Prospettive assistenziali, n. 71
bis, luglio - settembre 1985
3° GRUPPO - CONVENZIONI CON LE COOPERATIVE: E DI QUALITÀ DEL
SERVIZIO ASPETTI GIURIDICI, TECNICO-AMMINISTRATIVI
INTERVENTO DEL CSA (1)
Il Coordinamento Sanità e Assistenza fra i Movimenti
di Base da anni si batte per riaffermare il principio che ogni cittadino ha il
diritto ad una vita decorosa, al raggiungimento di questo obiettivo
deve concorrere in prima persona il cittadino stesso ed in sua vece, quando
questi non sia in grado di provvedere autonomamente, lo Stato e gli Enti locali
ognuno per quanto gli compete.
Questa premessa riteniamo
sia indispensabile per riuscire a spiegare quale sia il principio e la linea
per la quale da sempre ci battiamo, quella cioè che vede negli Enti pubblici
le istituzioni presso le quali ognuno può e deve far valere i propri diritti e
dalle quali dovrebbe avere servizi che pur rispettando il bisogno della
collettività rispondano alle esigenze del singolo.
Di fatto i più deboli, gli emarginati diventano
spesso «oggetto» anche per quelle istituzioni e organizzazioni che sono nate
per difenderli o per lavorare per loro.
Sovente gli ammalati negli ospedali non sono trattati
come persone ma come «oggetto» delle cure dei medici, negli ospizi o cronicari
gli ospiti sono quasi sempre sottomessi agli
infermieri, e gli istituti per handicappati o per minori non sfuggono certo a
questa regola.
Quasi mai i medici difendono gli ammalati affidati
alle loro cure, né gli operatori gli anzianî, minori,
o handicappati affidati alle loro cure.
Gli stessi sindacati delle varie categorie, quasi mai intervengono nei confronti di loro iscritti siano questi, medici, infermieri, operatori sociali, insegnanti
ecc. per difendere i diritti del cittadino che a questi operatori viene
affidato.
In un quadro dove ognuno pensa solo ai propri interessi,
o ai massimo a quelli della propria organizzazione
diventa estremamente arduo realizzare dei servizi validi che si rivolgono
all'individuo come persona con i propri diritti, pensieri ed abitudini che
devono essere rispettate.
Va quindi ricercata la migliore soluzione partendo da lontano, pensando prima di tutto come poter evitare
che alcuni cittadini in condizione di bisogno, debbano finire in balia di altri
cittadini.
Prevenire il bisogno assistenziale
vuole dire operare affinché ad ogni cittadino vengano date pari possibilità di
vita; per far questo bisogna che tutti noi si operi affinché tutti abbiano in
giusta misura casa, lavoro, salute, istruzione, ecc.
Lo Stato che prima di ogni
altra istituzione dovrebbe proteggere gli interessi dei suoi cittadini, in
special modo quelli più deboli, opera invece con criteri di selezione ed
emarginazione del più debole con una politica che tende a penalizzare anche
economicamente, anziani, ammalati, handicappati.
Infatti i tagli imposti alla spesa pubblica penalizzano
pesantemente queste categorie imponendo vere e proprie tasse alla mancanza di
salute, chiedendo a familiari e parenti contributi per i costi dei servizi che
dovrebbero in un paese civile essere gratuiti.
Queste scelte del Governo, che sovente non vengono neppure contestate dagli Enti locali, teoricamente
più vicini ai cittadini, hanno come conseguenza minor disponibilità di uomini
e mezzi per rispondere in prima persona alle esigenze delle persone più deboli.
Questo meccanismo ed un falso concetto della carità
cristiana, hanno permesso ad istituzioni sia laiche che
religiose di operare in sostituzione degli Enti locali, ma senza essere
sottoposti a quei controlli sia politici che fiscali ai quali ogni Ente locale
è sottoposto, creando veri e propri ghetti nei quali la chiarezza di comportamento
era il più delle volte buio profondo.
Rifiutando i tradizionali istituti e non potendo o
non volendo operare in prima persona, si è cercata un'alternativa
più controllabile, più sociale, ma non per questo priva di rischi per
l'utente: mi riferisco alle Cooperative di Servizi.
9n questa realtà, l'utente non è certamente meno
indifeso: il fatto stesso che una convenzione venga
stipulata fra «appaltatore e Cooperativa», significa un accordo in alleanza tra
le parti, ma alla stipula di tale accordo, gli utenti non possono intervenire.
Si ricreano pertanto, in assenza di specifiche
iniziative, gli stessi meccanismi che determinano la non considerazione della
personalità dell'utente; inoltre anche in questo caso, peggio che nelle grosse
istituzioni, i tempi e le modalità dello svolgersi quotidiano, rispondono più
alle esigenze degli operatori che a quelle degli utenti.
Pur considerando la Cooperativa di Servizi un
notevole passo avanti rispetto ai servizi dati dagli istituti, da tempo
riteniamo che l'Ente locale prima di stipulare una
convenzione con una qualsiasi Cooperativa debba tenere conto che:
- l'intervento delle Cooperative
deve essere integrativo e non sostitutivo della gestione diretta da parte
degli Enti locali; questa nota vale in specifico per la gestione di Comunità
alloggio e dell'assistenza domiciliare; in ogni caso il numero di servizi
gestiti da Cooperative, non deve essere superiore a quelli gestiti direttamente
dall'Ente locale.
- Dovrebbero essere organizzati corsi di preparazione
del personale, sia di quello educativo, sia di quello di appoggio.
- Non dovrebbe essere sottovalutata l'importanza
della selezione del personale delle Cooperative (ed anche del personale
comunale e provinciale), studiando, anche in base a
quanto previsto dalla deliberazione del Comune di Torino n. 1398 del 14.9.1976 e
dell'analoga deliberazione della Provincia di Torino, le modalità per impedire
che operino nelle Comunità alloggio persone con disturbi della personalità.
- Caratteristica delle Cooperative è il lavoro svolto
direttamente dai Soci. Occorre evitare che possano esserci e svilupparsi
Cooperative solo nominali, e cioè con personale non
avente la qualifica di Socio. A questo riguardo sarebbe necessario che nelle
convenzioni venisse precisato che almeno i due terzi
del personale operante deve essere Socio della Cooperativa; eventuali
situazioni discordanti con questa caratteristica dovrebbero essere gradualmente
normalizzate.
- La caratteristica saliente dei servizi socioassistenziali è quella di essere sparsi sul territorio,
pertanto la presenza nello stesso stabile di due Comunità alloggio (ad es. Via
Pianezza n. 132) o, addirittura di tre (ad es. ex IPIM e futuro repartino dell'Amedeo di Savoia) deve quindi essere
considerata eccezionale e non ripetibile.
- Sembra opportuno, al fine di evitare situazioni di
monopolio, o comunque di potere politico, che alle
Cooperative non sia attribuita la gestione di più di tre Comunità alloggio.
- Nelle convenzioni con le Cooperative (e con altri
privati) dovrebbero essere contenute precise norme circa il controllo,
l'assistenza tecnica e l'appoggio agli operatori delle comunità da parte dei
servizi comunali; altre norme dovrebbero riguardare le ammissioni e dimissioni
degli utenti, la tenuta delle cartelle personali, la sostituzione
del personale assente per malattia e per altri motivi, ecc.
Nelle convenzioni dovrebbe essere previsto
l'intervento di organi di controllo delle Associazioni
di tutela degli utenti.
Vedi commissione di controllo costituita dalle
Associazioni facenti parte del C.S.A. già deliberata
dalla Provincia e dal Comune di Torino, commissione che ha la facoltà di accedere ai servizi convenzionati senza preavviso, in
qualsiasi ora del giorno o della notte, al fine di verificare le reali
condizioni di vita degli utenti.
(1) Coordinamento Sanità e Assistenza
fra i Movimenti di Base di Torino.
www.fondazionepromozionesociale.it