Prospettive assistenziali, n. 43, luglio-settembre
1978
SERVIZI
DI RIABILITAZIONE: LA « NOSTRA FAMIGLIA» - UN ENTE PRIVATO CON BILANCIO IN ATTIVO
GIACOMO BRUGNONE
della F.L.O.
(Federazione Lavoratori Ospedalieri)
Nell'articolo dal titolo: «Il
Ministero della sanità ripropone per gli handicappati
strutture emarginanti» comparso sul n. 41 di Prospettive assistenziali, parlando della circolare ministeriale
sulle rette differenziate, esprimevamo il nostro timore che questa fosse la
prima di una serie di iniziative messe in atto per consolidare ed anzi
potenziare la grossa industria dell'assistenza privata.
In questo articolo
riportiamo l'esperienza della nostra realtà veneta, che non dovrebbe discostarsi
di molto da quella della maggior parte delle regioni italiane.
A riprova di ciò sta l'affermazione
contenuta nel commento dell'ipotesi di organigramma
delle costituende ULSSS (documento prodotto da una commissione di studio
istituita dalla regione Veneto), nel quale si dice testualmente: «... la
riabilitazione a livello fisico, psichico e sensoriale dell'handicappato è
forse tra le modalità di più semplice ed immediata attuazione, anche per la
disponibilità di strutture (istituzioni private, ospedali, ecc.)...».
Si dà cioè
per scontato che il monopolio della riabilitazione spetti alle strutture
private in quanto gli ospedali ben raramente sono in
grado di occuparsi di questo tipo di intervento.
Procedendo per sommi capi, la
posizione degli attuali servizi riabilitativi in merito al problema della pubblicizzazione del settore è di
tre tipi:
- vi è un primo gruppo di fieri
oppositori alla pubblicizzazione; tra questi: «Nostra Famiglia» che gestisce in zona 5 centri (Conegliano, Treviso, Padova, Vicenza e Caorle)
ed un ambulatorio a San Donà; vi è poi il «Piccolo Rifugio» di Mogliano ed una
nutrita schiera di pseudo-centri di riabilitazione
gestiti da ordini religiosi, quali i «Camilliani»
e «Santa Maria del Mare» ecc.;
- un secondo gruppo comprende gli
indifferenti o gli incapaci di mettere in atto delle vertenze: fra questi i
centri AIAS di Valdagno e Padova;
- vi sono infine coloro che si
battono strenuamente per la pubblicizzazione: fra
questi i centri AIAS di Castelfranco e Verona.
Le strutture pubbliche che si
occupano del settore sono costituite dal Consorzio provinciale di Venezia e dal
Servizio di medicina scolastica di Bassano del Grappa.
Recentemente le ULSSS di Padova
hanno incluso tra i loro servizi un primo embrione di
attività riabilitativa, che è però, tutto da impostare e potenziare.
Qui in zona l'assistenza privata non
si accontenta di difendere le posizioni conquistate,
ma con l'aiuto di influenti notabili (in grandissima maggioranza
democristiani) lancia offensive per conquistarne di nuovi; è appunto il caso di
N.F. che fra i suoi patroni annovera gli onorevoli
Luigi Gui, Oscar Scalfaro,
Maria Pia Dal Canton, Luigi Borghi, Siro Lombardini, Giuseppe Zamberletti,
Tommaso Morlino, Remo Gaspari,
De Carolis, Eletta Martini, Tina Anselmi
e molti altri fra cui Piero Bassetti, già presidente del
Vediamo brevemente che cos'è questa associazione: eretta ad ente giuridico è un'emanazione
dell'ordine religioso delle «Piccole Apostole della
Carità», fondato da Don Luigi Monza nel 1938; opera
nel campo della riabilitazione ed educazione degli
handicappati fisici e psichici. Gestisce una trentina di centri (fra
ambulatoriali e residenziali) situati in Lombardia, Triveneto, Liguria, Puglia e Campania. Qui vengono ricoverati ragazzi di età compresa fra i 3 e i 16
anni e trattati ambulatorialmente anche bambini più
piccoli, per un totale di oltre 4.500 pazienti.
Come si è detto, eroga assistenza riabilitativa (chinesiterapia,
logoterapia, ecc.) ed educativa (scuole speciali,
all'interno dei suoi istituti, e più raramente assistenza ai suoi convittori
che frequentano scuole esterne).
Recentemente N.F.
sta scoprendo il territorio candidandosi per tutte quelle attività proposte dai
centri pubblici quali: dépistages, educazione sanitaria, attività di sostegno nelle scuole, ecc.; cosa
questa che non può farci cambiare idea sul suo operato in quanto condotto secondo
una logica emarginante, come l'inserimento degli handicappati non nel mondo del
lavoro, ma in laboratori protetti.
Inoltre gestisce due scuole per la
formazione di terapisti della riabilitazione, dove si tengono anche corsi di
specializzazione di fisiopatologia per insegnanti delle classi che accolgono
handicappati.
Bilanci con cifre
seguite da moltissimi zeri
Le attività di N.F.
avrebbero continuato a prosperare indisturbate se non fossero
intervenuti alcuni fatti che hanno turbato il tradizionale silenzio nel
quale si erano sinora svolte le sue attività smitizzando la sua immagine di
benefattrice.
Dato l'enorme giro d'affari di N.F. ogni mille lire di aumento di
retta giornaliera o di erogazione di prestazione ambulatoriale, si trasforma
in un maggior introito annuo di oltre un miliardo, e gli aumenti richiesti
sono di svariate migliaia di lire, quindi di svariati miliardi ogni anno.
Ma vediamo brevemente che cosa ha
provocato tanto clamore innalzando agli onori della cronaca
Questa ha tentato di strumentalizzare il rinnovo del contratto di lavoro dei
dipendenti degli istituti di riabilitazione privati: si è rifiutata di
corrispondere gli anticipi sui miglioramenti economici previsti dal contratto
con la scusa che il bilancio, che si guarda bene dal rendere pubblico, è in
disastroso passivo; a tale proposito ha chiesto più volte esplicitamente ai
lavoratori di sostenerla nella richiesta al Ministero di aumento delle rette,
minacciando altresì riduzioni dell'organico. La risposta dei lavoratori non è
stata quella sperata da N.F.;
questi sostenuti dal
Il gruppo veneziano dei «Cristiani
per il Socialismo» partendo da questa iniziativa ha
svolto una indagine che ha messo in evidenza la reale situazione della N.F.
In questo articolo
partiamo dai dati emersi da queste due iniziative per recare il nostro contributo
al dibattito in corso nel campo dell'assistenza privata.
N.F. per poter meglio raggiungere i suoi
fini, ha costituito delle associazioni fiancheggiatrici, quali:
- la «Associazione genitori della
Nostra Famiglia», costituita dai genitori degli
utenti, facilmente strumentalizzati a causa della loro dipendenza terapeutica
e che vengono utilizzati come gruppo di pressione con la minaccia di chiudere i
servizi nel caso del mancato aumento delle rette; vengono inoltre utilizzati per
le collette eufemisticamente definite facoltative,
l'ultima delle quali ha reso oltre 90 milioni, cioè un contributo di svariate
decine di migliaia di lire per famiglia;
- vi è poi l'associazione «Amici
della N.F.» che annovera fra i suoi membri onorevoli,
alti prelati, influenti notabili, presidenti e membri dei vari Rotar e Lyon's clubs, ecc.; funzione di questa associazione è quella di far ottenere
soldi all'organizzazione e, diciamo noi, di ostacolare la concorrenza delle
strutture pubbliche;
- ultima nata delle associazioni fiancheggiatrici è «Il Gruppo di Operatori
di Animazione Cristiana», una specie di corporazione antisindacale formata da
tutti quei dipendenti che vogliono contrastare l'offensiva «laicista-statalista-marxista» del Sindacato.
Abbiamo cercato di fare i conti in
tasca a questa potentissima organizzazione privata multiregionale,
ma senza riuscirvi, in quanto questa tiene ben segreti i dati del suo bilancio.
Mentre dice che le rette pagate dal Ministero ed i
contributi vari coprono solo un terzo delle uscite e che se le cose non
cambiano si vedrà costretta a chiudere, annuncia la creazione di nuovi
centri, quali quello di Pasian di Prato (UD) e
l'ampliamento di quello di Treviso ed altri.
Unico dato reso pubblico è costituito
dagli oltre 3 miliardi di uscite per spese di personale
(resi pubblici dal consigliere regionale D.C. Marta). Gli altri dati potrà immaginarseli ognuno, partendo da quello che è il
giro di attività di N.F.; cifre seguite da moltissimi
zeri.
A proposito dell'unica cifra resa
nota, va fatta una constatazione: dividendola per 945 (fra operatori e
personale impiegato nella trentina di centri), si avrebbe una spesa pro-capite
di poco più di 3 milioni per addetto (cioè 150.000
Lire mensili più oneri sociali, ritenute fiscali ed accantonamento fondo
liquidazioni), in verità cifra esigua, se non si considerasse che nel numero
di addetti vanno comprese le allieve tirocinanti sottopagate e sfruttate senza
tanti complimenti, nonché le volontarie.
Come si è detto N.F.
tiene ben segreti i dati del suo bilancio generale e sarebbe impossibile per
noi ricostruirlo con una certa attendibilità; ma se non ci è
possibile ricostruire il bilancio generale, tenteremo di ricostruire quello di
uno dei suoi numerosi centri, quello di Caorle e del
piccolo servizio ambulatoriale di San Donà, nei quali
fra convittori (in numero di 50), semiconvittori (30) ed ambulatoriali (50)
tratta o meglio dovrebbe trattare quotidianamente 130 handicappati.
Nel ricostruire questo bilancio ci
siamo sforzati di reperire il maggior numero
possibile di dati e per timore che la loro carenza potesse falsarlo a discapito
di N.F., abbiamo arrotondato per eccesso le uscite e
per difetto le entrate; se nonostante tutto questo avessimo omesso o alterato
qualche dato, ci corregga la direzione amministrativa di N.F.,
anzi ci fornisca un bilancio reale, forse ne vedremo delle belle.
Dai dati che forniamo qui di seguito ci risulta che, contro entrate per 397.000.000 di
lire, vi sono state uscite per L. 285.000.000, con
un attivo nel 1977 di L. 112.000.000. Questo utile è destinato ad aumentare
nell'anno in corso grazie agli incrementi delle rette ministeriali, e, se
queste venissero accordate nella misura richiesta dall'ente
(
Ora il servizio di Caorle per numero di dipendenti e per prestazioni erogate
costituisce la trentesima parte dell'attività di questo colosso multiregionale e la valutazione che azzardiamo su quello
che potrebbe essere il suo bilancio generale è senza dubbio
empirica, ma potrà dare senz'altro un'idea approssimativa di quelle che
sono le cifre generali: 4-5 miliardi di utili nel '77, che potrebbero diventare
18-
Ipotesi di bilancio
dei centri di Caorle e S. Dtonà
per il 1977
Entrate
a) Rette ministeriali per un ammontare
di L. 345.744.000 che arrotondiamo a L. 345.000.000
così ripartite:
- rette di Caorle, calcoliamo per difetto 250 giorni lavorativi,
conteggiando le rette di 50 convittori a L. 12.000
giornaliere; a L. 9.600 per 30 semiconvittori e L. 7.200 per 50 pazienti trattati ambulatoriamente;
- rette dell'ambulatorio di S. Donà, dove 4 terapiste prestano la loro attività per 40
settimane all'anno per complessivi 120 pomeriggi e
2.400 trattamenti.
b) Contributo della regione Veneto
(non inferiore a) L.
5.000.000
c) Colletta fra gli utenti (da
d) Collette nelle varie scuole,
parrocchie, Rotary e Lyon's
Clubs, nonché contributi di
banche ed enti vari per non meno di L. 10.000.000
e) Stipendi delle 6 consorelle,
calcolati in uscita e che rientrano alla comunità (esclusi gli oneri riflessi) L. 28.000.000
Totale entrate
L. 397.000.000
Nota: dal 1° ottobre
1977 vi è stata una maggiorazione delle rette nella misura del 20 per cento.
Uscite
a) Nel 1977 vi è stata una presenza
media di 34 operatori regolarmente stipendiati (con paghe
base che oscillavano da un minimo di 1.500.000 annue per gli ausiliari
ed i 3 milioni della direttrice).
Da un calcolo aritmetico, che tiene
conto di tutte le situazioni reali, è risultata una
spesa media per addetto di lire 5.600.000 che può essere così riassunta:
- stipendio base 168.334 x 13
mensilità x 34 persone;
- conting.
1° sem. 102.884 x 6 mensilità x 34 persone;
- conting.
2° sem. 128.334 x 7
mensilità x 34 persone;
- scatti anzianità: 14.000 x 25
persone x 13 mensilità;
- ass. ad personam: 17.569 x 13
mensilità x 25 persone;
- oneri riflessi nella misura del
31,88% delle retribuzioni fin qui elencate;
- accantonamento per
fondo indennità di liquidazione per un totale complessivo di L. 190.800.000
b) Vitto: non considerando
il fatto che molti alimenti sono regalati da organismi pubblici e
privati, consideriamo la spesa per solo acquisto del vitto di lire 1.500 al
giorno per ogni convittore e per ogni dipendente realmente presente in servizio
e lire 800 per ogni semiconvittore; ne risulta una cifra di lire 34.700.000 (è
da tener presente che la spesa reale comprensiva di manodopera, energia ecc.
conteggiata altrove, porterebbe a più che raddoppiare le cifre indicate sopra).
Arrotondiamo questa cifra a L. 35.000.000
c) Riscaldamento L.
3.000.000
d) Acquisto grembiulini e vestiario
per 2 orfani L. 700.000
e) Piccole spese di farmacia (in
quanto tutti i farmaci sono a completo carico della mutua degli assistiti) L. 500.000
f) Trasporto degli utenti con pulmini L. 10.000.000
g) Spese per acquisto attrezzature,
non passate dal Ministero o non regalate dai benefattori, ammortamento
attrezzature, ecc. L. 30.000.000
h) Spese varie quali
luce, acqua, telefono, materiale per pulizie, per giardinaggio, per
manutenzioni immobili ecc. L. 10.000.000
i) Spese per propaganda,
rappresentanza ed eventuali altre spese L. 5.000.000
Totale uscite
L. 285.000.000
Riepilogando si hanno i seguenti
dati approssimativi: entrate per Lire 397.000.000; uscite per Lire 285.000.000 ed un avanzo di L.
112.000.000.
Per il 1978 le cose dovrebbero
andare meglio in quanto si sono avuti ulteriori
incrementi delle rette (a n. di trattamento uguali) per circa 90.000.000 ai
quali potrebbero essere aggiunti ulteriori aumenti per il 2° semestre '78.
Vi è da dire un'ultima cosa: quando
abbiamo fatto l'indagine sul bilancio del centro di Caorle
abbiamo constatato che per 130 pazienti vi è solo una logoterapista
a tempo pieno ed una a metà giornata, pertanto solo il 10 per cento degli
utenti al giorno viene trattato; d'accordo non tutti
ne hanno bisogno. In quanto alla kinesiterapia, 9 terapiste possono trattare
soltanto il 70 per cento degli utenti, e l'altro 30 per cento?, vegeta? Alcune terapiste hanno dichiarato che gli
interni vengono trattati soltanto quando avanza tempo
e si dà la precedenza ai meno gravi.
Proposte per un'alternativa a N.F. e ai servizi di
riabilitazione privati
Dopo un'analisi della legislazione
statale e regionale, e dopo una panoramica su quella che è la volontà politica degli amministratori in merito al problema della pubblicizzazione dei servizi di riabilitazione, vengono
spontanee le seguenti considerazioni:
- le leggi regionali e quelle
statali (D.P.R. 616 e quelle in itinere quale la riforma sanitaria e
dell'assistenza), garantiscono il diritto dei cittadini a fruire di servizi
pubblici in alternativa a quelli privati, soltanto
laddove questi riescano a mettere in atto delle vertenze capaci di estorcerli;
in caso contrario diventa automatica la sopravvivenza, ed in alcune realtà il
monopolio dei servizi privati (art. 118 del D.P.R. 616; art. 24 del disegno di
legge di riforma sanitaria attualmente in discussione in Parlamento; nonché il
già citato documento della Commissione tecnica promossa dalla Regione Veneto)
;
- almeno nella nostra realtà il
fatto che Comuni e province siano amministrati dalle forze di sinistra o da
quelle conservatrici, non è determinante ai fini della pubblicizzazione
di questi servizi. Infatti spesso le prime, o per
miopia dei singoli amministratori o in nome di un programma politico globale,
preferiscono lasciare le cose così come stanno, dando la precedenza ad altri
tipi di interventi e di conseguenza organizzano il consenso in quella
direzione. Dal canto loro le forze conservatrici hanno da sempre difeso questa
politica che ha portato loro voti e clientele;
- gli utenti dipendono troppo dagli
attuali servizi per lottare per il loro superamento, al massimo sono
disponibili per piccole vertenze che vadano in
direzione della razionalizzazione;
- fra gli operatori quelli
democratici, disposti a lottare, sono sempre più
numerosi, ma vanno sostenuti dal movimento sindacale e da tutte le forze
progressiste; in caso contrario si correrà il rischio che questi abbandonino la
lotta;
- non sono ulteriormente accettabili
gli alibi degli amministratori per non giungere alla pubblicizzazione: il decreto Stammati
crea ad amministratori comunali e provinciali notevoli difficoltà in quanto
questi non sono in grado di assumere liberamente tutto il personale necessario
per far funzionare i nuovi servizi.
Questo problema può essere risolto,
laddove vi sia la volontà politica di privilegiare
questo tipo di interventi, mediante l'utilizzo dei posti resi liberi nei vari
organici dai pensionamenti. Laddove non vi sia possibilità immediata di utilizzare questo strumento, previo accordo con le forze
sindacali, utilizzando la graduatoria di pubbliche selezioni, vanno assunti
con rapporto libero professionale gli operatori necessari con l'impegno di una
assunzione regolare man mano che si renderanno liberi posti in organico. In
ogni caso molti operatori necessari all'avvio di questi servizi possono essere
distaccati da altri servizi, quali équipes psicopedagogiche, C.I.M., ecc. (neurologi, psicologi,
assistenti sociali, personale generico, ecc.).
Il secondo alibi addotto è quello
della spesa aggiuntiva a cui dovrebbero esporsi gli enti locali; niente di più
inesatto; ne sono una prova il bilancio in notevole attivo
del centro di Caorle di N.F.
e il bilancio del Consorzio spastici di Venezia, che è un ente pubblico che non
persegue fini di lucro e che pur erogando prestazioni di gran lunga migliori,
non chiude mai il bilancio in passivo.
L'impegno finanziario degli enti
locali dovrebbe limitarsi ad anticipare le spese di gestione per i primi sei
mesi o poco più, in attesa che i compensi versati dal
Ministero della sanità coprano largamente le uscite.
Come abbiamo
detto sopra, la pubblicizzazione dei servizi di
riabilitazione non è una operazione facile, in quanto chi detiene il potere
non è disposto a cederlo spontaneamente; è comunque un'operazione possibile
che deve vedere impegnate tutte le forze democratiche, in primo piano gli
utenti e gli operatori democratici sostenuti dal movimento sindacale e dai
loro naturali alleati che sono le forze di sinistra.
Le modalità delle vertenze e gli
strumenti da utilizzare dovranno essere individuati dal dibattito che ci
auguriamo venga promosso al più presto nel maggior
numero di realtà possibili, e che potrebbe prendere l'avvio con la creazione
di gruppi di coordinamento tra gli operatori regionali dei vari centri di
riabilitazione e promossi dalla F.L.O.
Tramonta il mito del
tecnicismo fine a se stesso
Sino a poco tempo fa, aleggiava
attorno a N.F, il mito di una struttura
efficientissima, erogatrice di prestazioni di prima qualità. Questo mito non
era sostenuto tanto dalla bontà del servizio in sé, bensì dall'assenza di un
confronto con strutture che svolgessero un minimo di
attività riabilitativa.
Da alcuni anni, si stanno facendo
largo, qui in zona, linee di riabilitazione veramente alternative, quali
quelle della scuola del prof. Milani Comparetti e che hanno trovato un veicolo di diffusione nella attività del Consorzio provinciale spastici di
Venezia.
Qui non è il caso di lasciarci
andare a disquisizioni tecniche o politiche sui due modi di intendere la
riabilitazione (1), ma alcune cose vanno dette: N.F.
si avvale nelle sue scuole della consulenza dei docenti fra i più qualificati
ed organizza stages di
aggiornamento periodici; ha dei centri di riabilitazione a volte
lussuosi ed i suoi operatori sono veramente qualificati (in quanto a padronanza
di tecniche riabilitative) .
Ma a che cosa é finalizzato tutto ciò?
Gli handicappati vengono emarginati nei suoi centri,
altri li frequentano cose semi-convittori o ambulatoriali e vengono
riabilitati, ma riabilitati a far che? A che cosa è finalizzata questa riabilitazione?
Nella migliore delle ipotesi gli ospiti di N.F.
impareranno a camminare e svolgere qualche attività, ma faranno un uso distorto
di queste acquisizioni in quanto in quegli istituti non è stato fatto il lavoro
più importante, il reinserimento nelle normali strutture della scuola, del
lavoro e del tempo libero. In poche parole si è svilito il concetto di
riabilitazione trasformandolo da concetto prettamente sociale e politico a pura medicalizzazione.
Viene detto ai genitori: «noi ci prenderemo cura di
vostro figlio, scaricandovi del fardello che altrimenti dovreste (come
fatalmente è inevitabile) sobbarcarvi voi; ve lo curiamo restituendovelo quando
avrà compiuto 16 anni...», non continuando poi a dire quale sarà l'avvenire di
quel ragazzo.
Ma va anche smitizzata la tanto decantata qualità dei trattamenti riabilitativi:
gli operatori sono bravi e ben preparati, ma per la logica della produttività
spinta all'estremo sono costretti ad un lavoro di routine massacrante che non
concede spazio al confronto con i colleghi e all'osservazione del paziente
finalizzata alla continua modifica del trattamento.
(1) Cfr. Prospettive assistenziali, n. 40, pag. 27 e segg.
www.fondazionepromozionesociale.it