Prospettive assistenziali, n. 50, aprile - giugno 1980

 

 

UNA ESPERIENZA DI INSEGNAMENTO ALL'INTERNO DELL'OSPEDALE PEDIATRICO DI RIETI

 

 

Sul problema della tutela dei bambini ricove­rati in ospedale pubblichiamo un intervento del Presidente dell'Ospedale di Rieti V. Ferreri, del Direttore sanitario M. Guarino e dell'Insegnante del servizio scolastico E. Boscardini Ravaioli e una relazione sull'esperienza avviata dalla stes­sa Ravaioli.

 

 

BAMBINI IN OSPEDALE

 

Prima e dopo la scoperta di Pasteur del «mon­do degli infinitamente piccoli», era tassativa­mente sconsigliato il ricovero dei bambini in ospedale perché l'epidemiologia pratica aveva dimostrato che, subito dopo il loro ingresso, ve­nivano colpiti da forme morbose che nulla ave­vano a che fare con la patologia che ne aveva determinato il ricovero: forme morbose molto gravi, a volte addirittura letali.

Man mano che le norme d'igiene e di profi­lassi sono andate sempre più affermandosi, il ricovero ospedaliero è diventato un provvedimen­to ordinario anche in considerazione della diffu­sione ogn'ora crescente degli antibiotici e di al­tri presidi sanitari.

La patologia infantile e l'igiene del reparto hanno costituito, in un primo momento, il centro di tutte le preoccupazioni lasciando ben poco spazio e tempo per prendere in considerazione il bambino come paziente bisognoso di un soste­gno psicologico e di uno stretto contatto con la famiglia.

Ricerche e studi recenti, però, hanno dimo­strato che il bambino ospedalizzato subisce trau­mi e disturbi emozionali derivanti:

- dal distacco dai suoi familiari e dal suo ambiente;

- dal particolare clima affettivo con cui lo circondano i genitori che diventano troppo pro­tettivi, permissivi, generosi nei suoi confronti;

- dalla paura e dall'ignoranza di ciò che gli accade;

- dall'allontanamento dalla sua attività pri­maria e fondamentale: il gioco;

- dalla limitazione del movimento, dal rispet­to della dieta, dalia somministrazione di medici­ne non sempre gustose;

- dal dolore provocato dagli interventi opera­tori o dalle medicazioni o dagli accertamenti dia­gnostici a cui viene necessariamente sottoposto;

- dai «tradimenti» che gli vengono fatti per persuaderlo ad entrare in ospedale o ad accettare esperienze insolite e dolorose.

Questa particolare situazione genera nel bam­bino ricoverato sentimenti di ansia, d'insicurez­za, di disagio, di abbandono in quei casi in cui la madre non può garantire la sua presenza co­stante; sentimenti d'impotenza di fronte ai nuo­vi avvenimenti, di timidezza o di aggressività nei rapporti con il personale medico e paramedico; di regressione verso uno stadio di comporta­mento più infantile per avere maggiori attenzio­ni e regali dai familiari e per evitare responsa­bilità ed obblighi personali.

La conoscenza di questi problemi è stata de­terminante in quanto in molti Ospedali si sta co­minciando a dare importanza al mantenimento del contatto dei genitori con il figlio ricoverato e alla introduzione di attività a carattere educati­vo e ricreativo per offrirgli una degenza meno stressante e più rispondente alle sue esigenze.

 

Iniziative dell'ospedale

Da tempo nell'Ospedale generale provinciale di Rieti è norma deliberata da un normale atto dell'Amministrazione, concedere ai genitori del bambino ricoverato non solo il permesso per fargli visita senza limiti di orario ma anche di far soggiornare la madre, offrendole ospitalità completa. Infatti, fin dalla istituzione del reparto pediatrico nel vecchio ospedale era stata rico­nosciuta l'utilità del non distacco del bambino dalla madre per motivi di ordine psicologico e terapeutico e, pur nella ristrettezza dei locali, si era riusciti ad avere una sala per il soggiorno delle madri. L'I.N.A.M., dietro interessamento del personale medico della divisione di pediatria, aveva concesso un contributo per il vitto della persona che assisteva il bambino.

Dopo l'apertura del nuovo ospedale, in un pri­mo momento fu istituita una sala per il soggior­no diurno e notturno delle madri; successiva­mente, modificando la disposizione dei letti nel­le stanze ogni bambino, da zero a dodici anni, ha potuto avere vicino al proprio letto quello della mamma, naturalmente nel rispetto delle norme igieniche più comuni.

L'esperienza è stata ed è particolarmente po­sitiva sia per il bambino che per la madre la quale può seguire in ogni momento l'evolversi della malattia, le terapie e l'assistenza. D'altra parte tale presenza è utile anche per gli opera­tori sanitari poiché dà loro la possibilità di ave­re sotto controllo la situazione del malato in ogni più piccolo particolare, avvalendosi della collaborazione della madre. Gli eventuali danni o contrattempi causati da mamme ansiose e iper­protettive o da cattive abitudini igieniche trova­no una correzione e un tentativo di educazione sanitaria che hanno dato, a distanza, ottimi risul­tati controllabili nei successivi eventuali ricoveri.

Dallo scorso anno è stato istituito anche un servizio scolastico per i bambini ricoverati ri­chiedendo al Ministero della pubblica istruzione, in base al D.P.R. 417/74, il distacco di una inse­gnante che ha organizzato attività educative e formative per degenti dai sei ai dodici anni dei reparti di pediatria, di ortopedia e di chirurgia. I frequentanti, provenienti dalle scuole pubbliche e private della provincia, sono stati oltre 150 e tutti hanno partecipato volentieri alle attività programmate dall'insegnante perché:

- i giochi organizzati, le conversazioni e l'at­tività psicomotoria hanno favorito la socializza­zione tra bambini di reparti diversi e soddisfat­to il loro bisogno di compagnia e di movimento;

- la proposta di più linguaggi espressivi ha sollecitato la loro fantasia per cui hanno inven­tato storie, disegnato e colorato, con varie tec­niche, le loro composizioni grafiche aventi per tema: la famiglia, il paese, i giochi, ecc.; hanno costruito oggetti con materiale di recupero e col­laborato alla raccolte di «conte» e filastrocche;

- le «storie vere» narrate da ciascuno di loro hanno contribuito ad arricchire tutti di nuo­ve esperienze legate a momenti di vita vissuta;

- la migliore conoscenza delle strutture e degli interventi medici ha aiutato a prendere co­scienza del nuovo ambiente e della nuova situa­zione in maniera meno traumatizzante;

- ogni attività è servita a farli sentire meno malati, meno soli a scaricare certe tensioni, a trascorrere alcune ore in un ambiente più se­reno.

Per il corrente anno l'Amministrazione ha con­fermato il servizio scolastico potenziandolo con l'apporto di puericultrici che opereranno essen­zialmente nel nido ma anche a favore dei bam­bini ricoverati assistendoli nella loro vita di re­lazione.

Si sta provvedendo, inoltre, alla realizzazione di una sala per attività ludiche a cui potranno accedere i bambini di ogni reparto; per questo sono in corso acquisti di materiale per lo svol­gimento di attività educative e ricreative.

Ogni bambino, entrando in ospedale, riceverà un volantino che lo informerà della possibilità di fruire di questi servizi.

È in corso uno studio diretto ad accertare se ne potranno usufruire anche i bambini che ac­compagnano i familiari durante le ore di visita, ai quali non è permesso nel loro esclusivo inte­resse l'accesso nei reparti.

Con queste iniziative, l'Amministrazione ospe­daliera si pone come obiettivo quello di rendere la degenza sempre più a misura d'uomo nel ri­spetto della persona e dei diritti del bambino.

 

 

UNA ESPERIENZA COME INSEGNAMENTO

 

Distaccata presso l'Ospedale generale pedia­trico di Rieti per svolgere attività educative, for­mative ed assistenziali, così come previsto dall'art. 79 del D.P.R. n. 417, ho potuto per la prima volta fare un'esperienza nuova; insegnare a bam­bini ospedalizzati.

Già da qualche anno pensavo alla possibilità di iniziare questo lavoro in quanto le ripetute visite ad ammalati mi avevano convinta della ne­cessità e dell'importanza della presenza di un animatore culturale per tutta la comunità ospe­daliera.

All'inizio del mio lavoro ho cercato di con­tattare il personale amministrativo e sanitario per avviare l'esperienza con un minimo di strut­ture, di sussidi e di collaborazione; contempora­neamente ho cercato di conoscere ed intuire le necessità dei piccoli degenti dialogando con loro e con le loro mamme; mi sono documentata leg­gendo libri ed articoli inerenti ai problemi dei bambini malati; ho tentato di prendere contatti con altri colleghi che esplicano la mia stessa attività in altri ospedali.

Da tutto ciò è nata la programmazione che, presentata all'Amministrazione ospedaliera, è stata approvata e seguita da una commissione appositamente istituita, con la quale sono stati discussi e fissati i modi, i tempi, i fruitori, le finalità del servizio e le mie mansioni (vedere allegato n. 1).

Giunta ormai alla conclusione del lavoro di quest'anno, nel tentativo di darne una valutazione personale, la più obiettiva possibile, puntualiz­zerò cosa è stato fatto e come, in modo da sug­gerire proposte operative per il prossimo anno nel caso che quest'esperienza continui.

 

Rapporti con gli operatori dell'ospedale

Tenuto conto della novità e della particolarità di questo servizio sociale, debbo dire che da parte degli operatori amministrativi, pur con i ritardi determinati dalla prassi burocratica, ci sono stati rapporti di collaborazione ed impegno nel garantire sufficienti mezzi e strutture per lo svolgimento delle attività.

Il personale medico e paramedico ha favorito la frequenza dei bambini; con alcuni dottori è stato possibile anche parlare insieme dei problemi relativi alle condizioni fisiche e psichiche di certi malati; nella generalità dei casi però non è stato possibile avere contatti.

Il cappellano Don Antonio, dietro mio invito, si è interessato al reparto pediatrico venendo di tanto in tanto a proiettare dei films.

In presenza di bambini con handicaps mi sono potuta avvalere dei consigli e delle prestazioni degli specialisti del Centro riabilitazione funzio­nale dell'ospedale.

 

Rapporti con i genitori

Nella sezione di pediatria è ammessa la pre­senza costante delle mamme con le quali mi è stato possibile dialogare frequentemente e, quin­di, conoscere meglio la situazione familiare, fi­sica e scolastica di molti bambini. Da questi col­loqui è emerso che le madri sono sempre le per­sone più presenti nell'esperienza ospedaliera dei propri figli per garantire loro affetto, sicurezza ed assistenza. Ho costatato, però, che la loro ansia, il loro timore reverenziale per i dottori, determinato dalla paura della propria ignoranza, le frustrazioni e le privazioni che come madri e come donne debbono subire all'interno dell'ospe­dale, la loro preoccupazione per le assenze sco­lastiche creano nei bambini esagerate tensioni ed inutili preoccupazioni. Da ciò l'importanza di incontri tra genitori, dottori, infermieri ed inse­gnanti e la necessità di esaminare la possibilità che anche i padri siano presenti in queste circo­stanze.

 

Rapporti con i bambini

Le attività educative sono state frequentate da circa 150 degenti, dico circa, perché quelli che sono venuti per un giorno o due o che sono stati seguiti in stanza non sono stati nemmeno annotati. I malati della Pediatria hanno costituito la maggioranza dei frequentanti e dei lungode­genti.

Il contatto quotidiano con loro e la molteplicità degli incontri mi hanno fatto capire che il bam­bino ospedalizzato subisce traumi e disturbi emo­zionali derivanti dalla paura, dall'ignoranza di ciò che gli accade, dalla limitazione di movimento, dal rispetto della dieta, dalla somministrazione di medicine disgustose, dal dolore provocato da­gli interventi operatori o dalle medicazioni o dal­le analisi o dalle cure; dal particolare clima af­fettivo da cui viene circondato, dai «tradimenti» che gli vengono fatti; dall'allontanamento dal suo ambiente e della sua attività primaria e fon­damentale. Tutto ciò genera in lui sentimenti di ansia, di insicurezza, di disagio e di abbandono, particolarmente in quei casi in cui le mamme non possono garantire la loro presenza costan­te; sentimenti di impotenza, di timidezza o di aggressività, di inferiorità, di regressione verso uno stadio di comportamento più infantile; di manipolazione dei genitori per avere attenzioni, regali ed evitare rimproveri e responsabilità.

Non è stato sempre facile contattare questi bambini.

Alcuni si sono rifiutati di partecipare alle atti­vità educative perché:

a) condizionati dal parere dei genitori o dei compagni di stanza;

b) diffidenti con tutti per esperienze negative fatte;

c) prevenuti nei confronti della scuola e dell'insegnante;

d) preoccupati di doversi incontrare con bam­bini che non conoscono;

e) timorosi di dover rendere conto delle pro­prie capacità e della propria preparazione ad un'insegnante che non conoscono.

Quelli, invece, che hanno frequentato, sono stati contenti di partecipare alle attività pro­grammate settimanalmente (all'inizio dell'anno - vedere allegato n. 2) perché i giochi organizzati, proposti da me o da loro, le conversazioni e l'at­tività psicomotoria hanno favorito la socializza­zione tra bambini di reparti diversi e soddisfatto il loro bisogno di compagnia e di movimento, anche se quest'ultimo limitato nel tempo e nello spazio a causa delle loro condizioni di salute. Tutte le altre attività hanno sollecitato le capa­cità espressive dei degenti che hanno inventato storie da drammatizzare e raccontato le loro sto­rie; hanno rappresentato pittoricamente il loro mondo: la famiglia, il paese, i giochi; hanno co­struito oggetti con materiale di recupero; hanno collaborato alla raccolta di «conte»; hanno re­so partecipi gli altri delle proprie esperienze; hanno avuto spiegazioni sulle loro malattie e su­gli esami clinici sostenuti o da fare; hanno preso più dimestichezza dell'ambiente ospedaliero. Credo, insomma, che siano riusciti a sentirsi meno malati, a vivere la degenza in maniera più serena, a scaricare certe tensioni, a trovare per alcune ore un ambiente più rispondente alle loro esigenze, a sentirsi un bambino.

Come avevo previsto nella programmazione, sono state svolte anche attività legate alla pre­parazione strumentale dei bambini lungodegenti (in numero di 15, rimasti in ospedale dai 25 ai 35 giorni) per alcuni dei quali mi è stato possi­bile contattare i rispettivi insegnanti (scuola di S. Lucia, di G. Marconi, di L. Radice, di S. Bene­detto, di Villa Reatina, di Montopoli Sabino) per altri no perché provenivano dalla provincia, ma mi sono servita dei loro quaderni per richiamare alla mente le conoscenze fatte.

Queste attività hanno riscosso meno entusiasmo perché al bambino ospedalizzato, tranne qualche eccezione, non interessano spiegazioni su argomenti proposti così fuori dal proprio am­biente, dalla propria classe e da un'insegnante diversa.

Francamente io sono dalla parte dei bambini per questi motivi:

1) a nessun malato adulto è stato mai proposto di svolgere attività inerenti al proprio lavoro du­rante la degenza ospedaliera;

2) il malato, sia esso adulto o bambino, ha di­ritto e necessità di riposo e di serenità per le sue particolari condizioni di salute, per cui la risposta delle «lezioni scolastiche tradizionali» crea nei bambini ansia e disagio;

3) il recupero scolastico da parte dei malati lungodegenti deve avvenire in seno alla scuola di appartenenza nelle forme e nei tempi più ido­nei tenendo presente che per legge sono previsti corsi di sostegno e di recupero per bambini in difficoltà;

4) la frequenza delle attività formative ed edu­cative non è obbligatoria perciò ogni bambino è libero di frequentarle quando e come vuole, ne consegue che non è possibile svolgere un pro­gramma con continuità operativa;

5) i genitori e gli insegnanti non dovrebbero far pesare al bambino malato la sua assenza sco­lastica visto che essa non dipende dalla sua volontà ma che, anzi, gli comporta esperienze dolorose e traumatiche.

Per quanto riguarda la vita del malato all'inter­no dell'ospedale possono essere significative le risposte date dai bambini al questionario prepa­rato da me per conoscere meglio i loro bisogni (vedere allegato n. 3).

 

Bibliografia consultata

1) I diritti del malato - Edizione Feltrinelli.

2) Psicologia dell'età evolutiva - Edizione Aldo Martello-Giunti Editore.

3) Bambini in ospedale - Edizione Feltrinelli.

4) Articoli della rivista «Vita dell'infanzia» edita dall'Opera Montessori.

6) Articoli della rivista «Fogli di informazio­ne», edita dalla Cooperativa Centro di documen­tazione - Pistoia.

7) Articoli della rivista «Genitori e scuola» - Edizione La Scuola.

 

Proposte

L'esperienza condotta sinora mi ha convinta ancor più della validità di questo servizio che, secondo il mio parere, dev'essere ampliato e migliorato per difendere il malato dal formalismo e dalle carenze dell'apparato istituzionale che lo spersonalizza, lo emargina e lo avvilisce.

Per questo formulo proposte che sono relative alle strutture ed al materiale occorrente, altre al funzionamento del servizio.

 

Materiale da acquistare

- nuovi libri più adeguati all'età evolutiva dei bambini;

- diapositive didattiche relative ad argomen­ti scientifici, storici e geografici;

- proiettore e noleggio di pellicole cinemato­grafiche per bambini;

- giradischi con dischi;

- giochi specifici per bambini in ospedale;

- limografo per poter riprodurre i lavori dei bambini;

- armadi chiusi per conservare i libri della biblioteca;

- seggiole per bambini (n. 12 circa);

 - mappamondo;

- qualche vestaglia da camera per quei bam­bini che non avendola, per motivi diversi, sono costretti a restare in stanza;

- cuffie d'ascolto per l'impianto di radiodiffu­sione per dare la possibilità a tutti i malati di ascoltare qualche trasmissione.

 

Per un migliore funzionamento

- prendere accordi con le compagnie teatrali locali e con quelle che verranno nelle scuole (attraverso gli Enti Locali) per garantire non solo ai bambini ma a tutti momenti ricreativi, socializ­zanti e culturali;

- pubblicizzare il servizio, tramite le radio locali e la stampa, per farne conoscere le fina­lità;

- richiedere la presenza di un insegnante di scuola materna in modo da offrire momenti edu­cativi e ricreativi anche ai degenti dal 3 ai 6 anni;

- necessità di creare due ambienti: uno per i bambini più piccoli e per l'incontro delle mam­me; un altro per le attività educative e per gli incontri tra genitori, operatori ospedalieri ed insegnante;

- garantire la pulizia degli ambienti, visto che quest'anno vi sono state difficoltà;

- necessità ed importanza di programmare incontri tra personale medico, paramedico, ge­nitori ed insegnanti per conoscere meglio i bi­sogni del bambino, per un proficuo scambio di esperienze e di conoscenze per tutti.

 

 

Allegato n. 1

 

Indicazioni per la relazione al ministero

 

Sede

- stanza-soggiorno della Sezione Pediatrica dell'O.G.P. di Rieti.

Fruitori del servizio

- degenti dai 6 agli 11 anni delle sezioni di Pediatria, Chirurgia e di Ortopedia.

Orario

- lunedì, mercoledì e venerdì: ore 8,30-12,30

- martedì, giovedì e sabato: ore 15,00-18,00

Mansioni dell'insegnante

- svolgere attività educative, formative ed assistenziali, come previsto dall'art. 79 D.P.R. 417/74;

- prelevare giornalmente i bambini dai reparti e riaccompagnarli;

- svolgere le attività previste nella program­mazione proposta dall'insegnante ed approvata dalla Commissione Ospedaliera costituita, se­condo le disposizioni del Consiglio di Ammini­strazione dell'O.G.P., dal Direttore Sanitario, dai Primari di Pediatria, Chirurgia ed Ortopedia, dal Responsabile dell'Ufficio Tecnico e da due Con­siglieri;

- seguire in camera i bambini impossibilitati a raggiungere, il soggiorno;

- curare la distribuzione dei libri della biblio­teca;

- provvedere all'acquisto del materiale ne­cessario per lo svolgimento delle attività;

- contattare le compagnie locali teatrali per la realizzazione di spettacoli all'interno dell'Ospedale;

- contattare gli specialisti del Centro di ria­bilitazione funzionale per i bambini handicappati ricoverati.

 

Finalità del servizio

- rendere meno traumatizzante l'esperienza ospedaliera attraverso una migliore conoscenza delle strutture e degli interventi medici;

- favorire la socializzazione tra i bambini di reparti diversi onde evitare l'isolamento;

- animare il gruppo con attività culturali e formative;

- sollecitare la creatività dei bambini attra­verso la proposta di linguaggi espressivi;

- soddisfare il loro bisogno di movimento per mezzo di giochi ed esercizi psicomotori;

- mantenere contatti con l'ambiente esterno.

 

Attività svolte

a) attività di biblioteca distribuzione dei libri, letture guidate, seguite da spiegazioni e conver­sazioni, raccolta di alcuni giornalini scolastici, conoscenza di alcuni scrittori per ragazzi;

b) attività grafico-pittoriche-plastiche finaliz­zate alla preparazione di cartelloni, all'illustra­zione di fiabe o canzoni, alla composizione di scene, alla costruzione;

c) attività di animazione teatrale e di dramma­tizzazione: costruzione di pupazzi di carta, di car­tone e di stoffa, animazione di essi con invenzio­ni di brevi storie, drammatizzazione di racconti letti o di fatti realmente accaduti con trascri­zione del testo, partecipazione agli spettacoli teatrali a cui sono seguiti conversazioni e, quan­do è stato possibile, elaborati scritti o grafici, a seconda delle capacità strumentali dei bambini;

d) attività musicale: registrazione ed ascolto di brani sinfonici ed operistici, di canti per bam­bini, di canzoni di protesta; raccolta di «ninne nanne», di conte e cantilene usate nei giochi quotidiani; ascolto di fiabe tradizionali;

e) attività di cineforum: visione di films, pro­iettati gentilmente dal sacerdote che opera in Ospedale, e di telefilms, seguiti da dibattito, da relazioni e dalla compilazione di questionari re­lativi;

f) attività ludiche e psicomotorie: esecuzione di giochi organizzati, di esercizi ritmici mimati e di esercizi relativi all'organizzazione dello sche­ma corporeo in modo da far prendere coscienza al bambino delle possibilità di movimento del proprio corpo;

g) attività prettamente scolastiche: deludendo le aspettative di certi genitori e di alcuni inse­gnanti ma nel rispetto della volontà e dei deside­ri dei bambini malati che hanno diritto, come gli adulti, al riposo ed alla serenità, ho svolto atti­vità prettamente scolastiche, relative alla clas­se frequentata dai degenti, ogni volta che hanno espresso il desiderio di farlo sia in campo lin­guistico che in quello aritmetico. Del resto la partecipazione alle altre attività ha sollecitato i bambini ad usare in forma piacevole e motivata le forme espressive più varie e li ha arricchiti di nuove esperienze.

 

 

Allegato n. 2

 

Relazione sulle attività formative, educative ed assistenziali da svolgere nel reparto pediatrico dell'O.G.P.

 

Sono alla mia prima esperienza d'insegnamen­to in Ospedale perciò, nel programmare il mio lavoro, ho tenuto conto dell'ambiente particolare in cui dovrò operare, dell'elemento umano a cui è rivolta la mia azione, delle persone che po­tranno collaborare alla realizzazione di questa esperienza: Provveditore agli Studi, Presidenza dell'Ospedale, personale medico e paramedico, Centro di riabilitazione e comunità scolastiche.

Preso contatto con il personale medico e pa­ramedico del reparto, constato che i degenti so­no bambini da 0 a 12 anni, che la presenza di bambini in età scolare varia per numero, per età e per giorni di degenza, tenuto conto delle attuali strutture del reparto, mi sembra indi­spensabile per iniziare il lavoro, la creazione di due ambienti così strutturati:

una sala-giochi ove tutti i bambini possano svolgere attività propriamente ludiche; in questa troveranno posto i giochi già esistenti; la gio­stra, il cavallo e il dondolo che però dovranno essere riparati, ed altri giochi da acquistare, co­me l'altalena e giochi strutturati;

una sala per le attività dove i bambini in età scolare potranno svolgere attività educative, sen­za essere disturbati dai malati più piccoli.

Ritenendo che il mio insegnamento debba mi­rare:

- a rendere meno traumatizzante l'esperienza ospedaliera;

- a favorire la socializzazione;

- ad animare culturalmente la comunità con attività formative ed educative;

- a sollecitare la creatività del bambino attra­verso la proposta di linguaggi espressivi;

- a mantenere contatti con l'esterno, cioè con la famiglia e con la scuola di provenienza, in pre­senza di bambini lungodegenti e con il Centro di riabilitazione per i bambini handicappati.

Penso che le attività più rispondenti a questi scopi possano essere:

Attività di biblioteca, con distribuzione di li­bri, lettura guidata e seguita da spiegazioni e conversazioni, raccolta di giornalini e richiesta di giornalini scolastici;

Attività grafico-pittorico-plastiche, finalizzate all'apprendimento di tecniche espressive, alla preparazione di cartelloni, all'illustrazione di fia­be e racconti, ecc.;

Attività di drammatizzazione, comprendente teatro di burattini, rappresentazione di fatti o racconti, preparazione di testi da recitare;

Attività musicale, con ascolto di dischi e ap­prendimento di canti popolari.

Attività di cineforum, con proiezione di diapo­sitive di argomenti vari, con visione di telefilm, discussione di essi, compilazione di questionari relativi;

Attività ludiche, da svolgersi possibilmente al­l'aperto o in sala, per eseguire giochi organiz­zati.

Le suddette attività si espleteranno al mattino o al pomeriggio a seconda delle esigenze del progetto di lavoro che verrà formulato da me insieme ai bambini.

L'orario sarà il seguente: ore 8,30-12,30 oppu­re ore 15,30-18,30; articolato in relazione alla vita del reparto.

La presente programmazione ha necessaria­mente carattere generale poiché soltanto nella pratica potrò verificarla, mutarla, ampliarla se­condo le richieste e le esigenze dei fruitori del servizio.

Propongo che tali attività vengano estese an­che ai bambini degli altri reparti, in tal caso fis­serò orari diversi per gli incontri.

Considerando importante e necessaria per questo lavoro la collaborazione dei responsabili dei reparti per avere notizie sui bambini che contatterò, e per stabilire le modalità di frequen­za, ritengo indispensabile che tale programma­zione venga sottoposta e, quindi, discussa insie­me a loro per far sì che l'esperienza si realizzi nel miglior modo possibile.

Allego alla presente l'elenco del materiale ne­cessario per l'avvio delle attività, naturalmente durante lo svolgimento di esse, potrebbe crearsi l'esigenza di richiederne altro.

 

Elenco del materiale per le attività

 

Attività grafico-pittorico-plastiche

N. 3 scatole colori a tempera

N. 1 scatola grande puntine da disegno

N. 1 scatola pennarelli grandi

N. 5 scatole pennarelli normali

N. 5 scatole matite colorate

N. 10 pennelli n. 3-5-7-8

N. 10 pacchetti Das

N. 4 flaconi vernidas

N. 3 pacchi carta da ciclostile

N. 1 scatola matrici per ciclostile

N. 5 temperamatite

N. 5 gomme da matite

N. 10 matite nere

N. 10 biro nere

N. 10 fogli di carta bianca da pacchi

N. 10 fogli di cartoncino Bristol di colori diversi

N. 3 flaconi di colla, perline colorate e filo di naylon

N. 3 cucitrici e punti metallici

N. 3 paia forbici con punte arrotondate

N. 1 paia forbici

Attività di biblioteca

N. 1 registro Buffetti di carico dei libri

N. 1 registro Buffetti di prestito

N. 19 libri da rifoderare con nastro adesivo te­lato e carta plastificata

Attività musicale

N. 1 giradischi con dischi

Attività di drammatizzazione

N. 1 baracca con burattini

Attività linguistiche

N. 1 episcopio con schermo

N. 1 limografo

N. 1 registratore con cassette

Attività logico-matematiche

N. 1 domino

N. 1 scatola grande di costruzioni

N. 1 tombola

N. 1 gioco delle tabelline

N. 1 abaco con dadi

N. 1 scatola gessi bianchi

N. 3 scatole gessi colorati

Attrezzature per le sale delle attività

N. 1 scaffalatura per libri (attualmente sono 300)

N. 3 tavoli da lavoro

N. 12 seggiole

N. 1 lavagna murale

N. 2 aste murali per l'affissione dei cartelloni

 

 

Allegato n. 3

 

Questionario

 

1) Da quanto tempo sei in ospedale? ...............................................

2) È la prima volta che vieni ricoverato? ..........................................

3) Come ti trovi in questo ambiente? ...................................................

­4) Cosa vorresti trovare di diverso nell'ospe­dale? ............................................

5) Di che cosa hai paura? ....................................................................

6) Quali persone sono gentili con te? ................................................­

7) Quali ti creano preoccupazione? ...................................................

8) Quali sono i momenti più belli che vivi in ospedale? .............................................

9) Quali quelli meno belli? ...............................................................

10) Ritieni utile la tua degenza in ospedale? .............................................

11) Sei contento di frequentare le attività edu­cative? ..............................................

12) Cosa ti piacerebbe fare quando vieni nella sala soggiorno? ...............................................

Scrivi il tuo

Nome ...........................................................

Cognome ....................................................

Scuola di provenienza ..................................

Paese d'origine .............................................

Rieti,  ..........................

 

 

Quantificazione delle risposte contenute nel questionario

 

Finalità del questionario che ho sottoposto a n. 54 bambini nei primi giorni della loro degenza:

a) sapere ciò che li preoccupa nell'esperienza ospedaliera,

b) conoscere le loro reazioni nei confronti dell'istituzione,

c) scoprire in breve tempo i loro bisogni.

Domanda n. 1 - Da quanto tempo sei in Ospe­dale? - hanno risposto:

n. 25 da tre giorni

n. 10 da quattro giorni

n. 12 da cinque giorni

n. 7 da sei giorni

Domanda n. 2 - È la prima volta che vieni ri­coverato? - hanno risposto:

n. 23 ricoverati per la prima volta

n. 11 ricoverati per la seconda volta

n. 20 ricoverati più volte

Domanda n. 3 - Come ti trovi in questo am­biente? - hanno risposto:

a) quelli ricoverati per la prima volta

n. 12 bene                n. 7 male           n. 4 così così

b) quelli ricoverati per la seconda volta

n. 3 bene                  n. 2 male           n. 6 così così

c) quelli ricoverati più volte

n. 10 bene                n. 5 male           n. 5 così così

Domanda n. 4 - Cosa vorresti trovare di di­diverso in Ospedale? - hanno risposto:

n. 13 desiderano una grande sala giochi

n. 11 desiderano cibo più saporito, più variato

n. 7 desiderano niente perché non vorrebbe­ro mai essere entrati in Ospedale

n. 5 desiderano compagnia di altri bambini

n. 4 desiderano personale più gentile

altri desiderano televisore, campo di pallone, cinema, bicicletta, dolci, medicine più buone, niente punture, più pulizia, stanze più grandi, presenza dei familiari, poter uscire all'aperto, mettere il termometro più tardi al mattino, ora­ri diversi

Domanda n. 5 - Di che cosa hai paura? - han­no risposto:

a) quelli ricoverati per la prima volta

n. 5 di niente

n. 13 delle punture

n. 3 delle operazioni

b) quelli ricoverati per la seconda volta

n. 1 di niente

n. 9 delle punture

n. 2 delle operazioni

c) quelli ricoverati più volte

n. 4 di niente

n. 15 delle punture

n. 4 delle operazioni

Domanda n. 6 - Quali persone sono gentili con te? - hanno risposto:

n. 36 tutto il personale medico, paramedico, l'insegnante, i malati

n. 7 solo i malati di stanza

n. 7 solo la maestra

n. 2 solo gli infermieri

n. 1 solo la suora

n. 1 solo il medico

Domanda n. 7 - Quali ti creano preoccupazio­ni? - hanno risposto:

n. 22 nessuno

n. 20 gli infermieri

n. 7 i dottori

n. 4 i compagni di stanza

n. 1 la suora

Domanda n. 8 - Quali sono i momenti più belli che vivi in Ospedale? - hanno risposto:

n. 46 quando sono a scuola e giocano

n. 21 quando ci sono i genitori

n. 3 quando ricevono regali (n. 2 dai parenti n. 1 dai familiari)

n. 2 non hanno nessun momento bello

Domanda n. 9 - Quali quelli meno belli? - han­no risposto:

n. 17 quando sono soli

n. 14 quando mancano i genitori

n. 8 quando debbono fare prelievi, operazio­ni, visite

n. 5 quando debbono fare le punture

n. 4 quando litigano con i compagni

n. 3 quando debbono misurare la febbre al mattino presto

n. 2 quando debbono restare a letto

n. 2 quando debbono prendere le medicine

n. 2 nessun momento brutto

n. 1 quando debbono andare in isolamento

n. 1 quando piove

n. 1 quando c'è il pesce a pranzo

n. 1 quando non può uscire

Domanda n. 10 - Ritieni utile la tua degenza in Ospedale? - hanno risposto:

n. 54 affermativamente

n. 12 hanno precisato che «solo in Ospedale posso essere curato perché qui ti fanno tutto quello che ti serve»

Domanda n. 11 - Sei contento di frequentare le attività educative? - hanno risposto:

n. 54 affermativamente

Domanda n. 12 - Cosa ti piacerebbe fare quan­do vieni nella sala soggiorno? - hanno risposto:

n. 41 giocare

n. 21 scrivere

n. 15 disegnare

n. 15 leggere

n. 9 lavorare

n. 5 conversare

n. 4 studiare

n. 4 fare tutto

n. 3 fare teatro

n. 2 vedere la TV

n. 1 fare attività di cineforum

n. 1 fare attività psicomotoria

n. 1 imparare le divisioni

 

 

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