Prospettive assistenziali, n. 55, luglio - settembre 1981

 

 

Notizie

 

 

I VESCOVI ITALIANI FAVOREVOLI ALL'ADOZIONE E ALL'AFFIDAMENTO EDUCATIVO

 

Nel comunicato conclusivo dei lavori della XVIII Assemblea generale della Conferenza epi­scopale italiana, tenutasi dal 18 al 22 maggio 1981, è scritto quanto segue: «Alle comunità cristiane i vescovi rivolgono t'invito a prosegui­re, nella pazienza e nella fiducia, l'opera di evan­gelizzazione del matrimonio e della famiglia, in­tensificando tutte le iniziative capaci di dare una risposta immediata ed efficace ai problemi che essa incontra.

Si continui nel promuovere consultori familia­ri, centri di accoglienza della vita, si sia presen­ti nelle istituzioni pubbliche, favorendo, nel qua­dro di una pastorale familiare, il sorgere di grup­pi di spiritualità dei coniugi in forme e modi che la situazione consente. Si educhino le famiglie a saper offrire il loro aiuto a coppie in difficoltà, disponendosi anche, oltre all'adozione, ad acco­gliere in affidamento bambini e bambine che non possono, almeno temporaneamente, vivere con i propri genitori.

Non sia dimenticata la pratica squisitamente cristiana della ospitalità. La Chiesa è cosciente di non potersi limitare a richiamare le grandi ra­gioni della fede e della vita cristiana, sa di dover­le testimoniare in opere di carità e iniziative ori­ginali e coerenti».

 

 

I VILLAGGI SOS: UNA VECCHIA FORMA DI BENEFICENZA

 

I villaggi SOS stanno cercando di estendere il loro raggio di azione: sono stati progettati nuo­vi villaggi a Morosolo (Varese), Vicenza e Roma.

Ultimamente è stata avviata la raccolta di fon­di per la costruzione di un villaggio in Piemonte. Su «La Voce del Popolo», organo della Dio­cesi torinese, sono apparse numerose lettere di critica dell'iniziativa. La più significativa ci è sem­brata quella di Don Michele Abrate che riprodu­ciamo integralmente.

 

Ho letto e riletto la lettera del 7 giugno 1981 in cui si presenta il «Villaggio SOS», con un sen­so di stupore, di perplessità e di malessere. Mi pare che le persona impegnate in una tale ini­ziativa siano persone di buona volontà. Ma, allo­ra perché ritornare a vecchie forme di benefi­cenza? Qui siamo in piena beneficenza, lo sche­ma è quello tipico della delega. Il risultato è quel­lo disastroso dell'emarginazione. Supponiamo, in­fatti, che un giorno sorga sulla bella collina tori­nese un «Villaggio SOS»: naturalmente una bel­la villa per il direttore a la sua famiglia (!); poi un gruppo di signorine o di vedove che diventano improvvisamente «mamme e zie» di alcune de­cine di bambini provenienti da tutto il Piemonte: alta Val Gesso, Val Maira, Biellese, qualcuno di via Artom, della Valle d'Aosta, uno o due da Mon­calieri e un paio di orfani monferrini... tutti rac­colti in una casetta, vicina ad altre con situazio­ni analoghe. Quale problema si risolve? In questa situazione i problemi si creano, non si risolvono. Quale rapporto sarà possibile con la famiglia di origine? Quale collegamento con la realtà in cui il fanciullo è nato e cresciuto? Quale possibilità di trovare famiglie nuove? Che ne è di loro quan­do saranno diventati economicamente indipen­denti? È sufficiente l'indipendenza economica?

Pur avendo una parvenza di opera buona, in realtà questo progetto, così come si presenta, è lontano dallo spirito del Vangelo che ci presenta Gesù che «preso un bambino lo pose in mezzo e abbracciandolo disse: chi accoglie uno di questi bambini nel mio nome accoglie me...». Qui non «si accoglie», ma «si raccoglie» allontanando. Il Signore non ha creato mamme «nubili e vedo­ve» e i bambini hanno bisogno possibilmente di «mamme mamme».

Penso che l'iniziativa «Villaggio SOS» non sia da appoggiare. È un'altra la strada da seguire: ricerca di famiglie disposte ad accogliere un bambino non nato nella propria casa. Ogni battezzato è figlio di Dio e fratello in Gesù. Dunque è normale sia nella predicazione che nella prassi del cristiano accogliere per principio chi è nel bisogno, indipendentemente dal cognome che porta.

Ma questo richiede anche una predicazione e un'azione apostolica diversa, probabilmente la riscoperta di alcune pagine di teologia diverse. E perché no, un'esperienza personale del prete in questo senso... Linea evangelica è il pagare di persona, non il delegare, lavandosene pilatesca­mente le mani con un'offerta. Pagare di persona può voler dire per dei giovani scegliere uno stu­dio, utile a servire e non solo a guadagnare; fare l'obiezione di coscienza al servizio militare per poter arricchire la propria vita con alcuni anni di servizio civile, per esempio come appoggio nelle comunità-alloggio e nelle iniziative a carattere educativo verso minori anziani, handicappati.

Non è certamente il caso che la Chiesa diventi l'ente che gestisca delle opere nuove, magari moderne. È invece il caso che animi delle perso­ne a svolgere con spirito questo servizio, inven­tandoli dove mancano, radicandoli nel cuore della gente e nel territorio in cui si vive. Qualche pic­cola esperienza localizzata in Borgata Parella nel settore dei minori, delle madri nubili e degli han­dicappati conferma l'esigenza e la priorità di per­sone (meno di soldi) un radicamento nel terri­torio.

 

 

ADEGUAMENTO DI UN'ABITAZIONE AL FINE DI CONSENTIRE IL MANTENIMENTO NELLA STESSA CASA DI UNA INABILE (1)

 

Con deliberazione della Giunta municipale 8010904/19, assunta in via d'urgenza in data 29 novembre 1980, l'Amministrazione comunale, in attuazione delle linee programmatiche tendenti ad incrementare servizi alternativi al ricovero, evitando ogni forma di segregazione ed emargina­zione, ha approvato l'impegno di spesa necessa­ria per consentire interventi straordinari nei con­fronti di inabili ed invalidi.

Con il provvedimento suddetto, si è inteso so­prattutto agevolare l'acquisizione di attrezzature e l'esecuzione di opere di ristrutturazione di abi­tazioni indispensabili per la vita domestica degli utenti sopracitati.

In considerazione di quanto sopra esposto si ritiene di intervenire nei confronti di una perso­na soia paraplegica la sig.na M.S., per favorirne l'insediamento e la permanenza in alloggio as­segnatole dall'I.A.C.P. consistente in un monolo­cale con annesso il bagno, sito in corso A.B. 283 al piano rialzato.

È infatti indispensabile, per renderlo accessi­bile alla persona citata, provvedere all'acquisto e alla messa in opera di un elevatore da affianca­re alla ripida rampa di scale per superare il disli­vello di circa metri 1,00.

Occorre, inoltre provvedere all'acquisto di al­cune attrezzature per rendere agevole l'uso del bagno consentendo il trasferimento dalla carroz­zella agli apparecchi igienici e disporre la modifi­ca di un serramento.

Constatato che per l'acquisto e la messa in ope­ra degli attrezzi suddetti si è interessata la Ripar­tizione X Edilizia residenziale pubblica, tecnica­mente competente per la direzione dei lavori di ristrutturazione, che ha presentato i preventivi delle seguenti ditte:

- BLANCO - impugnatura ribalta­bile                    L. 161.000

- BLANCO - impugnature per parete laterale        L. 31.320

- VIVIANI - apparecchi speciali per bagno            L. 350.000

- ARMO - elevatore Mod. ADX                            L. 3.790.000 + I.V.A. 15%

per un totale di spesa ammontante a                  L. 4.332.520, + I.V.A. 15%.

A lavori ultimati e a collaudo avvenuto da parte della Ripartizione X LL.PP., le somme spe­cificate verranno liquidate direttamente alle ditte fornitrici.

 

La Giunta municipale,

Attesa l'urgenza e la necessità di non differire il provvedimento succitato, per cui si rende applicabile l'art. 40 della Legge comunale e provin­ciale (T.U. 4 febbraio 1915 n. 148);

provvedendo in via d'urgenza ai sensi del suc­citato art. 140;

Delibera all'unanimità, con votazione a scruti­nio segreto, in considerazione di quanto esposto in narrativa:

1) di approvare la spesa complessiva di Lire 4.332.520 oltre I.V.A. 15% occorrente per consen­tire l'uso autonomo da parte di una inabile dell'alloggio sito in corso A.B. 283 e di erogare a lavori ultimati la somma suddetta direttamente alle ditte sottoelencate per le somme a fianco indicate:

BLANCO                                                 L. 161.000

BLANCO                                                 L. 31.320

VIVIANI                                                   L. 350.000

ARMO                                                     L. 3.790.000 oltre I.V.A. 15%;

2) iscrivere la spesa di L. 4.332.520 oltre I.V.A. 15% al cap. 703 art. 5 del bilancio 1980 (Interven­ti straordinari per il mantenimento degli inabili nelle loro abitazioni) su fondi espressamente im­pegnati e conservati nei residui con provvedimen­to deliberativo assunto dalla Giunta municipale in data 29 novembre 1980 n. 8010904/19.

La Giunta municipale, delibera inoltre all'unani­mità con successiva votazione di dichiarare immediatamente eseguibile il presente provvedi­mento.

 

 

(1) Deliberazione della Giunta municipale di Torino del 6 aprile 1981.

 

 

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