Prospettive assistenziali, n. 43, luglio-settembre 1978

 

 

Notiziario dell'Unione per la lotta contro l'emarginazione sociale

 

 

SOGGIORNI ESTIVI EMARGINANTI

 

L'Opera diocesana di assistenza di Udine pre­vede per i propri soggiorni estivi le seguenti norme «da osservare scrupolosamente»:

«1) non vengono ammessi bambini ancora convalescenti da malattie di una certa gravità o che comunque non siano in grado di adeguarsi alla vita di comunità;

«2) i genitori sono tenuti a segnalare per iscritto tempestivamente particolari esigenze dei bambini e cure indispensabili;

«3) sono vietate le visite dei genitori duran­te la permanenza dei bambini nel soggiorno, in conformità alle disposizioni ministeriali vigen­ti. Sono escluse le telefonate dei familiari ai minori ospiti, onde evitare disguidi al normale svolgimento delle attività educative e ricreati­ve nel soggiorno. Ogni informazione circa lo stato di salute dei minori, potrà essere richiesta telefonicamente alla segreteria del soggiorno;

«4) solo per gravi motivi i bambini possono essere ritirati prima della fine del turno, ed esclusivamente dai genitori. Per i bambini avvia­ti al soggiorno da enti o società, è richiesta an­che l'autorizzazione del dirigente della ditta o dell'ente stesso. La direttrice rinvierà in fami­glia i bambini i cui genitori non osservano le norme che garantiscono il buon andamento del soggiorno».

In merito l'avv. Renzo Terzi, Presidente della Sezione di Udine dell'U.L.C.E.S., ha inviato in data 30 giugno 1978 al Sindaco di Udine, al Pre­sidente dell'ECA e all'Ufficio soggiorni estivi dell'ODA la seguente lettera:

«Sono venuto casualmente in possesso del foglietto di prescrizioni di cui allego fotocopia. Le norme alle quali debbono attenersi i fa­miliari dei bambini suscitano "perplessità", per cui ritengo mio dovere intervenire.

Nel primo punto appare particolarmente grave l'esclusione dei bambini convalescenti o che "comunque non siano in grado di adeguarsi alla vita di comunità".

Sembra la formulazione di un principio di e­marginazione in netto contrasto con quanto oggi si afferma da tutte le parti e cioè che non sol­tanto l'handicappato fisico deve essere inserito nelle comunità, prima tra tutte la scuola, ma anche il bambino che ha difficoltà nel rapporto con gli altri.

Se l'istituzione di pubblica assistenza è la pri­ma a chiudere le porte del minore che fatica ad accettare le comuni regole del comportamento, come potremo sperare nell'inserimento dell'in­dividuo nel gruppo sociale?

Il divieto delle visite da parte dei genitori appare non soltanto inconcepibile sotto un pro­filo umano, ma anche profondamente anti pe­dagogico. Il bambino non potrà che vivere la vacanza come un periodo in cui i genitori (che non appartengono certamente alla classe agiata per cui durante l'anno sono poco a contatto con i figli per ragioni di lavoro) lo hanno "scaricato" alle cure di terze persone le quali non tollerano neppure - così prevede il foglietto - le tele­fonate dei familiari ai bambini.

Non c'è chi non veda nelle quattro regole del documento l'espressione di un'assoluta chiusura verso le esigenze dei minori e un'unica preoccu­pazione a gestire il soggiorno senza le noie e i grattacapi inevitabilmente connessi al rapporto genitore-figlio-ente.

Le Nazioni Unite hanno proclamato il 1979 anno internazionale del bambino. Ci sembra sia il caso di prepararci alla manifestazione elimi­nando innanzi tutto quegli atteggiamenti che eu­femisticamente definiamo "anacronistici"».

Si ritiene di portare questa lettera a cono­scenza della stampa.

 

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