Prospettive assistenziali, n. 44, ottobre-dicembre
1978
Notiziario dell'Unione
per la lotta contro l'emarginazione sociale
RICHIESTA AL SINDACATO DI PRECISARE
Questo Coordinamento è intervenuto
presso
Nell'incontro avuto il 26 ottobre
con
Trent'anni sono stati necessari per
arrivare allo scioglimento di alcune decine di enti nazionali
(ONMI, ENAOLI, ONPI, ecc.) e alla messa in liquidazione delle mutue e degli
enti mutualistici, anni che sono stati costellati da
dibattiti, proposte di legge di iniziativa popolare, parlamentare e
governativa, impegni di governo più volte disattesi, scioperi nazionali e
locali, lotte articolate dei movimenti di base.
Sulle proposte alternative al
vecchio e superato sistema centralizzato spesso clientelare, vi erano, accanto
a divergenze, alcuni punti fermi. Fra questi era da tutti riconosciuta (forze
politiche, sindacali e sociali, studiosi, amministratori nazionali e locali)
la necessità di una gestione assicurata direttamente dai Comuni e dalle Comunità
montane coincidenti con l'Unità locale, dai Consorzi fra i Comuni facenti parte
di una U.L., dai Comuni e
dai Consigli di quartiere per le città (com'è il caso di Torino) comprendenti
più unità locali.
Su questa linea si era mosso anche
il legislatore sia con la legge n. 278 dell'8 aprile
1976 (che prevede la creazione dei Consigli di quartiere nelle grosse città e
l'attribuzione a detti Consigli di poteri per la gestione di vari servizi fra i
quali quelli sanitari), sia con la legge 382 del 22 luglio 1975 e il D.P.R. 616
del 24 luglio 1977 (che completano il trasferimento delle funzioni alle
Regioni).
In particolare il D.P.R. 616
prevedeva all'articolo 25 che gli ambiti territoriali delle unità locali
dovevano «concernere contestualmente la
gestione dei servizi sociali e sanitari».
Per la gestione diretta da parte dei
Comuni (a seconda dei casi: singoli, consorziati o decentrati)
si erano mosse alcune Regioni (Lombardia fin dal 1972, poi Umbria, Toscana, Emilia-Romagna, Veneto, Calabria, Lazio, Piemonte,
Abruzzo) sia pur con alcune differenziazioni che però non intaccavano il
principio della gestione comunale.
Inoltre, a parte
Nella stessa linea si è mossa l'Amministrazione comunale di Torino entrata in
funzione nel luglio 1975.
Anzi è andata ancora più avanti poiché ai Consigli di quartiere sono state affidate
non solo le funzioni sanitarie e assistenziali, ma anche quelle di altri
servizi (attività parascolastiche e prescolastiche, ricreative, sportive e
culturali ecc.).
I 736 Consiglieri nominati dal
Consiglio comunale (a partire dal 1980 dovrebbero
essere eletti direttamente dai cittadini) dovrebbero appunto gestire tutti i
servizi decentrati nei 23 quartieri cittadini.
Che cosa succederà se verrà approvata la riforma sanitaria nel testo già varato
dalla Camera e attualmente discusso dal Senato? Gli 80 Consiglieri comunali ed
i 736 Consiglieri di quartiere dovranno nominare altre persone (da
Siamo dunque di
fronte ad un assurdo: da un lato si sopprimono enti e d'altro lato se ne creano
di nuovi: le Unità sanitarie locali. Chi ben comincia è a metà dell'opera. Fatti i nuovi enti
nel campo della sanità, non ci sarà da stupirsi che vengano
assunte iniziative simili in altri settori.
Che ne sarà delle attuali équipes comunali composte da
operatori della sanità e dell'assistenza, la cui costituzione è andata avanti
con grosse difficoltà?
Il personale sanitario sarà
trasferito alle Unità sanitarie per cui le attuali équipes si sfasceranno.
Anzi, poiché è fondatamente
ipotizzabile che il personale sanitario - per il fatto di comprendere una
categoria potente come i medici - sarà più pagato di quello comunale, vi sarà
certamente una forte spinta da parte di molti operatori
dell'assistenza per essere trasferiti alle unità sanitarie.
(1) Lettera inviata in
data 10 novembre 1978 alle Segreterie nazionali confederali CGIL, CISL e UIL
dal Coordinamento sanità e assistenza fra i movimenti di base, Via Assietta 13, Torino. Aderiscono al C.S.A.
le seguenti organizzazioni: ACLI, AIAS (Associazione italiana assistenza spastici),
ANFAA (Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie), ANFFAS
(Associazione nazionale famiglie di fanciulli
subnormali), Centro Maran Atà,
CIPE (Centro informazioni politiche ed economiche), Comitato per l'integrazione
scolastica degli handicappati, Coordinamento autogestione handicappati,
Coordinamento dei comitati di quartiere, Gruppo Abele, Unione italiana ciechi,
ULCES (Unione per la lotta contro l'emarginazione sociale).
www.fondazionepromozionesociale.it