Prospettive assistenziali, n. 55, luglio - settembre 1981
Notiziario dell'Unione per la lotta
contro l'emarginazione sociale
RELAZIONE SUI PRIMI TRE MESI DI ATTIVITÀ DEL
TRIBUNALE PER I DIRITTI DEL MALATO DI TORINO (1)
Tre mesi di esperienza non
sono sicuramente sufficienti per fare bilanci; tuttavia possiamo dire che il
Tribunale per i diritti del malato comincia a diventare una realtà. Gli
aderenti alle organizzazioni promotrici di Torino (ACLI, AGESCI, Sindacato,
CSA, ecc.) hanno raccolto informazioni e testimonianze di numerosi cittadini
malati e non, promosso manifestazioni davanti e dentro gli ospedali, parlato
con la gente.
Decine sono le lettere pervenute e le telefonate di
chi segnala ingiustizie, disfunzioni, maltrattamenti, spesso casi
circostanziati e senza trincerarsi nell'anonimato.
Vi è molta disponibilità nella gente che abbiamo incontrato, quasi la speranza che il Tribunale
possa «fare giustizia» di torti subiti o restituire quella dignità che molti
dicono di aver visto calpestata. Molti attendono dal Tribunale qualche primo
gesto concreto prima di partecipare o di farsi coinvolgere, frenati dalla
diffidenza tradizionale che accompagna il sorgere di iniziative
nuove.
Altri hanno inteso il Tribunale alla pari di un
sindacato del malato o di un ente di patronato. Occorrerà lavorare ancora nei
prossimi mesi per chiarire meglio ruolo ed obiettivi di questo «strumento al
servizio della gente» che restano legati alla necessità di far conoscere una
situazione, sensibilizzare l'opinione pubblica e le categorie sui problemi di
una migliore organizzazione delle strutture sanitarie. Non abbiamo cercato
scandali da denunciare, né abbiamo sollevato polveroni.
Sono emersi però, dal nostro
lavoro, uno stillicidio di carenze che contribuiscono, comunque, a rendere
scadente e difficile la «qualità della vita» del cittadino malato nelle
strutture di degenza.
Le denunce che abbiamo raccolto formano un dolente
mosaico di problemi e di sofferenze che testimoniano dolore, rabbia, impotenza
e paura.
Tuttavia molte persone - i degenti in particolare -
accettano ancora il concetto dell'ospedale come luogo chiuso, scostante,
freddo, quasi per «necessità» di tipo sanitario cercando qualche volta di
risolvere i problemi attraverso le mance, amicizie,
ecc.
Ma vediamo di delineare il
quadro di ciò che è emerso nel corso di questi mesi per quanto riguarda gli
ospedali torinesi, senza generalizzare e senza la pretesa di rappresentare
fedelmente la realtà.
Raccontiamo semplicemente quello che è emerso finora.
Alimentazione: poco
nutriente, cibi freddi, scadenti, orario dei pasti inadatto, diete particolari
non rispettate.
Servizi igienici:
insufficienti e poco rispettosi del diritto alla riservatezza e alla propria
intimità.
Pulizia e manutenzione:
carente, cambio biancheria poco frequente, pulizia con sostanze nocive.
Tempo libero: mancanza di
sale ricreative o per ricevere i parenti, biblioteche chiuse, inattività
forzata, noia.
Orari: orari delle visite troppo rigidi
e scomodi - orari a misura del personale e non del malato.
Carenze organizzative: ricoveri nei corridoi o in sala operatoria - tempi di attesa
lunghissimi - malati gravi ricoverati vicino a quelli per accertamenti
diagnostici - morenti vicino ad altri ricoverati - difficoltà per le persone
senza parenti - cronicizzazione delle persone anziane - ricoveri inutili per
accertamenti - per avere un posto letto occorre sottoporsi a visita privata a
pagamento.
Effetti di spersonalizzazione:
non si è più una persona ma una malattia - violazione dell'intimità personale.
Rapporti con
personale paramedico: vengono ritenuti dispensatori di farmaci - maleducazione e
mancanza di rispetto - dolore nelle medicazioni - problema delle mance -
scarsità numero operatori - mancata assistenza ai pasti - non vi è assistenza
durante i fine settimana - ricorso per chi se lo può permettere ad infermieri a
pagamento.
Rapporti col
personale medico: diagnosi contrastanti
- errori nelle diagnosi - arroganza - mancanza di informazione
del malato e dei parenti (si rivendica la possibilità da parte dei parenti di
essere ricevuti dai medici in orari definiti e comodi anche per chi lavora) -
linguaggio incomprensibile - presunzione - mancata assistenza nei fine
settimana - lesioni subite per errori.
Questo un primo quadro. Occorre tenere conto inoltre
che al Tribunale sono stati denunciati anche i casi di particolari malati: affetti da sclerosi multipla
(mancanza di strutture di riabilitazione e di cure a
domicilio), dializzati (scarsa
preparazione del personale), degenti
psichiatrici (carenza di strutture territoriali - maltrattamenti del personale - assistenza a carico dei parenti - mancato
collegamento tra ospedali e territorio).
Infine i problemi degli anziani (mancanza di assistenza per
bisogni elementari - assenza assistenza domiciliare - espulsione dei cronici
dagli ospedali), dei bambini (impossibilità assistenza notturna da parte dei
genitori - mancanza strutture di gioco e di ricreazione).
Il Tribunale continua, in questa prima fase, l'operazione
di raccolta di testimonianze e denunce, di pubblicizzazione
dell'iniziativa per coinvolgere il maggior numero di persone e forze sociali
interessate.
Nel prossimo autunno vi sarà la conclusione di questa
prima sessione con una manifestazione pubblica che renderà noti tutti i dati
raccolti e i problemi denunciati per redigere una carta di diritti su cui
avviare un rapporto con le istituzioni sanitarie e con la Regione attraverso il quale si possano cominciare ad affrontare i problemi
emersi con la partecipazione diretta dei cittadini e delle categorie di
lavoratori del settore.
(1) L'ULCES partecipa al Tribunale per
i diritti del malato di Torino tramite il Coordinamento sanità e assistenza fra
i movimenti di base.
www.fondazionepromozionesociale.it