Prospettive assistenziali, n. 46, aprile - giugno 1979

 

 

Notiziario dell'Unione per la lotta contro l'emarginazione sociale

 

 

LINEE PROGRAMMATICHE E DI INTERVENTO DELLA SEZIONE PROVINCIALE DI SALERNO (1)

 

L'articolo 1 della legge 22-7-1975 n. 382 (Norme sull'ordinamento regionale e sulla organizzazione della pubblica amministrazione) ed il conseguen­te decreto di attuazione n. 616 del 24-7-1977, la legge n. 641 del 21-10-1978 (Soppressione di un primo gruppo di Enti assistenziali a carattere na­zionale), infine la legge 23-12-1978 n. 833 (Istitu­zione del servizio sanitario nazionale) caricano gli Enti locali territoriali, il Comune in particolar modo, di nuove, numerose e gravose competenze ma nello stesso tempo permettono loro di usu­fruire di vario e qualificato personale e di entra­re in possesso di valide ed idonee strutture e di ragguardevoli patrimoni finanziari ed immobiliari.

Tenuto conto che la situazione locale si pre­senta caratterizzata da staticità, disimpegno cul­turale, assenza di dibattito e di iniziative relativa­mente all'assistenza, applicazione di linee ope­rative tradizionali, gli elementi negativi che in particolar modo emergono sono:

- sottovalutazione o non considerazione del­la fase preventiva del bisogno;

- privilegiamento dell'istituzionalizzazione ri­spetto ad altre forme di intervento;

- ripetitività delle prestazioni assistenziali da parte di più fonti;

- permanenza continuativa dell'utente nel cir­cuito assistenziale dato che le prestazioni stesse sono finalizzate a risolvere i sintomi e non le cause del bisogno;

- inadeguata risposta poi itico-amministrativa alle richieste dell'utenza che hanno assunto or­mai contenuti più specifici;

- inesistenza di un qualsiasi collegamento e tra gli Enti stessi e fra questi e le espressioni politiche e di base;

- atteggiamento paternalistico e spesso clien­telare nell'erogazione delle prestazioni assisten­ziali;

- settorialità dell'intervento assistenziale e conseguente lievitazione dei costi di gestione, prolificazione dei centri di potere, frantumazione delle iniziative, il tutto con gravi ripercussioni sulla personalità dell'utente;

- insufficienza di operatori sociali.

Tale situazione è particolarmente aggravata dalle continue crisi politiche (a livello comunale come a livello provinciale e regionale) che non hanno mai consentito l'elaborazione di un pro­getto organico di servizi sociali atto a rispondere correttamente alla specificità delle richieste del­la comunità locale.

 

Proposte di intervento

Tanto premesso, questa Sezione provinciale in­dividua alcuni punti imprescindibili di riferimento a cui ispirare la conseguente operatività:

a) l'azione sociale deve sempre tendere a far recuperare alla comunità ed al cittadino il proprio ruolo di autogestione delle risorse e dei bisogni;

b) la realizzazione della prevenzione prima­ria, tesa a conoscere ed eliminare le condizioni causali che determinano le situazioni patologi­che, è l'obiettivo principale di una corretta poli­tica sociale. La tempestività dell'intervento (pre­venzione secondaria) e l'azione di sostegno per rimuovere o bloccare il bisogno (prevenzione terziaria) ne costituiscono le successive, insosti­tuibili fasi;

c) i nuovi servizi sociali ed il nuovo modo di organizzarli e gestirli richiedono agli operatori del settore un atteggiamento di revisione e di critica delle proprie funzioni;

d) il coinvolgimento del cittadino deve esse­re assicurato già a livello di programmazione della politica sociale dei servizi. Solo se sarà stata soddisfatta questa prima condizione sarà possibile e proficua la compartecipazione alla gestione ed il controllo.

In definitiva si individua nella istituzione im­mediata ed effettiva delle U.L.S.S. - Unità locali dei servizi sociali e sanitari - lo strumento de­mocratico e capillare per trasformare l'attuale assetto assistenziale.

Tale indicazione ha trovato spazio nello stesso progetto socio-sanitario, approvato peraltro solo dalla Giunta regionale della Campania, anche se lo stesso sembra privilegiare l'aspetto sanitario a discapito di quello preventivo sociale, con il conseguente rischio di «ospedalizzare» situa­zioni di bisogno che potrebbero essere risolte con il potenziamento dei servizi sociali di base.

Di conseguenza, gli interventi alternativi di immediata attuazione sono:

- istituzione e gestione nei singoli quartieri di servizi primari non assistenziali (asili nido, scuole materne con orari adeguati, consultori, scuole a tempo pieno con mense, attività di tem­po libero, trasporti, spazi verdi, centri sociali, ecc.);

- assistenza domiciliare articolata in infer­mieristica, di aiuto domestico, di appoggio edu­cativo, di sostegno socio-psicologico;

- opera di prevenzione per l'abbandono dei minori ed interventi più solleciti per consentire l'adozione speciale o ordinaria di quei minori in situazione effettiva di abbandono morale e ma­teriale;

- affidamento educativo di minori a famiglie, comunità alloggio, singole persone o gruppi vari; eventuale analogo inserimento per handicappati, disadattati, anziani.

Le condizioni essenziali per mettere rapida­mente in atto questa serie di interventi integra­tivi e deistituzionalizzanti e per favorire lo svi­luppo e la diffusione dei servizi sociali di tipo domiciliare sono la presenza e la valorizzazione del volontariato e la corretta utilizzazione della recente legge 1-6-1977 n. 285 sull'occupazione giovanile e della legge che fin dal 1972 istituisce il servizio civile sostitutivo di quello militare.

Poiché sarebbe assurdo ed improduttivo che l'Ente locale si facesse carico delle centinaia di assunzioni all'uopo occorrenti, è indispensabile che esso si ponga in questa nuova prospettiva ed appronti dei progetti (di servizi sociali) in grado di utilizzare gli strumenti e le opportunità offerte dalle succitate leggi e di porsi come ele­mento coagulatore e coordinatore dei fermenti di partecipazione e di impegno volontaristico che nascono numerosi e spontanei nel territorio.

In definitiva, il Comune deve saper giocare un ruolo innovatore e divenire l'elemento catalizza­tore, di sintesi e di aggregazione di tutti i mo­menti istituzionali e non della vita del territorio.

Con la gestione diretta dei servizi, con la co­stituzione attraverso le cooperative di servizi sociali di un tessuto lavorativo meno precario e più solido, con l'aggregazione delle energie del volontariato in un unico progetto teso a miglio­rare la qualità della vita, il Comune come ultimo anello della democrazia ha la possibilità di ri­creare nel territorio quel senso di partecipazione e di appartenenza che lo sviluppo economico ed urbanistico degli ultimi anni ha inesorabilmente sgretolato, colpendo in primo luogo le categorie di cittadini più svantaggiate e condannandole ad un ruolo marginale.

 

Modalità attuative

Le modalità attraverso cui questa Sezione in­tende attuare le sopradette linee d'intervento sono:

1) pubblicizzazione del presente documento (sintetizzato visivamente dal manifesto natalizio) attraverso le emittenti e la stampa locale;

2) confronto pubblico sui temi suindicati con gli Enti locali, con le forze politiche e sociali; 3) aggancio con i sindacati, con i gruppi di base e le associazioni varie relativamente l'organizza­zione e la gestione dei servizi sociali;

4) interventi immediati sui problemi specifici che di volta in volta emergeranno (p. es.: istitu­zione immediata dei consultori, valorizzazione delle piccole comunità alloggio, destrutturazione delle grosse istituzioni assistenziali locali per minori e per anziani, ecc.);

5) avanzare agli Enti locali (Comuni, Provincia, Regione) precise richieste in ordine:

a) per una più efficiente organizzazione l'As­sessorato ai servizi sociali non deve essere ab­binato ad altri di pari importanza (p. es. pubblica istruzione, vedi Comune di Salerno e Regione Campania) o ad esso completamente estranei (p. es. caccia, pesca e agricoltura, vedi Provincia) ed in pari tempo va strettamente collegato agli Assessorati alla sanità ed alla pubblica istru­zione;

b) per una più precisa e più pronta informa­zione delle organizzazioni di base circa l'attività poi itico-amministrativa degli Enti locali, i relativi uffici stampa devono essere più efficienti, più accessibili e soprattutto più noti.

 

 

(1) Documento del gennaio 1979.

 

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