Prospettive assistenziali, n. 66, aprile - giugno 1984
INSERIMENTI FAMILIARI DI ADULTI
HANDICAPPATI E DI ANZIANI
Nella deliberazione, della Giunta del Comune di Torino del 20 luglio
1976 (cfr. Prospettive assistenziali n.
35, luglio-settembre 1976), insieme agli affidamenti educativi di minori erano
previsti gli «inserimenti di handicappati adulti e di anziani
presso volontari (famiglie, persone singole, nuclei parafamiliari composti da
due o più volontari)».
Pur non
avendo il Comune di Torino preso finora alcuna iniziativa
per pubblicizzare gli inserimenti, dal 1976 ad oggi sono avvenuti a livello
spontaneo una ventina di inserimenti di handicappati adulti e di anziani.
Ciò fa
pensare che, con una adeguata campagna di
informazione, molte potrebbero essere le famiglie e le persone singole
disponibili a questo intervento.
Riportiamo
le indicazioni relative agli adulti handicappati ed
agli anziani che sono inseriti alla data del 1° marzo 1984, così come risulta
dalle relazioni del servizio sociale del Comune di Torino.
Sottolineiamo che l'elemento comune a tutti i casi è la non
autosufficienza, fatto che dovrebbe coinvolgere non i servizi assistenziali ma
quelli sanitari. In effetti, in molti casi, si tratta non tanto di inserimento familiare ma di spedalizzazione
di persone malate presso il domicilio di terzi.
RELAZIONI
1) B.U. - Nato
l'8.6.1889 affetto da «poliartrite, fibrosi polmonare e miocardiosclerosi»
necessita di assistenza e cure continue, ma è in
buone condizioni psichiche.
È inserito dal maggio '81 presso una famiglia
composta da una vedova di 67 anni e dal figlio operaio, celibe, di 44 anni.
La signora è pensionata e provvede al
mantenimento e alle cure del sig. B.U. con una
parte della pensione di vecchiaia dello stesso e con un contributo di L. 150.000 mensili erogato dall'Ufficio Affidamenti.
È da rilevare che il sig. B.U. è
compaesano della signora che lo accudisce e la loro amicizia risale
all'infanzia. Questo inserimento è positivo poiché è
servito, fino ad ora, ad evitare l'istituzionalizzazione dell'anziano.
2) C.E. -
Nata il 18.1.1889 è affetta da «demenza senile
involutiva». Ricoverata più volte in ospedale perché denutrita e in stato di
debilitazione generale, viene accolta, dopo un
opportuno periodo di convalescenza, da una infermiera di 36 anni, nubile.
La sig.ra C.E. è vedova, ha
lontani parenti che non vogliono occuparsi di lei perché «è arteriosclerotica
e disturba troppo».
Presso l'infermiera migliora notevolmente e si
formalizza l'inserimento che dura tre mesi. Peggiorate le sue condizioni
fisiche, l'anziana viene ricoverata in cronicario.
L'intervento è servito a far ritardare l'istituzionalizzazione
e poteva avere una maggiore durata se fosse stato
fatto quando- le condizioni psichiche dell'anziana non erano così gravi.
Va precisato che l'infermiera conosceva la donna da
molti anni e tra loro esisteva un buon rapporto di amicizia.
3) C.M. -
Nata il 16.4.1889 è affetta da miocardiosclerosi,
è vedova senza figli ed ha ancora due fratelli con i quali però non ha più
rapporti.
La donna, titolare di pensione minima, è stata
accolta presso il nucleo familiare di una nipote di seconda
grado, vedova con due figli adolescenti, il 1° ottobre 1982.
La quota erogata dall'Ufficio affidamenti è di L. 200.000 mensili.
L'inserimento è molto positivo
perché l'anziana riceve tutte le, cure e l'affetto di cui abbisogna ed è
servito ad evitare l'istituzionalizzazione dell'anziana.
4) B.L. - Nata il 3.6.1930, nubile, affetta da
disturbi psichici, è vissuta sempre con la madre deceduta all'età di 87
anni dopo una lunga malattia. La sig. B.L. è incapace di avere relazioni sociali normali, non esce di
casa e non ha un grado di autonomia che le permetta di vivere sola.
È seguita regolarmente dal servizio psichiatrico di
zona.
La donna, titolare di pensione, è stata accolta da
una zia di 78 anni, nel maggio '81, che l'ha tenuta presso di sé fino al
febbraio '82.
Da tale periodo in avanti la sig.na ha dovuto essere ricoverata in un pensionato per anziani
perché l'affidataria, data l'età e il sopraggiungere
di disturbi alle spalle, non ha più potuto occuparsi di lei.
5) B.C. - Nata il 20.10.1903 affetta da vasculopatia
e diabete è stata ricoverata più volte in ospedale per
osteoporosi e fratture.
Ha usufruito del servizio
domiciliare dal 77 all'83, ma ora, a seguito di un grave intervento chirurgico
(la donna ha subito l'amputazione della coscia destra), la signora ha l'esigenza di essere costantemente seguita.
Si è offerta di ospitarla una, lontana
parente residente fuori Torino alla quale la donna versa la sua pensione di
invalidità oltre ad un contributo da parte dell'ufficio affidamenti.
6) C.R. - Nata il 22.9.1896, affetta da osteoporosi, miocardiosclerosi, è rimasta senza parenti da quando le sono morti il fratello e la sorella con i quali
aveva sempre vissuto.
Viene accolta presso un'amica di anni 64 a partire dal
22.12.80.
Per il suo inserimento il
Comune versa mensilmente L. 100.000 oltre
all'importo della pensione di vecchiaia che la signora versa all'amica.
L'inserimento prosegue bene ed è servito ad evitare
l'istituzionalizzazione dell'anziana.
7) F.S. - Nato il 15.1.1908, gravemente ammalata perché
affetto da tumore alla vescica, non ha parenti che si occupano di lui: la
moglie, etilista, è ricoverata da anni all'Istituto Carlo Alberto e i figli si interessano in modo del tutto inadeguato e sporadico ai
due genitori anziani ed ammalati.
L'anziano, ricoverato, all'ospedale Mauriziano per la
frattura del femore, viene assistito da una signora,
sua conoscente, vedova, con una figlia sposata, che già da tempo lo seguiva
durante i ricoveri ospedalieri. Il 24.10.83, giorno delle dimissioni
dall'ospedale, la signora di cui sopra si dichiara disponibile ad ospitarlo ed
assisterlo e coadiuvata da alcuni vicini di casa, lo curerà fino al 5.1.84.
L'intervento, anche se breve, è servito ugualmente all'anziano a fargli trascorrere gli ultimi
giorni della sua vita in un ambiente famigliare e ad evitargli
l'istituzionalizzazione.
8) D.M. -
Nato il 12.9.46, celibe, ammalato, viene cacciato di
casa dalla madre e dai fratelli. Senza un lavoro fisso e senza casa, egli dorme
in un sacco a pelo, per la strada, e saltuariamente si reca anche fuori regione
a lavorare come sguattero. Le sue condizioni di salute dall'81 in avanti vanno
sempre più scadendo: soffre di epilessia, di bronchiti
recidivanti e conduce una vita da sbandata, cioè da «senza fissa dimora». Dopo un ennesimo ricovero ospedaliera il signor D. inoltra le
pratiche per la pensione di invalidità civile e gli viene riconosciuta una
invalidità pari all'80%. L'uomo, nel frattempo, viene
seguito e assistito da una volontaria del quartiere, la quale il 1° agosto '83
decide di accoglierlo in casa propria.. La signora è vedova, ha 57 anni, vive
con un fratello di 63 anni pensionato.
L'affidamento procede bene. Il sussidio erogata dal
Comune è di L. 315.000.
Lo stato di salute del signor D. è tuttavia ancora
precario, anche a causa delle crisi epilettiche che si manifestano con
frequenza quasi giornaliera. La positività di questo intervento
consiste nell'aver tolto l'uomo da una situazione di vera emarginazione e
nell'averlo aiutato a reinserirsi nel suo quartiere e nel tessuto sociale, con
un continuo lavoro di affiancamento e di sostegno.
9) B.D. - Nato i1 6.3.1906, celibe, pensionato di vecchiaia, ha
usufruito del servizio domiciliare per diverso tempo, ma
ora non è più autosufficiente e necessita di assistenza continua. Il signor
B. non ha più parenti all'infuori di un fratello di, 71 anni, che non gli può
garantire alcuna forma di assistenza. Nel gennaio '84 una conoscente del signor B., sessantaduenne, anch'essa
pensionata di vecchiaia, offre la propria disponibilità ad assistere il signor
B., che ormai non lascia più il letto, è incontinente, con ulcere e piaghe di
decubito.
Il contributo erogato è di L. 315.000.
10) M.G. - Nata il 29.10.1908, nubile, è sempre vissuta sola. Gode della pensione minima e fino allo scorso mese di
gennaio, di un sussidio continuativo da parte del Comune.
Affetta da mieloma e
schiacciamento delle vertebre (a seguito di una caduta) la signorina è stata
ricoverata per lungo tempo in ospedale ed ora non è più autosufficiente e tiene
il letto. Nel marzo '83 viene ospitata da una signora
di 60 anni, sua amica, la quale già è impegnata a curare ed assistere la
suocera novantenne.
Il contributo erogato è di L. 143.000.
L'inserimento procede bene ed è servito ad evitare il
ricovero della donna in cronicario.
11) D.M. -
Nata il 15.3.1931, nubile, pensionata di invalidità
civile, non ha più parenti all'infuori di una zia, anziana. La signorina
dall'età di 48 anni soffre di grave insufficienza renale e si
sottopone a trattamento di emodialisi con frequenza
trisettimanale.
Nel maggio '83 è caduta riportando la frattura del
femore ed è stata sottoposta ad intervento di osteosintesi. La donna già da qualche anno era in buoni
rapporti con un volontario ospedaliero che si interessava
a lei e la assisteva durante i ricoveri.
Dal 1° ottobre '83 essa è stata accolta nella casa
del volontario, di professione vigile urbano. La sua famiglia è composta dalla
moglie, domestica a ore e da due figli studenti di 15
e 14 anni. L'affidamento procede ottimamente.
L'intervento è servito ad evitare il ricovero della
donna in cronicario permettendole di vivere in un ambiente familiare sereno
ricevendo cure ed affetto. L'importo erogato è di L. 235.000 mensili.
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