Prospettive assistenziali, n. 66, aprile - giugno 1984
PIATTAFORMA DEL SINDACATO LOMBARDO
PER L'INSERIMENTO LAVORATIVO DEGLI HANDICAPPATI
WALTER FOSSATI
Dal 1975 in poi, in alcune zone sindacali della
Lombardia è iniziato il lavoro sugli handicappati. Senza sistematicità. I
delegati di fabbrica venivano, qua e là, chiamati in
causa dagli operatori dei centri di formazione professionale degli handicappati
loro assistiti.
Dove completare tale curriculum se non in fabbrica?
Quali interlocutori assumere al di là del titolare
dell'azienda se non il consiglio di fabbrica ed all'interno di esso qualche
delegato sindacale particolarmente sensibile alla causa degli handicappati?
Il sindacato ha incominciato ad occuparsene così:
tirato per la giacca dagli operatori sociali dei centri. A quegli operatori,
oggi, a distanza di circa dieci anni, dobbiamo rendere merito. Hanno
contribuito notevolmente nell'opera di sensibilizzazione dei quadri sindacali.
Abbiamo detto più sopra che il lavoro, per anni, è
stato condotto da pionieri, da avanguardie, senza
sistematicità. E ciò, non soltanto perché ci si è occupati, come sindacato,
soltanto di agevolare l'inserimento lavorativo, trascurando gli altri pezzi
della prevenzione dell'emarginazione e ancor prima della prevenzione
dell'handicap, ma anche perché dove veniva meno la spinta
degli operatori sociali, i quadri del sindacato hanno continuato a trascurare
totalmente la partita handicap.
Quindi, dal '75 all'anno
1981, in Lombardia, nel sindacato c'è stata una situazione abbastanza difforme,
con esperienze significative nella provincia di Milano, nel Basso Lodigiano, a
Magenta, a Garbagnate Milanese, a Legnano, a Monza.
Niente di più.
Nell'aprile dell'anno 1981, la Federazione regionale
CGIL CISL UIL, compie, però, un atto estremamente significativo:
promuove un primo convegno su scala regionale, dando voce alle esperienze di base, nell'intento di socializzarle e di valorizzarle.
Si intuisce, in quella circostanza, la necessità dì una
struttura permanente di guida sindacale. Ci si avvede dell'opportunità di non
rimanere staccati, come sindacato, dalle altre forze che agiscono
nel sociale, le associazioni, i movimenti di base e del volontariato
organizzato, il quale volontariato, proprio in quel periodo, ha incominciato
a prender fiato ed a manifestare decisamente la propria volontà di presenza
nello scenario socio-assistenziale.
La federazione sindacale unitaria decide, pertanto,
di costituire un coordinamento permanente per i problemi degli handicappati.
II coordinamento, dopo il convegno, si riunisce periodicamente ed indirizza
il suo lavoro in due sensi:
- formulare qualche osservazione
precisa sulla disciplina del collocamento obbligatorio, che allora era in
discussione alla Camera dei Deputati (XIII commissione);
- elaborare la piattaforma regionale sugli handicappati.
La piattaforma regionale è stata resa pubblica
nell'aprile '82, esattamente dopo un anno dalla celebrazione del convegno
sindacale (1).
Che cos'è
la piattaforma
I consigli unitari di zona CGIL CISL UIL (C.U.Z.), che per primi si sono dati da fare in questo ambito socio-sanitario, si erano resi conto che i
servizi socio-assistenziali, laddove sorgevano e venivano resi funzionanti,
non erano il frutto di una visione programmata, di una concreta risposta ai
bisogni dei portatori d'handicap.
Si sono fatti, per anni, servizi sociali perché
c'erano dei rapporti clientelari, senza una «ratio
oggettiva». Il filo diretto fra qualche amministratore comunale e
dell'U.S.S.L. (in Lombardia con «doppia S» Unità Socio-Sanitaria Locale) con
l'assessore regionale, garantiva un minimo vitale di finanziamento, ai finì dell'istituzione e della gestione del servizio (centro
socio-educativo, centro di formazione professionale, comunità-alloggio,
centro residenziale).
Bisognava fornire alle strutture comprensoriali e
zonali del sindacato un documento di lavoro, una traccia ragionata, per porle
nella condizione di saper bene impostare una piattaforma locale sugli
handicappati.
L'intento è stato quello di fare in modo che almeno
le strutture sindacali, facendo presa anche sulle associazioni, rifuggissero
dalle logiche clientelari nel postulare la creazione dei servizi sul
territorio.
Bisognava, inoltre, andare oltre la questione
dell'inserimento lavorativo, che rappresentava il pezzo forte, unico e forse
esclusivo di tutte le esperienze fino ad allora
condotte.
Fra tutto ciò che era indispensabile in quella fase,
la questione nodale era l'elaborazione di una «categoria concettuale» su cui
far basare l'analisi e di conseguenza impostare le rivendicazioni.
Il gruppo di lavoro che all'interno del coordinamento
regionale si è occupato di studiare la piattaforma regionale ha convenuto di
riscoprire nell'alveo degli handicappati la stessa chiave interpretativa dei
bisogni già collaudata in un settore di più antica tradizione operativa come
quello della prevenzione nei luoghi di lavoro.
Ci spieghiamo meglio. Ci sono bisogni e bisogni.
Nella teoria dei bisogni ve ne sono alcuni che, una volta
soddisfatti, generano a loro volta altri bisogni: siamo nel campo dei
cosiddetti bisogni «indotti».
In questo campo, per esempio, se si
fa l'equazione: più esami-prove-visite, più salute,
va da sé che scatta la molla del bisogno del tecnico, delle tecno-strutture
sanitarie. Non c'è nulla di più falso di una tale impostazione. Ciò, invece,
che sì deve fare è sviluppare una serie continuativa di esperienze
senza che la salute sia aggredita. E, allora, occorre riconoscere i rischi di aggressione alla salute.
Anche per l'handicap occorre saper riconoscere i
rischi più gravi, più diffusi e prevenibili, una volta riconosciuti i quali, ai fini di eliminarli, nascono alcun bisogni «reali»
che devono essere soddisfatti.
La soddisfazione dei bisogni reali avviene mediante
una rete di servizi socio-assistenziali presenti sul
territorio, frutto di una visione programmatica bene impostata dall'unica
realtà erogatrice dei servizi: l'U.S.S.L.
I servizi quale strumento
di soddisfazione dei bisogni
In riferimento ai rischi, si chiariscono i bisogni dei
portatori d'handicap ed i servizi socio-assistenziali che sono necessari, su
scala ottimale.
Dato che non si parte da zero perché, quasi sempre, nelle zone, alcuni servizi già ci sono e sono
più o meno bene funzionanti, è importante compiere una disamina dell'esistente.
Dallo scarto fra ciò che già esiste e ciò che
dovrebbe esserci perché sia soddisfatta la domanda
attuale ed arretrata, nasce la rivendicazione.
C'è da tener presente anche un altro aspetto
nell'impostazione dell'analisi e delle rivendicazioni. I rischi ed i bisogni
si diversificano al variare dell'età dei soggetti
portatori d'handicap. Si possono ricondurre rischi e
bisogni a diverse «fasce d'età». Nella piattaforma si sono ipotizzate quattro
fasce:
- da zero a tre anni (fascia d'età prescolare);
- fascia della scolarizzazione
(dai tre ai quattordici anni);
- fascia dell'avviamento al lavoro;
- fascia delle problematiche post-lavorative
e sui soggetti a ridottissima capacità dì autonomia esistenziale (gravi).
Esempio di come funziona lo schema:
rischi, bisogni, servizi, rivendicazioni
Per ridurre lo schema ad una visione concreta di applicazione, scegliamo a caso una fascia: quella
dell'avviamento al lavoro. Quali rischi più gravi, più diffusi e prevenibili
sono ipotizzabili per questa fascia d'età? Le carenze
di stimolazioni riabilitative, la mancata professionalizzazione,
il ripudio posto in atto dal mondo economico-produttivo (mercato ordinario del
lavoro) e quindi la condizione dì marginalità sociale.
Richiamati in questo modo i rischi,
diamo ora un'occhiata ai bisogni reali, distinguendo gli handicappati che sono
tali prima del loro ingresso nel mondo del lavoro da quelli che tali sono diventati
in costanza di rapporto di lavoro (R.C.L. = ridotta
capacità lavorativa).
Un bisogno reale per gli handicappati della prima
specie è rappresentato dall'acquisizione di professionalità, che deve
esprimersi con la prassi dell'inserimento lavorativo
«oculato» (l'uomo giusto al posto giusto), che risulti rispettoso delle sue
potenzialità lavorative.
Nel luogo di lavoro, non soltanto la mansione deve risultare idonea, ma un ulteriore bisogno dell'handicappato
si esprime attraverso la ricerca di un ambiente lavorativo che risulti ad ampio
spettro di socializzazione (progressivo moltiplicarsi dei rapporti nella
convivenza).
Per gli handicappati della seconda specie (R.C.L.) c'è il grande bisogno
della ri-professionalizzazione, del «riciclaggio»
produttivo (affinché non finiscano tutti nelle aree di parcheggio delle
aziende come spogliatoi, servizi di secondaria importanza destinati
esclusivamente ad handicappati, delle vere e proprie aree-ghetto); il
riciclaggio deve risultare rispettoso delle loro residue potenzialità lavorative
e deve essere ad ampio spettro di socializzazione.
A questo punto, vediamo di indicare quale può essere,
sempre per la fascia dei soggetti avviabili al
lavoro, la rete degli interventi e dei servizi da crearsi sul territorio. Gli interventi ed i servizi devono ruotare intorno ad una prassi
operativa: la gestione sociale degli inserimenti lavorativi. Ai fini
dell'attuazione di tale prassi, si deve, innanzitutto, individuare la gamma
dei soggetti sociali ed istituzionali che sono parte
in causa.
I soggetti della gestione sociale sono i seguenti:
- gli imprenditori, perché detengono la proprietà dei
mezzi di produzione ed in quanto sono i responsabili dell'organizzazione del
lavoro (almeno per il modo in cui l'hanno progettata) in fabbrica;
- il sindacato di zona, perché gli compete la scelta
della fabbrica «idonea» a ciascun inserimento; il criterio di
idoneità della fabbrica è basato essenzialmente sul saper fare dei
lavoratori (saper fare inteso come sensibilità di fronte al problema);
- il consiglio di fabbrica, per la ricerca dell'area
professionale «idonea» e cioè che risulti adeguata al
profilo professionale del soggetto da inserire ed ai suoi problemi di
comportamento;
- i genitori dei l'handicappato, perché conoscono l'handicappato
ed hanno bisogno, essi stessi, di superare alcuni limiti culturali, alcune preoccupazioni
di eccessiva protezione;
- gli educatori del centro di formazione professionale
o socio-educativo, per aver contribuito alla formazione lavorativa
dell'handicappato, perché essi conoscono una grande
parte dei suoi bisogni e delle sue manifestazioni;
- gli amministratori dei Comuni e delle U.S.S.L., in quanto responsabili
della gestione dei servizi territoriali di formazione.
Tutti questi soggetti sociali ed istituzionali costituiscono
un gruppo permanente di lavoro per la gestione sociale degli inserimenti
lavorativi, passando attraverso l'indizione di corsi professionalizzanti con tirocinii in posizione, provvedendo alla trasformazione dei
tirocinii (attuati su base convenzionale) in un
rapporto dì lavoro vero e proprio (collocamento
mediante la legge 482/68 o mediante avviamento ordinario).
II gruppo di lavoro deve esprimere delle indicazioni
agli amministratori degli enti locali perché siano
abolite le barriere architettoniche esterne, almeno in riferimento agli
itinerari degli handicappati per giungere ai posti di lavoro, così come devono
indicare ai datori di lavoro l'abolizione di quelle barriere interne alla fabbrica
che ostano al raggiungimento dell'area professionale in cui lavorano gli
handicappati.
Il gruppo si preoccuperà, altresì, di svolgere le
seguenti funzioni:
1. - l'adeguamento dei posti di lavoro per tener conto dei bisogni dei l'handicappato, rendendo in tal modo
«flessibile» l'organizzazione del lavoro alla materiale espressività del
soggetto;
2. - il riciclaggio dei
soggetti con ridotta capacità lavorativa (R.C.L.),
perché sia evitata la loro emarginazione produttiva;
3. - l'esame delle aree professionali più aggressive
dalle quali emergono più soventemente gli R.C.L. (aree di formazione degli handicappati in costanza
di rapporto di lavoro), affinché si assumano tutti i provvedimenti atti alla
loro bonifica.
Le rivendicazioni che discendono si distinguono a seconda della controparte o interlocutore sociale. Si individuano una pluralità di controparti per il sindacato
nel territorio che voglia promuovere una serie di rivendicazioni scaturenti
dallo schema rischi-bisogni-servizi, compiendo, come
s'è detto, un esame dell'esistente, incuneandosi nello scarto fra ciò che viene
già realizzato e ciò che dovrebbe ancora essere attuato. Le
controparti sono: le aziende, i Comuni singoli o associati, la
Regione, l'Ufficio provinciale del lavoro ed il parlamento (per la riforma
della disciplina del collocamento obbligatorio).
Sono richiedibili:
- alle aziende: la comunicazione della denuncia
semestrale degli invalidi presenti in fabbrica; la stipulazione delle
convenzioni per i tirocinii guidati; la
trasformazione dei tirocinii in inserimento
definitivo; la bonifica delle aree professionali dalle quali prioritariamente
provengono gli R.C.L.;
l'abolizione delle barriere architettoniche interne all'azienda almeno per
tener conto degli itinerari del soggetto handicappato; la realizzazione di
aree ergonomiche promiscue sulle quali far lavorare
tanto gli handicappati quanto i soggetti normodotati;
- ai Comuni (singoli o associati):
la trasformazione dei corsi o dei centri speciali in corsi e centri normali di
formazione professionale (dove siano ammessi alla frequenza normodotati
ed handicappati); la stipulazione delle convenzioni per i tirocinii
guidati;
- alla Regione: le varie forme di
finanziamento dei centri di formazione professionale, la promozione di
progetti speciali che riguardino gli handicappati nel campo della formazione
con i finanziamenti C.E.E. (fondo sociale europeo); finanziamenti anche per
l'abolizione delle barriere e per l'adeguamento dei posti di lavoro;
- all'Ufficio del lavoro: la non esclusione degli
handicappati psichici dalle liste del collocamento
obbligatorio; l'avviamento oculato in fabbriche dove il tirocinio abbia dato esito
positivo; la socializzazione delle liste degli invalidi in attesa di
avviamento.
Conclusioni
II lavoro del sindacato nei vari
comprensori è stato in tal modo avviato. Oggi la situazione è certamente
più difficile che nel recente passato, a seguito delle restrizioni poste in
atto dalla legge 638/83, art. 9. È importante, comunque,
non disarmare, assumendo i problemi, creando strutture, producendo altre
esperienze, affrontando con cognizione di causa anche il contenzioso giudiziario
di fronte alla magistratura amministrativa (T.A.R.) e ordinaria.
Dalla piattaforma regionale discendono anche le
specifiche richieste che nel luglio scorso sono state inoltrate in regione
Lombardia, ai vari assessorati competenti; il confronto dovrà avviarsi entro
la prossima primavera.
La partecipazione dei lavoratori di fabbrica, degli
handicappati e delle loro associazioni alle istanze è
l'elemento essenziale del rapporto di forza nel confronto con le istituzioni,
senza del quale rischia di essere tutto quanto pura elucubrazione
intellettuale. Una «buona» rivendicazione se non è
supportata dal movimento di lotta non produce alcun effetto di cambiamento.
ALLEGATO
1
Piattaforma della federazione regionale
RIVENDICAZIONI
NEL SETTORE DELLA PREVENZIONE
Educazione sanitaria:
Si richiede la promozione di
iniziative regionali che si articolino a livello di U.S.S.L.,
tendenti a dibattere con le donne in età fertile e gravide, l'influenza dei
fattori ambientali, produttivi, culturali, educativi, ereditari e comportamentali
sulle funzioni genetico-riproduttive.
Tutela della salute delle lavoratrici:
Si richiede che la Regione solleciti le U.S.S.L.
affinché realizzino un programma di indagini conoscitive
nei luoghi di lavoro a prevalente popolazione femminile, con particolare
riferimento al rischio di contaminazione da sostanze teratogene.
Ricerca delle gravidanze a rischio:
Individuare fra le donne gravide le
fasce a «rischio» (con più figli, anziane, basso livello culturale, che hanno
migrato, ecc.) e sviluppare un particolare programma attuativo
per le gravidanze patologiche, in collaborazione con ì servizi di base e con
le cliniche ginecologiche universitarie.
Assistenza al parto:
Si richiedono i dati sui traumi da parto e sugli
effetti derivanti dalla carenza di assistenza in sala
parto e nelle divisioni di ostetricia-ginecologia, sull'area regionale. Si
richiedono dati sulle figure presenti in tutte le sale parto, con particolare
riferimento agli orari notturni e domenicali. I dati sopra richiesti devono essere
dettagliati per presidio ospedaliero, sia pubblico che
privato.
RIVENDICAZIONI
NEL SETTORE DELL'INTEGRAZIONE SOCIALE
Esame dei finanziamenti:
Per la realizzazione e la gestione delle strutture
socio-sanitarie di territorio (comunità alloggio, centri socio-educativi, cooperative dì lavoro integrate, ecc.).
Per
la trasformazione dei centri di formazione
professionale speciali in centri normali.
Per la realizzazione di progetti speciali di avviamento al lavoro degli handicappati (F.S.E. Ministero del lavoro).
Per l'adeguamento dei beni strumentali e dei posti di
lavoro.
Per l'abolizione delle barriere
architettoniche nel territorio regionale e nei posti di lavoro.
Per l'accesso degli handicappati ai mezzi di
trasporto collettivi.
Programmazione dei finanziamenti:
Criteri di erogazione di
fondi ai piani locali dei Comuni singoli ed associati e dell'U.S.S.L. Esempi di
esigenze locali non soddisfatte:
Realizzazione di un centro per la formazione professionale a Rho.
Realizzazione di un centro per la formazione
professionale a Sesto S. Giovanni.
Realizzazione di un centro socio-educativo a Casalpusterlengo.
Realizzazione di un centro socio-educativo a Codogno.
Adeguamento del finanziamento ai
centri di formazione professionale funzionanti a Lodi e a Casalpusterlengo
in base agli attuali servizi erogati
(acquisto materiale didattico, macchinari, uscita degli operatori per tirocini
in posizione).
Revisione del finanziamento al Centro di educazione motoria e
del linguaggio (C.E.M.L.) di Casalpusterlengo
(l'attuale erogazione finanziaria, è ancora quella relativa all'ex Consorzio
sanitario di zona).
STRUMENTI
LEGISLATIVI E REGOLAMENTI COMUNALI
Promulgazione di una legge
regionale sui trasporti interurbani e di dimensione comunale con interventi a
favore degli handicappati (per esempio
legge regionale del Lazio).
Integrazione del progetto di legge per la disciplina
urbanistica del territorio regionale nonché della
proposta di aggiornamento del regolamento locale di igiene con interventi atti
ad eliminare le barriere architettoniche.
Adozione regionale di un
regolamento edilizio tipo, con interventi atti ad eliminare le barriere
architettoniche.
ESAME
DELLE CONVENZIONI IN ATTO CON LE STRUTTURE PRIVATE EROGATRICI DI SERVIZI SOCIO-SANITARI
- Esame degli standards dì
prestazione.
- Esame delle dinamiche di
integrazione sociale.
- Esame dei finanziamenti erogati
alle principali strutture private e alle I.P.A.B.
- Esame del trattamento normativo e retributivo al
personale.
SCHEMA N. 1
Individuazione dei rischi più gravi,
più diffusi e prevenibili
Carenze
di stimolazioni riabilitative
↓
Mancata professionalizzazione
↓
Ripudio del mondo economico produttivo
↓
Condizione di marginalità sociale
SCHEMA N. 2
Individuazione dei bisogni reali
Professionalizzazione Riprofessionalizzazione de soggetti
degli handicappati con
ridotte capacità lavorative- R.C.L.
↓ ↓
integrata da tirocini guidati Riciclaggio
produttivo
↓ ↓
Inserimento
lavorativo oculato rispettoso
delle capacità lavorative residuali
↓ ↓
rispettoso delle capacità lavorative residuali ad ampio spettro di
socializzazione
↓
Esperienze ad
ampio spettro di socializzazione
SCHEMA N. 3
Interventi e rete di servizi sul territorio
Proprietà Scelta della Scelta dell’area Conoscenze Potenzialità Responsabili
dei mezzi fabbrica professionale di vita professionali dei servizi
di produzione idonea idonea
↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓
imprenditori sindacato Consiglio Genitori Educatori Amministratori
di zona di
fabbrica U.S.S.L.
↓ ↓ ↓ ↓ ↓ ↓
↓
Gruppo
di lavoro Ufficio
per il
per la gestione ↔ collocamento
sociale obbligatorio
dell’inserimento
↓
Formazione
professionale
in posizione
↓
Trasformazione
dei
tirocinii in inserimento
definitivo
↓
--------------------------------------------------
↓ ↓
Abolizione
delle barriere Adeguamento
dei posti
architettoniche interne di
lavoro
↓
Riciclaggio
degli R.C.L.
↓
Bonifica
delle aree nocive
SCHEMA N. 4 - Rivendicazioni
Nei confronti Nei confronti dei Nei confronti Nei
confronti dell’Ufficio Nei confronti
delle aziende Comuni
associati della Regione provinciale del Parlamento
(U.S.S.L.) del
lavoro
↓ ↓ ↓ ↓ ↓
Comunicazione Trasformazione Finanziamento Inserimento Approvazione
al C.d.F. della dei
corsi o per la nelle liste degli della nuova legge
denuncia centri
speciali trasformazione handicappati sul collocamento
semestrale in
NORMALI dei corsi o centri psichici obbligatorio
↓ ↓ ↓ ↓
Convenzione Stipulazione Finanziamento Avviamento
sui tirocini delle
convenzioni alla gestione oculato in
guidati sui
tirocini dei centri di F.P. riferimento
guidati ai
tirocini
↓ ↓
Trasformazione Partecipazione
dei tirocini ai
progetti del
in inserimento F.S.E.
definitivo
↓ ↓
Bonifica degli Finanziamento
ambienti di per
l’abolizione
derivazione delle
barriere
degli R.C.L. architettoniche
interne
↓ ↓
Abolizione Finanziamento
per
delle barriere l’adeguamento
architettoniche dei
posti
interne di
lavoro
↓
Realizzazione
di aree
professionali
promiscue
RIVENDICAZIONE
DI UN PRESIDIO PUBBLICO DI RIABILITAZIONE PER CIASCUNA U.S.S.L.
Inserimento lavorativo
In ogni U.S.S.L. costituire un
gruppo di lavoro permanente per la gestione sociale dell'inserimento
lavorativo. II gruppo deve essere
composto dalla rappresentanza dei lavoratori, degli imprenditori, degli
operatori socio-sanitari e delle famiglie, con compiti di ricerca delle aree
professionali idonee, e compiti di sostegno metodologico durante la fase di
primo avviamento.
Commissioni per la certificazione dell'invalidità
Nella valutazione dell'invalidità vanno
applicati criteri e metodi tendenti a valorizzare e recuperare le
residue capacità lavorative, al fine di una concreta politica dell'inserimento.
La certificazione deve essere chiara: collocabile...
incollocabile... Nell'incertezza
studiare e promuovere modalità di sperimentazione.
RIVENDICAZIONI
CHE COINVOLGONO LA REGIONE ED ALTRE ISTITUZIONI
Ufficio provinciale del lavoro
Superamento delle attuali difficoltà riguardanti
l'inserimento lavorativo degli psichici.
Trasmissione mensile al Sindacato
dell'elenco degli avviati con la legge 482/68.
T.A.R.
Riduzione dei tempi di istruttoria
e di giudizio sui ricorsi riguardanti l'avviamento al lavoro degli
handicappati.
Parlamento
Sollecita promulgazione della nuova legge sul
collocamento obbligatorio degli handicappati.
Provveditorato e Ministero pubblica istruzione
Riforma dei programmi scolastici.
Rivedere la funzione dell'insegnante di «appoggio».
Provvedere al materiale didattico in misura adeguata
anche per gli scolari portatori di handicaps.
Promuovere interventi di aggiornamento
di tutti gli operatori scolastici.
L'aggiornamento deve essere finalizzato alla
conoscenza di tutti i problemi psicologici, pedagogici e didattici, generali e
specifici per i soggetti in difficoltà.
Instaurare rapporti istituzionali, con Sedi definite,
tra struttura scolastica e struttura sociosanitaria
territoriale (riabilitazione).
Cfr. l’Allegato
1.
www.fondazionepromozionesociale.it