Prospettive assistenziali, n. 59, luglio - settembre 1982

 

 

Notiziario dell'Unione per la lotta contro l'emarginazione sociale

 

 

I MANICOMI NON SERVONO

 

Con il patrocinio dell'Unione per la lotta contro l'emarginazione sociale e di Prospettive assisten­ziali ha avuto luogo a Settimo Torinese il 12 giu­gno 1982 il convegno-dibattito «La salute mentale nel territorio: chi la difende?», organizzato dall'Unità locale 28 del Piemonte (1).

Caratteristica fondamentale del convegno è stata la folta partecipazione di utenti ed ex utenti del servizio di psichiatria di zona; molti di essi si trovano periodicamente in gruppi organizzati.

Il giornale La Stampa ha così descritto il clima del convegno: «Un'atmosfera all'insegna di baci e abbracci fra operatori e malati, massima libertà per tutti di interrompere, gridare, lanciare battute scherzose. Silenzio di tomba e un po' di commo­zione quando hanno preso la parola i portavoce dei vari gruppi, genitori, donne, giovani».

Testimonianza di una ragazza: «Oggi noi vo­gliamo che ascoltiate i figli di persone psichiatrizzate nel passato. Vogliamo denunciare i danni che i ricoveri hanno provocato non solo ai nostri geni­tori ma alla famiglia nel suo insieme. La psichia­tria tradizionale ci ha offerto una strada senza ri­torno, ci ha resi orfani di genitori ancora vivi. Gra­zie alla chiusura dei manicomi e ai servizi aperti sul territorio i nostri genitori vivono in famiglia, lavorano, sono ridiventati i nostri padri e nostre madri e non quei relitti pieni di farmaci, vergogna e disgrazia. È stato il risultato di un lavoro lungo».

La voce di un genitore: «L'altro giorno c'era un tale vicino a casa, era molto agitato, aveva rotto oggetti, picchiato la moglie. Quando sono arrivato io ha cercato di picchiare anche me. L'ho avvici­nato con pazienza, tutti gli altri erano scappati. Ci siamo seduti e messi a parlare, s'è calmato».

Una signora ospite con altre 8 nella comunità di Via Amendola: «Il manicomio è un posto dove si prendono botte e si è torturati. Io non ci manderei nessuno, neanche per sbaglio». Un'altra, Celesti­na: «Quando sento la parola manicomio provo un grande terrore e mi viene male al cuore. Sono stata rinchiusa nel manicomio di Via Giulio, a Torino, spesso mi legavano ad un albero. Da 5 anni sono libera. Sono stata ricevuta dal Sindaco, i carabinieri e i vigili sono miei amici, tutti mi rispettano».

 

Al termine del convegno è stata approvata all'unanimità la seguente mozione:

 

I partecipanti al convegno «La salute mentale nel territorio: chi la difende?», tenutosi a Settimo Torinese il 12 giugno 1982 alla presenza di non meno di 250 persone, caratterizzato dai numerosi interventi di utenti,

udite le relazioni dell'Amministrazione, della Equipe di salute mentale, degli utenti organizzati e dei volontari che concretamente operano nel settore,

SOTTOLINEANO

che per la prima volta è stato dato spazio a coloro che hanno vissuto di persona esperienze sia precedenti che successive alla entrata in vigore della legge 180;

RILEVANO

che attualmente, come avvenuto nella U.S.L. 28, è possibile rispondere alle esigenze della utenza senza alcuna necessità di ripristinare vecchie o nuove strutture manicomiali;

PRENDONO ATTO CON VIVA SODDISFAZIONE

dell'obiettivo esposto dalla U.S.L. 28 e cioè l'azzeramento dei ricoveri coatti e volontari nei servizi psichiatrici di diagnosi e cura e nelle case di cura private, ottenibile mediante una opportuna organizzazione a livello territoriale;

SOTTOLINEANO L'URGENZA

che questo progetto sia assunto dalla Regione Piemonte pienamente e concretamente mediante la messa a disposizione della U.S.L. 28 degli stru­menti e degli operatori necessari alla realizzazio­ne del progetto di cui sopra;

RILEVANO

che condizioni essenziali per una gestione al­ternativa degli interventi di salute mentale sono:

a) il riconoscimento dei diritti e del protagoni­smo dei cittadini soprattutto di quelli che si rivol­gono al servizio,

b) il riferimento al territorio come spazio e am­biente in cui risolvere le situazioni di crisi che sorgono in quella data zona,

c) il coinvolgimento e la collaborazione delle famiglie,

d) la prevenzione come momento fondamentale per eliminare o ridurre in tutta la misura del pos­sibile le situazioni di disagio,

e) l'informazione e l'educazione sanitaria inte­se quali strumenti di crescita anche culturale del­la popolazione.

I partecipanti al convegno

RESPINGONO

pertanto qualsiasi tentativo di ripristino dei ma­nicomi sotto qualsiasi forma;

RESPINGONO

altresì i progetti tendenti alla semplice medicaliz­zazione del disagio psichico, sia che ciò avvenga a livello territoriale, sia e soprattutto se ciò ha luogo a livello di strutture ospedaliere;

PROPONGONO

che il Presidente della U.S.L. 28 invii il presente testo al Ministro della Sanità Altissimo e ai sotto­segretari Magnani Noja e Orsini, invitandoli a prendere atto che, dove si sono manifestate le in­dispensabili volontà tecniche e politiche e la par­tecipazione degli utenti, la riforma ha dimostrato di essere applicabile e che pertanto ogni ritorno al passato non trova alcuna giustificazione.

 

 

(1) Circa l'attività del servizio di salute mentale di Set­timo Torinese vedere Prospettive assistenziali, n. 41 «Co­munità alloggio per ex ricoverati in manicomio. Dal progetto alla realizzazione», n. 42 «Ricerca sull'emarginazione coatta in manicomio nella Provincia di Torino», n. 58 «Dal manico­mio al servizio di salute mentale territoriale».

 

 

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