Prospettive assistenziali, n. 66, aprile - giugno 1984
Notiziario dell'Associazione nazionale
famiglie adottive e affidatarie
STEFANIA BRUNA: UNA BAMBINA
AL CENTRO DI UNA ASSURDA CONTESA DIPLOMATICA
Pubblichiamo
il comunicato stampa emesso dalla Sede nazionale dell'ANFAA in data 14 febbraio
1984.
Stefania Bruna è una bambina nata in Uruguay, ceduta
alla nascita dalla madre naturale a coniugi italiani che, alla disperata
ricerca di un bambino e avendo perso ogni speranza di poterne adottare uno
attraverso i canali legali, non hanno esitato a riconoscerla falsamente come loro figlia.
Il ricorso al falso riconoscimento non è purtroppo
un fatto isolato: molte sono le coppie che ricorrono a questa grave violazione
penale, pur di appagare il loro esasperato bisogno di un figlio.
Essendo venuto a conoscenza
della alterazione di stato civile di Stefania, il Tribunale per i minorenni di
Venezia intervenne esemplarmente e l'allontanò da loro, avviando nel contempo
la procedura di adottabilità.
Stefania Bruna venne
affidata in data 16.10.81 a una coppia di coniugi che aveva presentato regolare
domanda di adozione: da allora la bambina vive perfettamente inserita in questa
famiglia che ella considera a tutti gli effetti la sua famiglia vera.
Il 22.1.83 il Tribunale di Venezia accertò la falsità
del riconoscimento effettuato dai coniugi che avevano portato in Italia la
bambina.
Le autorità uruguaiane nel frattempo avevano chiesto
in via diplomatica la restituzione della bambina e avevano indotto la madre
naturale di Stefania Bruna a presentare ricorso alla dichiarazione di adottabilità della bambina (la
sua maternità è stata accertata dalle autorità uruguaiane nell'aprile
del 1982).
Il Tribunale di Venezia respinse l'opposizione e
dichiarò l'adottabilità della bambina ritenendo che
il rifiuto originario della bambina da parte della madre naturale e la sua
cessione ad altre persone, configurassero un obiettivo stato d'abbandono.
In seguito a ricorsi sia da parte della madre
naturale che del Tribunale per i minorenni, la vicenda è ora giunta alla Corte
di Cassazione. In questa triste vicenda, secondo alcuni organi di informazione, si è inserita la pressione esercitata
presso le Autorità Giudiziarie dal nostro Ministero per gli Affari Esteri, che
parrebbe favorevole alla restituzione della bambina. L'atteggiamento assunto
dal nostro Ministero sembra essere imputabile a minacciate ritorsioni da parte
dell'Uruguay e alla mancata consegna dei diari del capo della
P2 Licio Gelli, dovuta al nostro rifiuto di
restituire la bambina.
L'ANFAA fa appello alle autorità competenti italiane
e uruguaiane perché cessino questi odiosi ricatti.
Un bambino non può essere ridotto a «cosa» da
trasportare da una famiglia all'altra, né può essere oggetto di baratto.
È ormai da tutti riconosciuta la gravità dei danni sulla sfera psichica e affettiva del bambino provocati dalla
brusca interruzione del suo rapporto con le persone a cui egli è
affettivamente legato.
Strappare un bambino da chi gli dà sicurezza, amore e
gioia di vivere, significa farlo precipitare in uno stato d'ansia e di insicurezza profonda con conseguenze gravissime sul suo
sviluppo psico-affettivo.
È necessario pertanto che le nostre Autorità si
facciano interpreti di questa nostra richiesta presso le competenti autorità
uruguaiane affinché si adoperino per salvaguardare il diritto di Stefania Bruna
a rimanere con la famiglia che la alleva amorevolmente da più di due anni.
È doveroso sottolineare,
ancora una volta, la necessità che sia nel nostro Paese che nei Paesi di
provenienza di questi bambini, sia fatto ogni possibile sforzo per stroncare la
triste piaga del mercato dei bambini.
La recente legge nazionale sull'adozione e l'affidamento
(legge 184/83) costituisce un importante passo in
avanti verso una piena tutela dei diritti del minore.
È tuttavia indispensabile che anche i Paesi d'origine,
approvino leggi che siano ispirate a una effettiva
salvaguardia e promozione dei diritti dei loro bambini.
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