Prospettive assistenziali, n. 64, ottobre - dicembre 1983
Notizie
PRESIDI
PER I NON VEDENTI E AGEVOLAZIONI DI VIAGGIO (1)
Com'è noto, il gruppo 29 del nuovo
nomenclatore/tariffario delle protesi approvato con D.M. 23.7.1982, n. 54,
riguarda i «presidi» per i non vedenti. In varie occasioni, noi abbiamo
contestato duramente, e torniamo a farlo oggi, l'inclusione in quell'elenco di oggetti che nulla
hanno a che fare con le protesi. Ci riferiamo alle « tavolette » per la
scrittura Braille, alle macchine dattilobraille,
al cosiddetto «cubaritmo» (sussidio per lo studio
della matematica, poco pratico e ormai sorpassato), e, soprattutto, agli orologi
ed alle sveglie tattili, perché si tratta di strumenti che sono di uso
comunissimo: il fatto che quelli usati dai non vedenti abbiano qualche piccola
differenza di struttura (vetro apribile, indicazioni in rilievo sul quadrante)
è, naturalmente, del tutto irrilevante e non può in alcun modo giustificarne
l'erogazione gratuita. Essa, pertanto, assume un chiaro significato di vieto
paternalismo e di beneficenza umiliante, che denunciano
una cultura arretrata ed una mentalità ottusa incapaci di aprirsi ad una nuova
concezione dell'intervento pubblico a favore delle persone con deficit
funzionali, che si fondi sul diritto, che possa, finalmente, definirsi «sicurezza
sociale» e che eviti gli enormi sprechi di pubblico denaro cui oggi assistiamo,
senza che ciò, peraltro, risolva minimamente i gravi problemi esistenziali,
che sono poi quelli che trasformano il deficit in handicap. Ed
ora, si aggiunge danno al danno, stabilendo, come, purtroppo, ha già fatto la
Giunta della Regione Piemonte, che i «presidi» debbano essere prescritti
dalle sezioni dell'Unione italiana ciechi competenti
per territorio, alle quali, evidentemente, debbono anche essere indirizzate
le domande. È questa una disposizione molto grave sul piano giuridico, etico
ed umano per vari motivi che non dovevano essere ignorati, fra i quali, per
brevità, ci limitiamo ad indicare i seguenti:
1) l'Unione ciechi è un'associazione privata, ed è
veramente sconcertante che una pubblica istituzione lasci ai privati un compito
così delicato qual è quello di pronunciarsi sulle domande e decidere
sull'assegnazione del «presidio» richiesto;
2) tale procedura può facilmente favorire l'arbitrio
ed il clientelismo;
3) sono tanti i non vedenti che non sono iscritti all'Unione ciechi perché ne contestano la politica rovinosa
ed ottusa che favorisce, di fatto, nell'opinione pubblica, il rinvigorimento
dei pregiudizi e dei preconcetti, che producono poi valanghe di pietismo,
ostacolandone seriamente, in conseguenza, l'effettiva integrazione sociale: è
pertanto assurdo pretendere che chi rifiuta tale associazione debba rivolgersi
ad essa per la soddisfazione di un proprio diritto o, comunque, di una propria
esigenza.
Si tratta, dunque, di procedure inaccettabili che
occorre assolutamente modificare, laddove siano state
instaurate, e di affidare alle Unità Sanitarie Locali il compito di ricevere
le domande, di vagliarle e di decidere in merito, previo colloquio con gli
interessati. Le U.S.L.,
inoltre, debbono poter scegliere liberamente dove acquistare i «presidi»
occorrenti per evitare la creazione di un monopolio, che non é certo
consigliabile per ovvi motivi di economicità e di
correttezza morale.
Dobbiamo, altresì, stigmatizzare
la facilità con la quale vengono concesse alle persone con deficit funzionali,
e particolarmente a quelle non vedenti, agevolazioni di viaggio sui pubblici
mezzi di trasporto, e spesso addirittura la circolazione gratuita. Poiché, infatti, nel concedere tali facilitazioni si
prescinde dalle condizioni economiche dei beneficiari, è chiaro che si agisce
solo in nome della minorazione e quindi sotto la spinta di deteriori
sentimenti di paternalismo, di pietismo e di compassione che umiliano le
persone che ne sono oggetto e che non fanno onore a chi li manifesta. II solo
provvedimento corretto, in questo caso, è il rilascio della tessera di circolazione
gratuita su qualsiasi mezzo di trasporto per l'accompagnatore, in quanto ciò
risponde ad un preciso diritto di uguaglianza sociale:
ogni altra agevolazione è ingiustificata, superflua e dannosa perché discrimina
e produce pregiudizio. Ma ancor più intollerabile, se è possibile, è che venga richiesto il possesso della tessera associativa per
fruire delle agevolazioni in parola! È veramente incredibile come, senza
volerlo, le pubbliche autorità si prestino al giuoco
delle associazioni, dimenticando la « persona » con i suoi interessi morali, e
cedendo con tanta facilità alle rivendicazioni più assurde e più indecorose,
che sviano dai veri problemi e dalle esigenze reali delle persone portatrici di
deficit, che non sono certo quelli della gratuità dell'orologio o del viaggio
sui pubblici mezzi di trasporto, bensì quelli di un proficuo accesso allo
studio, alla cultura, all'informazione, al lavoro ed alla fruizione del tempo
libero. E va aggiunto che la tessera associativa non offre alcuna garanzia di attendibilità, perché le associazioni sono piene di
persone con deficit del tutto trascurabili, che possono deambulare
autonomamente e servirsi della bicicletta, del motorino e, a volte, persino
dell'automobile. Esortiamo, dunque, le pubbliche autorità ad affrontare
direttamente i problemi delle persone con deficit funzionali, come affrontano quelli
degli altri cittadini: delegarli alle associazioni, scaricarsi di ogni responsabilità con «paternalistiche regalie», invece
di istituire adeguati servizi sociali, può far comodo, ma non è onesto ed è
deleterio, perché le associazioni, ottenebrate dalla sete di potere, agiscono
demagogicamente e non riescono a distinguere ciò che giova e ciò che nuoce.
Esse, infatti, mirano a procacciare benefici monetari ed agevolazioni di ogni genere in nome della minorazione, senza tener conto
della dignità e del decoro delle persone, come quando vanno squallidamente
questuando.
I numerosissimi gruppi, formati da cittadini con
deficit e da cittadini «normali», che, sotto le più diverse denominazioni,
ormai sono sorti dappertutto per combattere l'emarginazione e quant'altro impedisce il raggiungimento di una reale integrazione
sociale, testimoniano chiaramente, da parte della base, il rifiuto delle
associazioni cosiddette «storiche» o di «categoria» che, per prime, emarginano
e discriminano: si tratta di un fenomeno altamente
significativo, che sarebbe un grave errore ignorare o disconoscere.
MOZIONE
DELL'ANIEP (2)
L'Assemblea nazionale dei delegati dell'ANIEP, dopo
un ampio dibattito, ha constatato che la crisi economica del Paese tende a
compromettere le conquiste e i diritti dei portatori di handicaps,
mediante la limitazione o la riduzione delle prestazioni e dei servizi. Nel contempo riemergono atteggiamenti di rifiuto e di
isolamento degli handicappati proprio quando l'integrazione nei vari settori
della vita sociale (scuola, formazione, lavoro) sembrava un dato acquisito.
Accanto al persistere di gravi lacune normative
nell'ambito socio-sanitario, si ripropone, sia a
livello nazionale, sia a livello regionale e negli enti locali, la cultura e la
pratica dell'assistenzialismo, secondo la quale si attuano interventi che
inducono o costringono gli handicappati alla passività e all'emarginazione: sì
stanno realizzando le condizioni di una nuova segregazione sociale che compensa
l'esclusione con risarcimenti monetari che, seppure garantiscono la
sopravvivenza, certo umiliano definitivamente la persona.
Si osserva inoltre il fallimento del decentramento
istituzionale, della partecipazione e della esperienza
riformatrice, il deterioramento e l'incapacità propositiva e progettuale delle
forze politiche e sindacali, la stasi legislativa e la progressiva erosione
della sicurezza sociale.
L'Assemblea nazionale dei delegati dell'ANIEP ricorda
che nella scorsa legislatura:
Non è stata approvata la riforma dell'assistenza, di
cui si discute dal 1969.
Non è stato approvato il piano sanitario nazionale.
Non è stata approvata la legge sulla
unificazione ed il miglioramento dei trattamenti economici agli
handicappati.
Non è stata approvata la legge per rendere obbligatorie
le norme sull'eliminazione delle barriere
architettoniche.
Non è stata approvata la legge per l'assistenza e
l'aiuto agli handicappati gravissimi ed alle loro famiglie.
Non è stata approvata la legge quadro per definire i
criteri e gli obiettivi della legislazione regionale nei confronti dei
portatori di handicaps.
Non solo non si è legiferato in senso positivo, ma addirittura sono stati adottati provvedimenti
che hanno compromesso le conquiste di decenni di dure lotte:
Tickets sui medicinali e sui servizi socio-assistenziali.
Limitazioni e riduzioni per la concessione dell'assegno
mensile di assistenza agli handicappati mediogravi disoccupati.
Abrogazione del mese di congedo per cure. Sentenza della Corte di Cassazione che consente di rifiutare
l'inserimento scolastico agli handicappati gravi.
Ritardo ingiustificato dell'aumento per gli invalidi
civili dell'indennità di accompagnamento, che doveva
decorrere dal 1° gennaio 1983.
L'Assemblea nazionale dei delegati dell'ANIEP
registra che il primo atto legislativo del primo governo della nuova
legislatura ripropone un brutale attacco al diritto
al lavoro degli handicappati, mentre si prevedono ulteriori e indiscriminati tagli
delle spese nel settore della sicurezza sociale, la cui crisi e le cui
disfunzioni organizzative ed economiche sono esclusivamente imputabili alla
partitocrazia, al sindacalismo deteriore, all'incompetenza
amministrativa e burocratica e quindi non debbono essere pagate dai cittadini e
dagli utenti più deboli e bisognosi.
Pur consapevole dell'incertezza e della difficoltà del
momento politico ed economico, l'Assemblea nazionale dei delegati dell'ANIEP
chiede l'impegno del Governo, del Parlamento, dei partiti e delle forze sociali
sui seguenti temi:
- riforma dell'assistenza;
- prestazioni economiche;
- riforma del collocamento;
- handicappati gravissimi;
- barriere architettoniche;
- revisione delle tabelle di
invalidità.
Nei labirinti del silenzio
È uscito il fascicolo 07 di «Nei
labirinti del silenzio», bollettino sulle questioni dell'emarginazione sociale
e per la lotta alle istituzioni totali; in questo numero notizie e indicazioni
su: psichiatria, handicap, tossicodipendenze, repressione; materiali e
informazioni per il movimento per la pace; un documento «per l'abolizione di
Villa Buon Respiro».
Il bollettino può essere richiesto gratuitamente
scrivendo alla redazione presso Peppe Sini, Via della
Quiete 4, Viterbo 01100.
Un'agenzia sui problemi dell'emarginazione
Nata circa un anno fa per
iniziativa del Gruppo Abele di Torino, l'ASPE è la prima agenzia di
stampa in Italia ad occuparsi di problemi dell'emarginazione.
Tossicodipendenze, psichiatria, omosessualità, carceri, condizione giovanile,
sono solo alcuni dei temi affrontati ogni quindici giorni sulle sedici pagine
dell'agenzia.
L'idea di creare questo strumento di informazione è nata in base ad alcune considerazioni: nel
nostro paese sono numerose le riviste che si occupano di questo o quel
problema nel campo del
l'emarginazione.
Si rivolgono però per lo più agli addetti ai lavori. D'altro canto quando i
mass-media affrontano problemi come la prostituzione
o la droga indulgono spesso sugli aspetti scandalistici o sensazionali. Così
forse c'era lo spazio per creare un ponte tra chi vive a
contatto con i fenomeni dell'emarginazione e chi ne scrive o ne parla sui
giornali o in TV.
Duplice vuole essere il ruolo dell'agenzia: da un
lato offrire uno strumento agli operatori dell'informazione, dall'altro essere
un mezzo di collegamento per quanti (educatori,
comunità, amministratori) sono coinvolti da problemi spesso drammatici.
Nei 23 numeri usciti finora, l'ASPE ha pubblicato
un'inchiesta sulla droga in Italia, cercando di fornire innanzitutto
i dati, troppo spesso trascurati, sulla reale entità del fenomeno. Un dossier ha seguito la nascita anche nel nostro paese di un
«movimento delle prostitute» con un ampio reportage sulla situazione nel resto
d'Europa. Testimonianze ed esperienze nel campo dell'assistenza
ai minori hanno permesso di costruire un quadro sugli interventi pubblici, non
solo nel nostro paese, nel campo del disagio giovanile.
L'agenzia si articola in più sezioni. Accanto alle
notizie-flash (una panoramica su ciò che si muove nel campo dell'emarginazione)
c'è una sezione di «fatti e commenti» dedicata a
inchieste, interviste, esperienze, testimonianze. In collegamento con
organismi internazionali la sezione «documenti» propone di volta in volta
leggi, risoluzioni, proposte presentate in sedi istituzionali, dal Consiglio
d'Europa al Parlamento Italiano. Completano l'agenzia le
recensioni di libri e le segnalazioni di riviste.
L'abbonamento annuale all'ASPE (non è in vendita in
libreria né in edicola) costa 24.000 lire, da versare sul conto corrente
postale n. 00155101 intestata ad ASPE, via Allioni 8, 10122 Torino. Per informazioni o abbonamenti ci
si può anche rivolgere in redazione telefonando allo (011) 52.12.436.
(1) Testo della presa di posizione del
MOLCES, Movimento operativo per la lotta contro l'emarginazione sociale, assunta
in data 13 giugno 1983.
(2) Pubblichiamo la prima parte della
mozione conclusiva dell'Assemblea nazionale dei delegati dell'ANIEP, che ha
avuto luogo il 18 settembre 1983.
www.fondazionepromozionesociale.it