Prospettive assistenziali, n. 42, aprile-giugno
1978
PIATTAFORME
REGIONALI E LOCALI DEL SINDACATO SU SANITA', ASSISTENZA E PSICHIATRIA
Con
l'emanazione del DPR 616 «Attuazione
della legge 382» le Regioni sono diventate controparti privilegiate per
ciò che si riferisce all'indirizzo e alla programmazione dei servizi assistenziali
e sanitari, mentre le Unità locali ne diventano controparti essenziali per la
gestione.
Riteniamo
perciò utile pubblicare il testo delle piattaforme elaborate dai Sindacati
CGIL, CISL e UIL del Piemonte per verificarne gli orientamenti, sottolineare le analogie con la proposta di legge regionale
piemontese di iniziativa popolare «Riorganizzazione dei servizi sanitari e assistenziali e costituzione delle unità locali di tutti i
servizi» (1) di cui è in corso la raccolta delle firme,
richiamare l'attenzione su alcuni aspetti limitativi.
Infatti nella terza
piattaforma compaiono alcune richieste di natura corporativa come la determinazione
dell'orario da parte del gruppo degli operatori, la figura del coordinatore che
viene confuso con il delegato sindacale e le cui funzioni non sono intese in
modo corretto, tanto da svalutare il problema della sua competenza professionale.
I
PIATTAFORMA REGIONALE SULLA SANITA'
Dopo il
trasferimento delle competenze in materia di sanità ed assistenza come
stabilito dal D.P.R. 616
«Attuazione della legge 382» si propone questa
piattaforma attuativa delle suddette leggi.
Situazione attuale
È nota a tutti la
situazione disastrosa dei servizi socio-sanitari che si può così
riassumere:
- cattiva distribuzione del
personale, delle strutture e delle attrezzature;
- proliferazione degli enti
ospedalieri, finalizzati più ad accrescere il potere dei vari consigli d'amministrazione autonomi che alle esigenze delle utenze;
- situazione caotica delle case di
cura private con ricatti continui dei padroni che con la provocatoria
chiusura delle cliniche mettono in estrema difficoltà la salvaguardia dei
livelli occupazionali e l'utilizzo della struttura privata ai fini pubblici;
- gestione a comparti stagni,
scollati uno dall'altro che determinano disomogeneizzazione delle prestazioni;
- non corretto rapporto
tecnico-utente;
- lentezza ed inefficienza dei
servizi;
- potenziamento del ricatto
politico-tecnico sull'utente;
- proliferazione dei centri di potere
(primariati) solo per favorire la carriera di alcuni
medici;
- proliferazione del fenomeno del funzionariato partitico;
- moltiplicazione
delle mansioni e delle categorie del personale medico e paramedico; - degenze
inutili e protratte oltre la necessità;
- monopolio della C.R.I., Croce Verde ed Università
nella formazione sia a livello professionale che universitario;
- carenza
di interventi extra-ospedalieri ambulatoriali e poliambulatoriali;
- identificazione dell'ospedale come
unica struttura sanitaria senza realizzare dei momenti
preventivi;
- larghissima insufficienza di
strutture scolastiche professionali nonostante la manifesta carenza di operatori socio-sanitari qualificati;
- slittamento e snaturazione
della gestione partecipata sul territorio.
Governo unico e
controparti
In base all'art. 27 della legge 382, tutta la materia legiferativa
rispetto a:
- prevenzione e cura delle malattie;
- riabilitazione;
- tutela igienico-sanitaria;
- formazione degli operatori
sanitari, ecc. viene demandata alla Regione.
Identifichiamo, per questo,
In questo senso si attua una reale
partecipazione delle Unità locali dei servizi nascenti quale strumento
indispensabile per la programmazione e la gestione che nasce dai bisogni
effettivi della popolazione.
In sintesi si richiede alla Regione
Piemonte:
1) di realizzare un piano di
programmazione che tenga conto della unificazione dei
servizi, partendo dai piani di zonizzazione (per Torino punto di riferimento è
la zonizzazione dei quartieri) ;
2) costituzione
integrale degli argani previsti dalle leggi regionali n. 39 e 41;
3) costituzione degli organi di
governo delle Unità locali dei servizi;
4) piano e legge sulla formazione
professionale;
5) qualificazione degli organici più
che quantificazione;
6) mantenimento
dei livelli occupazionali in modo particolare rispetto alle case di cura private;
7) individuazione dei territori
serviti dagli ospedali (smembramento e decentramento degli ospedali, utilizzo
delle strutture private ai fini pubblici) ;
8) realizzazione dei dipartimenti di emergenza e accettazione di 1° e 2° livello;
9) piano su informazione sanitaria.
Controparti
Livello
nazionale:
programmazione e finanziamenti;
Livello regionale: legiferazione specifica, programmazione
di sintesi regionale, finanziamenti, controllo, convenzionamento
e classificazione
delle case di cura private. Non svolge attività di gestione.
Livello
Enti locali: ai
Comuni debbono essere attribuite le funzioni. La
gestione di tutte le attività socio-assistenziali deve essere delegata alle U.L.S. Fino a quando
non saranno eletti i Consigli di quartiere di Torino, al Comune di Torino, in base
alla legge regionale 39 sono conferiti i compiti stabiliti dalla succitata
legge.
Consigli
di Quartiere: sono
attribuiti i compiti di gestione, controllo, programmazione delle U.L.S.
Zonizzazione
La delimitazione degli ambiti
territoriali delle U.L.S. resta quella stabilita dalla legge 41.
Bisogna realizzare gli organi di
governo locali già indicati.
Bisogna inoltre andare
all'identificazione della Regione come controparte, in fase di programmazione,
di tutta l'attività psichiatrica, che dovrà essere gestita dalle U.L. nascenti; in questo senso i poteri della Provincia in
materia debbono essere assunti dalla Regione.
Questo ci permette di attuare una
reale unificazione dei servizi, nell'ambito degli organi territoriali, ed è
quindi necessaria un'unica zonizzazione.
Dipartimento di emergenza ed accettazione
Ogni ospedale deve avere un proprio
territorio di competenza, quindi
Il D.E.A.
è sede privilegiata per l'aggiornamento e la riqualificazione per il personale
sanitario tirocinante e paramedico.
Nel D.E.A.
deve essere privilegiata l'attività dei medici a tempo
pieno.
Il personale paramedico entra a
tutti gli effetti nel Consiglio di gestione del D.E.A.
L'università deve garantire l'utilizzo pieno dei reparti universitari nei D.E.A., ciò deve essere
specificato chiaramente nell'apposita convenzione Regione-Università, che
dovrà essere stipulata. Il controllo e la gestione della convenzione deve avvenire fra U.L.S. e
Università.
Una particolare attenzione bisogna
rivolgere all'Ospedale ostetrico-ginecologico Sant'Anna:
questo ente, infatti, sembra stia diventando una
fabbrica di handicappati per i danni che produce alle partorienti ed ai
neonati.
Nel contempo si propone la realizzazione del
dipartimento maternità-infanzia ed un programma serio di riqualificazione ed
aggiornamento del personale medico e paramedico.
Classificazione degli
ospedali
Gli ospedali sedi
di D.E.A. di 1° livello sono classificati come
ospedali comprensoriali e la gestione viene affidata alla U.L.S.
in cui ha sede l'ospedale.
Gli ospedali sedi
di D.E.A. di 2° livello sono classificati ospedali pluricomprensoriali in quanto il loro bacino di utenza
abbraccia più comprensori; la loro gestione è affidata nella sfera di
competenza dell'U.L.S. in cui ha sede. Tutti gli
altri ospedali vengono classificati zonali e la gestione
viene sempre affidata alla U.L.S. in cui hanno sede.
Lo stesso discorso vale per le
infermerie.
In questa classificazione si
evidenzia che è necessario andare al superamento dei Consigli di amministrazione di enti, come del resto, è previsto
dalla 386. Gli ospedali con più sedi (vedi San Giovanni) debbono
essere smembrati e collocati nelle U.L.S. di
competenza.
Gli ospedali monospecialistici
(vedi Sant'Anna) debbono
essere riorganizzati rispetto alla richiesta di servizi che nasce dalla
domanda dei territori.
Da un censimento delle strutture
ospedaliere esistenti risulta evidente che molte zone,
in modo particolare Torino, sono carenti di servizi sanitari.
Infatti delle 23 zone di Torino, la 3 e la
9 sono particolarmente ricche di strutture ospedaliere; viceversa nelle zone
4-5-8-10-11-12-14-1516 - 17 - 18 - 19 - 21 - 23, salvo alcune realtà in cui è
possibile utilizzare la struttura privata convenzionata, non vi sono strutture
sanitarie. Si propone, per sanare questa situazione,
la realizzazione laddove ve ne fosse bisogno, di poliambulatori
delle zone scoperte decentrando le strutture ospedaliere particolarmente ampie
e attribuendo le funzioni alla U.L.S.
Per il personale, previa
contrattazione con le OO.SS.,
È evidente che tutto ciò va realizzato
con un piano serio sulla «formazione professionale». In sintesi
Mobilità
Come stabilito dall'art. 49 del
progetto di riforma sanitaria approvato dalla
Commissione sanità della Camera dei Deputati, siamo più che d'accordo con
l'iscrizione ai ruoli regionali del personale dipendente degli Enti ospedalieri,
con successiva assegnazione dello stesso alle U.L.S. per
gestire la loro attività nel territorio.
Per quanto riguarda il settore
privato, la mobilità deve essere contrattata caso per caso.
Gli orientamenti generali comunque debbono essere
quelli della salvaguardia dei livelli occupazionali, per cui, in caso di
chiusura di una casa di cura privata, i lavoratori vanno trasferiti nelle
strutture pubbliche territoriali verificando i requisiti richiesti dalla legge
oppure nelle strutture private convenzionate con verifica degli organici.
Questa ultima soluzione è
transitoria fino a quando anche nelle strutture private di ricovero e cura, le
qualifiche del personale corrisponderanno a quelle richieste dalla legge (vedi
D.L. per il convenzionamento).
Siamo, però. per
ribadire l'assoluta necessità di sancire il diritto del Sindacato alla
contrattazione della mobilità a tutti i livelli, dei piani ospedalieri e
degli organici.
Formazione degli
operatori socio-sanitari
È luogo comune che il problema della
formazione (qualificazione, aggiornamento e riqualificazione) del personale
socio-sanitario è un momento portante per le costituende U.L.S.
Le OO.SS., da tempo interessate al problema, hanno ribadito il nuovo
concetto di formazione, che non limiti il ruolo dell'operatore al solo ambiente
ospedaliero, ma lo estenda nelle strutture scolastiche per soddisfare le
esigenze del servizio socio-assistenziale.
È dell'8-9-76
la circolare regionale (n. 7739) in cui l'Assessorato alla sanità si poneva il
problema della formazione del personale socio-sanitario.
A tal proposito vanno fatte alcune considerazioni:
a) il Comitato di gestione doveva:
- formulare
proposte, sentiti i comitati didattici, per il piano zonale formativo;
- programmare, organizzare,
coordinare, e controllare tutte le iniziative formative della zona;
- mantenere
collegamenti tra i servizi, le scuole professionali e le scuole statali. Questo importante strumento
avrebbe potuto innescare un meccanismo reale di partecipazione
dei cittadini del territorio, in quanto sarebbe stata di questi ultimi la
possibilità di formulare proposte idonee ad indirizzare i piani formativi della
scuola alle reali esigenze del territorio. Questo processo di democratizzazione
della scuola è rimasto una buona intenzione, come
tante, scritta sulla carta e mai realizzata.
Le scuole per operatori
socio-sanitari debbono essere gestite dalle U.L.S. e debbono essere svolte non solo in sede
ospedaliera, ma anche nella possibile utilizzazione di tutte le strutture del
territorio.
Per quanto attiene alla pratica,
secondo lo sviluppo del programma, dovrà essere fatta in sede di strutture
ospedaliere ed extra ospedaliere, esistenti sul territorio.
b) i Comitati didattici dovevano
avere le funzioni di:
- organizzare in
pratica tutte le attività teoriche e di tirocinio;
- formulare
proposte al comitato di gestione sui contenuti, la metodologia e
l'organizzazione dei corsi;
- tenere
collegamenti con gli altri Comitati didattici, partecipare con parere
consultivo agli scrutini ed altre prove di selezione, assistere agli esami finali.
Questa innovazione, a nostro avviso,
volutamente, non si è fatta funzionare, poiché interessi
estranei al cambiamento hanno evitato la corretta realizzazione degli stessi
comitati didattici.
Nella fattispecie fino a quando i
Comitati didattici saranno dipendenti dalle Amministrazioni degli ospedali,
tutto ciò subirà una serie di mistificazioni.
Questa invece è un'innovazione da
rilanciare. poiché in questo senso noi crediamo sia
possibile concretizzare un programma corretto sulla formazione e l'aggiornamento.
Circa il problema dei «monitori», riproponiamo pari
passo la circolare regionale sopra citata.
Fino ad oggi interessi baronali
hanno impedito il serio e concreto utilizzo della figura del «monitore» in buona
parte delle attività socio-formative.
La riproponiamo,
ritenendo indispensabile I'n. pera di saldatura
svolta da questa ficaura tra asnetti
teorici e pratici dei programmi didattici
Riteniamo altresì che l'utilizzo del
«comando al perfezionamento» vada esteso nell'indirizzo della qualificazione
degli organici. Siamo quindi per riproporre la
trasformazione in legge, come del resto si era già impegnata a suo tempo
Per quanto riguarda il settore
privato, per la nota dequalificazione esistente,
siamo propensi, in via transitoria e per la durata di tre anni, a riaprire i
corsi di infermieri generici solo per i lavoratori
attualmente occupati.
I corsi debbono
essere gratuiti, gestiti dalle U.L.S. e finanziati in
parte dalla Regione, in parte dai proprietari delle case di cura.
Per quanto concerne la proposta
regionale sulla formazione dell'ausiliario, siamo
disponibili a discutere sulla base della proposta in questione.
Bisogna però stabilire la durata dei corsi, che
noi proponiamo di sei mesi, ed il livello retributivo successivo che noi
chiediamo venga parificato al livello retributivo dell'infermiere generico.
Contemporaneamente bisogna eliminare
i corsi per infermieri generici verificando l'utilizzo
di strumenti idonei per una loro reale qualificazione nell'indirizzo dell'«operatore
unico».
Alcuni strumenti vengono
già individuati dalla succitata vertenza sulla formazione professionale aperta
nel 1977 dalla categoria degli operatori sanitari.
Il concetto di aggiornamento
e riqualificazione deve estendersi anche al personale tecnico-amministrativo.
Servizi
extra-ospedalieri
Per quanto riguarda
l'assistenza domiciliare, la piattaforma regionale generale l'aveva ben specificata:
siamo per riproporla. Per gli operatori che operano nel territorio (a
domicilio) dovrà essere corrisposto, a titolo rimborso spese, lo stesso
trattamento rivendicato dagli operatori psichiatrici.
Organici
In prospettiva con una realistica
politica sanitaria che privilegi la prevenzione,
chiaramente l'ospedale non avrà più ragione di essere il centro dell'attività
sanitaria. Sarà quindi opportuno proporre una politica rispetto agli organici,
che privilegi la qualificazione degli stessi più che
alla loro quantificazione. Questo per evitare che in un prossimo futuro negli
ospedali si proponga in termini drammatici la salvaguardia
dei livelli occupazionali.
Assunzioni
Le assunzioni per chiamata, come
previsto dal D.P.R. 130, debbono essere fatte in base
alle graduatorie degli uffici di collocamento.
Per evitare clientelismi diffusi e
il moltiplicarsi delle commissioni di ospedale, nella
linea del superamento dei Consigli di amministrazione, si propone di
centralizzare le assunzioni di cui sopra, affidando le competenze all'ufficio
di collocamento.
In caso di difficoltà, nel superare
l'art. 3 del D.P.R.
Informazione sanitaria
L'informazione sanitaria è un momento
importante della formazione permanente dell'individuo ed è il primo strumento
della prevenzione che deve realizzarsi attraverso una
sufficiente conoscenza del proprio corpo, dei servizi e dell'ambiente
circostante, nonché dell'influenza che l'ambiente ha sul corpo.
L'informazione sanitaria deve essere
quello strumento in grado di fornire mezzi attraverso i quali la popolazione,
cominciando dall'età scolastica, sia in grado di modificare responsabilmente
atteggiamenti ed abitudini igienico-sanitarie
sbagliate.
L'informazione sanitaria deve essere
rivolta a tutti utilizzando ogni possibile canale (scuola, fabbrica, realtà
associativa operante nel territorio, televisioni locali, tutti i mezzi di
comunicazione di massa) attraverso il quale dare il massimo di diffusione
alle conoscenze:
a) scuola - informazione sanitaria
«formativa» (il corpo, l'alimentazione);
b) ambiente - informazione sanitaria
specifica (inquinamento, alimentazione, patologia);
c) posto di lavoro
- informazione sanitaria specifica (sui problemi di salute del lavoro e prevenzione
degli infortuni) e generale;
d) televisioni
locali - strumento per socializzare le conoscenze, informazione sanitaria generale.
I tecnici utilizzati per
l'informazione sanitaria debbono essere soggetti a
controlli continui da parte degli utenti, dei Consigli di quartiere ed dai C.D.D. degli ambienti di lavoro esistenti sul territorio.
Operatori medici
Al clima di sfaldamento della
situazione sanitaria attuale contribuisce in modo notevole la dequalificazione
dei medici, dovuta ad una preparazione ed un'attività professionale orientate più verso il profitto, il doppio o triplo lavoro,
la considerazione della malattia come fonte di guadagno, che verso un reale
intervento sulla salute mediante l'esercizio prioritario sulla prevenzione e
riabilitazione. Per realizzare un corretto intervento in tali campi bisogna:
1) applicare il contratto unico e
unitario per evitare la proliferazione di fantomatiche associazioni di
categoria quali strumenti corporativistici di potere
e di privilegi;
2) incentivare
il tempo pieno ai dipendenti medici sia pubblici che privati con un trattamento
normo-economico non differenziato e con una
regolamentazione territoriale delle convenzioni ex mutualistiche;
3) responsabilizzazione
del medico che si realizza attraverso una organizzazione del lavoro in équipes e che distribuisca l'orario dell'attività del
medico a tempo pieno in questo senso: 40 ore settimanali ripartite in 30 ore di
attività assistenziali e le restanti 10 ore per attività di riqualificazione
ed aggiornamento, anche attraverso la partecipazione negli ambienti di vita e
di lavoro (sport, scuola, fabbrica, ecc.) ;
4) le ore di tirocinio stabilite per
legge agli studenti in medicina devono già tendere
alla preparazione del medico ad operare nel territorio;
5) anche l'attività dei medici non strutturati, ma convenzionati (vedi ex mutualistici) deve essere
regolamentata in modo omogeneo a quella degli strutturati sia pubblici che
privati e fermo restando il controllo sul servizio da parte delle U.L.S.;
6) gli organici delle case di cura
convenzionate debbono prevedere un numero di medici a
tempo pieno come per la spedalità pubblica e dovranno avere gli stessi diritti
dei medici che operano nel servizio pubblico, anche in tema concorsuale.
Settore privato
La situazione attuale delle case di
cura private può essere così riassunta: vi sono nella
Regione Piemonte 40 case di cura convenzionabili con posti letto ridotti in
media del 30% rispetto a quelli autorizzati: la maggior parte sono medico-chirurgiche, seguono le tisiatriche,
le neuropsichiatriche, per lungodegenti, due sono riabilitative. Il maggior
numero di queste è concentrato a Torino.
Il piano regionale di
classificazione dava la possibilità di convenzionarsi con tutte quelle classificate nella fascia C, con alcune della fascia D,
purché queste cercassero di migliorare gli organici, di ristrutturare le case
di cura finalizzate alla modifica dell'indirizzo nosologico e quindi essere
classificate nella fascia C.
Il piano di classificazione non ha
tenuto conto delle necessità né locali né regionali ed è stato molto
contraddittorio rispetto alle premesse politiche
espresse nella delibera regionale.
Il piano di convenzionamento,
del resto mai attuato, non ha tenuto in alcun conto:
1) i livelli occupazionali in riferimento soprattutto alla professionalità del
personale paramedico;
2) esigenze del servizio calato
nella realtà territoriale;
3) i suggerimenti espressi dal
Sindacato, estraniato di fatto sia dalla
contrattazione che dalla programmazione specifica.
Queste contraddizioni hanno avuto il
solo effetto di incentivare l'utilizzo speculativo e privatistico delle case di cura non convenzionate.
Per evitare ulteriori
squilibri in questo settore bisogna:
1) andare ad una classificazione,
contrattata con le OO.SS.,
che tenga conto dei presupposti politici espressi nella delibera regionale;
a) totale
disponibilità dei posti letto senza riservarne all'uso privato;
b) indirizzo nosologico che sia suppletivo
e non concorrenziale con la struttura pubblica;
c) rapporto con le esigenze del
territorio;
d) necessità di controllo sulla
qualificazione e la stabilizzazione degli organici sia medici che paramedici (ivi compreso l'inquadramento del personale
religioso) ;
2) piano di convenzionamento
con programmazione del convenzionamento a lunga
scadenza, con verifica semestrale sulla validità dei servizi, della attuazione degli impegni sugli organici e strutture,
fra OO.SS., Regione, proprietà, caso per caso, previa
consultazione delle U.L.S.;
3) inserimento delle case di cura
private nelle U.L.S.:
a) utilizzo della struttura privata
non solo per i ricoveri ma altresì per i servizi alternativi (ambulatori, poliambulatori, consultori, ecc.) purché nel territorio
manchino strutture pubbliche sufficienti per rispondere alle esigenze della
zona;
b) l'U.L.S.
in ogni caso è l'unico organismo che decide l'utilizzo della struttura privata
in qualsiasi senso essa vada utilizzata ed esercita un controllo insieme all'organismo
regionale, come previsto dal D.P.R. 616, sulla gestione della struttura
rispetto alla validità ed attualità del servizio
erogato.
Conclusioni
Riteniamo, in conclusione, dover ribadire con forza che come Sindacato, non siamo disponibili
a nessuna forma di cogestione sia palese che mascherata; rivendichiamo però, il
diritto alla contrattazione su tutta la problematica esposta, a tutti i
livelli, sia in fase di programmazione regionale, sia in fase di gestione e
controllo a livello di U.L.S. e degli attuali
Consigli di amministrazione degli ospedali.
II
PIATTAFORMA REGIONALE SULLA
PSICHIATRIA (2)
Premessa
La scelta del sindacato sulla
riforma della sanità e dell'assistenza porta alla
necessità di individuare nella Regione Piemonte l'organo politico di
legislazione specifica e di programmazione, e nella unità locale dei servizi «U.L.S.S.» gli organismi di gestione
superando i vari enti nazionali e locali, opere pie comprese.
Capitolo 1°
La trasformazione dell'assistenza
psichiatrica da custodialistica e manicomiale a preventiva,
curativa e riabilitativa, con (a soppressione del manicomio, con l'inserimento
dell'assistenza all'esterno e con l'inserimento nelle strutture sanitarie ed assistenziali di riforma, procede in modo estremamente lento
e rischia di incepparsi con un ritorno all'indietro se non si collocano le sue
prospettive, da subito, in quelle della riforma sanitaria e della assistenza a
partire dalle unità locali dei servizi e dagli ospedali ai vari livelli e così
via.
Capitolo 2°
L'attuale sistemazione è caratterizzata da quanto segue:
- la discussione parlamentare della
riforma sanitaria;
- il trasferimento alle Regioni, a partire dal 1° luglio 1977, dell'assistenza mutualistica,
compresa quella psichiatrica a carico delle mutue;
- le nuove competenze in materia di
sanità ed assistenza che sono state trasferite alla Regione
con decreto n. 616 del 24-7-1977 ai sensi della legge 382;
- le leggi regionali n. 41 del 9-7-76 e n. 39 dell'8-8-77 che delegano alle unità locali
funzioni di sanità, assistenza e formazione dei relativi operatori;
- le elezioni dei
consigli di quartiere di Torino previsti per i prossimi mesi.
I consigli di quartiere hanno il
compito, già definito da regolamento approvato dal Comune di Torino, di
gestire, fra l'altro, i servizi sanitari e socio-assistenziali delle unità
locali (quartieri) di Torino.
Capitolo 3°
A tempi brevi si pone per i servizi
psichiatrici sia territoriali che ospedalieri e per il
relativo personale (medici, infermieri, amministrativi, addetti ai servizi tecnico-economali, ecc.) il problema dei passi da compiere
per arrivare alla collocazione dell'assistenza psichiatrica nell'unità locale
di tutti i servizi. Tale collocazione comporta il
passaggio dei servizi e del personale dall'attuale livello istituzionale
(Province ed Opere pie) a quelli individuati nelle proposte di legge nazionali
e regionali di riforma della sanità e dell'assistenza tenendo conto tra
l'altro che nessuna di esse prevede l'attribuzione di competenze alle Province
e tanto meno ad opere pie.
Capitolo 4°
I livelli istituzionali previsti
dalle leggi della Regione Piemonte sono definiti come segue: - il Comune di
Torino con i 23 Consigli di quartiere, le Comunità montane, i Consorzi fra
Comuni, i Consorzi fra Comunità montane ed i Consorzi
fra Comunità montane e Comuni.
Il trasferimento delle competenze alle Regioni e la delega operativa ai Comuni, ai Consigli
di quartiere, alle Comunità Montane ed ai Consorzi prima indicati, comporta la
necessità di individuare, allo stato delle cose, come principale controparte
Capitolo 5°
Proprio per le suddette ragioni le competenze delle Province e di strutture
amministrative come le Opere pie, cui spetta oggi la gestione dei manicomi,
rischiano di diventare condizioni e strumenti staccati ed avulsi da un contesto
in grado di seguire per linee, mezzi e dimensioni, uno sbocco quale quello
politicamente ritenuto valido e rivendicato dalle OO.SS.
e cioè quello di concepire e valorizzare un'assistenza
psichiatrica scientificamente aggiornata, come per ogni altro tipo di malattia
e soprattutto sulla base di una incisiva e vasta prevenzione in grado di affrontare
le cause a cominciare dal luogo di lavoro e dall'ambiente di residenza e di
vita.
Capitolo 6°
Per quanto
riguarda la situazione della Provincia di Torino, dopo l'intesa tra
l'Amministrazione della Provincia di Torino, l'Opera Pia e le OO.SS. conclusasi con il protocollo aggiuntivo
(3) è stato disposto un programma ancora in fase di attuazione di cui si
chiede l'assunzione ed il coordinamento da parte della Regione Piemonte.
- confermare la
scelta politica ed operativa diretta al superamento delle istituzioni manicomiali
pubbliche e private;
- riconoscere le équipes
psichiatriche di zona attualmente operanti nel
territorio quale nucleo degli operatori dell'istituenda
unità locale dei servizi per inserirle in essa;
- promuovere il completamento, con le finalità di cui al punto precedente, delle équipes delle 44 zone (unità locali) della Provincia di Torino,
completamento da effettuarsi entro il 31 marzo 1979, mediante il distacco del
personale necessario dall'Opera pia Ospedali psichiatrici e dai servizi
provinciali (CIM) e mediante la dotazione di strutture ed attrezzature
territoriali: comunità alloggio, ambulatori, ecc.
In questo ambito
Comunque la gestione degli ospiti anche nel
momento transitorio, non compete più all'Opera pia.
Il suddetto passaggio in «ospiti» va
inteso, limitatamente ai soggetti per i quali non è possibile la dimissione
immediata nel territorio, come modalità transitoria per la dimissione definitiva
nel territorio di appartenenza.
Si ribadisce
che l'intervento prioritario è la dimissione nel territorio, attraverso le
seguenti modalità:
- inserimento nel
mondo del lavoro, interventi economici, assistenza domiciliare, comunità,
alloggio, ecc.
Allo scopo di unificare gli
obiettivi a breve, medio e lungo termine, occorre quindi che, anche per la
gestione della fase transitoria del protocollo aggiuntivo, ogni trattativa
sindacale di attuazione e di iniziativa
sull'assistenza psichiatrica avvenga con
Capitolo 7°
Ad ulteriore
garanzia del superamento dell'istituzione manicomiale
A stralcio di tale piano, da
confrontare con le OO.SS.,
Tale piano dovrà essere redatto
dalla Regione Piemonte in funzione delle U.L.S.S. e
del collegamento tra attività del territorio e attività
ospedaliera.
Capitolo 8°
In relazione ai detti punti viene rivendicato in
modo specifico, per l'integrazione dell'assistenza psichiatrica nell'unità
locale dei servizi, quanto segue:
a) la mobilità del personale che attualmente presta il proprio lavoro nei vari enti,
istituzioni, ecc. (Provincia, Ospedali psichiatrici, ecc.) al fine
dell'assistenza psichiatrica, deve essere contrattata sindacalmente
con le OO.SS. territoriali
CGIL-CISL-UIL, le Federazioni provinciali e regionali di categoria ed i
Consigli di azienda. La mobilità deve essere funzionale ad una sollecita attuazione dell'assistenza psichiatrica e della sua zonizzazione
e del suo inserimento nelle unità locali dei servizi (inclusi gli ospedali).
Tale mobilità di inserimento deve avvenire in primo
luogo nelle attività di assistenza psichiatrica a copertura delle esigenze
del territorio; in secondo luogo nelle attività di assistenza sanitaria e sociale.
Inoltre, nel caso in cui il personale sia esuberante rispetto agli inserimenti
su indicati, la mobilità dovrà essere assicurata per l'inserimento in altri
servizi e strutture della Regione e degli Enti locali;
b) nella mobilità contrattata
occorre assecondare le scelte dei lavoratori in base alla loro volontarietà
collettiva e di gruppo ed individuale;
c) va assicurato il mantenimento del trattamento economico e normativo in atto, definito
dalle norme di legge, dalla contrattazione generale ed integrativa con tutti i
diritti acquisiti;
d) nell'ambito della mobilità
contrattata va data la possibilità e facoltà a tutti i lavoratori di ogni ordine e grado, di accedere alla qualificazione,
riqualificazione, mediante corsi di formazione e corsi di aggiornamento
permanente, in particolare nella direzione della prevenzione. I corsi vanno
definiti con l'organizzazione sindacale ed i consigli di azienda
e su di essi il sindacato ed i lavoratori devono poter esercitare un rigoroso
controllo attraverso la definizione degli strumenti necessari. In questa
linea, tenuto conto della proposta delle Regioni sulla formazione degli
operatori sanitari, va prevista la soppressione della qualifica di «infermiere
psichiatrico» per farla confluire in quella di «operatore unico», con
particolare specificità nel campo psichiatrico.
Capitolo 9°
Tutta l'assistenza psichiatrica,
dalla prevenzione, alla cura, alla riabilitazione, deve essere svolta o
direttamente o con il controllo della struttura psichiatrica che opera
nell'ambito della unità locale dei servizi. È questo
l'unico modo di assicurare una specifica azione preventiva, anche sui luoghi di
lavoro, l'eliminazione di speculazioni, la realizzazione
di una condizione ugualitaria.
A questo scopo
Per quanto riguarda i lavoratori che
attualmente prestano la loro attività nell'assistenza psichiatrica in case di
cura private, si presenta l'esigenza del loro inserimento nell'attività complessiva
dell'assistenza psichiatrica nelle unità locali dei servizi con una specifica
definizione dei problemi insorgenti anche con una apposita
regolamentazione, attraverso convenzioni o disposizioni particolari che ne
assicurino comunque l'impiego alle condizioni generali degli altri lavoratori.
Capitolo 10°
Occorre che sia privilegiato il rapporto
di lavoro a tempo pieno per i medici e gli psicologi dipendenti in fase
transitoria della Provincia e dell'Opera pia ecc. e che prestano la loro opera
nelle strutture psichiatriche territoriali e/o negli ospedali per l'assistenza
psichiatrica, ed in quest'ottica devono essere risolti i rapporti di lavoro
precari.
Capitolo 11°
Al fine di operare correttamente in
direzione dell'assistenza psichiatrica, di realizzare l'obiettivo del
superamento del manicomio in modo non contraddittorio ed effettivo, occorre che
Vanno esclusi i gerontocomi o gli psico-gerontocomi. A questo fine devono essere bloccati i
finanziamenti della Regione per nuovi gerontocomi o case di riposo o per la
ristrutturazione e l'ampliamento di quelle esistenti. L'utilizzo delle attuali
case di riposo deve avvenire in modo analogo a quello delle cliniche private.
Capitolo 12°
Occorre, nella direzione di una nuova assistenza psichiatrica, la ridefinizione
del prontuario farmaceutico regionale in materia psichiatrica, con le
specialità farmaceutiche prescrivibili, fatta salva l'efficacia della cura.
Sulla proposta del prontuario dovranno essere sentite le OO.SS.
Capitolo 13°
Nessun onere relativo
all'assistenza psichiatrica deve essere posto a carico dei malati o dei
loro parenti.
Capitolo 14°
L'applicazione del presente accordo
dovrà avvenire mediante una verifica semestrale fra Regione, Enti locali
interessati e Organizzazioni sindacali.
Nella fase transitoria, anche con
Qualsiasi questione interpretativa
del presente accordo dovrà essere risolta fra
III
PIATTAFORMA SUI SERVIZI SANITARI E ASSISTENZIALI DEL COMUNE DI TORINO
Fra l'Amministrazione comunale di
Torino e (per quanto di loro competenza) l'Amministrazione provinciale e
regionale,
1. Obiettivi del
decentramento
Va proseguita, da parte delle
Amministrazioni, in modo sempre più unitario l'azione di decentramento dei
servizi socio-sanitari per il conseguimento dei seguenti obiettivi:
benessere psico-fisico della
popolazione; superamento dell'emarginazione individuale, familiare, sociale di
alcune categorie (anziani, handicappati, minori, psichici) ;
superamento delle lentezze e delle inefficienze
dei servizi;
decentramento delle strutture e del personale;
ricomposizione ed unificazione degli organi di gestione.
2. Programmazione e
partecipazione
Gli strumenti per il raggiungimento
degli obiettivi enunciati si baseranno fondamentalmente su:
a) Programmazione degli interventi
caratterizzata da:
gestione pubblica dei servizi socio-sanitari
e controlli sulle strutture private che vengono utilizzate, che vanno
collocate in modo organico nel programma dei servizi territoriali;
applicazione della legge regionale n. 41 del '76
sugli ambiti territoriali sia per poter affrontare in termini complessivi i
problemi, "sia perché possa essere esercitato dai lavoratori e dai cittadini,
organizzato in modo collettivo, un controllo sui servizi;
qualificazione e quantificazione dei bisogni che
la popolazione esprime all'interno di un determinato territorio al fine di
acquisire strumenti ed elementi che permettano di ottenere servizi
socio-sanitari nell'ottica della prevenzione, cura, riabilitazione;
unificazione dei momenti della prevenzione -
cura - riabilitazione con priorità al momento della prevenzione, intesa come
rimozione delle cause che determinano un disagio fisico, psicologico e sociale
e non solo come diagnosi precoce;
integrazione dei programmi e dei servizi territoriali
intesa non solo come decentramento burocratico amministrativo, ma come uno
strumento per individuare e verificare nel confronto fra operatori e
popolazione, nuovi servizi che rispondano ai problemi emersi sul territorio;
nuova organizzazione del lavoro che deve
prendere in considerazione le nuove esigenze dei servizi, il nuovo ruolo e la
nuova professionalità degli operatori e la loro domanda di democrazia interna;
definizione dei tempi e dei modi per il raggiungimento
degli obiettivi prefissati.
b) Partecipazione delle forze
sindacali, sociali e di base alla individuazione delle
esigenze, delle priorità e delle risposte attraverso:
un processo di scambio di tutte le
informazioni;
la messa a disposizione degli
strumenti;
il mantenimento di un rapporto
dialettico amministrazione-popolazione;
la predisposizione di organismi di
partecipazione a partire da un dibattito sull'esperienza dei comitati di
partecipazione dell'Unità di base per la medicina e igiene del lavoro.
3. Riorganizzazione istituzionale
Per l'attuazione di quanto sopra è
necessario che si realizzino le seguenti condizioni sul piano istituzionale:
gestione di tutti i servizi da parte del
Comune, attraverso la realizzazione nel transitorio, di convenzioni con
l'Amministrazione provinciale, con il coordinamento della Regione;
istituzione dei Consigli di quartiere quali
organi di gestione dei servizi e di direzione operativa di tutti i lavoratori
decentrati.
4. Metodologia dei
rapporti
a) La metodologia dei rapporti
AmministrazioneOperatori è finalizzata al coinvolgimento degli operatori per la acquisizione delle informazioni sulle singole realtà, per
utilizzare i contributi professionali, sia in relazione agli obiettivi di
intervento, sia per la predisposizione delle modalità organizzative.
Pertanto entro il 30-4-78 si
costituirà un gruppo di coordinamento centralizzato
formato dagli Assessori alla sicurezza sociale del Comune e della Provincia, i
funzionari responsabili a livello centrale, i coordinatori delle équipes territoriali che si riunirà con scadenze mensili.
Tale coordinamento potrà avere anche momenti di convocazione
dedicati a problemi specifici per servizi o per settori.
All'interno di questo gruppo di
lavoro verrà individuato un ufficio permanente di
programmazione che si porrà come organo di consulenza dei due assessorati.
Entro il 30-4-78
si costituirà in ogni quartiere, l'assemblea di tutti gli operatori dei servizi
della futura unità locale, la quale avrà le seguenti funzioni:
esame della realtà del quartiere con i
rappresentanti del Consiglio di quartiere a partire dalla analisi dei bisogni
(mappa dei rischi sociosanitari) ;
verifica della rispondenza dei servizi
esistenti e del lavoro svolto sulla base dell'analisi dei bisogni del
quartiere con prevalenza per gli interventi di tipo preventivo;
adeguamento dell'organizzazione del lavoro interno
ai servizi agli obiettivi prefissati; definizione di una metodologia operativa
che garantisca la partecipazione ed il controllo sui servizi da parte dell'utenza,
della popolazione, delle forze sociali organizzate.
b) I rapporti Amministrazioni-Organizzazioni sindacali a tutti i
livelli si baseranno sul metodo delle trattative su:
programmazione, linee e priorità di intervento;
organizzazione del lavoro;
aspetti normativi salariali e orario di
lavoro.
Fin da subito vanno ricondotte in un
unico ambito di trattative tutte le vertenze attualmente
in corso per il settore socio-sanitario.
5. Ristrutturazione
dei servizi
La ristrutturazione dei servizi,
zona per zona, avverrà secondo le seguenti fasi:
A tutto il personale che sarà
decentrato sul territorio deve essere preventivamente garantito dalle
Amministrazioni l'informazione e l'aggiornamento sulle nuove mansioni.
Entro il 30-4-78 verranno
decentrati sul territorio di Torino il personale ex OMNI ed IPIM secondo un
piano discusso fra l'Amministrazione e le Organizzazioni sindacali.
Entro il 30-5-78
le Amministrazioni comunale e provinciale discuteranno con le
Organizzazioni sindacali i piani per il decentramento delle seguenti
strutture:
centri per handicappati;
istituto regionale ciechi;
istituto provinciale infanzia maternità;
consorzio provinciale antitubercolare;
laboratori di igiene e profilassi;
istituti per anziani;
ufficio distrettuale di servizio sociale
per i Tribunali per i minorenni;
personale amministrativo tuttora
centralizzato.
Entro il 30-6-
messa a disposizione dei servizi primari;
assistenza domiciliare; assistenza economica;
affidamenti educativi di minori;
inserimenti di handicappati adulti e di
anziani;
istituzione di comunità alloggio.
In ogni zona, al fine di una
corretta definizione delle priorità di lavoro che sia
coerente con le finalità espresse l'Amministrazione si impegna a iniziare la
stesura di una mappa dei rischi sociosanitari secondo una griglia di rischi da
determinarsi per fasce di età, di concerto con le strutture sindacali di
fabbrica, di territorio, con i Consigli di quartiere, con le forze sociali di
base.
A tale scopo l'Amministrazione
preparerà un seminario per tutto il personale delle zone sul metodo della mappa
dei rischi per l'analisi dei rischi socio-sanitari da
tenersi entro l'1-6-78.
La scelta del metodo della mappa dei
rischi rappresenta la scelta della centralità della esperienza
di fabbrica anche nella gestione del decentramento dei servizi sociali.
Nel quadro delle priorità della previsione, l'Amministrazione
si impegna entro il 15-5-
il censimento delle strutture
pubbliche, private e religiose che operano in campo sanitario e assistenziale;
il bilancio analitico dei relativi
finanziamenti;
a mettere in funzione e a mantenere
operativa la cosiddetta anagrafe degli assistiti e ricoverati in istituzioni
pubbliche, private, in gruppi familiari e parafamiliari.
Entro il 30-4-78
il Comune,
Entro il 15-5-78
il Comune e
équipes ex ripartizione assistenza;
équipes medicina scolastica;
équipes psichiatriche;
personale IPIM, ex OMNI, ex ECA, di appoggio
agli handicappati.
Cureranno inoltre che sia definito
il decentramento di enti nazionali in scioglimento
(esempio ENAOLI) e delle IPAB di cui al decreto 616.
A tal fine il gruppo di
programmazione (sulla base delle indicazioni degli operatori) fornirà un quadro
degli elementi che ostacolano tale processo di integrazione
degli organici.
Entro la stessa data
il gruppo fornirà un quadro degli organici di minima per ciascuna zona
e verificherà il procedere dell'unificazione delle prestazioni.
Entro il ... nei seguenti quartieri
della città di Torino... si concentreranno gli sforzi delle Amministrazioni
per la costruzione delle prime Unità locali dei servizi al fine di
sperimentare in tutti i suoi molteplici e complessi aspetti il governo unico della unità locale, la sua capacità di programmazione
democratica e di coordinamento integrato di tutti i servizi, dall'unità di
base agli ospedali, dai minori agli anziani, dal tempo libero ai servizi
anagrafici.
Tale sperimentazione dovrà essere
confrontata con tutti i quartieri ogni 6 mesi.
Coerentemente con queste linee di
ristrutturazione l'Amministrazione Regionale dovrà fornire entro il 15-5-78 un quadro programmatico degli impegni che deve
assumersi in ordine a:
censimento utenti e strutture;
ospedalizzazione
cronici;
ospedalizzazione handicappati lungodegenti.
6. Controllo su
strutture assistenziali
Tutta l'assistenza alla popolazione
del quartiere, dalla prevenzione alla riabilitazione, deve essere svolta o
direttamente o con il controllo della struttura pubblica che opera nell'ambito
dell'Unità locale.
A questo scopo il Comune,
A tale scopo
7. Organizzazione del
lavoro
Principi generali
In ogni zona gli obiettivi della
ristrutturazione dovranno essere perseguiti attraverso un lavoro collegiale
degli operatori, concretamente articolato nel gruppo di lavoro finalizzato
all'attuazione di programmi specifici e nel «lavoro
di gruppo» con l'integrazione di funzioni e esperienze concrete a tutti i
livelli.
Momento di valorizzazione del lavoro
collegiale e avvio della sperimentazione del lavoro di gruppo sono le apposite conferenze di servizio nelle quali si esaminano le
rispondenze delle procedure, dei rapporti di lavoro fra le diverse strutture,
dei compiti individualmente assegnati ai lavoratori in rapporto alla loro
professionalità e si verificano le risultante del processo lavorativo svolto e
le sue prospettive evidenziando la corretta utilizzazione dei lavoratori sotto
il profilo professionale e favorendo l'apporto individuale anche con lo
sviluppo programmato delle attività formative e di aggiornamento (vedi piattaforma
contrattuale Enti locali).
Alcuni problemi
prioritari
In quest'epoca va riaffermata la
centralità della formazione collettiva che deve
trovare nell'ambito lavorativo anche specifici momenti all'interno delle équipes. Entro il 15-5-78 vanno
previsti momenti più generali che coinvolgano tutti gli operatori
indipendentemente dalle competenze specifiche sulle seguenti questioni:
integrazione delle équipes
sociali con i servizi di prevenzione sanitaria sul territorio (unità di base,
dipartimenti di emergenza e accettazione, ecc.) ;
ristrutturazione dei servizi per handicappati
adulti;
materie delegate agli enti locali in base
alla 382.
Distretti
Poiché il principio della orizzontalità del gruppo di lavoro trova condizioni
favorevoli alla sua attuazione quando il gruppo è «piccolo» si darà luogo ad
una sperimentazione di articolazione dell'équipes
dell'Unità locale in distretti di circa 10.000 abitanti in almeno un quartiere
entro il 30-9-1978.
Prima accettazione
Ogni équipes
dovrà curare che nella sua organizzazione del lavoro il rapporto con i
clienti, per ciò che riguarda la prima assunzione del problema, sia gestito in
modo da non preselezionare la domanda o in base ad una interpretazione meccanica della domanda stessa, o in
base a risposte preesistenti.
A tale scopo in ogni quartiere si
costituirà un momento di accettazione (filtro) comune
per tutti i servizi facenti capo all'Unità locale in cui affrontare,
decodificare tutte le richieste fatte dall'utenza.
Allo scopo di definire in modo più
puntuale i problemi tuttora aperti circa questa funzione (quali operatori se ne occupano, il rapporto filtro-équipe,
il rapporto filtro-servizi specialistici, ecc.) il coordinamento cittadino
fornirà entro il ... un documento di impostazione del problema tenendo conto
del contributo delle esperienze fatte nei quartieri e che dovrà essere
utilizzato nel previsto seminario.
Servizi amministrativi
In ogni Unità locale si costituirà
un ufficio amministrativo con i seguenti compiti: predisposizione e
mantenimento dell'anagrafe degli assistiti del
quartiere;
conteggio sussidi e predisposizione pratiche
di pagamento;
tenuta del protocollo pratiche e delle
cartelle unificate;
registrazione dei dati inerenti al personale
(presenze, ferie, ecc.) ;
In ogni quartiere
il gruppo degli operatori deciderà in base alle esigenze di servizio l'orario
di lavoro di ciascuno.
Coordinatore
Al fine di garantire il necessario
coordinamento tecnico-amministrativo dei servizi decentrati, in ogni zona verrà istituita una figura di coordinatore dei servizi sociali.
Tale coordinatore verrà
proposto dai lavoratori all'Amministrazione attraverso una elezione da farsi
nella assemblea di tutti gli operatori decentrati.
Il coordinatore potrà essere
revocato su -proposta di 4/5 dell'assemblea degli operatori della zona.
Le funzioni del coordinatore
saranno:
garantire il collegamento fra gli operatori
di zona e l'Amministrazione comunale, il Consiglio di quartiere, le forze di
base nonché con gli operatori degli altri quartieri della città. In tale funzione
il coordinatore dovrà riportare le istanze e le
proposte emerse dal dibattito fra i lavoratori della sua zona;
garantire che il programma operativo concordato
fra l'Amministrazione comunale, il Consiglio di quartiere e le assemblee degli
operatori di zona (ciascuno per il suo ambito di competenze), diventi
effettivamente operativo. In ogni caso non saranno attribuiti ai coordinatore compiti di controllo burocratico-amministrativo;
il ricoprire le funzioni di
coordinatore non darà origine ad una retribuzione superiore; questo per evitare
gli effetti di distorsione che questo elemento introdurrebbe e non implicherà
un completo distacco dalle funzioni operative dell'équipe
di appartenenza.
Sarà compito dei funzionari
esercitare un controllo di legittimità sulle proposte di intervento
degli operatori. I problemi che eventualmente emergeranno circa l'opportunità
degli interventi dovranno sempre essere discussi in équipe.
Figure professionali
Entro il 30-9-78 dovrà essere
avviata in ogni zona una verifica delle risultanze dei
processi lavorativi nel frattempo avviati e dell'utilizzazione dei lavoratori
sotto il profilo professionale. Successivamente si stenderà un
primo piano delle figure professionali realmente necessarie in ogni
zona, delle loro mansioni e dei loro livelli retributivi tenendo conto dei
processi di riforma in atto.
All'attuale personale amministrativo
che già lavora nei servizi decentrati e al personale proveniente dagli enti
sciolti in base alla 382 saranno offerte due
possibilità:
mantenere una collocazione amministrativa
nell'ufficio amministrativo di zona;
svolgere mansioni di tipo sociale, cosa che
già si verifica in alcune situazioni.
In tal senso dovrà essere svolto
dall'Amministrazione un corso-concorso entro il 30-9-
Saranno oggetto di specifica
trattativa con le Organizzazioni sindacali i criteri
di ammissione, i contenuti e le modalità del corso e i criteri di selezione.
Analogamente si dovrà procedere
entro due anni per il personale sia proveniente da ulteriore decentramento sul
territorio degli enti locali, sia dallo scioglimento degli Enti
previsto dalla 382, valutando caso per caso il lavoro precedentemente svolto e
che avrà scelto di svolgere mansioni di tipo sociale ed acquisito in tal senso
un'esperienza nei servizi territoriali.
Unificazione sedi
Entro il 31-12-78
si provvederà all'unificazione delle sedi di tutti i servizi socio-sanitari
decentrati.
Tale unificazione dovrà comunque tener presente la problematica relativa
all'istituzione dei distretti.
Dovranno essere forniti ai centri di
zona gli strumenti che saranno identificati come necessari al funzionamento
dei servizi (fotocopiatrici, macchine da scrivere,
ecc.).
Normativa
Entro il 31-12-78
sarà garantito il servizio di mensa per tutti gli operatori decentrati nel quadro
della risoluzione complessiva del problema per tutti i dipendenti comunali e
provinciali e dell'Ospedale psichiatrico.
Entro il 30-4-78
sarà garantito il rimborso Km. per l'uso in servizio dell'auto propria per
tutti gli operatori con normative da concordarsi omogenee per tutti.
Entro il 30-4-78 si provvederà alla
stipulazione di polizze assicurative che coprano i danni a sé e ai terzi
durante lo svolgimento del lavoro in base a una
casistica concordata.
8. Formazione del
personale
Nel predisporre le iniziative
formative l'Amministrazione si muoverà secondo i seguenti criteri di fondo:
fornire a tutti gli operatori del Comune e
della Provincia occasioni di informazione e aggiornamento sui processi di
riforma in atto e sui problemi da essi sollevati coinvolgendo anche operatori
di altri enti;
fornire agli operatori gli strumenti
professionali necessari per svolgere i compiti assegnati, in rapporto ai
processi di trasformazione delle mansioni o dell'organizzazione del servizio;
omogeneizzare i criteri delle due Amministrazioni
nelle risposte e richieste di singoli operatori per la partecipazione ad
attività formative non gestite dagli Enti locali, da valutare in relazione
alle esigenze di servizio.
Costituzione di un centro di
formazione presso le scuole attualmente gestite da
Enti locali.
Entro il 30-4-78
dovrà essere data sistemazione a tutti i lavoratori precari.
(1) Il testo
definitivo è stato modificato in alcune parti rispetto alla bozza pubblicata
sul n. 40 di Prospettive assistenziali.
(2) Questa piattaforma
è stata redatta prima dell'approvazione da parte del Parlamento della legge di
riforma psichiatrica.
(3) L'intesa è stata
riprodotta sul n. 23 di Prospettive
assistenziali.
(4) La delibera è
stata pubblicata sul n. 35 di Prospettive assistenziali.
www.fondazionepromozionesociale.it