Prospettive assistenziali, n. 47,
luglio - settembre 1979
Editoriale
LE REGIONI NON
HANNO ANCORA UNA STRATEGIA PER LE DELEGHE AGLI ENTI LOCALI E PER LA RIORGANIZZAZIONE DEI SERVIZI
A
distanza di oltre nove anni della loro istituzione, le Regioni a statuto
ordinario non hanno ancora provveduto a definire una strategia
di intervento che tenga conto da un lato delle esigenze della popolazione e
d'altro canto della situazione degli Enti locali.
Si
è passati anzi, in molti casi, dal centralismo statale al centralismo
regionale, non avendo le Regioni provveduto, per le
numerose materie di competenza, ad emanare le leggi di delega agli Enti locali,
come imponeva e impone la Costituzione.
In
casi opposti, per altre Regioni, si rischia di passare dalla proliferazione e
frammentazione degli Enti nazionali alla proliferazione e frammentazione
degli Enti locali preposti alla gestione (Comuni, Comunità montane, Unità
sanitarie locali, Unità locali di assistenza,
Consorzi settoriali per singola materia o peggio ancora per determinate
prestazioni).
Siamo
pertanto lieti di ospitare, per gentile concessione della Rivista «Democrazia e Diritto», l'articolo di Luigi Berlinguer
«Una nuova geografia istituzionale del governo locale» dove è affrontato il
problema dell'attuale polverizzazione dei Comuni, si critica la creazione dei
Consorzi fra Comuni che dividono l'amministrazione in ambiti settoriali,
separati e incomunicanti e si
propone l'istituzione di associazioni comunali polifunzionali.
Importante,
a questo riguardo, è anche l'articolo che
pubblichiamo di C. Trevisan «Dopo il 616 e l'833: una proposta per l'integrazione tra
"sociale" e "sanitario"» in cui sono precisati i nodi che
il legislatore regionale deve affrontare.
Con
l'entrata in vigore del DPR 24 luglio 1977 n. 616 era stata data alle Regioni
l'occasione di recuperare il ritardo e di provvedere a
legiferare con particolare riferimento:
-
all'art. 17 in cui era precisato che i servizi sociali
comprendevano la beneficenza pubblica, l'assistenza sanitaria e ospedaliera,
l'assistenza scolastica, i musei e le biblioteche di interesse locale,
l'istruzione artigiana e professionale, la polizia urbana e rurale;
-
all'art. 25 che imponeva alle Regioni l'emanazione di leggi per la definizione
degli ambiti territoriali
«adeguati alla gestione dei servizi sociali e sanitari»;
-
all'art. 118 che garantiva da parte delle Regioni «la continuità delle prestazioni
agli assistiti fino all'approvazione delle leggi regionali di riordino delle
funzioni trasferite».
Le
Regioni venivano dunque investite del potere-dovere
di provvedere con proprie leggi alla riorganizzazione di tutte le materie
trasferite del DPR 616; proprio per quanto riguarda i servizi sociali il
suddetto DPR prevedeva uno strumento fondamentale: la definizione degli ambiti
territoriali adeguati alla gestione dei servizi stessi.
Per
quanto riguarda poi l'assistenza, il trasferimento
doveva decorrere dal 1 ° gennaio 1978. Sono passati quasi due anni e molte
Regioni non hanno provveduto né alla definizione degli ambiti territoriali, né alla emanazione delle leggi di riordino.
Come
abbiamo scritto nell'editoriale del n. 46, le Regioni hanno
addirittura rinunciato a trasferire le IPAB ai Comuni.
L'unica
legge quadro regionale sull'assistenza rimane quella emanata
dalla Regione Toscana
(1).
Numerose
sono le leggi emanate da altre Regioni (v. in
particolare quelle dell'Umbria e dell'Emilia Romagna); si tratta però di leggi
settoriali, anche se alcune di esse contengono disposizioni importanti.
Manca
tuttavia in tutte le Regioni un indirizzo per la
gestione unificata di tutti i servizi di base, e non solo per quelli sanitari e
assistenziali: condizione questa indispensabile per una effettiva prevenzione
delle malattie, del disadattamento e dell'emarginazione sociale.
Le
proposte di legge presentate da alcune Regioni per
l'attuazione del servizio sanitario nazionale indicano addirittura un
arretramento rispetto al principio della inscindibilità fra sanità e assistenza.
Ad esempio quelle presentate dalla Giunta regionale
della Liguria e del Piemonte dividono i servizi assistenziali in due gruppi con
gestioni separate: quelli integrati o integrabili con i servizi sanitari
vengono dati in carico ai Comitati di gestione previsti dalla legge 23 dicembre
1978 n. 833 e quelli non integrati o non integrabili ai Consigli direttivi dei
Consorzi fra Comuni e/o fra Comunità montane oppure ai singoli Comuni oppure a
Consorzi specifici costituiti anche per singole prestazioni.
Nelle
città metropolitane comprendenti più Unità locali, per lo più gli organi di
governo non sono individuati nel Comune e nelle Circoscrizioni di cui alla
legge 8 aprile 1976 n. 278 sul decentramento, ma in nuovi organismi.
Con
queste linee di tendenza non si va verso l'unificazione della gestione delle
varie materie di competenza regionale e locale, ma verso la dispersione: il
modello assunto a riferimento è purtroppo l'azienda
municipalizzata con tutti i suoi difetti e sprechi di energie e di
denaro.
Da
queste poche osservazioni emerge un quadro per nulla confortante, un desiderio
inconscio o no di non cambiare la sostanza delle cose.
Ora,
se non si vogliono affossare le riforme, se si vuole recuperare la fiducia
della gente nelle istituzioni e nelle forze politiche, specialmente in quelle
di sinistra, si impone un deciso cambia
mento
delle linee programmatiche ed operative finora perseguite dalle Regioni.
Molte
sono le responsabilità del Governo (2), numerose sono le
inadempienze del Parlamento (3), notevoli
sono i ritardi degli Enti locali nel dare attuazione al DPR 616; ciò non toglie
che si debba attribuire a molte Regioni la colpa di non aver attuato i compiti
ad esse assegnati.
(1) V. Prospettive assistenziali, n. 43,
luglio-settembre 1978.
(2) Ci riferiamo in
particolare ai problemi del trasferimento del personale degli Enti sciolti e
dell'assegnazione dei fondi.
(3) Il DPR n. 616
stabilisce precise scadenze: entro il 31 dicembre 1977 la riforma della finanza
locale; entro il 31 dicembre 1978 la riforma dell'assistenza pubblica, entro il
31 dicembre 1979 la legge sulle autonomie locali.