Prospettive assistenziali, n. 64, ottobre - dicembre 1983

 

 

HANDICAP: CASA, BARRIERE ARCHITETTONICHE E TRASPORTI

MARCELLO VINDIGNI (1)

 

 

Le grandi città sono certamente il banco di pro­va più impegnativo per le amministrazioni pubbli­che e le forze economiche e sociali che vogliono affrontare con decisione il problema dell'han­dicap.

Torino è una di queste città, con un centro sto­rico su cui non è facile intervenire, con una sto­ria industriale che ha profondamente inciso sullo sviluppo edilizio, con una evoluzione culturale che, nel bene e nel male, ha spesso espresso alcuni segnali anticipatori di movimento che in seguito si sono generalizzati.

Noi pensiamo, magari con un pizzico di orgo­glio, che anche nel settore degli interventi a favore dei cittadini con handicap, Torino ab­bia fatto uno sforzo non consueto.

Ma non ci si è arrivati dì colpo o per caso, è una conquista maturata nel tempo dalla città, da­gli amministratori e dalle associazioni che si sono organizzate nel Coordinamento Sanità Assisten­za (C.S.A.) e che hanno con assiduità e competen­za informato, sollecitato, coinvolto gli ammini­stratori pubblici.

Oggi ci resta ancora molto da fare ma comin­ciamo a trarre degli orientamenti dai primi ri­sultati del nostro lavoro.

Il lavoro è molto semplice, almeno sulla carta: - progettare e costruire a norma tutti i nuovi edifici pubblici o altre infrastrutture;

- approfittare degli interventi di ristrutturazio­ne per adeguare gli stabili già edificati;

- intervenire specificatamente in situazioni ove l'accessibilità è condizione indispensabile ed improrogabile.

Secondo questi criteri stiamo intervenendo si­stematicamente nei Centri Civici, negli uffici e nei servizi municipali, nei servizi sociali decen­trati, nei Centri d'incontro, negli edifici scolastici ed in diversi impianti sportivi e piscine pubbliche.

Le modifiche tendono essenzialmente alla eli­minazione degli ostacoli rappresentati da scalini attraverso la predisposizione di rampe o di eleva­tori, installazione dì ascensori a norma di legge e adeguamento di alcuni servizi igienici.

Un altro settore di particolare rilevanza, e che rientra sempre nel più vasto piano per il miglio­ramento della qualità della vita, è l'eliminazione delle barriere architettoniche nelle case di abita­zione.

Per garantire al cittadino fisicamente impedito la disponibilità di un ambiente accessibile, usu­fruibile e confortevole, il Comune di Torino ha predisposto i seguenti strumenti:

 

a) Emanazione di appositi bandi speciali

 

per soggetti fisicamente impediti sul piano mo­torio. Nel 1982 il CIT (Consorzio Intercomunale Torinese) ha assegnato in Torino e nei Comuni limitrofi 67 alloggi ad altrettante persone con handicap che vivono singolarmente (sono 14) op­pure appartengono a nuclei familiari di non oltre 4 componenti (in totale 53 famiglie).

Gli alloggi (45 mq per persona singola o coppia e di 70/85 mq per nuclei di 3/4 componenti) era­no compresi nei programmi di nuove costruzioni o di ristrutturazioni di stabilii, attuati dal Comune e dallo I.A.C.P.

In questi alloggi sono state eliminate le bar­riere architettoniche sulla base delle esigenze degli assegnatari che, in questa fase, sono stati assistiti da un'apposita équipe di tecnici e di con­sulenti.

Ogni alloggio è stato adeguato all'esigenza dell'inabile e di tutto il nucleo familiare.

 

b) Assegnazione di alloggi di risulta IACP

 

Prima dell'emanazione del succitato bando, ed in casi particolari, la Commissione per l'assegna­zione degli alloggi dello IACP resi disponibili, ha disposto la destinazione di alcunì alloggi ad han­dicappati, privilegiando in particolare coloro i quali intendono uscire da istituti.

 

c) Regolamento edilizio

 

La strada per rendere accessibili gli edifici di nuova costruzione è indicata dalle norme previste all'interno del nuovo Regolamento Edilizio.

Il Consiglio Comunale il 21.12.1982 ha appro­vato una Integrazione al Regolamento Edilizio che dispone «Nuove norme per l'accessibilità e la fruibilità delle costruzioni da parte delle persone fisicamente impedite».

Questa integrazione che è esecutiva dal 1° feb­braio 1983 dice testualmente:

«I fabbricati di nuova costruzione ovvero og­getto di ristrutturazione edilizia quale definita dall'art. 31 della legge 5.8.78 n. 457, se aventi più di tre piani fuori terra devono avere tutti gli al­loggi, esclusi eventualmente quelli nel sottotet­to, accessibili alle persone fisicamente impedite che usano poltrone a rotelle, con eliminazione di barriere architettoniche che siano di ostacolo al loro transito lungo i percorsi di collegamento tra le sedi pedonali pubbliche o i parcheggi esterni e l'interno delle singole abitazioni.

Tale accessibilità deve essere garantita realiz­zando percorsi utilizzabili dalle dette persone lun­go i quali sono ammesse solo rampe con pavi­mento antisdrucciolevole, pendenza massima del 6% e ripiani ogni 10 mt. di sviluppo; soglie arro­tondate con dislivello massimo di cm. 2; porte con luce netta minima di mt. 0,85; piattaforme di distribuzione in corrispondenza dei passaggi dai percorsi principali orizzontali ai verticali di dimen­sioni tali da consentire con facilità e sicurezza i movimenti degli invalidi stessi; ascensori aventi dimensione interna minima di mt. 0,90 x 1,30 con apertura della cabina posta sul lato più corto e con porte interne ed esterne a scorrimento latera­le automatico di larghezza netta non inferiore a mt. 0,90. Inoltre tutti gli alloggi resi accessibili con le modalità sopra indicate devono essere adeguati alle esigenze abitative dell'utenza fisi­camente impedita e quindi avere porte di co­municazione interna con luce netta minima di mt. 0,85, corridoi larghi almeno mt. 1,50, servizi igienici e cucine con porte apribili verso l'ester­no e di ampiezza sufficiente a consentire l'agevo­le accesso a tutti gli apparecchi e ìl loro utilizzo da parte degli invalidi su poltrone a rotelle, oppu­re presentare soluzioni progettuali che garanti­scono le sopraddette prestazioni.

Potranno fare eccezione a quanto stabilito dal presente articolo edifici monumentali vincolati ai sensi della legge 1.6.39 n. 1089 ed altri edifici da ristrutturare nei quali, per le caratteristiche dì ubicazione, strutturali e architettoniche, risulti comprovata l'impossibilità di realizzare in tutto o in parte la prescritta accessibilità.

L'accessibilità e la fruibilità devono essere ga­rantite anche nelle nuove costruzioni destinate o destinabili ad usi misti o produttivi con super­fici superiore a 500 mq. salvo che per esigenze operative, debitamente motivate, non si renda necessario escludere per ragioni tecniche o di sicurezza tale accessibilità e fruibilità.

Le prescrizioni riguarderanno gli edifici che sa­ranno costruiti o ristrutturati dopo il semestre successivo alla data di entrata in vigore della pre­sente modifica, fatte salve le istanze presentate prima di tale termine, per le quali, ai fini delle re­lative concessioni, si applicherà la precedente normativa».

 

d) Adattamento di abitazioni

 

Si ritiene inoltre che un valido contributo, per garantire la permanenza nella propria abitazione e nel proprio ambiente sociale, sia intervenire a favore delle persone inabili e handicappate che intendono adeguare la propria abitazione, sia que­sta di proprietà pubblica che privata, onde ren­derla accessibile e rispondente alle loro esigenze mediante l'apposizione di apparecchiature idonee a superare le barriere (scivoli, elevatori, ecc.) e/o lavori di piccola o media ristrutturazione di alcuni locali dell'abitazione (ad esempio adegua­mento di servizi igienici, ecc.).

A tal fine il Consiglio Comunale il 23 novem­bre 1982 ha disposto l'approvazione dei criteri per:

- l'esecuzione dei lavori di adeguamento ne­cessari, se l'alloggio è di proprietà pubblica;

- la concessione di un contributo per l'ese­cuzione dei lavori se l'alloggio è di proprietà pri­vata.

Per l'assegnazione del contributo si devono rispettare le seguenti modalità:

1) ove il reddito complessivo del nucleo fa­miliare dei l'handicappato risulta inferiore al li­mite previsto per l'assegnazione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica, il contributo da erogare sarà pari all'importo della spesa da so­stenere;

2) ove il reddito complessivo del nucleo fami­liare dei l'handicappato sia, invece, compreso tra il limite previsto per l'assegnazione ed il limite previsto per la decadenza dall'assegnazione fis­sato con delibera CIPE del 19 novembre 1981, il contributo da erogare non potrà essere superiore al 50% delle spese da sostenere.

In entrambi i casi l'importo del contributo da erogare non potrà superare il tetto dei 10 milioni, anche tenendo presente gli eventuali contributi per l'acquisto di attrezzatura.

L'erogazione è infine subordinata alle seguenti condizioni:

- invalidità del soggetto beneficiario non infe­riore al 67%, dichiarata dalla competente com­missione provinciale invalidi, accompagnata da gravi menomazioni fisiche agli arti superiori ed inferiori o età superiore ai 65 anni, con ridotta autonomia o per condizioni fisiche o per situazio­ni di isolamento;

- presentazione di idonea documentazione comprovante le condizioni socio-economiche del beneficiario e del nucleo familiare;

- presentazione di preventivo delle spese da sostenere e, ove occorra, autorizzazione del pro­prietario dell'immobile all'esecuzione dell'opera, con impegno dello stesso proprietario di affittare i locali per almeno quattro anni;

- gli interessati dovranno far pervenire il con­to consuntivo dei lavori effettuati corredato dalle relative fatture entro un anno dalla comunicazio­ne della concessione del contributo, pena la de­cadenza del beneficio concesso.

 

e) Promozione di studi e proposte abitative

 

Nell'ambito della rassegna EXPOCASA svoltasi a Torino nello scorso aprile, l'Assessorato per la Casa ha presentato una nuova proposta abitativa particolarmente studiata per la fruizione anche da parte di persone disabili.

Nello stand è stato allestito un alloggio ac­cessibile di 90 mq di superficie utile progettato, per 5 persone, secondo gli standards dell'Edilizia Residenziale Pubblica e con possibilità di essere situato ad un qualsiasi piano di un edificio.

Ovviamente l'alloggio rappresentato è solo un esempio di progettazione priva dì barriere archi­tettoniche e non si pone come modello unico da riprodurre.

È stato scelto un nucleo familiare di 5 persone perché si ritiene importante affrontare il proble­ma della convivenza di una persona disabile (che sia un infortunato temporaneo, un anziano o un invalido permanente) con altre persone.

È stato realizzato anche un opuscolo illustrativo di questo progetto e alcune copie sono a disposi­zione presso la Segreteria del Convegno.

In ogni caso può essere richiesto al Comune di Torino Assessorato per la Casa.

 

Ma le barriere architettoniche non sono solo negli edifici, esistono per la strada, sui mezzi di trasporto, nei giardini, in tutta la città.

Si è pensato allora di mettere in atto un pro­gressivo piano di intervento che sostanzialmente si riduce a:

- realizzare scivoli per l'accesso ai marcia­piedi ed alle aree verdi;

- tagliare a raso le banchine in corrispon­denza dei passaggi pedonali;

- ribassare i marciapiedi agli angoli degli iso­lati.

Nel complesso, fino ad ora, sono stati effettua­ti più di un migliaio di piccoli adattamenti ed in particolare sono stati realizzati, nelle zone com­merciali e centrali della città, alcuni percorsi che sono accessibili senza soluzione di continuità.

Sono stati resi accessibili i percorsi ciclo-pedo­nali realizzati nei parchi pubblici della città e si è previsto che la nuova progettazione di giardini terrà conto delle esigenze delle persone con han­dicap.

Più difficile è intervenire per facilitare la cir­colazione urbana e la sosta delle persone in dif­ficoltà.

In ottemperanza alla normativa vigente (circo­lare Ministero LL.PP. n. 310 del 7.3.1980) sono stati istituiti, a cura dell'Assessorato Viabilità e Trasporti circa 60 zone di sosta, per circa 120 posti auto, in prossimità di impianti di interesse collettivo (ospedali, uffici pubblici, teatri, scuole speciali, cimiteri, giardini, aziende, biblioteche, impianti sportivi, chiese, ecc.).

Tali zone di sosta sono evidenziate con la spe­cifica segnaletica orizzontale e verticale pre­scritta.

Inoltre sono stati riservati alcuni posti-auto su richiesta di privati in prossimità delle loro abi­tazioni.

Sono stati rilasciati alla data odierna n. 1017 permessi per posti auto a persone handicappate. Però esiste anche un risvolto della medaglia: l'eliminazione dei gradini agevola il parcheggio delle vetture disposte a pettine con ingombro del marciapiede; gli scivoli presentano aspetti di pe­ricolosità soprattutto se bagnati; le rampe che, tra l'altro, dovrebbero sempre essere accoppiate alle scale, spesso diventano inviti irresistibili agli acrobati dello skate-board o per spericolati piloti di motocross; i parcheggi riservati agli invalidi sono sovente occupati abusivamente; si parcheg­gia con disinvoltura negli spazi previsti per i mez­zi pubblici costringendo gli autisti ad effettuare le fermate in mezzo alla carreggiata, aumentando i pericoli per i passeggeri in fase di salita o di discesa e rendendo poco credibile qualsiasi ipo­tesi di caricamento a raso.

Queste constatazioni devono farci riflettere sul­la importanza di accompagnare agli interventi fi­sici di eliminazione delle barriere architettoniche un parallelo intervento culturale di responsabili­tà civica e di partecipazione dei cittadini.

In questa prospettiva è stata realizzata dall'As­sessorato all'Assistenza una pubblicazione chia­mata «Guida alla Accessibilità Urbana» che è il frutto del coinvolgimento e del lavoro di ricerca fatto da alcune classi di scuola elementare coor­dinate da consulenti e funzionari esperti del set­tore. La «guida» che è corredata da una carta della Città ove sono evidenziati in colore gli edi­fici e luoghi accessibili, si propone anche come strumento di partecipazione. I lettori sono invi­tati a controllare l'esattezza delle informazioni fornite e ad aggiornare con nuove informazioni o precisazioni la guida stessa.

Altro provvedimento molto importante e signi­ficativo che s'inquadra nella politica dell'Ammini­strazione tendente all'inserimento sociale e lavo­rativo delle persone colpite da handicap è il Ser­vizio taxi e trasporto pubblico.

Il servizio taxi è stato istituito nel maggio 1979. L'Assessorato all'Assistenza di concerto con l'As­sessorato ai Trasporti ha stipulato una conven­zione con le Cooperative dei taxisti, in base alla quale l'utente, che può essere accompagnato da una o più persone, alla fine della corsa presenta il buono stampato e rilasciato dal Comune. Entrambi le parti di cui è costituito il buono devono essere firmate dal beneficiario e dal taxista e por­tare l'indicazione del giorno e dell'ora, percorso effettuato, numero del taxi e importo della corsa quale si rileva alla lettura del tassametro, rego­lato dalle vigenti condizioni tariffarie.

Il diritto al servizio viene accertato da una Commissione Medico Sociale appositamente co­stituita e il numero di biglietti da assegnare è rapportato alle diverse esigenze del cittadino (la­voro - scuola - cure - tempo libero - ecc.); inoltre tiene anche conto della situazione economica in quanto, a parità di difficoltà motoria e di esigenze, sì concedono più biglietti a chi dispone di un red­dito modesto e meno biglietti a chi ha un reddito superiore.

La dotazione varia da un massimo di centoven­ti corse al mese a un minimo di dieci.

Alla data di oggi i cittadini ammessi a fruire del Servizio taxi sono 1.600, più della metà devo­no considerarsi assolutamente impediti all'uso di qualsiasi altro mezzo pubblico attuale.

 

Alcune persone comunque incontrano gravi dif­ficoltà all'utilizzo del taxi e per loro si è provve­duto a riservare un mezzo di trasporto alternativo.

Dal febbraio 1982 è iniziato un servizio con autobus 242 su carrozzeria Ruggeri munito di ele­vatore.

Le modalità del servizio possono riassumersi nelle seguenti:

1) ogni servizio viene effettuato a chiamata con prenotazione della corsa con 24 ore di anticipo all'Ufficio Servizi Speciali del Servizio Organiz­zazione dell'Esercizio urbano e suburbano;

2) ogni persona deve essere munita di un bloc­chetto di biglietti che dovranno essere consegnati al personale ATM al momento dell'effettuazione di ogni corsa. Tali biglietti a disposizione degli aventi diritto vengono dagli stessi pagati all'As­sessorato Assistenza che provvede a rimborsarli all'ATM alla presentazione degli scontrini ritirati;

3) del servizio possono usufruire contempora­neamente due persone con carrozzella più tre per­sone senza carrozzella e due accompagnatori;

4) i trasporti aventi carattere di periodicità (casa-lavoro / casa-scuola) vengono programma­ti dall'Assessorato all'Assistenza, precisando gli orari ed il percorso che l'autobus dovrà effet­tuare;

5) i nominativi degli handicappati aventi diritto di trasporto vengono trasmessi all'ATM dall'As­sessorato Assistenza per i controlli di compe­tenza;

6) gli accompagnatori non pagano alcun bi­glietto;

7) l'autobus viene guidato da un autista dell'ATM e le manovre per la movimentazione della pedana, apertura e chiusura delle porte ed even­tuale assistenza passeggeri, sono garantite da un bigliettaio o comunque da un secondo agente;

8) il servizio per i giorni feriali dal lunedì al sabato viene svolto con orario: ore 7-19, alla do­menica con orario: ore 13-19.

A circa un anno dall'istituzione, il servizio non è ancora molto utilizzato perché gli utenti handi­cappati (tranne ovviamente coloro che lo usano con periodicità) devono fare la prenotazione con 24 ore di anticipo e quindi ogni spostamento su tale autobus deve essere preventivato.

Tale problema infatti è stato più volte sollevato dai rappresentanti degli handicappati, i quali han­no sempre rilevato che un simile sistema di tra­sporto, oltre che limitare i loro trasferimenti, im­pedisce anche una loro frequenza ai punti di in­contro e di socializzazione.

È naturale quindi che la maggioranza delle per­sone aventi diritto al servizio preferisce utiliz­zare il taxi che può usufruire con le stesse moda­lità dell'autobus ATM e senza alcuna restrizione.

Attualmente è allo studio da parte dell'azienda trasporti con i responsabili degli handicappati, la possibilità di acquisto di altri autobus attrez­zati con un sistema dì bloccaggio unificato per più tipi di carrozzella e che possono essere eser­citi con un solo agente, riducendo quindi sensi­bilmente il costo di esercizio.

Questo certamente in un prossimo futuro po­trà consentire di ovviare a parte dei problemi prima esposti, ed inoltre di creare un sistema di trasporto urbana sui generis per tale tipo di utenza.

Un sistema a chiamata in questo caso potreb­be essere strutturato facendo fulcro sulla sala operativa dell'Azienda dei trasporti che, collegata attraverso radio al bus o ai bus in servizio, po­trebbe comandare in successione i servizi già richiesti al numero telefonico diretto e riservato dell'utenza in questione.

La difficoltà però di reperire tali nuovi autobus sta nella progettazione della piattaforma mobile che offra garanzie di sicurezza e possa essere azionata oltre che direttamente dall'autista dall'utente stesso, anche se immobilitato sulla car­rozzella, nonché del sistema di ancoraggio delle carrozzelle alle fiancate del bus.

Rimane inteso che ciò potrà avvenire rimuoven­do anche gli ostacoli rappresentati in questa fase iniziale non solo dai diversi tipi di carrozzella ma soprattutto dalle diverse dimensioni e caratteri­stiche delle ruote di movimento delle carrozzelle.

Infatti il servizio in discussione non è da rite­nere pensabile di inserirlo per ora nel servizio di linea normale, perché esso provocherebbe di­versi problemi di carattere tecnico all'esercizio quali:

a) una diversa concezione dell'abitacolo degli autobus (appositi sedili - apposita zona per ag­gancio carrozzelle - adatta dimensione dei cor­ridoi);

b) una diversa concezione delle porte di ac­cesso dell'autobus;

c) una diversa sistemazione delle banchine di salita e discesa tali da consentire il movimento dei l'handicappato sia con carrozzella, sia senza (larghezza adatta quindi del piano banchina, scor­revoli e di sostegno, scivoli d'accesso alla ban­china);

d) una conseguente diminuzione della velocità commerciale dovuta alla sosta di fermata per dare tempo e possibilità d'accesso alla persona handicappata; è da rilevare che la velocità com­merciale e la regolarità del servizio rappresenta­no il motivo dominante per il buon andamento di un servizio di trasporto urbano ed il suo gradi­mento per l'utenza.

 

Altra iniziativa molto importante sempre volta all'autonomia delle persone disabili è lo studio e la progettazione promosso dal Comune di To­rino di una autovettura Fiat Ritmo dotata di ausili tecnici e delle relative garanzie di sicurezza espo­sta con successo al Salone dell'Auto di Torino.

Si è ormai conclusa anche la fase di ricerca dell'Azienda cui affidare l'industrializzazione e la commercializzazione del progetto e si sta definen­do il listino dei prezzi da concordare con l'Ammi­nistrazione per dare inizio alle consegne seguen­do la lista delle prenotazioni.

 

Ci rendiamo conto di aver fatto un arido elen­co di realizzazioni e speriamo di non avere dato l'impressione di presumere di avere risolto tutti i problemi.

Non è così.

Anzi ringraziamo di avere avuto l'occasione di partecipare a questo convegno perché è nostro preciso interesse scambiare esperienze per evi­tare dì ripetere errori o improvvisazioni.

Crediamo che giovi a questo scambio anche lo stesso richiamo internazionale che solo una città come Firenze può dare. Per cui chi è stato o verrà a Torino si accorgerà di persona che i segni di mutamento che sono in atto e di cui abbiamo par­lato si perdono ancora tra le molte barriere fisi­che e culturali che ci circondano.

 

 

(1) Relazione di M. VINDIGNI, Assessore alla casa, trasporti e viabilità del Comune di Torino, tenuta al con­vegno «Florentia Auxilia», Firenze, 10-12 giugno 1983.

 

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