Prospettive assistenziali, n. 71
bis, luglio - settembre 1985
1° GRUPPO -
VALUTAZIONE DEI RAPPORTI DEGLI ENTI PUBBLICI VERSO LE COOPERATIVE NELLA
GESTIONE DEI SERVIZI SOCIO-SANITARI
INTERVENTO
DI FRANCESCO DANTE (1)
Vorrei iniziare questa mia comunicazione quale contributo al Convegno, nelle vesti di funzionario
dell'Assessorato all'Assistenza del Comune di Torino, traendo spunto dalla
comunicazione presentata ieri dal sottoscritto a nome del gruppo di lavoro
degli Assessorati alla Formazione Professionale, Cooperazione, Assistenza Sociale
del Comune di Torino e della Provincia di Torino.
In esso si è ribadito come,
in relazione agli interventi socio-assistenziali effettuati dal Comune di
Torino, la quasi totalità dei servizi socio-assistenziali gestiti da
Cooperative sia costituito dalle Comunità alloggio per minori ed handicappati.
Questa situazione trova la sua legittimazione nella
realtà sociale degli anni '70, che vedeva la presenza
di gruppi di volontari, soprattutto nuclei parafamiliari o veri e propri gruppi
più strutturati (es.: Gruppo Abele), che avevano sviluppato
forme di convivenza idonee all'inserimento di minori soprattutto adolescenti,
in stato di emarginazione.
Al principio degli anni 1980, alcuni di questi
gruppi, si sono costituiti sotto forma di Cooperativa, al fine di garantire,
su basi economiche più sicure, la continuazione della loro esperienza.
Alcune caratteristiche peculiari di
queste prime Cooperative, con cui il Comune di Torino ha stipulato rapporti
convenzionali (ricordiamo alcuni nomi: Gli Ultimi - Aurora - Frassati - Comunità e Quartiere - La Tenda) sono:
a) presenza nelle Cooperative di un significativo
apporto di lavoro volontario, prestato o dagli stessi
lavoratori (extra orario di lavoro), oppure da soci volontari che affiancano
gli educatori titolari, arricchendone la presenza educativa (es.: giorni festivi, periodo estivo, ecc.);
b) forte inserimento nell'ambiente sociale e nella
zona o quartiere in cui è collocato ed opera; c) ampliamento delle attività della Cooperativa oltre la gestione delle comunità
alloggio, al fine di creare sbocchi lavorativi agli utenti delle stesse
(laboratori, negozi).
A questo primo tipo di Cooperative che potremo
definire «Cooperative di solidarietà sociale», se ne è
aggiunto un secondo, che mira a rendere la Cooperativa una vera e propria
impresa, economicamente autosufficiente, con margini di profitto e di
produttività tipiche degli altri settori del ramo cooperativistico (Cooperative
di consumo, agricole, di produzione e lavoro).
Riteniamo che tra le due tipologie di Cooperative citate
possa esserci una opportuna integrazione, in quanto
le stesse possono, in base alle loro caratteristiche, intervenire su settori
diversi dei servizi sociali.
Così mentre per la gestione di una Comunità alloggio per adolescenti pare più opportuno l'impiego di una
Cooperativa di solidarietà sociale con la previsione di un piccolo gruppo
educativo e ridotti problemi organizzativi, basata maggiormente sulla autoscelta degli educatori oltreché
sulle capacità professionali, per la gestione di una Comunità alloggio per
handicappati o di un C.S.T, si può meglio configurare
l'intervento di una cooperativa-impresa, sia per i notevoli problemi organizzativo-logistici, sia per la professionalità
richiesta agli operatori, come caratteristica prioritaria rispetto all'autoscelta del gruppo degli educatori.
Purtuttavia è necessaria, stante l'attuale confusa situazione giuridico-normativa, una chiarificazione e possibilmente
una differente normativa per i due tipi di Cooperativa: a questo proposito si
cita la proposta di legge SALVI sulle Cooperative di solidarietà sociale che
prevede, tra l'altro, a favore di queste, alcune agevolazioni fiscali e
normative.
Un secondo problema, in verità prioritario in riferimento all'argomento trattato in questo gruppo di
studio, è quello della definizione dei servizi sociali, previsti dalle leggi
nazionali, regionali e dalle normative locali che si possa convenientemente
affidare in gestione al ramo cooperativistico.
L'esperienza del Comune di Torino ha evidenziato nel
settore delle comunità alloggio, soprattutto quelle per adolescenti o
pre-adolescenti, uno dei settori più opportunamente convenzionabili: infatti le caratteristiche proprie delle Cooperative
(piccolo gruppo di educatori, partecipazione di altre figure di appoggio,
inserimento nella realtà sociale, previsione di eventuali sbocchi lavorativi
od occupazionali) garantiscono un intervento maggiormente incisivo sugli
«adolescenti a rischio».
Rispetto alle comunità che accolgono persone
handicappate con gravi deficit psico-fisici, il modello organizzativo
utilizzato dalle due cooperative convenzionate è sostanzialmente lo stesso del
Comune, articolato su temi quotidiani con previsione di 36 ore settimanali. Dodici operatori dei quali 5 educatori hanno in carico 8 ospiti.
L'impresa cooperativa ha evidenziato una maggior snellezza e tempestività
rispetto all'Ente pubblico, nell'organizzazione soprattutto del tempo libero per i ragazzi, favorita in questo da una più
facile sostituzione del personale mancante.
Non si hanno invece esperienze sul settore dei Centri
diurni socioterapeutici per handicappati, né al
momento si prevede l'utilizzo di Cooperative.
È iniziato dallo scorso anno, in forma ancora
sperimentale, il servizio di assistenza educativa di
territorio, limitatamente ad alcune Circoscrizioni, e che si esplica
prevalentemente nell'appoggio educativo ad adolescenti cosiddetti «a rischio»
nei luoghi di abituale ritrovo (piazze, bar, giardini) o nei luoghi più
tradizionali (casa, scuola).
Accanto a detta sperimentazione condotta da educatori
dipendenti del Comune sono state avviate, con cooperative che gestiscono
comunità, alcune iniziative di assistenza educativa
territoriale soprattutto con ragazzi dimessi dalla comunità stessa o in
procinto di entrarvi, sui quali vi siano progetti di intervento a breve o medio
termine, proposti e verificati dal servizio socioassistenziale.
È possibile ipotizzare una proficua integrazione tra
educatori «pubblici» e di «cooperativa», individuando nei primi i referenti più
istituzionali per l'assistenza ai minori, ad esempio, segnalati dal Tribunale
per i minorenni, o a soggetti handicappati (psicotici) e nei secondi i conoscitori più attenti della realtà sociale del territorio,
attraverso stretti contatti con le realtà informali (gruppi, associazioni,
ecc.).
Così nel settore dell'assistenza domiciliare, come
previsto dalla deliberazione quadro sul servizio di aiuto
domestico (che prevede la possibilità di convenzionamenti
con gruppi di volontari o cooperative), oltre ad una convenzione con una
congregazione religiosa nella Circoscrizione 17 - Borgo Vittoria, l'Amministrazione
comunale ha sinora avviato solo contatti informali con la Cooperativa
«Solidarietà», patrocinata dalle ACLI; tali contatti hanno portato
all'istituzione di un corso tenuto a lavoratrici della Cooperativa stessa con
temi concordati con l'Amministrazione e a cui hanno partecipato, in qualità di relatori, operatori e funzionari comunali.
L'obiettivo dell'Amministrazione è
di avviare una prima fase di sperimentazione in alcune Circoscrizioni della
Città, al fine di integrare il servizio reso dai dipendenti pubblici.
Permangono purtuttavia
ancora notevoli problemi in relazione soprattutto alla responsabilità civile
dei dipendenti della Cooperativa, tenuto conto della particolare tipologia del
servizio svolto a domicilio dell'utente.
Infine è proprio di questi giorni l'approvazione di
una Convenzione tra la Città di Torino e la Cooperativa Parella
per la gestione di una casa di ospitalità notturna,
sita in Via Marsigli 12, strutturata quale Albergo
sociale, con orario di apertura serale (h. 19.00 - 8.00) e con una capienza di
n. 45 posti.
Tale scelta è maturata sulla base
di una valutazione che ha visto, da parte dell'ufficio comunale gestore
dei servizi di assistenza alle persone senza fissa dimora, come prioritaria la
scelta di affidare tale struttura a gruppi di volontari, facendo maturare in
loro la scelta di costituirsi in Cooperativa, analogamente a quanto già successo
per le comunità alloggio.
È indubbio, che alla base della scelta degli Enti
locali di utilizzare le Cooperative nella gestione del servizio
socio-assistenziale, non debba esserci tanto la difficoltà di
assunzione del personale, sia in termini di blocco delle assunzioni o di
carenza della pianta organica, ma piuttosto l'individuazione di Aree e
Servizi in cui l'attività cooperativistica possa e debba integrare i servizi
socio-assistenziali pubblici, con lo scopo di concorrere alla realizzazione
dei piani socio-sanitari di zona.
A tal fine è necessaria la compresenza determinante
di due fattori: l'autonomia dell'impresacooperativa (pena la configurazione
della fattispecie prevista dalla legge 23.10.1960, n. 1369, relativa al
divieto di esecuzione di mere prestazioni di lavoro)
e il corrispettivo controllo, verifica e indirizzo effettuati dai servizi
sociali pubblici.
Tali condizioni debbono
essere compendiate in una corretta stesura della convenzione; ma di questo
tratterà più analiticamente il terzo gruppo di lavoro.
Infine ancora da definire è la modalità di scelta della Cooperativa gestore del servizio. Sino ad ora la Città
di Torino ha provveduto all'affidamento diretto ad una Cooperativa ben individuata,
sulla base, in genere, di un rapporto fiduciario fondato su precedenti
esperienze della stessa, e sull'inserimento in determinato territorio
(Quartiere, Circoscrizione).
Ora tali presupposti non sono più universalmente
validi, anche per la nascita e la genesi di numerose altre Cooperative, sorte
nel giro di 2-3 anni.
Di fronte a tale situazione non è improbabile che la
gestione dei Servizi alle Cooperative venga deliberato tramite gara di appalto o mediante trattativa privata tra le Cooperative
che siano in possesso di determinati requisiti: esperienza pluriennale,
importo del budget gestito negli anni precedenti, qualificazione del personale.
Riassumendo gli interrogativi che intendo
porre alla vostra attenzione sono:
1) Quali le condizioni necessarie
ed opportune per un utilizzo del sistema cooperativistico da parte degli Enti
locali.
2) Quali i Servizi che è opportuno affidare in
gestione alle Cooperative e quali no.
3) Quali le forme giuridiche da utilizzare per
l'affidamento.
4) Quale tipo o quali tipi
di Cooperativa si possono prevedere nella gestione dei Servizi Socio-assistenziali.
(1) Funzionario dell’Assessorato
all’Assistenza Sociale del Comune di Torino.
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