Prospettive assistenziali, n. 61, gennaio - marzo 1983

 

 

Notiziario del Centro italiano per l'adozione internazionale

 

 

PER UNA EFFETTIVA TUTELA DEI MINORI STRANIERI ADOTTABILI

 

Nel dicembre scorso è avvenuta una serie di episodi riferiti a famiglie italiane che si erano recate all'estero per procurarsi un bambino. Su questi episodi, il Centro italiano per l'adozione internazionale ha preso posizione con una confe­renza-stampa e con il seguente documento:

 

Gli interventi con i quali le autorità di frontie­ra dell'aeroporto romano di Fiumicino e il Tri­bunale di Venezia hanno ostacolato l'ingresso in Italia di minori stranieri affidati a scopo di ado­zione a coniugi italiani dalle magistrature dei Pae­si d'origine dei bambini debbono essere valutati - a giudizio di questo Centro - come dolorosi, ma necessari. Infatti, nella maggior parte dei ca­si, i coniugi italiani che si recano all'estero per realizzare il loro desiderio di adottare un bambi­no o non hanno i requisiti formali previsti dalla legge 431/1967 sull'adozione speciale o non sono stati ritenuti preventivamente idonei all'adozione dai nostri Tribunali per i minorenni, unica istitu­zione competente in materia in Italia. Aggirando o scavalcando il Tribunale per i minorenni gli aspiranti genitori adottivi hanno potuto, da qual­che anno, procurarsi un minore straniero, appro­fittando della disponibilità delle Corti d'appello a sanare «fatti compiuti», delibando, cioè ricono­scendo efficaci, con gli effetti dell'adozione spe­ciale o dell'adozione ordinaria, i provvedimenti emessi dalle magistrature dei Paesi d'origine dei minori. Questa indulgenza ha però favorito il fe­nomeno sempre più vasto e inquietante dell'ado­zione all'estero di minori da parte di coniugi pre­occupati non tanto di strappare alla solitudine un bambino privo di cure materne e affetti familiari, quanto invece di risolvere un proprio problema di coppia, originato da un matrimonio senza figli. Il Terzo Mondo, quella parte del globo in cui col­lochiamo i Paesi in condizioni di ritardato svi­luppo socio-economico o tormentati da sangui­nose vicende interne, diventa così una sorta di «banca del bambino pre-confezionato», sostitu­tiva della «banca del seme», un'area nella qua­le si può compiere l'ultimo e più ignobile sac­cheggio.

Pur non disponendo di dati aggiornati e ufficiali, questo Centro, che in quindici anni di attività ha positivamente inserito 800 bambini stranieri in altrettante famiglie italiane, ritiene che al pre­sente si trovino sul territorio della Repubblica centinaia di minori asiatici o latino-americani in­trodotti avventurosamente da privati irresponsa­bili o da organismi non riconosciuti e non suffi­cientemente qualificati. In attesa, quindi, che ven­ga promulgata la nuova legge sull'adozione, già approvata dal Senato ed attualmente all'esame della Camera dei deputati, legge che regolamen­ta anche l'adozione internazionale, questo Cen­tro ritiene inderogabile e indispensabile ogni in­tervento delle autorità di governo e della magi­stratura competente volto a bloccare l'immigra­zione di minori stranieri a scopo di adozione, quando i coniugi adottanti non abbiano preventi­vamente ottenuto la dichiarazione di idoneità del Tribunale per i minorenni italiano.

Questo Centro, inoltre, ritiene doveroso segna­lare all'opinione pubblica e a quanti si occupano di adozioni internazionali che spesso i minori provenienti dai Paesi del Terzo Mondo non sono in effettivo stato di abbandono, ma vengono ce­duti, per dolorosa necessità, dai loro genitori che non sono in grado di mantenerli. Queste adozio­ni sono quindi, in realtà, atti compiuti, ancora una volta, nell'interesse dell'adulto e non del minore.

L'adozione internazionale mantiene un suo con­tenuto ideale e rimane tuttora un valido, anche se estremo e ci auguriamo provvisorio, mezzo di intervento in favore del «bambino solo», non importa né dove né come nato, quando venga realizzata non da privati, ma da organismi go­vernativi o riconosciuti, competenti e controllati, la cui attività non abbia statutariamente scopo di lucro.

 

 

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