Prospettive assistenziali, n. 62, aprile - giugno 1983

 

 

Editoriale

 

LUCI ED OMBRE NEL CAMPO DELLA LOTTA ALL'EMARGINAZIONE

 

 

Luci ed ombre nel campo della lotta contro l'emarginazione vanno registrate a chiusura della ottava legislatura, conclusasi anticipatamente con il ricorso alle urne. Numerose erano le leggi di riforma che interessano il settore socio-sani­tario-assistenziale all'esame delle Camere; al­cune si trascinavano da diverse legislature ed occorrerà riprenderle dopo la formazione del nuo­vo Parlamento.

Tra gli aspetti positivi da registrare a conclu­sione di questo quadriennio, c'è il varo (finalmen­te) della nuova legge sulla adozione e l'affidamen­to familiare. È il risultato di una battaglia signi­ficativa condotta a partire dagli anni '60, che ave­va già trovato una prima risposta nella riforma del 1967 con la quale è stata introdotta l'adozio­ne speciale, ma che oggi segna un nuovo punto a favore della tutela dei diritti dei minori, specie di quelli definitivamente o temporaneamente soli.

A fronte, va annotato che, per l'ennesima volta, una legislatura si chiude senza che le assemblee parlamentari riescano a scrivere la parola fine alla legge-quadro sull'assistenza; una riforma in­dispensabile ed indilazionabile, che deve inte­grarsi con quella della sanità e con il riordino di tutti gli altri servizi di base.

Tuttavia, al di là delle luci e delle ombre che si possono elencare, c'è un elemento che - a nostro avviso - occorre far pesare sul bilancio. È un aspetto positivo, tutt'altro che secondario: la persistente partecipazione dei cittadini e delle forze più vive del paese alla vita politica, parla­mentare e sociale; nonostante la crisi registratasi negli ultimi anni a questo riguardo - dovuta an­che in gran parte al tentativo ricorrente di assor­bire ogni fermento partecipativo nell'area della cogestione - organizzazioni di base e semplici cittadini hanno continuato ad esercitare una certa pressione su forze politiche e parlamento, riven­dicando il superamento della emarginazione per fasce sempre più ampie di persone ed impeden­do, a volte, clamorosi passi indietro sulla strada della integrazione.

 

 

Unificare le forze e partecipare

 

Un esempio evidente si può riscontrare nelle cronache degli ultimi mesi. La magnifica risposta data dalle associazioni e dai movimenti di base che si occupano di invalidi civili e l'intervento di migliaia di cittadini hanno respinto il cinico ten­tativo del Governo, delle organizzazioni impren­ditoriali e dei vertici nazionali del sindacato di­retto a negare agli handicappati il diritto al la­voro e quindi a relegarli ai margini della socie­tà (cfr. l'art. 9 del decreto legge 29 gennaio 1983, n. 17, «Misure per il contenimento del costo del lavoro e per favorire l'occupazione») (1).

In molte città, alla lotta contro il decreto legge 17/83 hanno dato un attivo contributo i sindacati. Pertanto, completamente isolati sono rimasti i vertici romani della CGIL CISL UIL che, di fatto, non si erano opposti alla emanazione di questo provvedimento.

La vicenda del decreto legge 17/83 ha messo in luce molti ed importanti problemi. In primo luogo occorre che le organizzazioni di invalidi e quelle che si interessano del loro inserimento sociale avviino al più presto iniziative per unifi­care le forze o, almeno, per coordinarle. Ciò do­vrebbe avvenire non solo a livello locale e regio­nale, ma anche a livello nazionale.

Occorre quindi potenziare il Coordinamento na­zionale tra le associazioni ed i movimenti di base per i problemi dell'emarginazione e dell'handi­cap (2) ed estendere i Coordinamenti locali già presenti a Milano, Napoli, Roma, Torino e Ve­nezia.

Il lavoro in comune è tanto più necessario se si vuole passare da una strategia di difesa (ne­cessaria in certi casi, come si è verificato per respingere il decreto legge 17/83), ad una linea di attacco, tesa a conquistare l'inserimento so­ciale a tutti i livelli.

Si tratta di un volontariato di tipo promozio­nale, diretto a sollecitare - attraverso iniziative di vario genere - sia le riforme sociali, sia 1'im­pegno degli enti tenuti ad intervenire, perché adempiano ai loro compiti.

Crediamo vada tenuto maggiormente presente che molte delle conquiste degli ultimi venti anni nel campo della lotta contro l'emarginazione tro­vano origine proprio nel lavoro promozionale svol­to da gruppi e da associazioni: dalla riforma della legge sull'adozione, alla proposta dell'affidamen­to familiare; dall'inserimento degli alunni han­dicappati nella scuola di tutti, alla più generale battaglia contro il ricovero in istituto; dalla ri­forma della psichiatria a quella della sanità.

 

La legge di riforma dell'adozione e dell'affidamento

 

Come si è detto, il 21 aprile 1983 è stata defi­nitivamente approvata la legge che riforma pro­fondamente l'adozione e che regolamenta l'affida­mento familiare a scopo educativo di minori (3):

- definisce come forma di adozione normale quella che era stata chiamata «speciale» dalla legge 5 giugno 1967, n. 431;

- estende l'adozione a tutti i minori degli an­ni 18 (fino ad oggi era pronunciabile solo per i bambini di età inferiore agli anni 8);

- sopprime l'affiliazione e riduce notevolmen­te il campo di applicazione dell'adozione ordi­naria;

- prevede norme penali per stroncare il mer­cato dei bambini, per colpire le istituzioni pub­bliche e private che omettono di segnalare i mi­nori in situazioni di abbandono o forniscono noti­zie inesatte;

- disciplina l'adozione di minori stranieri, ga­rantendo a questi gli stessi diritti riconosciuti ai fanciulli italiani;

- stabilisce norme in materia di affidamento familiare a scopo educativo di minori.

La nuova legge solleva, tuttavia, perplessità su alcuni aspetti non marginali: attribuzioni di im­portanti funzioni ai giudici tutelari di cui è nota - nella stragrande maggioranza dei casi - la pressoché totale inattività nel settore della tu­tela non patrimoniale dei minori; la conservazio­ne, anche se circoscritta, dell'adozione ex ordi­naria ora denominata «in casi particolari»; al­cuni dannosi appesantimenti procedurali per la dichiarazione di adottabilità ed i relativi ricorsi; attribuzione di competenze operative alla magi­stratura in materia di affidamento familiare anche nei casi in cui vi sia il consenso a tale intervento da parte dei genitori.

Comunque, riferendosi agli aspetti positivi del­la nuova disciplina, oltre al già citato impegno promozionale svolto dalle organizzazioni più di­rettamente coinvolte (Associazione nazionale fa­miglie adottive e affidatarie, Centro italiano ado­zione internazionale, Unione per la lotta contro l'emarginazione sociale; alle quali si sono ag­giunte via via l'Associazione nazionale giudici mi­norili, la Caritas Italiana, le Fondazioni Dragan e Zancan, l'Associazione Papa Giovanni XXIII, ecc.), va sottolineato positivamente il metodo scelto dal Parlamento per formulare la nuova legislazio­ne in materia di adozione e affidamento.

La Commissione Giustizia del Senato ha avvia­to e concluso, infatti, una ampia indagine cono­scitiva, attraverso la consultazione di tutte le componenti interessate: amministrazioni di Re­gioni, Province e Comuni; magistrati; operatori; organizzazioni sociali; ecc. (4). È un metodo che ha portato alla elaborazione delle norme di modi­fica non nel chiuso delle commissioni, ma a con­tatto con la realtà più viva del paese.

L'azione continua ed intensa di informazione, sollecitazione e proposta ha prodotto, in alcuni casi, il capovolgimento delle tesi sostenute nei progetti di legge presentati. Ben lontane erano, infatti, su certi temi, le posizioni avanzate inizial­mente da esponenti del pci e del psi.

 

La riforma dell'assistenza

 

Ancora una volta, lo scioglimento anticipato delle Camere ha interrotto il cammino della leg­ge quadro di riforma dell'assistenza, allontanando ulteriormente l'obiettivo di una nuova regola­mentazione nazionale del settore, attesa dall'Uni­tà d'Italia (!).

È pensabile che - formato il parlamento della nona legislatura - i partiti si accingano a ripre­sentare alle Camere propri progetti di legge. So­no note le posizioni che hanno portato - per l'ennesima volta - ad una situazione di grave empasse il dibattito tra le forze politiche (5). A nostro avviso, è importante che i futuri progetti di legge ed il confronto parlamentare riguardino soprattutto:

- la non emarginazione delle fasce più deboli di popolazione e la deistituzionalizzazione di mi­nori, handicappati, adulti e anziani ricoverati;

- l'integrazione dei servizi assistenziali con quelli sanitari e con tutti gli altri interventi so­ciali, soprattutto attraverso l'attribuzione delle competenze agli stessi organi di governo della sanità;

- il trasferimento ai Comuni delle competen­ze, del personale e dei patrimoni delle IPAB, per assicurare le risorse umane e finanziarie al fine di istituire servizi alternativi al ricovero. Rite­niamo che il trasferimento delle IPAB ai Comuni debba essere previsto dalla legge di riforma dell'assistenza in modo da consentire l'effettuazione di indagini non solo per accertare l'effettiva con­sistenza patrimoniale di quelle esistenti, ma an­che per rendere possibile l'individuazione di tutte le istituzioni esistenti. A riguardo non dimen­tichiamo che nell'inchiesta sulle IPAB effettuata dal 1880 al 1888 parecchie centinaia di istituzioni vennero individuate a seguito della pubblicazione di manifesti invitanti la popolazione a segnalarle.

A questo riguardo ci sembra interessante ripor­tare il telegramma inviato dal Coordinamento sa­nità e assistenza fra i movimenti di base di To­rino ai segretari nazionali del PCI, del PDUP e del PSI il 10 maggio 1983 (6).

Ma, soprattutto, è necessario ribadire che nodo centrale della riforma dell'assistenza deve esse­re il superamento della emarginazione pubblica e privata. Giova ripetere, per evitare fraintendi­menti, che «sarebbe un falso obiettivo indicare solo nello scioglimento delle IPAB e nel trasferi­mento degli assistiti, dei patrimoni e del perso­nale ai Comuni il risultato da raggiungere». Il vero nodo da sciogliere, a nostro avviso, è e resta uno solo: superare l'istituzionalizzaziorre, pubbli­ca o privata che sia.

 

Altre riforme

 

Il nuovo Parlamento, infine, dovrebbe incomin­ciare a non varare più leggi settoriali per questa o quella categoria di emarginati (ciechi, sordi, insufficienti mentali, anziani) creando in tal modo inaccettabili disparità di trattamento e spesso fa­vorendo situazioni di vera e propria emargina­zione. Occorre, invece, prevedere nelle varie leg­gi di tipo generale (casa, collocamento al lavoro, piano sanitario nazionale, ecc.) norme specifiche che, consentendo la permanenza nel contesto so­ciale della fascia più debole della popolazione, garantiscano l'uso dei servizi anche a questi cit­tadini. L'augurio è che la nona legislatura si muo­va finalmente su questa strada.

 

 

 

(1) Il testo approvato dal Parlamento è quello riportato nel n. 61 di Prospettive assistenziali, pp. 4 e 8.

(2) Vedasi il documento base del Coordinamento pubbli­cato sul n. 59 di Prospettive assistenziali.

(3) Cfr. legge 4 maggio 1983, n. 184, «Disciplina dell'ado­zione e dell'affidamento dei minori», in Gazzetta Ufficiale 17 maggio 1983, supplemento ordinario.

(4) Cfr. Prospettive assistenziali, nn. 45-47-48-49.

(5) Cfr. Prospettive assistenziali, n. 57. Cfr., inoltre, il volume di M. Tortello, F. Santanera, L'assistenza espropria­ta, Nuova Guaraldi, Firenze, 1982, che riferisce ampiamen­te sui nodi aperti della riforma dell'assistenza e sui tenta­tivi di salvataggio delle IPAB.

(6) Questo il testo del telegramma: «Coordinamento sa­nità e assistenza fra i movimenti di base, Via Assietta 13, Torino, cui aderiscono Sezione piemontese Associazioni Sclerosi multipla, Sezione Torinese Associazione spastici, Gruppo inserimento handicappati USSL 27, Associazione genitori adulti et fanciulli handicappati, Sezione Torino As­sociazioni genitori fanciulli et adulti subnormali, Coordi­namento para tetraplegici, Associazione famiglie adottive et affidatarie, Centro informazioni politiche et economiche, Coordinamento autogestione handicappati, Coordinamento Comitati spontanei quartiere, Gruppo Abele, Sezione To­rino Unione lotta distrofia muscolare, Unione lotta emargi­nazione sociale, CSA USSL 39, chiede prima elezioni assi­curazioni presentazione prossima legislatura proposta legge riforma assistenza con attribuzione organi governo sanità anche gestione tutta assistenza et formazione base et ag­giornamento operatori sociali et con trasferimento Comuni patrimoni et personale tutte IPAB et iniziative per inseri­mento sociale et lavorativo handicappati et non emargina­zione da servizi sanitari anziani cronici non autosufficienti».

 

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