Prospettive assistenziali, n. 66, aprile - giugno 1984
Notiziario dell'Unione per la lotta
contro l'emarginazione sociale
NO
ALLA CASA PROTETTA DI AOSTA (1)
Questa Associazione intende far pervenire alcune considerazioni a seguito dell'articolo apparso su «La Stampa» del 17/1/1984, relativo alla notizia dell'avvenuto
inizio dei lavori di una «Casa protetta» a fianco del vecchio ospizio.
Abbiamo evidenziato che i primi a difendere la bontà
dell'opera in corso sono i tecnici del progetto. Non poteva essere diverso; è
difficile dire male di un proprio prodotto! Quello che stupisce è l'accento che
essi pongono sulla «struttura moderna e funzionale con sale soggiorno, sala
spettacolo, sale televisione, sala biblioteca, cucina
per cento pasti, ambulatori, infermeria e sale per fisioterapia», quasi a voler
far passare ingenuamente l'idea che un ospizio non è più tale perché si chiama
«Casa protetta» e/o è dotato di sale o di moquette.
La decisione di costruire un nuovo ospizio di carità,
ora ribattezzato «Casa protetta» è stata faticosa e, guarda caso, difesa tenacemente
da chi molto difficilmente ne diverrà un probabile ospite, a cominciare dal
Presidente del Consiglio di amministrazione
dell'ospizio: il Vescovo di Aosta.
Non sappiamo quale spirito di civiltà, di umanità e di carità cristiana possa giustificare il
fatto che la condizione «anziana» debba richiamare soluzioni di reclusione, di
isolamento dal contesto di vita, di rapporti e di amicizia, e naturalmente
sempre per quella fascia di persone che per condizione economica, sociale e di
salute, non sono più in grado di difendersi.
Questa Associazione non può che rilevare, con
amarezza, che ancora una volta, le ambiguità politiche e la non volontà di
ricerca di risposte diverse hanno determinato questa triste ed incivile
scelta.
Non per ultimo dobbiamo constatare l'assenza di
riflessione da parte della Chiesa locale sul ruolo della
comunità cristiana nell'assistenza. Con questo non si vuole negare il
«diritto-dovere» della Chiesa alle opere animate dalla «carità», né limitarne
il campo: dove per carità si intende però il precetto
evangelico dell'amore, dove «carità» non è sinonimo di «opere», se per esse si
intendono le strutture, gli organismi, gli edifici, gli statuti e le
tradizioni.
Si ribadisce pertanto che, a
nostro avviso, l'intervento politico e sociale deve porre prioritariamente
l'attenzione alla persona e alle sue esigenze e non ci sembra che si siano
posti su questa linea né il Consiglio di amministrazione dell'ospizio di
carità, né la Regione che ha deciso di contribuire con un finanziamento di
miliardi, né il Consiglio comunale di Aosta che ha dato l'approvazione al
progetto.
UN
ALTRO LAGER PER ANZIANI
Pubblichiamo il comunicato stampa emesso dalia sede
nazionale dell'ULCES in data 10 aprile 1984: «In merito all'istituto di Verrua Savoia, l’Unione per la lotta contro l'emarginazione
sociale segnala che la situazione degli istituti di ricovero per anziani (e ciò
vale anche per le strutture residenziali per handicappati) è allarmante in quanto, nonostante i ripetuti solleciti
compiuti da oltre dieci anni, né il Parlamento, né la Regione Piemonte hanno
predisposta misure dirette a garantire livelli accettabili di assistenza.
Ancora oggi tutto il personale (dai dirigenti agli inservienti) può essere
costituito da analfabeti; nulla è previsto in merito al rapporto minimo fra
operatori e ricoverati.
Anche per quanto riguarda i servizi (soggiorni,
ascensori, servizi igienici, ecc.) non c'è alcuna norma, per
cui la maggior parte degli istituti per vecchi e per handicappati ha
l'autorizzazione a funzionare come locanda, e cioè come albergo di infimo
ordine.
Inoltre la stragrande maggioranza degli istituti per
anziani e per handicappati non è in regola con le norme sulla prevenzione ed
estinzione degli incendi e con le disposizioni antinfortunistiche.
Infine - ma l'elenco delle carenze
potrebbe continuare a lungo - molte sono le USSL che non hanno mai fatto nulla
in materia di vigilanza degli istituti per minori, per handicappati, per
anziani. Molto carenti sono anche gli interventi in materia del Comune di
Torino».
(1) Lettera inviata in data 23 gennaio
1984 dalla Sezione dell'ULCES di Aosta alla redazione de «La Stampa», agli
organi di informazione e al Presidente del Consiglio
di amministrazione dell'Ospizio di Carità di Aosta.
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