Prospettive assistenziali, n. 38, aprile-giugno 1977

 

 

I SERVIZI ASSISTENZIALI DELLA POLONIA

FRANCESCO SANTANERA

 

 

Dal 4 al 14 ottobre 1975 una delegazione ita­liana ha compiuto un viaggio di studio in Polonia con lo scopo di conoscere la situazione dei ser­vizi sanitari e sociali e le relative esperienze.

La delegazione era composta da sette membri del gruppo di studio sull'unità locale (1). Le spe­se di viaggio e soggiorno sono state sostenute dall'A.A.I.

 

Alcuni dati sul paese

Gli abitanti della Polonia, 35 milioni prima del­la seconda guerra mondiale, secondo i dati sta­tistici del 1931, erano per il 60% dediti all'agri­coltura e solamente il 12,8% erano lavoratori dell'industria o artigiani.

La guerra provocò danni enormi al paese: 6 mi­lioni di morti, 5 milioni di emigrati, 600.000 inva­lidi, tutte le città distrutte escluse solo Cracovia e Lodz.

Prima della guerra non esisteva il Ministero della sanità, ma vi era quello del lavoro e dell'assistenza sociale.

Dopo la guerra la Repubblica popolare polacca mantiene il Ministero del lavoro e della previ­denza sociale e costituisce il Ministero della sa­nità e l'Ufficio per il riadattamento degli invalidi.

In campo sociale, a causa delle perdite subite (morti, emigrati e invalidi) la priorità assoluta venne data ai problemi della maternità e dell'in­fanzia, per la ricostruzione demografica della na­zione.

Negli anni 1947, '48 e '49, a seguito della poli­tica scelta, l'accrescimento di natalità della po­polazione è notevole: 19,1‰.

Per i motivi sopra indicati, mancando la mano d'opera soprattutto nelle città, imponente è la emigrazione dalle campagne che riguarda milioni di persone; per favorire il lavoro femminile par­ticolare sviluppo viene dato alla costituzione di asili nido, di scuole materne e di istituti per mi­nori.

A partire dal 1960 la priorità degli interventi è rivolta ai minori in età scolare con la costruzione di scuole da parte dello Stato. Altre mille scuole vengono poi costruite con i fondi provenienti da sottoscrizioni volontarie della popolazione.

Dal 1968 la Polonia è entrata a far parte dei paesi con popolazione anziana (2) e attualmente la priorità degli interventi in campo sanitario e socio-assistenziale è appunto rivolta agli anziani e in particolare ai lungodegenti e ai cronici.

Gli investimenti in campo sociale sono inoltre notevolmente aumentati a partire dal 1970 quan­do, dopo le rivolte del '70, Gierek sostituisce Gomulka.

 

Ruolo e compiti degli organi centrali dell'ammi­nistrazione statale

L'autorità più alta dello Stato è il Parlamento che attraverso l'attività legislativa promuove, guida e controlla tutte le attività.

Due comitati permanenti lavorano nel Parla­mento nel campo dei problemi sociali: il Comi­tato per il lavoro e gli affari sociali e il Comitato di sanità e di cultura fisica. Essi studiano i rap­porti inviati dai responsabili dei Ministeri inte­ressati e dagli altri organi dell'Amministrazione statale, elaborano progetti di legge e piani di intervento finanziari e vigilano sulla loro realiz­zazione.

Il Consiglio di Stato (un collettivo analogo all'Ufficio di Presidenza dello Stato) approva i de­creti aventi valore di legge negli intervalli fra le sessioni del Parlamento, ratifica le convenzioni e gli accordi internazionali concernenti i proble­mi sociali.

Il Consiglio dei Ministri coordina e controlla le funzioni di tutta l'Amministrazione statale. Un Comitato per la pianificazione, alle dipen­denze del Consiglio dei Ministri, elabora i piani quinquennali e annuali di sviluppo socio-econo­mico.

I Ministeri interessati all'assistenza sociale sono:

- il Ministero del lavoro, dei salari e degli affari sociali con competenza anche sui problemi sociali e assistenziali delle persone in produzio­ne, compresa la medicina del lavoro;

- il Ministero della sanità e dell'assistenza sociale con competenze in campo socio-assisten­ziale per le persone fuori della produzione (an­ziani, invalidi);

- il Ministero dell'istruzione che opera nel settore dei problemi socio-assistenziali dei bam­bini dopo i tre anni e degli adolescenti;

- il Ministero della Giustizia, con competen­za nei riguardi dei ragazzi disadattati.

Fino al 1° giugno 1975 l'organizzazione ammi­nistrativa comprendeva quattro livelli: centrale, voivodale (n. 22), provinciale (n. 360), distretto (n. 3500).

A partire dal 1° giugno 1975 è stato eliminato il livello provinciale e attualmente l'organizzazio­ne è la seguente: livello centrale, livello voivo­dale (n. 49), livello di distretto (n. 2.600).

La tendenza attuale è quella di ridurre il nu­mero dei comuni unificandoli, rafforzando cioè il livello locale.

La struttura del Governo e dell'amministrazio­ne della Repubblica popolare polacca è la se­guente:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Lo schema organizzativo dei complessi integrati distrettuali è il seguente:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Prima della riforma del giugno 1975, l’organizzazione relativa all’assistenza era la seguente:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Ruolo dei sindacati

I sindacati e le varie organizzazioni sociali cooperano con gli organi dell'amministrazione statale per realizzare il soddisfacimento delle esigenze.

Le necessità economiche sono coperte dai fon­di dei sindacati e delle altre organizzazioni, con integrazioni versate dallo Stato.

I sindacati organizzano e gestiscono servizi non solo per i loro membri e le relative famiglie, ma anche per lavoratori pensionati.

I sindacati attuano un sistema di assistenza per queste persone, specialmente quelle in si­tuazioni difficili. Detta assistenza comprende:

- la disponibilità di servizi di assistenza sani­taria aziendale negli ambulatori ed altre forme di servizi profilattici e terapeutici incluso il trat­tamento nei sanatori;

- la disponibilità di mense per i lavoratori, di circoli e sale di ricreazione (invogliando così gli ex lavoratori al lavoro culturale nei circoli);

- la revisione degli appartamenti;

- l'assegnazione di terra da giardinaggio per i lavoratori;

- il diritto di partecipare a gite organizzate dal posto di lavoro e di rimanere in case di ripo­so o altri centri di riposo appartenenti a questa istituzione.

Inoltre, i sindacati forniscono assistenza ai la­voratori e alle loro famiglie nei casi di:

- difficoltà finanziarie del lavoratore o della sua famiglia;

- nuclei familiari distrutti;

- grave malattia o morte dell'unico sostegno della famiglia.

 

Principali altre organizzazioni

Il Consiglio polacco per l'assistenza sociale, istituito nel 1958, eroga assistenza agli anziani, agli inabili, alle famiglie numerose, alle famiglie di alcoolizzati e ai bisognosi in genere.

Altri organismi che intervengono nel campo dell'assistenza sono la Croce Rossa polacca, l'Unione polacca dei pensionati anziani e inabili, la Federazione dei combattenti per la libertà e la democrazia, la Lega delle donne, il Circolo del­le donne di casa contadine, l'Unione polacca dei boy-scouts, le Cooperative di invalidi e la rela­tiva Unione delle cooperative di invalidi.

 

Volontariato

Tutto il settore dell'assistenza sociale poggia sul volontariato sociale istituito nel 1959, che comprendeva nel 1975 ben 60.000 persone: ope­rai, insegnanti, infermieri, contadini e soprattutto pensionati.

È compito dei volontari l'accertamento delle necessità degli anziani, delle persone inabili e delle altre persone e famiglie bisognose di assi­stenza e la segnalazione agli assistenti sociali dei casi relativi, nonché parte degli interventi da effettuare.

I volontari, ai quali è assegnato un territorio definito, costituiscono pertanto una diffusissima rete di rilevazione delle esigenze; nello stesso tempo il loro ruolo è anche, se non soprattutto, quello di esercitare un controllo capillare della popolazione emarginata.

Il lavoro di ciascun gruppo di volontari (5-10) è guidato da un assistente sociale. A loro volta gli assistenti sociali del distretto sono raggrup­pati nei centri di assistenza sociale (che fanno parte dei complessi integrati distrettuali dei ser­vizi sanitari e sociali) la cui struttura è stata precedentemente riportata. Nel periodo della no­stra visita era in atto una ristrutturazione dei complessi integrati distrettuali consistente nella valorizzazione gerarchica dei responsabili dei centri di assistenza sociale per cui si prevedeva di elevare il responsabile a livello di vice-diret­tore.

 

Scuole di formazione per assistenti sociali

Solo nel 1966, a causa di crescenti problemi assistenziali, furono fondate due scuole per la formazione di assistenti sociali.

Nel 1975 vi erano undici scuole per la forma­zione di assistenti sociali.

È programmata l'istituzione di altre sei scuole. Inoltre è prevista l'istituzione di corsi universi­tari per formare specialisti laureati per i posti direttivi, per l'insegnamento e per la ricerca.

 

Cooperative di invalidi

Le cooperative degli invalidi provvedono all'assistenza sanitaria e sociale, al riadattamento professionale e sociale degli invalidi e alla ge­stione delle attività lavorative degli stessi.

Conformemente allo statuto delle cooperative, gli invalidi devono costituire almeno il 75% del personale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Lo schema organizzativo delle cooperative di invalidi è il seguente:

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Alla fine del 1971 il personale delle coopera­tive di invalidi ammontava a 211.300 persone. Nelle aziende lavoravano 100.900 persone, a 34.800 era dato lavoro a domicilio, 66.600 erano impiegati nei servizi e 9.000 erano addetti al commercio al dettaglio e in altri settori. Di tutto il personale sopra indicato, 161.300 erano inva­lidi e precisamente:

- handicappati agli arti superiori                    7.200

- handicappati agli arti inferiori                     17.300

- ciechi                                                     14.600

- handicappati dell'udito                                7.300

- malattie neurologiche                                 8.100

- malattie fisiche                                          7.000

- malattie reumatiche                                 11.200

- handicaps mentali                                     6.800

Le attività lavorative comprendevano le indu­strie metallurgiche, elettrotecniche, chimiche, della gomma, dei materiali da costruzione, del vetro, del legno, della carta, nonché le aziende poligrafiche, tessili, del cuoio, delle calzature e dell'alimentazione.

Fra le aziende erano compresi 272 stabilimen­ti di lavoro protetto nei quali lavoravano 19.600 invalidi.

Le cooperative di invalidi hanno la loro propria rete di smercio che si occupa della vendita del­la loro produzione.

Tutte le cooperative in principio hanno un ser­vizio di riadattamento, il cui gruppo operativo è composto da un medico, da un infermiere, da una assistente sociale, da un operatore di educazio­ne fisica e da un istruttore professionale.

L'assistenza sociale fornita dalle cooperative di invalidi comprende:

- l'organizzazione dei trattamenti in sanato­rio e delle ferie per i lavoratori;

- l'aiuto in materia di abitazione;

- l'organizzazione e la gestione di alberghi per invalidi;

- l'erogazione di aiuti economici, non rim­borsabili in certe circostanze;

- l'organizzazione e la gestione di casse di mutuo soccorso;

- interventi di servizio sociale.

L'assistenza sanitaria fornita, sempre nel 1971, dalle cooperative di invalidi è stata di 272.500 esami medici. Più di 12.500 persone sono state assistite in sanatori, dei quali quattro sono ge­stiti dalle cooperative.

 

Visite effettuate

Oltre agli incontri avuti con alti funzionari del Ministero della sanità e dell'assistenza sociale, la delegazione italiana ha visitato alcuni servizi.

 

Casa di riposo per anziani di Via Korotynskiego

Il complesso, che sorge in una zona semiperi­ferica di Varsavia, ospita 100 anziani, il 70% dei quali è costituito da pensionati del settore chi­mico. Si tratta, a quanto è stato riferito, della migliore casa di riposo esistente in Polonia. La costruzione presenta le caratteristiche della casa albergo. I ricoverati sono tutti autosufficienti.

Il complesso funziona anche come centro diurno. Scarsissimi sono i rapporti con il mondo esterno; solo alcuni anziani del quartiere utiliz­zano il servizio mensa della casa di riposo.

 

Fabbrica cassette metalliche

Si tratta di una fabbrica che sorge nella peri­feria di Varsavia, gestita da una cooperativa di invalidi. Vi lavorano sordi, per lo più sordastri, senza altri handicaps.

Il lavoro è organizzato a catena di montaggio, molto rigida e con estrema divisione del lavoro. I ritmi di lavoro sono tiratissimi. La retribuzione è a cottimo individuale.

 

Centro diurno per anziani

Si tratta del centro sito in via Wybrzeze Ko­sciuszkowskie, che accoglie durante il giorno una cinquantina di anziani della zona.

Nel centro si consumano i pasti e vengono svolte attività ricreative e culturali.

 

Istituto per cronici

L'istituto, che sorge in zona molto periferica e distante dall'abitato di Varsavia, ricovera 354 anziani definiti cronici ma di cui gran parte sem­brava essere autosufficiente.

Vi sono inoltre ricoverati 14 minori.

L'istituto comprende 4 padiglioni di cui uno per malati.

 

Complesso integrato distrettuale dei servizi sa­nitari e sociali

Il complesso, rivolto ad un territorio compren­dente 216.000 abitanti, fa perno su un ospedale di 716 posti letto e comprende: 17 ambulatori zonali, di cui 3 specialistici, 1 ambulatorio pedia­trico, 2 ambulatori T.B.C., 1 ambulatorio contro l'alcoolismo, 14 asili nido. Nel territorio vi sono altri servizi quali: 2 case di soggiorno per an­ziani con 30 posti ciascuna, 1 casa di riposo per anziani, 1 istituto per bambini minorati.

La degenza media dell'ospedale è di 17-18 giorni.

Non fanno parte del complesso integrato di­strettuale gli ospedali, i servizi relativi alla me­dicina del lavoro e gli ospedali psichiatrici.

La capienza dell'ospedale non è ritenuta suffi­ciente per le esigenze della zona ed i posti letto supplementari ritenuti necessari sono 784. In to­tale si avrebbero pertanto 1500 posti letto per 216.000 abitanti e cioè un rapporto posti letto/ popolazione del 7 per mille.

Il servizio sociale del distretto assiste circa 3000 persone. Gli anziani del territorio sono cir­ca 29.000.

 

Incontri

Numerosi sono stati gli incontri con responsa­bili dei servizi: il direttore generale e il vice­direttore generale del Ministero della sanità e dei servizi sociali, il dirigente del dipartimento di assistenza sociale della città di Varsavia, la segreteria nazionale del Comitato polacco per l'assistenza sociale, i dirigenti dell'Istituto supe­riore di riabilitazione, il direttore del Comitato polacco di gerontologia, ecc.

 

Valutazioni generali

A livello ministeriale abbiamo notato una no­tevole frammentazione delle competenze, come si può dedurre dalle indicazioni sopra fornite.

Inoltre il Dipartimento per l'assistenza sociale del Ministero della sanità e dell'assistenza so­ciale comprende i seguenti settori:

- divisione dei servizi sociali;

- divisione degli istituti di assistenza sociale;

- divisione dell'organizzazione della vita degli anziani;

- divisione della cooperazione e organizzazio­ne dei servizi assistenziali;

- specialisti nei problemi del ritardo mentale.

Il ruolo assegnato ai servizi di assistenza nei loro molteplici settori di attività sembra essere quello tradizionale di soccorso ai poveri e di iso­lamento degli assistiti dal contesto sociale.

Tale isolamento riguarda le persone non pro­duttive, ma non solo queste. Sono isolati anche gli handicappati in grado di assicurare un rendi­mento lavorativo normale: nella visita della fab­brica di cassette metalliche della periferia di Varsavia il loro ritmo di lavoro era addirittura frenetico. I responsabili del centro hanno però precisato che il lavoro era alternato con pause.

Le pensioni di vecchiaia sono di circa 1400 zloti; le più basse scendono a 1000 e si è avuta l'impressione che non siano sufficienti a coprire le esigenze. Il salario medio è di 3500 zloti.

Le abitazioni economiche sono insufficienti e il tempo di attesa arriva fino a cinque-sei anni. La pianificazione e programmazione dei servizi e degli interventi appare accentrata nel potere centrale con scarsissimo rilievo decisionale de­gli organismi intermedi e periferici.

Il gruppo ha avuto anche l'impressione che la popolazione sia tagliata completamente fuori e che le varie organizzazioni assistenziali (Comi­tato polacco per l'assistenza sociale, Croce ros­sa, Unione polacca dei pensionati anziani e ina­bili, Unione polacca dei boy-scouts, ecc.) siano strumenti usati per garantire e consolidare il consenso.

Il controllo sociale è assicurato non solo dai servizi pubblici e dagli enti di cui sopra, ma an­che, e in modo capillare come è già stato osser­vato, dai 60.000 volontari.

Significativa al riguardo la proposta di legge sui cosiddetti «parassiti sociali», preparata alla fine del 1971 dal Consiglio dei Ministri polacco per iniziativa del Ministero della giustizia e poi respinta soprattutto a seguito della pressione esercitata da un gruppo di studiosi di scienze sociali (sociologi, giuristi, psicologi, ecc.).

Come riferisce Podgorecki (3): «In base alla stesura della proposta un "parassita sociale" è una persona di circa diciotto anni, che non stu­dia, evita continuamente un lavoro socialmente utile di cui pure è capace, e che si procura le risorse finanziarie in modi che contraddicono le fondamentali norme della coesistenza sociale. Queste persone - secondo la proposta legisla­tiva - dovrebbero essere mandate (dopo una complicata procedura giuridica nella quale tutte le misure legali più indulgenti siano state debi­tamente usate) a centri di lavoro educativo»... «Erano state identificate circa cinquemila per­sone appartenenti a questa categoria».

Il campo di azione dell'assistenza sociale ri­sulta essere quello indicato da una pubblicazione ufficiale:

«A. Uomini dell'età di 65 anni o più e donne di 60 anni o più, ed anche persone del tutto ina­bili al lavoro e:

- privi di adeguati mezzi di sostentamento, o

- con mezzi di lavoro propri o proprietà (ad esempio officine, fattorie, case), ma nella impos­sibilità di usarli per cause non dipendenti dalla loro volontà.

«B. Bambini (dall'età di tre anni) e giovani con grave ritardo mentale.

«C. Persone in condizioni economiche momen­taneamente precarie, ad esempio a causa di: - momentanea inabilità al lavoro dell'unico sostegno della famiglia dopo il periodo coperto dall'indennità per malattia;

- morte dell'unico sostegno della famiglia; - recupero degli inabili che costituiscono l'u­nico sostegno delle loro famiglie, in istituti per la riabilitazione degli inabili o in centri di adat­tamento professionale.

«D. Persone (famiglie) in difficoltà e persone per le quali l'assistenza sociale è una condizione indispensabile per la ripresa del lavoro, ad esem­pio dopo aver lasciato l'ospedale (sanatorio) o la prigione.

«F. Persone con una pensione di vecchiaia o di inabilità che si trovano in una difficile situa­zione finanziaria, ad esempio, a causa di malat­tia, e coloro che - nonostante una buona con­dizione economica - hanno serie difficoltà di altro genere (assistenza sotto forma di servizi).

«G. Persone con tubercolosi o con bambini affetti da tale malattia o in pericolo di contrarla per i quali è necessaria una migliore nutrizione in caso di precaria situazione finanziaria.

«H. Famiglie di individui che prestano servizio militare di carriera se le condizioni economiche non sono buone.

«I. Altre persone, comprese quelle impiegate, in difficili condizioni economiche per ragioni non dipendenti dalla loro volontà.

Alla luce dei regolamenti di assistenza socia­le, sono considerate inabili al lavoro le seguenti persone:

a) adulti dei gruppi di età aventi diritto alla pensione per vecchiaia o inabilità secondo i re­golamenti riguardanti la disponibilità di pensioni per vecchiaia per i lavoratori e le loro famiglie (60 anni per le donne e 65 per gli uomini);

b) persone con malattie croniche o grave­mente handicappate fisicamente o mentalmente;

c) bambini e giovani con grave ritardo men­tale.

Le persone in grado di lavorare possono rice­vere l'assistenza sociale solo in caso di situa­zione finanziaria estremamente difficile per mo­tivi indipendenti dalla loro volontà (disgrazie, in­cidenti)».

Gli interventi assistenziali sono di tipo tradi­zionale, orientati cioè alla istituzionalizzazione (soprattutto di handicappati psichici e di anziani) o alla creazione di centri cosiddetti aperti, ma riservati esclusivamente ad una categoria ben definita di utenti (v. il centro diurno per anziani di Varsavia, Via Wybrzeze Kosciuszkowskie).

La retta di ricovero in istituto è a carico totale o parziale dei ricoverati, delle loro famiglie e delle altre persone obbligate o dallo Stato.

Altri interventi possono essere costituiti da: buoni viveri, buoni per mense, fornitura vestia­rio, assistenza economica, aiuto domestico e soggiorni in località climatiche, scuole speciali per i bambini (dai 3 anni in su) e per i ragazzi (fino a 18 anni) insufficienti mentali. Nelle scuole speciali sono inseriti bambini con ritardo menta­le anche lieve. La non ammissione alle scuole comuni viene decisa da apposite commissioni.

In un documento ufficiale del Ministro della sanità e dell'assistenza sociale Social Welfare and lines of Its Development in the Polish Peo­ple's Republic è scritto che «in vista della bas­sa proporzione di bambini handicappati psichici sull'intera popolazione, di individui ritardati men­tali e in vista della loro distribuzione ineguale nell'intero paese, le scuole speciali dovranno es­sere, per necessità, degli internati con eccezione solo nelle città. Per queste ragioni, l'organizza­zione di queste scuole non è né facile, né rapida. Per questo le case di assistenza sociale per han­dicappati psichici non hanno trasferito la cura dei bambini alle autorità del settore educativo e - benché queste case siano state istituite per bambini con un ritardo grave o gravissimo - es­se ammettono anche quelli con ritardo lieve, spe­cialmente se hanno infermità croniche che ren­dono loro impossibile la permanenza in un col­legio o in una scuola».

Gli istituti per bambini handicappati psichici hanno una capienza che va da 30 a 300 posti; la loro dimensione ottimale è ritenuta di 100 rico­verati; per gli adulti di 150.

L'impostazione dell'assistenza di tipo tradizio­nale trova un suo sostegno anche nell'organizza­zione delle scuole per assistenti sociali (durata 3 anni) le cui materie sono: metodologia, socio­logia, psicologia, pedagogia, riabilitazione, geria­tria, educazione civica, scienze politiche.

Il tirocinio comprende, il primo anno, quattro ore settimanali e visite guidate ad una trentina di istituzioni.

Al secondo anno è previsto lo svolgimento di attività in dieci centri per almeno diciotto ore in ciascun centro.

Al terzo anno la pratica è di almeno un mese. Le scuole dipendono dal Ministro della sanità e dell'assistenza sociale per quanto concerne i programmi; i bilanci vengono approvati dal Mini­stro dell'istruzione.

L'ammissione degli studenti (il numero è chiu­so) è decisa previo esito favorevole di test di­retti ad accertare le motivazioni individuali e so­ciali, e di colloqui con il pedagogo e il sociologo.

Agli studenti, con reddito familiare inferiore a 1300 zloti, vengono concesse borse di studio.

Esistono anche scuole per assistenti sociali per corrispondenza.

Le tecniche insegnate sono quelle del case­work, del group-work e del community-work. Essendo stata dal gruppo rivolta una precisa domanda sulla prevenzione, è risultato che sotto questo aspetto non è mai stato preso in consi­derazione, dai servizi assistenziali, alcun inter­vento.

I piani di sviluppo prevedono una assistente sociale ogni 2500 abitanti nelle città e, nelle zone rurali, una ogni 5000-6000 abitanti.

Dalle visite e dai colloqui si è avuta l'impres­sione di una netta separazione sul piano opera­tivo fra l'assistenza (che viene coordinata a li­vello dei complessi distrettuali dei servizi sani­tari e sociali dal vice-direttore per l'assistenza sociale) e la sanità (che fa capo al direttore del complesso).

La presenza a livello ministeriale delle divisio­ni di cui si è detto sembra confermare questa ipotesi.

Sul piano operativo vi è una collaborazione fra gli addetti ai servizi sanitari e assistenziali, ma si ha la sensazione che gli assistenti sociali siano utilizzati solo per intervenire nell'ambito dei problemi strettamente assistenziali.

Non si è avuta notizia che operassero nel cam­po dell'assistenza équipes pluridisciplinari: sem­pre e ovunque si è parlato di assistenti sociali.

Si può dire che sia del tutto sconosciuto il problema della prevenzione sociale intesa come eliminazione delle cause che provocano le ri­chieste di assistenza. La prevenzione sanitaria, da quanto si è potuto capire, è identificata solo nella diagnosi precoce e nella riabilitazione ed è delegata totalmente ai tecnici e in particolare ai medici.

Per quanto concerne gli operatori l'impressio­ne è stata quella di una netta chiusura alla criti­ca, alla verifica, al cambiamento: tutti hanno di­chiarato che i servizi rispondevano alle esigen­ze: l'unica posizione emersa è stata quella di una volontà di proseguire nella linea attuale.

In merito al rapporto cittadini-servizi, si è avuta l'impressione che non vi fosse nessun rapporto sul piano della partecipazione o all'ela­borazione e funzionamento dei servizi.

Al riguardo vi è una significativa osservazione di A. Podgorecki (4): «Non ci sono prostitute e ruffiani che creino problemi sociali. Vi sono per­sone che mettono a profitto tutte le occasioni delle istituzioni ed organizzazioni a loro disposi­zione... Perciò essi sono dei parassiti legali che agiscono in molte istituzioni, e fruiscono non solo delle loro posizioni ma anche dei privilegi delle loro istituzioni. Per di più essi stabiliscono rapporti con diverse istituzioni e così creano uno speciale tipo di sovrastruttura. Si può allargare questo modo di pensare, e dire: alcune istitu­zioni ed enti sociali sono patologici nel loro com­plesso, e non soltanto a causa di alcuni individui che lavorano al loro interno. Questo è il pro­blema principale».

Sembra infine che le uniche possibilità di «partecipazione» consistano nella collaborazio­ne subordinata alle istituzioni, quali l'inserimen­to in qualità di volontari, le donazioni di vestia­rio e di altri strumenti di aiuto e l'erogazione di denaro in occasione di sottoscrizioni pubbliche promosse dalle organizzazioni assistenziali.

 

 

(1) I documenti prodotti dal gruppo di studio sull'unità locale sono stati pubblicati sui numeri 27, 30, 32 e 34 di Prospettive assistenziali.

(2) Si considera «giovane» la nazione quando il numero delle persone di età superiore ai 65 anni è inferiore al 4%; «media» quando la percentuale è compresa fra il 4 e il 7%; «anziana» quando la percentuale degli ultrasessantacin­quenni è superiore al 7%.

(3) A. Podgorecki, «Un paradigma per l'ingegneria sociale», in Rivista italiana di scienze politiche, anno III, 1973, n. 2.

(4) A. Podgorecki, Gazeta Sadowa Penitencjarna, n. 6 (180) 16x11, 1971, pag. 5.

 

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