Prospettive assistenziali, n. 67, luglio - settembre 1984
I SETTE PECCATI CAPITALI
DELL'ASSISTENZA SOCIALE
1. Ritenere che l'assistenza sia un settore di attività in cui anche gli incompetenti, purché animati
da buoni e disinteressati propositi, sono capaci di aiutare il prossimo.
2. Non tenere conto che l'assistenza è
finalizzata, innanzitutto, a mantenere «l'ordine
pubblico»: è cioè l'insieme delle attività preposte, in primo luogo, ad
impedire che gli emarginati si ribellino e che i cittadini sensibili
protestino.
3. Pensare che occorra aiutare la gente che ne ha
bisogno senza preoccuparsi, nello stesso tempo, di ricercare e combattere le
cause che provocano il bisogno assistenziale.
4. Non credere che la piena occupazione (un solo
lavoro per tutti), le pensioni sufficienti (che vanno date solo agli anziani e
agli invalidi e non ai 30-40enni in possesso di buona salute), un servizio
sanitario rivolto alla popolazione (senza esclusione dei malati cronici), il
più alto livello culturale possibile, siano alcuni fra i più importanti
interventi che da un lato assicurano ai cittadini una vera libertà e d'altro
lato limitano al massimo le richieste di assistenza.
5. Essere convinti che lo strumento più
importante per una valida assistenza è il ricovero in un istituto.
6. Dare credito a quanti ritengono che:
- solo pochi «svitati» adottano i bambini
procreati da altri;
- sono rarissime le persone che accettano di
accogliere presso di loro minori in affidamento familiare a scopo educativo;
- le comunità alloggio non funzionano;
- i patrimoni delle 9000 IPAB (Istituzioni
pubbliche di assistenza e beneficenza) esistenti in
Italia, che valgono almeno 20-30 mila miliardi, devono essere regalati ai
privati;
- tutti gli handicappati sono
dei malati incapaci di svolgere attività lavorative proficue.
7. Impedire o ostacolare:
- l'inserimento negli asili nido e nelle scuole
materne e dell'obbligo degli handicappati fisici (spastici, distrofici, ecc.),
psichici (insufficienti mentali, ecc.) e sensoriali (ciechi e sordi) ;
- l'inserimento nelle scuole superiori degli
handicappati che sono in grado di proseguire gli
studi;
- l'inserimento lavorativo degli invalidi;
- la cura degli anziani malati (acuti e cronici)
negli ospedali, nel caso in cui la cura stessa non possa essere assicurata a
domicilio.
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