Prospettive assistenziali, n. 48, ottobre
- dicembre 1979
INSERIMENTO
LAVORATIVO DEGLI HANDICAPPATI PSICHICI
In
merito alla sortita del Ministro del lavoro, Scotti, secondo cui le leggi
vigenti in materia di collocamento obbligatorio escluderebbero gli handicappati
psichici, pubblichiamo un documento di alcune Regioni
e una nota della Federazione CGIL, CISL e UIL del Piemonte.
Riportiamo
inoltre in questo numero una interessante sentenza
che riconosce il diritto alla pensione di invalidi civili agli handicappati psichici,
diritto peraltro riconosciuto anche ai ricoverati in ospedali psichiatrici
dalla circolare del Ministero dell'interno n. 25285.8 del 26 aprile 1971 e
dalla nota dello stesso Ministero, Direzione generale dei servizi civili,
Divisione assistenza sociale, invalidi civili, ciechi civili e sordomuti, del
5 agosto 1978.
DOCUMENTO DELLE REGIONI
I rappresentanti delle Regioni
Liguria, Piemonte, Veneto, Lazio, Lombardia, Umbria, Sardegna, Marche, Abruzzo,
Emilia Romagna e Toscana riuniti in data 7 settembre 1979 presso la sede di
Roma della Regione Liguria in merito alle note ministeriali sull'inserimento
lavorativo di soggetti con handicap psichico, dopo approfondita valutazione,
rilevano come esistano probanti elementi per una
direttiva da parte del Ministero del lavoro agli Uffici provinciali del lavoro
e della massima occupazione favorevoli all'inserimento
lavorativo degli handicappati psichici.
Gli elementi rilevati sono di ordine politico, giuridico nonché tecnico e
socio-economico.
Dal
punto di vista politico
si sottolinea: il dettato costituzionale, l'ordine
del giorno della Camera in occasione dell'approvazione della legge n.
118/1971, la volontà politica delle Regioni e degli Enti locali, le direttive e
le iniziative della CEE, nonché la recente legge sulla formazione professionale.
Dal
punto di vista giuridico
le leggi in discussione 482 e 118 si prestano con facilità ad una interpretazione estensiva. In molte regioni italiane
questa modalità interpretativa è prassi consolidata.
Dal
punto di vista tecnico e socio-economico si sottolinea che la quasi
totalità degli handicappati psichici può esercitare proficuamente una attività
lavorativa senza alcun pericolo per sé, per gli altri e per gli impianti.
L'inserimento lavorativo ha evidenti significati positivi
di tipo psicologico per il soggetto, per la famiglia e indirettamente per la
collettività (riappropri azione di valori). Esso rappresenta inoltre un
notevole risparmio economico rispetto al costo spropositato di una mortificante assistenza passiva.
Le sopraindicate Regioni formulano
pertanto le seguenti proposte:
a) a breve termine: direttive scritte da parte del
Ministero del lavoro agli organi periferici, idoneamente pubblicizzate, al fine
di garantire la interpretazione delle leggi 482 e 118 in linea con il dettato
costituzionale, le raccomandazioni della Camera e della CEE e della prassi
ormai consolidata. Si chiede inoltre uno specifico riferimento alle
esperienze in atto o in programma, con particolare riferimento a quelle
iniziate con il contributo del Fondo sociale europeo, ed una riaffermazione
esplicita di quanto previsto dalla legge 482 in tema di «scorrimento fra le
categorie»;
b) a medio termine: si chiede di promuovere una sollecita riforma
delle leggi menzionate e di realizzare la costituzione di un gruppo di lavoro
realmente rappresentativo delle diverse istanze e
interventi (formazione professionale, lavoro, sanità, servizi sociali). Ciò in relazione anche alle iniziative della Presidenza del
Consiglio e del Ministero della sanità per l'anno internazionale del minorato.
I provvedimenti legislativi a
livello nazionale debbono fissare i criteri quadro
prevedendo: il superamento delle categorie di invalidità, la modifica degli
organi deputati alla declaratoria di invalidità civile, i criteri di
funzionamento delle commissioni nello spirito della riforma sanitaria e quindi
omogenei su tutto il territorio nazionale, consentendo alle Regioni ampia
discrezionalità in relazione alle scelte programmatiche locali.
NOTA DELLA FEDERAZIONE CGIL, CISL, UIL DEL PIEMONTE
Le OO.SS. del Piemonte per quanto riguarda la circolare Scotti sulla
iscrizione alle liste di collocamento obbligatorio degli handicappati puntualizzano
che si rifiuta l'impostazione del Ministro secondo il quale gli handicappati
psichici non possono essere iscritti nelle liste per il collocamento
obbligatorio.
Secondo questa interpretazione
delle leggi si distinguono i tipi di handicap rendendo di fatto incollocabili gli handicappati psichici. È un uso estremamente riduttivo ed arretrato delle norme legislative,
che, anche per l'ambiguità della circolare stessa, ricaccia indietro di anni
le lotte e le iniziative, non solo sindacali, per il diritto al lavoro degli
handicappati.
Questo attacco al diritto al lavoro
per gli handicappati che viene dal Ministero coincide con alcuni gravi episodi
verificatisi in aziende, in particolare alla Fiat,
che respingono immediatamente gli handicappati avviati dal collocamento, o
licenziano handicappati già assunti sempre attraverso il collocamento stesso.
La stessa
circolare Scotti
è stata sollecitata dall'Unione Industriale di Novara, in contrasto con
l'attività della locale commissione per il collocamento obbligatorio, e si
inquadra in un'offensiva più generale che l'Unione Industriale del Piemonte
porta avanti da tempo contro il funzionamento
e l'attività delle commissioni di
collocamento, ordinario e obbligatorio, in cui le OO.SS.
sono presenti.
Su questa materia il giorno 6
settembre 1979 si è tenuto un incontro tra Regione, OO.SS.
e Associazioni, in merito all'intervento di modifica
legislativa che la Regione Piemonte intende portare avanti insieme ad altre
regioni.
In proposito le OO.SS., oltre a confermare l'esigenza del ritiro della circolare
e di una modifica legislativa, hanno richiesto alla Regione anche un intervento
diretto alla verifica e modifica dei criteri in base ai quali viene concessa
l'invalidità, i criteri di scelta dei medici delle commissioni giudicanti, un
uso aggiornato dell'art. 20, che tenga conto dell'evoluzione che il problema degli
handicappati ha subito in questi ultimi tempi e della realtà lavorativa alla
quale gli handicappati sono addetti.
Le OO.SS. da parte loro hanno costituito in provincia di Torino un
collegio unitario di difesa per gli handicappati licenziati, a cui tutti i
lavoratori possono ricorrere, e si impegnano alla promozione di iniziative di pubblicizzazione e sensibilizzazione in cui coinvolgere
anche enti locali, e rappresentanti governativi richiamandoli a prendere
posizione.
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