Prospettive assistenziali, n. 55, luglio - settembre 1981
Libri
ANNA CHIODINI e MARIA GRAZIA
PEDRETTI, Per una informazione di base
sul problema dell'handicap, Patron Editore, Bologna, 1980, pagg. 157, L. 4000.
L'intento di questa pubblicazione è
quello di dare, con chiarezza, i fondamentali elementi conoscitivi attorno al
problema dell'handicap, problema che tocca in modo profondo migliaia di
persone e di famiglie anche nel nostro paese. Ma non si creda di trovarsi di
fronte ad una semplice descrizione dei problemi: l'essenzialità dei dati non è,
infatti, in questo caso, rinuncia ad evidenziare le cause e le carenze più gravi della situazione attuale, ma tende a
delineare e ad indicare le strade possibili, per offrirle alla coscienza, alla
discussione, all'iniziativa di tutti. La profonda rottura degli schemi di analisi e di comportamento dei diversi fatti sociali ed
istituzionali che il grande movimento di idee e di lotte della fine degli anni
'60 ha prodotto anche nel nostro paese ha significato il positivo emergere e
farsi strada di un nuovo concetto di medicina e di salute, della ricerca e
definizione di una nuova terapia, del rifiuto precisa e motivato dell'istituzione
in quanto momento di «totale» o «definitiva» emarginazione o ghettizzazione
di ogni fatto o comportamento «deviante», «anormale» presente nella società.
È da questo rifiuto della «istituzione totale», della scienza come fatto neutro
e separato dai rapporti di potere e di produzione esistenti, che si sono
sviluppate esperienze significative per una concreta revisione
della scala di valori ancora dominanti.
Da queste esperienze esemplari, quasi sempre basate su impegni volontari di gruppi di base,
di comunità ristrette di persone, che a volte hanno rischiato o rischiano di
sostituirsi a compiti fondamentali che sarebbero
propri dello Stato, si sono sviluppati nuovi atteggiamenti, nuovi valori che
hanno prodotto nuove scelte legislative più corrispondenti al principio
inviolabile della pari dignità e diritto di ogni uomo a vivere come protagonista
nella realtà sociale.
Di questa instancabile
azione di ricerca, di azione, di aggregazione attorno ai problemi dell'handicap
questa pubblicazione è concreta testimonianza.
(Dalla presentazione)
AA. VV., La tabellina del trentatre - Esperienza di
medicina scolastica, Feltrinelli , Milano, 1978,
pagg.191, L. 2.700
Gli autori di questo libro hanno
voluto presentare una esperienza del proprio lavoro
all'interno del servizio di medicina scolastica ponendosi due obiettivi:
- fare un lavoro metodologico di
gruppo; - puntare su una ricerca di esperienza aperta
senza pretese scientifiche con ipotesi di verifica continua dell'esperienza
stessa.
L'ipotesi proposta è stata quella
coraggiosa di autogestione della salute all'interno
del servizio di medicina scolastica in contrapposizione alla metodologia medica
corrente basata sulla concezione della salute come «non malattia» e sulla
delega totale al tecnico. Questa ipotesi, pur logica, ha suscitato mille
reazioni, non da parte dei bambini, fruitori del
servizio, ma da parte dei medici, dei genitori e degli amministratori comunali.
Gli autori sostengono che la
popolazione scolastica non può essere oggetto di intervento,
ma deve essere soggetto cosciente. Le situazioni di rischio per la salute
vanno gestite insieme per modificare il contesto
socio-ambientale. È insufficiente suggerire la modifica dei comportamenti
individuali indicando semplicemente alcuni doveri come per esempio lavarsi le
mani, i denti, ecc. Ciò al massimo può servire per addestrare, come la «tabellina del trentatré» imparata a memoria.
Il metodo suddetto è già contenuto.
È altra cosa infatti una visita medica individuale al
singolo bambino accompagnato dal genitore dal riunire l'intera classe per
controllare insieme per esempio la scoliosi.
In questo modo si tende a risolvere
un problema della salute dei più con il loro contributo e con progetti
generali per tutti.
Solo così il «medico-tecnico» assume
il ruolo operatore e cioè il ruolo di insegnante,
animatore pedagogista, compagno di classe: egli si fa organizzatore per la
modifica del contesto sociale, perché «inventa» con gli interessati un modello
di controllo dello stato di salute, permette l'appropriazione delle
informazioni sanitarie da parte della popolazione, che in tal modo può
partecipare al progetto per la salute dell'età evolutiva.
È solo in questo modo che il medico
(come qualunque altro operatore) può «ricusarsi come tecnico e proporsi come
responsabile».
IOLE MEO
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