazione e
organizzazione dei servizi assistenziali;
- specialisti nei problemi del
ritardo mentale.
Il ruolo assegnato ai servizi di assistenza nei loro molteplici settori di attività sembra
essere quello tradizionale di soccorso ai poveri e di isolamento degli
assistiti dal contesto sociale.
Tale isolamento riguarda le persone
non produttive, ma non solo queste. Sono isolati anche gli handicappati in
grado di assicurare un rendimento lavorativo normale:
nella visita della fabbrica di cassette metalliche della periferia di Varsavia
il loro ritmo di lavoro era addirittura frenetico. I responsabili del centro
hanno però precisato che il lavoro era alternato con pause.
Le pensioni di vecchiaia sono di
circa 1400 zloti; le più basse scendono a 1000 e si è
avuta l'impressione che non siano sufficienti a
coprire le esigenze. Il salario medio è di 3500 zloti.
Le abitazioni economiche sono
insufficienti e il tempo di attesa arriva fino a cinque-sei anni. La pianificazione e programmazione dei
servizi e degli interventi appare accentrata nel
potere centrale con scarsissimo rilievo decisionale degli organismi intermedi
e periferici.
Il gruppo ha avuto anche
l'impressione che la popolazione sia tagliata
completamente fuori e che le varie organizzazioni assistenziali (Comitato
polacco per l'assistenza sociale, Croce rossa, Unione polacca dei pensionati
anziani e inabili, Unione polacca dei boy-scouts,
ecc.) siano strumenti usati per garantire e consolidare il consenso.
Il controllo sociale è assicurato
non solo dai servizi pubblici e dagli enti di cui sopra, ma anche, e in modo
capillare come è già stato osservato, dai 60.000
volontari.
Significativa al riguardo la proposta di legge
sui cosiddetti «parassiti sociali», preparata alla fine del 1971 dal Consiglio
dei Ministri polacco per iniziativa del Ministero della giustizia e poi
respinta soprattutto a seguito della pressione esercitata da un gruppo di
studiosi di scienze sociali (sociologi, giuristi, psicologi, ecc.).
Come riferisce Podgorecki
(3): «In base alla stesura della proposta
un "parassita sociale" è una persona di circa diciotto anni, che non
studia, evita continuamente un lavoro socialmente utile di cui pure è capace,
e che si procura le risorse finanziarie in modi che contraddicono le
fondamentali norme della coesistenza sociale. Queste
persone - secondo la proposta legislativa - dovrebbero essere mandate (dopo
una complicata procedura giuridica nella quale tutte le misure legali più
indulgenti siano state debitamente usate) a centri di lavoro educativo»... «Erano state identificate circa cinquemila persone appartenenti
a questa categoria».
Il campo di azione
dell'assistenza sociale risulta essere quello indicato da una pubblicazione
ufficiale:
«A.
Uomini dell'età di 65 anni o più e donne di 60 anni o più, ed anche persone del tutto inabili al lavoro e:
- privi di adeguati mezzi di sostentamento, o
- con mezzi di lavoro
propri o proprietà (ad esempio officine, fattorie, case), ma nella
impossibilità di usarli per cause non dipendenti dalla loro volontà.
«B.
Bambini (dall'età di tre anni) e giovani con grave ritardo
mentale.
«C.
Persone in condizioni economiche momentaneamente precarie,
ad esempio a causa di: - momentanea inabilità al lavoro dell'unico sostegno
della famiglia dopo il periodo coperto dall'indennità per malattia;
-
morte dell'unico sostegno della famiglia; - recupero degli inabili che
costituiscono l'unico sostegno delle loro famiglie, in istituti per la
riabilitazione degli inabili o in centri di adattamento
professionale.
«D.
Persone (famiglie) in difficoltà e persone per le quali l'assistenza sociale è una condizione indispensabile per la ripresa del lavoro,
ad esempio dopo aver lasciato l'ospedale (sanatorio) o la prigione.
«F. Persone con una pensione di vecchiaia o di inabilità che si trovano in una difficile situazione
finanziaria, ad esempio, a causa di malattia, e coloro che - nonostante una
buona condizione economica - hanno serie difficoltà di altro genere
(assistenza sotto forma di servizi).
«G.
Persone con tubercolosi o con bambini affetti da tale malattia o in pericolo di
contrarla per i quali è necessaria una migliore nutrizione in caso di precaria
situazione finanziaria.
«H. Famiglie di individui che
prestano servizio militare di carriera se le condizioni economiche non sono
buone.
«I.
Altre persone, comprese quelle impiegate, in difficili
condizioni economiche per ragioni non dipendenti dalla loro volontà.
Alla
luce dei regolamenti di assistenza sociale, sono
considerate inabili al lavoro le seguenti persone:
a)
adulti dei gruppi di età aventi diritto alla pensione
per vecchiaia o inabilità secondo i regolamenti riguardanti la disponibilità
di pensioni per vecchiaia per i lavoratori e le loro famiglie (60 anni per le
donne e 65 per gli uomini);
b) persone con malattie croniche o gravemente handicappate
fisicamente o mentalmente;
c)
bambini e giovani con grave ritardo mentale.
Le
persone in grado di lavorare possono ricevere l'assistenza sociale solo in
caso di situazione finanziaria estremamente difficile
per motivi indipendenti dalla loro volontà (disgrazie, incidenti)».
Gli interventi assistenziali
sono di tipo tradizionale, orientati cioè alla istituzionalizzazione
(soprattutto di handicappati psichici e di anziani) o alla creazione di centri
cosiddetti aperti, ma riservati esclusivamente ad una categoria ben definita di
utenti (v. il centro diurno per anziani di Varsavia, Via Wybrzeze
Kosciuszkowskie).
La retta di ricovero in istituto è a
carico totale o parziale dei ricoverati, delle loro famiglie e delle altre
persone obbligate o dallo Stato.
Altri interventi possono essere
costituiti da: buoni viveri, buoni per mense, fornitura vestiario, assistenza
economica, aiuto domestico e soggiorni in località climatiche, scuole speciali
per i bambini (dai 3 anni in su) e per i ragazzi (fino
a 18 anni) insufficienti mentali. Nelle scuole speciali sono inseriti bambini
con ritardo mentale anche lieve. La non ammissione
alle scuole comuni viene decisa da apposite
commissioni.
In un documento ufficiale del
Ministro della sanità e dell'assistenza sociale Social Welfare and lines
of Its Development in the Polish People's Republic è scritto che «in vista della bassa proporzione di bambini handicappati psichici
sull'intera popolazione, di individui ritardati mentali
e in vista della loro distribuzione ineguale nell'intero paese, le scuole
speciali dovranno essere, per necessità, degli internati con eccezione solo
nelle città. Per queste ragioni, l'organizzazione di queste
scuole non è né facile, né rapida. Per questo le case di
assistenza sociale per handicappati psichici non hanno trasferito la
cura dei bambini alle autorità del settore educativo e - benché queste case
siano state istituite per bambini con un ritardo grave o gravissimo - esse
ammettono anche quelli con ritardo lieve, specialmente se hanno infermità
croniche che rendono loro impossibile la permanenza in un collegio o in una
scuola».
Gli istituti per bambini
handicappati psichici hanno una capienza che va da
L'impostazione dell'assistenza di
tipo tradizionale trova un suo sostegno anche nell'organizzazione delle
scuole per assistenti sociali (durata 3 anni) le cui materie sono: metodologia,
sociologia, psicologia, pedagogia, riabilitazione, geriatria, educazione
civica, scienze politiche.
Il tirocinio comprende, il primo
anno, quattro ore settimanali e visite guidate ad una trentina di istituzioni.
Al secondo anno è previsto lo
svolgimento di attività in dieci centri per almeno
diciotto ore in ciascun centro.
Al terzo anno la pratica è di almeno
un mese. Le scuole dipendono dal Ministro della sanità e dell'assistenza
sociale per quanto concerne i programmi; i bilanci vengono
approvati dal Ministro dell'istruzione.
L'ammissione degli studenti (il
numero è chiuso) è decisa previo esito favorevole di test diretti ad
accertare le motivazioni individuali e sociali, e di colloqui con il pedagogo
e il sociologo.
Agli studenti, con reddito familiare
inferiore a 1300 zloti, vengono
concesse borse di studio.
Esistono anche scuole per assistenti
sociali per corrispondenza.
Le tecniche insegnate sono quelle del casework, del group-work e
del community-work. Essendo stata dal gruppo rivolta una precisa domanda sulla
prevenzione, è risultato che sotto questo aspetto non
è mai stato preso in considerazione, dai servizi assistenziali, alcun intervento.
I piani di sviluppo prevedono una assistente sociale ogni 2500 abitanti nelle città e,
nelle zone rurali, una ogni 5000-6000 abitanti.
Dalle visite e dai colloqui si è
avuta l'impressione di una netta separazione sul piano operativo
fra l'assistenza (che viene coordinata a livello dei complessi distrettuali
dei servizi sanitari e sociali dal vice-direttore per l'assistenza sociale) e
la sanità (che fa capo al direttore del complesso).
La presenza a livello ministeriale
delle divisioni di cui si è detto sembra confermare questa ipotesi.
Sul piano operativo vi è una
collaborazione fra gli addetti ai servizi sanitari e assistenziali,
ma si ha la sensazione che gli assistenti sociali siano utilizzati solo per
intervenire nell'ambito dei problemi strettamente assistenziali.
Non si è avuta notizia che
operassero nel campo dell'assistenza équipes pluridisciplinari: sempre
e ovunque si è parlato di assistenti sociali.
Si può dire
che sia del tutto sconosciuto il problema della prevenzione sociale intesa come
eliminazione delle cause che provocano le richieste di assistenza. La
prevenzione sanitaria, da quanto si è potuto capire, è identificata solo nella
diagnosi precoce e nella riabilitazione ed è delegata totalmente ai tecnici e
in particolare ai medici.
Per quanto concerne gli operatori
l'impressione è stata quella di una netta chiusura
alla critica, alla verifica, al cambiamento: tutti hanno dichiarato che i
servizi rispondevano alle esigenze: l'unica posizione emersa è stata quella di
una volontà di proseguire nella linea attuale.
In merito al
rapporto cittadini-servizi, si è avuta l'impressione che non vi fosse nessun rapporto
sul piano della partecipazione o all'elaborazione e funzionamento dei servizi.
Al riguardo vi è una significativa osservazione di A. Podgorecki
(4): «Non ci sono prostitute e ruffiani
che creino problemi sociali. Vi sono persone che mettono a
profitto tutte le occasioni delle istituzioni ed organizzazioni a loro
disposizione... Perciò essi sono dei parassiti legali che agiscono in molte
istituzioni, e fruiscono non solo delle loro posizioni ma anche dei privilegi
delle loro istituzioni. Per di più essi stabiliscono
rapporti con diverse istituzioni e così creano uno speciale tipo di sovrastruttura.
Si può allargare questo modo di pensare, e dire: alcune istituzioni ed enti
sociali sono patologici nel loro complesso, e non soltanto a causa di alcuni individui che lavorano al loro interno. Questo è
il problema principale».
Sembra infine che le uniche
possibilità di «partecipazione» consistano nella collaborazione subordinata alle istituzioni, quali l'inserimento in
qualità di volontari, le donazioni di vestiario e di altri strumenti di aiuto
e l'erogazione di denaro in occasione di sottoscrizioni pubbliche promosse
dalle organizzazioni assistenziali.
(1) I documenti
prodotti dal gruppo di studio sull'unità locale sono stati pubblicati sui
numeri 27, 30, 32 e 34 di Prospettive
assistenziali.
(2) Si considera
«giovane» la nazione quando il numero delle persone di età superiore ai 65 anni
è inferiore al 4%; «media» quando la percentuale è compresa fra il 4 e il 7%;
«anziana» quando la percentuale degli ultrasessantacinquenni è superiore al
7%.
(3) A. Podgorecki, «Un paradigma per l'ingegneria
sociale», in Rivista italiana di scienze
politiche, anno III, 1973, n. 2.
(4) A. Podgorecki, Gazeta Sadowa Penitencjarna, n. 6
(180) 16x11, 1971, pag. 5.
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