Prospettive assistenziali, n. 55, luglio - settembre 1981
Notiziario dell'Associazione nazionale
famiglie adottive e affidatarie
CAMPAGNA
CONTRO IL RICOVERO IN ISTITUTO
Nell'ambito della campagna informativa sulle
conseguenze negative del ricovero in istituto dei bambini, il Coordinamento
Sanità Assistenza fra i movimenti di base, cui aderisce l'ANFAA, ha promosso
una raccolta di firme in appoggio alla seguente
petizione: «I sottoscritti chiedono che
la Regione Piemonte ed il Comune di Torino intervengano con la massima
sollecitudine per assicurare una normale vita familiare a tutti 15500 bambini
e ragazzi piemontesi ricoverati in istituti del Piemonte e in altre Regioni
(1500 di essi sono torinesi).
In primo
luogo i genitori devono essere aiutati ad allevare ed
educare direttamente i loro figli. Nei casi di famiglie inidonee si dovrà
provvedere all'affidamento a scopo educativo ad altre famiglie scelte con
molta cura dai servizi sociali e all'inserimento in piccole comunità alloggio.
Se i minori sono in situazione di totale abbandono si
dovrà far ricorso all'adozione.
Infine
chiedono che la Regione e il Comune di Torino provvedano affinché anche ai
bambini e fanciulli handicappati sia garantita la
crescita in famiglia (propria, affidataria o
adottiva) o in comunità alloggio e sia data loro la possibilità di frequentare
insieme ai minori non handicappati tutte le strutture e servizi (scuole materne
e dell'obbligo, attività ricreative, ecc.)».
L'iniziativa è stata sostenuta con incontri, dibattiti,
trasmissioni radiofoniche e televisive, articoli e con l'affissione di
locandine e manifesti (v. copertina).
Sono state raccolte 10.000 firme.
Riteniamo che uno dei risultati più significativi di questo lavoro sia stato l'impegno per la deistituzionalizzazione dei bambini della fascia di età 0-6
anni assunto dal Comune di Torino (v. articolo relativo).
AFFIDAMENTI
ALLO SBANDO DI MINORI CAMBOGIANI
Poiché era previsto l'arrivo in Italia di un centinaio
di minori cambogiani a scopo di affidamento, la sede
nazionale dell'ANFAA in data 13 maggio 1981 ha inviato alla Fondazione per gli
aiuti ai profughi cambogiani di Roma la lettera sotto riportata, lettera
rimasta finora senza alcuna risposta.
A seguito
dell'incontro avuto con alcuni aderenti della Vostra fondazione di Cuneo
abbiamo ritenuto opportuno scriverVi per precisare,
data la delicatezza del problema, la nostra opinione sull'affidamento e
sull'adozione dei minori cambogiani e per avanzare alcune nostre proposte.
Siamo molto
perplessi sul fatto che l'iniziativa riguardi minori per i quali la permanenza
in Italia può essere transitoria, come risulta - a
quanto a noi riferito - dalle condizioni poste dall'Alto Commissario delle
Nazioni Unite, anche se siamo consapevoli delle disperate condizioni in cui vivono
nei campi profughi in Tailandia.
L'affidamento
previsto di almeno tre anni pone problemi di varia natura, di
ordine personale, giuridico e amministrativo, che vanno affrontati e
risolti prima dell'eventuale arrivo dei minori per le gravi ripercussioni che
possono creare sulla vita dei minori stessi
Sul piano
personale vanno previste, anche sulla base di passate esperienze, le
difficoltà di inserimento di bambini che abbiano
superato i 5-6 anni di età.
Le famiglie
disponibili devono essere accuratamente selezionate e preparate anche attraverso
un confronto con altre coppie che hanno adottato bambini stranieri.
Tenuto conto
che è prevedibile che buona parte degli affidamenti
possono essere trasformati in adozione è necessaria una verifica preventiva con
i Tribunali per i minorenni competenti per territorio per evitare spiacevoli
sorprese.
Analoghi
contatti dovrebbero essere preventivamente presi con gli Enti locali (in base
alle competenze a loro attribuite dal DPR n. 616/1977) e i Ministeri
Interessati.
Le coppie
che hanno presentato domanda pressa il Ministero dovrebbero
(se non l'hanno già fatto) rivolgersi al Tribunale per i minorenni dichiarando
la loro disponibilità per un preventivo esame della loro situazione personale e
familiare. Pur avendo delle perplessità su come lavorano molti Tribunali, riteniamo comunque necessario il loro coinvolgimento e la
loro valutazione delle situazioni.
Anche per
questi motivi sarebbe opportuno «concentrare» la scelta su una-due
regioni che hanno servizi sociali più operanti per
evitare di aver troppi interlocutori (T.M., Enti
locali) e per consentire un maggior scambio e sostegno fra le famiglie.
Restano poi
da definire le modalità di abbinamento per offrire ai
bambini la famiglia più adatta alle loro esigenze.
Concludendo questa breve nota vorremmo precisare, come già in
passato, che quanto sopra proposto vuole essere un contributo costruttivo per
affrontare questa difficile problematica, trovando le soluzioni più tempestive
e idonee per quei bambini che stanno soffrendo e che hanno a nostro parere il
diritto di trovare, viste le enormi disponibilità, le famiglie più sensibili e
preparate per aiutarli a crescere.
E avendo
appreso il Vostro impegno a favore dei profughi crediamo che dobbiate farvi Voi
promotori degli impegni richiesti da questa operazione,
senza contare (purtroppo) sulla possibilità che i Ministeri possano farsene
interamente carico.
Restiamo
disponibili per un eventuale incontro.
www.fondazionepromozionesociale.it