Prospettive assistenziali, n. 65, gennaio - marzo 1984
Libri
E.
TERESA BIAVATI, I recuperabili,
Cappelli Editore, Bologna, 1983, pp.157, L. 7000.
Ho scritto queste «storie» un po' vere, un po'
verosimili per far conoscere i deboli, i diversi: per suscitare magari un po'
di «curiosità» intorno ad essi; a volte la gente si
chiede: come sono? Per accettarli, per trattarli senza troppo imbarazzo, senza
troppa goffagine, forse serve qualche ritratto dal
vero, qualche esempio pratico, senza tanta teoria.
I protagonisti delle «storie» hanno handicap vari
(psichici, mentali, fisici, sensoriali) e cercherò qui di seguito di spiegare
il perché di questa scelta, di questa piccola panoramica
diversificata nel pianeta handicap.
Le persone con difficoltà sono ora tra noi: a scuola,
per la strada, nei locali pubblici. Come ce la caviamo?
Vedendoli, facciamo finta di niente guardando dall'altra parte? Certo, a volte
sarà quello il modo di metterli a loro agio.
Ma se fossero in cerca di un amichevole approccio, di
una difesa, di un aiuto?
Una scena in autobus: un ragazzone dall'aspetto
normalissimo con due gran ramoscelli fioriti dietro le orecchie - è primavera -
fischia. Sono fischi troppo forti e sgradevolmente stonati. Mettiamo pure che
il ragazzo sia in vena di provocare, di disturbare.
La gente lo guarda strano, ma tace. Il conducente, ad un certo momento, si innervosisce: «O smetti o
scendi». «Io ho il biglietto,
debbo andare in piazza, non scendo». Le opinioni dei passeggeri si dividono:
colpevolisti, innocentisti. Una vecchietta lo chiama da parte e intavola amabili
conversazioni con lui. Il ragazzo smette di fischiare.
Qualcuno dice: «Ho già abbastanza guai per conto mio
senza caricarmi addosso anche quelli degli altri».
Il fatto è che i diversi, gli handicappati, non sono
«gli altri». Può essere l'amico dopo l'incidente in moto, il nipote nato
prematuro, il compagno di classe del figlio, epilettico o cieco o sordo
(...).
La diagnosi, ammesso che sia quella giusta, non è che sia da buttar via. Ma, a
parte il fatto che in certi casi è difficile o impossibile pronunciarla, perché
più cause concorrono o hanno concorso nel passato a provocare i fenomeni ora
riscontrabili, fenomeni magari tra loro diversi e contrastanti, l'handicap
non è una malattia da curare, bensì l'esito di un fatto patologico del passato.
Più importante della diagnosi è un progetto psicomotorio e sociopedagogico di recupero, da studiare, da applicare, da
verificare, da rielaborare, da verificare nuovamente. (...).
Nessuno si attende un recupero completo. Il recupero
non è mai completo.
Ma il recupero non è nemmeno mai finito. Le risorse
dell'essere umano possono essere sorprendenti, inesauribili da ambo le parti:
sia dalla parte di chi deve essere recuperato, sia dalla parte
di chi è impegnato nel suo recupero (...).
(Dalla introduzione)
FULVIO
SCAPARRO (a cura di), La difficile convivenza
- Cultura giuridica e cultura psicologica a confronto in tema di tutela
dell'infanzia e delle famiglia in crisi, Edizioni Unicopli,
Miliano, 1982, pp. 176, L. 8500.
Nel volume che raccoglie gli atti dell'incontro
tenutosi il 23 settembre 1981 ad Urbino nell'ambito
del XIX congresso degli psicologi italiani, sono riportate le seguenti
relazioni:
- GIORGIO BATTISTACCI, Sul concetto di abbandono e sulla selezione delle coppie adottive;
- MASSIMO CAMIOLO, La selezione delle coppie che
presentano domanda di adozione speciale;
- ANNA MARIA CARUSO, L'immagine del minore e della coppia nel giudice e nello psicologo; -
MARIO CIRLA e MARIA GRAZIA MONEGAT, Conflitto e legge: la liturgia della parola
piena;
- LUISELLA DE CATALDO NEUBURGER, Il Tribunale per i
minorenni come punto di incontro tra psicologia e
diritto;
- ANNAMARIA DELL'ANTONIO,
Implicazioni psicologiche nell'adozione e nell'affidamento: l'interesse del
minore;
- PAOLO DUSI, Ambiguità nel confronto tra le due
culture;
- FRANCO FORNARI e CRISTINA RIVA
CRUGNOLA, Verso un punto d'incontro tra cultura psicologica e cultura
giuridica;
- GIULIANA FUA’, L'idoneità
ad essere genitori adottivi;
- GIULIANA FUA’,
Esigenze fondamentali di carattere psico-sociale per
una buona riforma legislativa dell'attuale normativa sull'adozione speciale;
- GUGLIELMO GULOTTA, La collaborazione dell'avvocato
e dello psicologo quale mezzo di utilizzazione di
nuove acquisizioni in tema di psicologia della separazione personale e del
divorzio;
- RICCARDO MASSA, I figli degli altri. Adozione e affidamento come oggetto di competenza pedagogica tra
servizi sociali e giustizia minorile;
- MARINA MOMBELLI, La richiesta di revisione delle disposizioni di affidamento dei figli: non più
coniugi ma anche genitori;
- GIUSEPPE POZI, Proposta per un
progetto di ricerca: Tribunale per i minorenni, strutture affettive ed
istituzione giudiziaria;
- ASSUNNTO QUADRIO e DANIELA BERTI, Sul rapporto tra
cultura psicologica e cultura giuridica
nell'affidamento dei figli di coppie separate;
- CRISTINA SAOTTINI e CRISTINA COLLI, L'iter
preliminare dell'affidamento familiare.
AA.VV., Le istituzioni e la comunità di fronte
all'abuso del minore, Fondazione Zancan, Padova,
1983, pp. 133, L. 9.000.
Il seminario sul tema «Le istituzioni e la comunità
di fronte all'abuso del minore» rappresenta uno sviluppo di precedenti
iniziative di studio della Fondazione Zancan nel
campo della protezione e dell'assistenza ai minori e in quello dei rapporti
tra volontariato e servizi sociali.
Il seminario si proponeva pertanto di esaminare le
funzioni e le opportune integrazioni tra gli interventi delle istituzioni e
della comunità, in rapporto al problema specifico dell'abuso al minore.
Attraverso l'apporto dei relatori e dei partecipanti,
il tema è stato affrontato sotto vari aspetti, a cominciare dall'esame del
concetto e delle tipologie di abuso, come pure dei
fattori che concorrono al verificarsi di tali situazioni: fattori interni
alla famiglia, alle stesse istituzioni preposte ai servizi per l'infanzia o
riconducibili al contesto sociale nel suo insieme.
Sono state inoltre esaminate le risposte della
società organizzata per proteggere i minori in casi di abuso
e per la prevenzione e ne sono state constatate carenze e limiti, sia a livello
di istituti giuridici per la tutela del minore, sia a livello di politica e
organizzazione dei servizi per l'infanzia e l'età evolutiva e per la famiglia
nel suo complesso.
In particolare è stata rilevata la necessità di una
maggiore valorizzazione e mobilitazione degli apporti della società civile per
far fronte ai problemi dei minori esposti a maggiori rischi di
abuso o già vittime di abusi, attraverso nuove forme di sostegno ai
minori stessi e alle loro famiglie e attraverso una sistematica collaborazione
tra servizi sociali e sanitari, organi giurisdizionali minorili e risorse del
volontariato.
A tal fine è stata messa in
evidenza l'importanza di una più adeguata formazione delle varie professioni
impegnate nel settore e ciò sia in vista di nuove forme di lavoro
interdisciplinare, sia in vista di una più proficua cooperazione tra professionisti
e volontari.
Sono state infine esaminate alcune esperienze più
attuali di intervento del volontariato per la
promozione e la tutela del benessere dell'infanzia e, infine, le prospettive
aperte dai progetti di riforma della giustizia minorile e di riordino dell'assistenza
nel suo complesso nonché dai progetti-obiettivo per
la tutela della salute della maternità e infanzia.
(Dalla presentazione)
ATTI
DEL CONVEGNO DI AOSTA
La sezione di Aosta
dell'Unione per la lotta contro l'emarginazione sociale, Via Martinet 34 - Aosta, ha pubblicato gli atti del convegno
svoltosi ad Aosta il 28 e 29 gennaio 1983 sul tema «Quali
iniziative in Valle d'Aosta per gli anziani, i bambini, la salute mentale e la
lotta contro la droga».
www.fondazionepromozionesociale.it