Prospettive assistenziali, n. 66, aprile - giugno 1984

 

 

PIATTAFORMA DEL SINDACATO LOMBARDO PER L'INSERIMENTO LAVORATIVO DEGLI HANDICAPPATI

WALTER FOSSATI

 

 

Dal 1975 in poi, in alcune zone sindacali della Lombardia è iniziato il lavoro sugli handicappati. Senza sistematicità. I delegati di fabbrica veniva­no, qua e là, chiamati in causa dagli operatori dei centri di formazione professionale degli handicap­pati loro assistiti.

Dove completare tale curriculum se non in fab­brica? Quali interlocutori assumere al di là del titolare dell'azienda se non il consiglio di fabbrica ed all'interno di esso qualche delegato sindacale particolarmente sensibile alla causa degli handi­cappati?

Il sindacato ha incominciato ad occuparsene così: tirato per la giacca dagli operatori sociali dei centri. A quegli operatori, oggi, a distanza di circa dieci anni, dobbiamo rendere merito. Hanno contribuito notevolmente nell'opera di sensibiliz­zazione dei quadri sindacali.

Abbiamo detto più sopra che il lavoro, per anni, è stato condotto da pionieri, da avanguardie, sen­za sistematicità. E ciò, non soltanto perché ci si è occupati, come sindacato, soltanto di agevolare l'inserimento lavorativo, trascurando gli altri pez­zi della prevenzione dell'emarginazione e ancor prima della prevenzione dell'handicap, ma anche perché dove veniva meno la spinta degli operato­ri sociali, i quadri del sindacato hanno continuato a trascurare totalmente la partita handicap.

Quindi, dal '75 all'anno 1981, in Lombardia, nel sindacato c'è stata una situazione abbastanza dif­forme, con esperienze significative nella provin­cia di Milano, nel Basso Lodigiano, a Magenta, a Garbagnate Milanese, a Legnano, a Monza. Nien­te di più.

Nell'aprile dell'anno 1981, la Federazione regio­nale CGIL CISL UIL, compie, però, un atto estre­mamente significativo: promuove un primo con­vegno su scala regionale, dando voce alle espe­rienze di base, nell'intento di socializzarle e di valorizzarle.

Si intuisce, in quella circostanza, la necessità dì una struttura permanente di guida sindacale. Ci si avvede dell'opportunità di non rimanere stac­cati, come sindacato, dalle altre forze che agisco­no nel sociale, le associazioni, i movimenti di base e del volontariato organizzato, il quale vo­lontariato, proprio in quel periodo, ha incomincia­to a prender fiato ed a manifestare decisamente la propria volontà di presenza nello scenario so­cio-assistenziale.

La federazione sindacale unitaria decide, per­tanto, di costituire un coordinamento permanen­te per i problemi degli handicappati. II coordi­namento, dopo il convegno, si riunisce periodica­mente ed indirizza il suo lavoro in due sensi:

- formulare qualche osservazione precisa sul­la disciplina del collocamento obbligatorio, che allora era in discussione alla Camera dei Depu­tati (XIII commissione);

- elaborare la piattaforma regionale sugli han­dicappati.

La piattaforma regionale è stata resa pubblica nell'aprile '82, esattamente dopo un anno dalla celebrazione del convegno sindacale (1).

 

Che cos'è la piattaforma

 

I consigli unitari di zona CGIL CISL UIL (C.U.Z.), che per primi si sono dati da fare in questo ambi­to socio-sanitario, si erano resi conto che i servi­zi socio-assistenziali, laddove sorgevano e veni­vano resi funzionanti, non erano il frutto di una visione programmata, di una concreta risposta ai bisogni dei portatori d'handicap.

Si sono fatti, per anni, servizi sociali perché c'erano dei rapporti clientelari, senza una «ratio oggettiva». Il filo diretto fra qualche amministra­tore comunale e dell'U.S.S.L. (in Lombardia con «doppia S» Unità Socio-Sanitaria Locale) con l'as­sessore regionale, garantiva un minimo vitale di finanziamento, ai finì dell'istituzione e della ge­stione del servizio (centro socio-educativo, cen­tro di formazione professionale, comunità-allog­gio, centro residenziale).

Bisognava fornire alle strutture comprensoriali e zonali del sindacato un documento di lavoro, una traccia ragionata, per porle nella condizione di saper bene impostare una piattaforma locale sugli handicappati.

L'intento è stato quello di fare in modo che almeno le strutture sindacali, facendo presa an­che sulle associazioni, rifuggissero dalle logiche clientelari nel postulare la creazione dei servizi sul territorio.

Bisognava, inoltre, andare oltre la questione dell'inserimento lavorativo, che rappresentava il pezzo forte, unico e forse esclusivo di tutte le esperienze fino ad allora condotte.

Fra tutto ciò che era indispensabile in quella fase, la questione nodale era l'elaborazione di una «categoria concettuale» su cui far basare l'ana­lisi e di conseguenza impostare le rivendicazioni.

Il gruppo di lavoro che all'interno del coordina­mento regionale si è occupato di studiare la piat­taforma regionale ha convenuto di riscoprire nell'alveo degli handicappati la stessa chiave inter­pretativa dei bisogni già collaudata in un settore di più antica tradizione operativa come quello del­la prevenzione nei luoghi di lavoro.

Ci spieghiamo meglio. Ci sono bisogni e biso­gni. Nella teoria dei bisogni ve ne sono alcuni che, una volta soddisfatti, generano a loro volta altri bisogni: siamo nel campo dei cosiddetti bi­sogni «indotti».

In questo campo, per esempio, se si fa l'equa­zione: più esami-prove-visite, più salute, va da sé che scatta la molla del bisogno del tecnico, delle tecno-strutture sanitarie. Non c'è nulla di più fal­so di una tale impostazione. Ciò, invece, che sì deve fare è sviluppare una serie continuativa di esperienze senza che la salute sia aggredita. E, allora, occorre riconoscere i rischi di aggressio­ne alla salute.

Anche per l'handicap occorre saper riconoscere i rischi più gravi, più diffusi e prevenibili, una volta riconosciuti i quali, ai fini di eliminarli, na­scono alcun bisogni «reali» che devono essere soddisfatti.

La soddisfazione dei bisogni reali avviene me­diante una rete di servizi socio-assistenziali pre­senti sul territorio, frutto di una visione program­matica bene impostata dall'unica realtà eroga­trice dei servizi: l'U.S.S.L.

 

I servizi quale strumento di soddisfazione dei bisogni

 

In riferimento ai rischi, si chiariscono i biso­gni dei portatori d'handicap ed i servizi socio-as­sistenziali che sono necessari, su scala ottimale.

Dato che non si parte da zero perché, quasi sempre, nelle zone, alcuni servizi già ci sono e sono più o meno bene funzionanti, è importante compiere una disamina dell'esistente.

Dallo scarto fra ciò che già esiste e ciò che dovrebbe esserci perché sia soddisfatta la do­manda attuale ed arretrata, nasce la rivendica­zione.

C'è da tener presente anche un altro aspetto nell'impostazione dell'analisi e delle rivendicazio­ni. I rischi ed i bisogni si diversificano al variare dell'età dei soggetti portatori d'handicap. Si pos­sono ricondurre rischi e bisogni a diverse «fasce d'età». Nella piattaforma si sono ipotizzate quat­tro fasce:

- da zero a tre anni (fascia d'età prescolare);

- fascia della scolarizzazione (dai tre ai quat­tordici anni);

- fascia dell'avviamento al lavoro;

- fascia delle problematiche post-lavorative e sui soggetti a ridottissima capacità dì autono­mia esistenziale (gravi).

 

Esempio di come funziona lo schema: rischi, bisogni, servizi, rivendicazioni

 

Per ridurre lo schema ad una visione concreta di applicazione, scegliamo a caso una fascia: quella dell'avviamento al lavoro. Quali rischi più gravi, più diffusi e prevenibili sono ipotizzabili per questa fascia d'età? Le carenze di stimolazio­ni riabilitative, la mancata professionalizzazione, il ripudio posto in atto dal mondo economico-pro­duttivo (mercato ordinario del lavoro) e quindi la condizione dì marginalità sociale.

Richiamati in questo modo i rischi, diamo ora un'occhiata ai bisogni reali, distinguendo gli han­dicappati che sono tali prima del loro ingresso nel mondo del lavoro da quelli che tali sono di­ventati in costanza di rapporto di lavoro (R.C.L. = ridotta capacità lavorativa).

Un bisogno reale per gli handicappati della pri­ma specie è rappresentato dall'acquisizione di professionalità, che deve esprimersi con la pras­si dell'inserimento lavorativo «oculato» (l'uomo giusto al posto giusto), che risulti rispettoso del­le sue potenzialità lavorative.

Nel luogo di lavoro, non soltanto la mansione deve risultare idonea, ma un ulteriore bisogno dell'handicappato si esprime attraverso la ricerca di un ambiente lavorativo che risulti ad ampio spettro di socializzazione (progressivo moltipli­carsi dei rapporti nella convivenza).

Per gli handicappati della seconda specie (R.C.L.) c'è il grande bisogno della ri-professio­nalizzazione, del «riciclaggio» produttivo (affin­ché non finiscano tutti nelle aree di parcheggio delle aziende come spogliatoi, servizi di secon­daria importanza destinati esclusivamente ad han­dicappati, delle vere e proprie aree-ghetto); il riciclaggio deve risultare rispettoso delle loro residue potenzialità lavorative e deve essere ad ampio spettro di socializzazione.

A questo punto, vediamo di indicare quale può essere, sempre per la fascia dei soggetti avviabili al lavoro, la rete degli interventi e dei servizi da crearsi sul territorio. Gli interventi ed i servizi de­vono ruotare intorno ad una prassi operativa: la gestione sociale degli inserimenti lavorativi. Ai fini dell'attuazione di tale prassi, si deve, innanzi­tutto, individuare la gamma dei soggetti sociali ed istituzionali che sono parte in causa.

I soggetti della gestione sociale sono i se­guenti:

- gli imprenditori, perché detengono la pro­prietà dei mezzi di produzione ed in quanto sono i responsabili dell'organizzazione del lavoro (almeno per il modo in cui l'hanno progettata) in fabbrica;

- il sindacato di zona, perché gli compete la scelta della fabbrica «idonea» a ciascun inseri­mento; il criterio di idoneità della fabbrica è ba­sato essenzialmente sul saper fare dei lavoratori (saper fare inteso come sensibilità di fronte al problema);

- il consiglio di fabbrica, per la ricerca dell'area professionale «idonea» e cioè che risulti adeguata al profilo professionale del soggetto da inserire ed ai suoi problemi di comportamento;

- i genitori dei l'handicappato, perché cono­scono l'handicappato ed hanno bisogno, essi stes­si, di superare alcuni limiti culturali, alcune pre­occupazioni di eccessiva protezione;

- gli educatori del centro di formazione pro­fessionale o socio-educativo, per aver contribuito alla formazione lavorativa dell'handicappato, per­ché essi conoscono una grande parte dei suoi bi­sogni e delle sue manifestazioni;

- gli amministratori dei Comuni e delle U.S.S.L., in quanto responsabili della gestione dei servizi territoriali di formazione.

Tutti questi soggetti sociali ed istituzionali co­stituiscono un gruppo permanente di lavoro per la gestione sociale degli inserimenti lavorativi, passando attraverso l'indizione di corsi professio­nalizzanti con tirocinii in posizione, provvedendo alla trasformazione dei tirocinii (attuati su base convenzionale) in un rapporto dì lavoro vero e proprio (collocamento mediante la legge 482/68 o mediante avviamento ordinario).

II gruppo di lavoro deve esprimere delle indi­cazioni agli amministratori degli enti locali per­ché siano abolite le barriere architettoniche esterne, almeno in riferimento agli itinerari degli handicappati per giungere ai posti di lavoro, così come devono indicare ai datori di lavoro l'aboli­zione di quelle barriere interne alla fabbrica che ostano al raggiungimento dell'area professionale in cui lavorano gli handicappati.

Il gruppo si preoccuperà, altresì, di svolgere le seguenti funzioni:

1. - l'adeguamento dei posti di lavoro per te­ner conto dei bisogni dei l'handicappato, rendendo in tal modo «flessibile» l'organizzazione del la­voro alla materiale espressività del soggetto;

2. - il riciclaggio dei soggetti con ridotta capa­cità lavorativa (R.C.L.), perché sia evitata la loro emarginazione produttiva;

3. - l'esame delle aree professionali più ag­gressive dalle quali emergono più soventemente gli R.C.L. (aree di formazione degli handicappati in costanza di rapporto di lavoro), affinché si as­sumano tutti i provvedimenti atti alla loro bo­nifica.

Le rivendicazioni che discendono si distinguono a seconda della controparte o interlocutore so­ciale. Si individuano una pluralità di controparti per il sindacato nel territorio che voglia promuo­vere una serie di rivendicazioni scaturenti dallo schema rischi-bisogni-servizi, compiendo, come s'è detto, un esame dell'esistente, incuneandosi nello scarto fra ciò che viene già realizzato e ciò che dovrebbe ancora essere attuato. Le contro­parti sono: le aziende, i Comuni singoli o asso­ciati, la Regione, l'Ufficio provinciale del lavoro ed il parlamento (per la riforma della disciplina del collocamento obbligatorio).

Sono richiedibili:

- alle aziende: la comunicazione della denun­cia semestrale degli invalidi presenti in fabbrica; la stipulazione delle convenzioni per i tirocinii guidati; la trasformazione dei tirocinii in inseri­mento definitivo; la bonifica delle aree professio­nali dalle quali prioritariamente provengono gli R.C.L.; l'abolizione delle barriere architettoniche interne all'azienda almeno per tener conto degli itinerari del soggetto handicappato; la realizzazio­ne di aree ergonomiche promiscue sulle quali far lavorare tanto gli handicappati quanto i soggetti normodotati;

- ai Comuni (singoli o associati): la trasfor­mazione dei corsi o dei centri speciali in corsi e centri normali di formazione professionale (dove siano ammessi alla frequenza normodotati ed han­dicappati); la stipulazione delle convenzioni per i tirocinii guidati;

- alla Regione: le varie forme di finanziamen­to dei centri di formazione professionale, la pro­mozione di progetti speciali che riguardino gli handicappati nel campo della formazione con i finanziamenti C.E.E. (fondo sociale europeo); fi­nanziamenti anche per l'abolizione delle barriere e per l'adeguamento dei posti di lavoro;

- all'Ufficio del lavoro: la non esclusione de­gli handicappati psichici dalle liste del colloca­mento obbligatorio; l'avviamento oculato in fab­briche dove il tirocinio abbia dato esito positi­vo; la socializzazione delle liste degli invalidi in attesa di avviamento.

 

Conclusioni

 

II lavoro del sindacato nei vari comprensori è stato in tal modo avviato. Oggi la situazione è certamente più difficile che nel recente passato, a seguito delle restrizioni poste in atto dalla leg­ge 638/83, art. 9. È importante, comunque, non disarmare, assumendo i problemi, creando strut­ture, producendo altre esperienze, affrontando con cognizione di causa anche il contenzioso giu­diziario di fronte alla magistratura amministrativa (T.A.R.) e ordinaria.

Dalla piattaforma regionale discendono anche le specifiche richieste che nel luglio scorso sono state inoltrate in regione Lombardia, ai vari as­sessorati competenti; il confronto dovrà avviarsi entro la prossima primavera.

La partecipazione dei lavoratori di fabbrica, degli handicappati e delle loro associazioni alle istanze è l'elemento essenziale del rapporto di forza nel confronto con le istituzioni, senza del quale rischia di essere tutto quanto pura elucu­brazione intellettuale. Una «buona» rivendicazio­ne se non è supportata dal movimento di lotta non produce alcun effetto di cambiamento.

 

 

ALLEGATO 1

 

Piattaforma della federazione regionale

 

RIVENDICAZIONI NEL SETTORE DELLA PREVEN­ZIONE

 

Educazione sanitaria:

Si richiede la promozione di iniziative regio­nali che si articolino a livello di U.S.S.L., tenden­ti a dibattere con le donne in età fertile e gravide, l'influenza dei fattori ambientali, produttivi, cul­turali, educativi, ereditari e comportamentali sul­le funzioni genetico-riproduttive.

 

Tutela della salute delle lavoratrici:

Si richiede che la Regione solleciti le U.S.S.L. affinché realizzino un programma di indagini co­noscitive nei luoghi di lavoro a prevalente popo­lazione femminile, con particolare riferimento al rischio di contaminazione da sostanze teratogene.

 

Ricerca delle gravidanze a rischio:

Individuare fra le donne gravide le fasce a «ri­schio» (con più figli, anziane, basso livello cultu­rale, che hanno migrato, ecc.) e sviluppare un particolare programma attuativo per le gravidan­ze patologiche, in collaborazione con ì servizi di base e con le cliniche ginecologiche universitarie.

 

Assistenza al parto:

Si richiedono i dati sui traumi da parto e sugli effetti derivanti dalla carenza di assistenza in sala parto e nelle divisioni di ostetricia-ginecologia, sull'area regionale. Si richiedono dati sulle figure presenti in tutte le sale parto, con particolare ri­ferimento agli orari notturni e domenicali. I dati sopra richiesti devono essere dettagliati per pre­sidio ospedaliero, sia pubblico che privato.

 

 

RIVENDICAZIONI NEL SETTORE DELL'INTEGRA­ZIONE SOCIALE

 

Esame dei finanziamenti:

Per la realizzazione e la gestione delle struttu­re socio-sanitarie di territorio (comunità alloggio, centri socio-educativi, cooperative dì lavoro inte­grate, ecc.).

Per la trasformazione dei centri di formazione

professionale speciali in centri normali.

Per la realizzazione di progetti speciali di avvia­mento al lavoro degli handicappati (F.S.E. Ministe­ro del lavoro).

Per l'adeguamento dei beni strumentali e dei posti di lavoro.

Per l'abolizione delle barriere architettoniche nel territorio regionale e nei posti di lavoro.

Per l'accesso degli handicappati ai mezzi di trasporto collettivi.

 

Programmazione dei finanziamenti:

Criteri di erogazione di fondi ai piani locali dei Comuni singoli ed associati e dell'U.S.S.L. Esempi di esigenze locali non soddisfatte:

Realizzazione di un centro per la formazione professionale a Rho.

Realizzazione di un centro per la formazione professionale a Sesto S. Giovanni. Realizzazione di un centro socio-educativo a Casalpusterlengo.

Realizzazione di un centro socio-educativo a Codogno.

Adeguamento del finanziamento ai centri di for­mazione professionale funzionanti a Lodi e a Ca­salpusterlengo in base agli attuali servizi erogati (acquisto materiale didattico, macchinari, uscita degli operatori per tirocini in posizione).

Revisione del finanziamento al Centro di educa­zione motoria e del linguaggio (C.E.M.L.) di Casal­pusterlengo (l'attuale erogazione finanziaria, è ancora quella relativa all'ex Consorzio sanitario di zona).

 

 

STRUMENTI LEGISLATIVI E REGOLAMENTI CO­MUNALI

 

Promulgazione di una legge regionale sui tra­sporti interurbani e di dimensione comunale con interventi a favore degli handicappati (per esem­pio legge regionale del Lazio).

Integrazione del progetto di legge per la disci­plina urbanistica del territorio regionale nonché della proposta di aggiornamento del regolamento locale di igiene con interventi atti ad eliminare le barriere architettoniche.

Adozione regionale di un regolamento edilizio tipo, con interventi atti ad eliminare le barriere architettoniche.

 

 

ESAME DELLE CONVENZIONI IN ATTO CON LE STRUTTURE PRIVATE EROGATRICI DI SERVIZI SOCIO-SANITARI

 

- Esame degli standards dì prestazione.

- Esame delle dinamiche di integrazione so­ciale.

- Esame dei finanziamenti erogati alle prin­cipali strutture private e alle I.P.A.B.

- Esame del trattamento normativo e retribu­tivo al personale.

 

 

 

SCHEMA N. 1

 

Individuazione dei rischi più gravi, più diffusi e prevenibili

 

Carenze di stimolazioni riabilitative

Mancata professiona­lizzazione

Ripudio del mondo economico­ produttivo

Condizione di marginalità sociale

 

 

 

SCHEMA N. 2

 

Individuazione dei bisogni reali

                                     

                 Professionalizzazione                                          Riprofessionalizzazione de soggetti

                    degli handicappati                                           con ridotte capacità lavorative- R.C.L.

                                                                                                                

              integrata da tirocini guidati                                                 Riciclaggio produttivo

                                                                                                                

            Inserimento lavorativo oculato                               rispettoso delle capacità lavorative residuali

                                                                                                                

  rispettoso delle capacità lavorative residuali                          ad ampio spettro di socializzazione

                                                                                                                 

Esperienze ad ampio spettro di socializzazione

 

 

 

SCHEMA N. 3

 

Interventi e rete di servizi sul territorio

 

     Proprietà      Scelta della       Scelta dell’area        Conoscenze         Potenzialità        Responsabili

     dei mezzi         fabbrica           professionale               di vita             professionali          dei servizi

  di produzione       idonea                 idonea                                                                           

                                                                                                                                 

    imprenditori      sindacato             Consiglio                Genitori              Educatori         Amministratori

                            di zona              di fabbrica                                                                   U.S.S.L.

                                                                                                                                 

                                                                        

                                                              Gruppo di lavoro                           Ufficio per il

                                                               per la gestione                        collocamento

                                                                    sociale                                  obbligatorio

                                                              dell’inserimento

                                                                        

                                                                 Formazione

                                                                professionale

                                                                 in posizione

                                                                        

                                                            Trasformazione dei

                                                          tirocinii in inserimento

                                                                   definitivo

                                                                        

                                                --------------------------------------------------

                                                                                                

                            Abolizione delle barriere                     Adeguamento dei posti

                             architettoniche interne                                 di lavoro

                                                                                                  

                                                                                   Riciclaggio degli R.C.L.

                                                                                                  

                                                                                 Bonifica delle aree nocive

 

 

 

 

SCHEMA N. 4 - Rivendicazioni

 

   Nei confronti        Nei confronti dei        Nei confronti          Nei confronti dell’Ufficio       Nei confronti

  delle aziende       Comuni associati      della Regione                  provinciale               del Parlamento

                                 (U.S.S.L.)                                                  del lavoro

                                                                                                                                 

Comunicazione      Trasformazione       Finanziamento                 Inserimento               Approvazione

  al C.d.F. della           dei corsi o                 per la                     nelle liste degli          della nuova legge

     denuncia            centri speciali        trasformazione                handicappati            sul collocamento

    semestrale            in NORMALI       dei corsi o centri                  psichici                   obbligatorio

                                                                                                                                  

   Convenzione           Stipulazione         Finanziamento                 Avviamento

     sui tirocini         delle convenzioni       alla gestione                   oculato in

       guidati                 sui tirocini         dei centri di F.P.                riferimento

                                    guidati                                                     ai tirocini

                                                                                                    

Trasformazione                                   Partecipazione

     dei tirocini                                        ai progetti del

  in inserimento                                          F.S.E.

      definitivo

                                                                 

  Bonifica degli                                     Finanziamento

    ambienti di                                      per l’abolizione

    derivazione                                        delle barriere

   degli R.C.L.                                architettoniche interne

                                                                 

    Abolizione                                    Finanziamento per

   delle barriere                                     l’adeguamento

architettoniche                                        dei posti

       interne                                              di lavoro

                                                                  

  Realizzazione

       di aree

   professionali

    promiscue

 

 

RIVENDICAZIONE DI UN PRESIDIO PUBBLICO DI RIABILITAZIONE PER CIASCUNA U.S.S.L.

 

Inserimento lavorativo

In ogni U.S.S.L. costituire un gruppo di lavoro permanente per la gestione sociale dell'inseri­mento lavorativo. II gruppo deve essere composto dalla rappresentanza dei lavoratori, degli impren­ditori, degli operatori socio-sanitari e delle fa­miglie, con compiti di ricerca delle aree profes­sionali idonee, e compiti di sostegno metodologi­co durante la fase di primo avviamento.

 

Commissioni per la certificazione dell'invalidità

Nella valutazione dell'invalidità vanno applica­ti criteri e metodi tendenti a valorizzare e recu­perare le residue capacità lavorative, al fine di una concreta politica dell'inserimento.

La certificazione deve essere chiara: colloca­bile... incollocabile... Nell'incertezza studiare e promuovere modalità di sperimentazione.

 

RIVENDICAZIONI CHE COINVOLGONO LA RE­GIONE ED ALTRE ISTITUZIONI

 

Ufficio provinciale del lavoro

Superamento delle attuali difficoltà riguardan­ti l'inserimento lavorativo degli psichici.

Trasmissione mensile al Sindacato dell'elenco degli avviati con la legge 482/68.

 

T.A.R.

Riduzione dei tempi di istruttoria e di giudizio sui ricorsi riguardanti l'avviamento al lavoro de­gli handicappati.

 

Parlamento

Sollecita promulgazione della nuova legge sul collocamento obbligatorio degli handicappati.

 

Provveditorato e Ministero pubblica istruzione

Riforma dei programmi scolastici.

Rivedere la funzione dell'insegnante di «ap­poggio».

Provvedere al materiale didattico in misura ade­guata anche per gli scolari portatori di handicaps.

Promuovere interventi di aggiornamento di tut­ti gli operatori scolastici.

L'aggiornamento deve essere finalizzato alla conoscenza di tutti i problemi psicologici, peda­gogici e didattici, generali e specifici per i sog­getti in difficoltà.

Instaurare rapporti istituzionali, con Sedi defi­nite, tra struttura scolastica e struttura socio­sanitaria territoriale (riabilitazione).

 

 

 

Cfr. l’Allegato 1.

 

www.fondazionepromozionesociale.it