Prospettive assistenziali, n. 44, ottobre-dicembre 1978

 

 

Specchio nero

 

 

IL GIGANTISMO OSPEDALIERO IN ITALIA HA EFFETTI PARADOSSALI: PER LUCRARE SUI PO­STI LETTI SI DOVRÀ AMMETTERE I SANI E DIMETTERE GLI AMMALATI?

 

Proprio mentre il successo della medicina, nel trattamento di malattie acute e di gravi lesioni, apre nuove prospettive alla promozione della sa­lute, mentre viene spiegato al cittadino che es­ser curato è suo preciso diritto, secondo il det­tato della Costituzione, l'organizzazione sanitaria diventa sempre più scadente e più rischiosa. Mezzi di informazione, Ministri, convegni, stan­no spiegando in questi giorni che il diavolo è entrato in ospedale, con il movimento degli ospe­dalieri, ma non spiegano che le condizioni di salute dei cittadini sono insoddisfacenti e che finiscono in ospedale troppi casi che potrebbero essere oggetto di misure preventive e di terapie esterne meno costose. Certamente ci sono mo­vimenti corporativi e di categoria, non precisa­mente riflessivi e maturi, che nel caos cercano di tagliarsi la fetta più grande, ma ci sono motivi seri e profondi che non si cancellano con l'ana­tema di qualunquismo.

Non si riesce infatti a spiegare l'atteggiamento estremamente corporativo degli infermieri, dei medici e paramedici, se non si risale all'organiz­zazione gerarchica e burocratica dell'ospedale e a un rapporto medico-malato che non esiste o esiste nel limite di tecnico della malattia.

Ne deriva che ogni categoria è alla ricerca del proprio potere delegato all'interno della strut­tura ospedaliera e solo l'ammalato è «un di più», tanto che talvolta viene il sospetto che l'istituzione potrebbe funzionare anche senza malati, per pura inerzia, purché si trovino gli enti pagatori delle giornate di presenza.

Che questa non sia una battuta lo dimostra il caso di Prà Catinat.

Nato 50 anni fa come ospedale sanatoriale per la cura di malati affetti da TBC, intitolato a «Tina ed Edoardo Agnelli», fu concepito a 1800 metri essendo allora la cura della tubercolosi sostan­zialmente imperniata sul clima e l'elioterapia ad alta quota. Strutturato su due padiglioni per com­plessivi 294 posti letto, ebbe una discreta for­tuna sino alla scoperta della terapia antibiotica.

Oggi la sua collocazione a 70 km. da Torino e la difficoltà di comunicazione soprattutto nella cattiva stagione (la strada è poco percorribile e l'alternativa della funivia risulta di scarsa agibi­lità) contribuiscono a rendere poco gradita que­sta struttura ai potenziali utenti e alle loro fa­miglie. Così che nel 1978 le presenze medie giornaliere stentano a raggiungere le 100 unità, con 15 o 20 presenze giornaliere di ricoverati con diagnosi Tbc, mentre il resto dei presenti è costituito da lungodegenti.

Nella ricca Svizzera, in casi analoghi, si sono utilizzati i sanatori trasformandoli in centri di sport invernali, qui si sono moltiplicati i costi di esercizio.

Infatti il bilancio preventivo dell'ospedale di Prà Catinat per il 1978 prevede una spesa di L. 3.301.009.000 per circa 360 ricoveri in un anno, spesa grosso modo analoga a quella preventivata per l'Ospedale Civile di Rivoli che nel 1976 ha assistito con la stessa spesa 5.274 ricoverati!

 

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