Prospettive assistenziali, n. 38, aprile-giugno 1977
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NOTA DEL GOVERNO CONTRO LO SCIOGLIMENTO DEGLI ENTI INUTILI
In Italia gli enti sono troppi? «Una
favola» secondo il Governo che, in data 4 maggio
Bontà sua il Governo è d'accordo di sopprimere le 8.416 casse mutue dei
coltivatori diretti, commercianti e artigiani.
Il Governo si è però dimenticato che
le casse scolastiche sono state soppresse con legge n. 1 del 14-1-1975, che il
suo schema di decreto per l'applicazione della legge 382 (che deve essere
emanato entro il luglio di quest'anno) prevede il trasferimento alle Regioni di
tutte le competenze degli enti comunali di assistenza
e delle funzioni relative all'assistenza scolastica.
Circa gli enti comunali di assistenza, la loro «utilità» è dimostrata
dall'erogazione di ben 47 lire al giorno in media a ciascuno degli assistiti
che erano 1.529.000 nel 1972 (per i patronati scolastici, assistiti
2.038.000, la media scende a L. 41 al giorno).
Veniamo ai 50-60.000 enti. Purtroppo
c'erano e ci sono ancora ad esclusione dell'ONMI e dei
suoi 8.151 comitati provinciali e comunali soppressi con la legge n. 698 del
23-12-1975.
Infatti operano attualmente nel settore
della sanità e dell'assistenza i seguenti enti: Presidenza del Consiglio dei
Ministri, 14 Ministeri, 20 Regioni, 8.056 Comuni, 8.056 Enti comunali di
assistenza, 94 Province, 1.500 (stima) Consorzi medici e ostetrici, 9.407 IPAB,
7.038 Patronati scolastici, 8.416 Casse mutua coltivatori diretti, artigiani e
commercianti, 1.343 enti ospedalieri e consorzi antitubercolari, 95 Consorzi
provinciali dei patronati scolastici, 95 uffici assistenza delle Prefetture,
95 Comitati provinciali di assistenza e beneficenza pubblica, 5.718 Centri di
assistenza dipendenti da enti pubblici, 515 casse mutue, 160 Consigli di aiuto
sociale per i detenuti; 65 enti di assistenza sanitaria o assistenziale
(INAM, ENPI, INADEL, ENPDEP, ENAOLI, ONPI, ecc.).
Il totale è dunque di 50.688 (58.839
prima dello scioglimento dell'ONMI).
A questo imponente
numero vanno aggiunti gli enti che operano negli altri settori.
Per quanto riguarda la sanità e
l'assistenza non si tratta ovviamente di eliminare tutti gli enti sopra
elencati, ma di sopprimere quelli inutili anzi parassitari (come ECA, Patronati
scolastici, mutue, ecc.) nell'ambito del completamento del trasferimento delle
competenze alle Regioni e di costituire le unità locali dei servizi attribuendo
ad esse anche le funzioni in materia dei Comuni,
delle Province e degli altri enti.
In sostanza, con la riforma da noi
proposta, invece dei 50.000 enti attuali, vi potrebbe essere un solo organismo
a livello nazionale con compiti di coordinamento e di programmazione generale,
20 Regioni con funzioni di legislazione specifica e di programmazione
regionale, 1500 circa unità locali con funzioni operative.
LE IPAB SONO PERENNI?
Sulla stessa linea si è posto il TAR
del Piemonte che con una gravissima sentenza del 26 aprile
Il punto centrale della sentenza del
TAR è l'affermazione - del tutto inaccettabile - che le Regioni non hanno il
potere di sopprimere le IPAB inattive e quelle i cui scopi
sono superati dai tempi.
Le uniche possibilità di intervento delle Regioni sarebbero, secondo il TAR, il
cambiamento degli statuti, l'unificazione con altre IPAB e il concentramento
negli Enti comunali di assistenza. Afferma infatti il
TAR: «La legislazione tuttora in vigore consente svariate forme di intervento che incidono sulla organizzazione e sulla
struttura degli enti, ma sempre allo scopo di migliorarne la funzionalità ed il
più efficace perseguimento dei fini che garantiscono del carattere di perpuità delle istituzioni». E più avanti «è concorde la
giurisprudenza e la migliore dottrina che in mancanza di una
espressa norma di legge che ne consenta la soppressione (delle IPAB),
sia da escludere che un ente pubblico non avente carattere associativo possa
venir meno per atto della Pubblica Amministrazione».
Il TAR del Piemonte si è però
dimenticato che la legge della Regione Toscana n. 15 del 7 aprile 1976
«Interventi in materia di assistenza sociale e delega
di funzioni agli enti locali» riconosce alla Regione la facoltà di estinzione
delle IPAB.
Forse che il visto dato dal Governo
alla legge Toscana non stabilisce un principio valido per tutta l'Italia?
Non resta che sperare che
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