Prospettive assistenziali, n. 71
bis, luglio - settembre 1985
ESPERIENZA
DEL COMUNE DI BRESCIA
CARLA MIGLIARINI (1)
L'esperienza di rapporto dell'Amministrazione
comunale di Brescia con il movimento cooperativo
nell'ambito della gestione dei servizi socioassistenziali, è relativa a 3
settori d'intervento:
1) Servizio di assistenza
domiciliare;
2) Comunità educativa per minori adolescenti;
3) Recupero e reinserimento sociale di soggetti
emarginati.
Con questa comunicazione si cercherà di esaminare negli aspetti fondamentali ogni singolo
intervento, traendone alcune conclusioni finali, relative al rapporto esistente
tra Comune di Brescia e Cooperative.
Servizio di assistenza
domiciliare
La collaborazione con il movimento cooperativo
ha inizio nell'anno 1980 con la
prima convenzione con le cooperative di servizi «COND», «S. Giuseppe» e
«Pellicano» nell'ambito del servizio di assistenza
domiciliare alle persone anziane o inabili.
Tale collaborazione, ancora oggi in atto, si è
ampliata con l'estensione del servizio di assistenza
domiciliare ai nuclei familiari e con l'introduzione, nell'anno 1984, di un servizio domiciliare educativo rivolto in modo
specifico ai minori in situazione di handicap e di disadattamento personale o
familiare.
La collaborazione con le cooperative nell'ambito del
servizio di assistenza domiciliare, oltre a
perfezionarsi sul piano qualitativo, estendendosi anche all'intervento nei
confronti di nuclei familiari e di minori, ha continuato ad espandersi a
livello quantitativo con un utilizzo sempre crescente dell'attività delle
cooperative stesse.
L'onere economico che verrà
sostenuto dalla Amministrazione comunale nel corso dell'anno 1985, un miliardo e trecento milioni, può dare
un'indicazione della dimensione del servizio svolto con le cooperative;
corrisponde a circa la metà della spesa sostenuta dal Comune per il personale
impiegato direttamente nel servizio di assistenza domiciliare (qualifiche
professionali assistenti domiciliari e infermieri).
Lo strumento scelto, fin dall'inizio, è stato quello
della convenzione, che ha consentito una chiara e reciproca definizione di impegni tra Amministrazione comunale e Cooperative.
L'intera convenzione è sostenuta dall'impostazione di fondo seguita dall'Amministrazione comunale, che ha
inteso inserire l'apporto delle cooperative nell'ambito della propria organizzazione
del servizio, riconoscendo il valore e la funzione delle associazioni
cooperativistiche aventi come finalità lo sviluppo della solidarietà sociale,
ma conservando la propria capacità e responsabilità di programmazione e di
gestione di un servizio di pubblico interesse.
Il servizio di assistenza
domiciliare attualmente operante a Brescia è, quindi, un servizio «misto»,
svolto, cioè, in parte da personale dipendente dall'Amministrazione comunale e
in parte dalle cooperative in convenzione con l'Ente pubblico.
Qualche breve cenno relativo all'organizzazione
del servizio può consentire di comprendere meglio quale sia l'attuale rapporto
con le cooperative.
In ogni circoscrizione cittadina è stato costituito
un gruppo di operatori che svolge tutte le funzioni
relative al servizio di assistenza domiciliare.
Ogni gruppo è coordinato da un Assistente sociale,
dipendente comunale, che ha funzione di rilevazione del bisogno, di analisi dello stesso, di predisposizione degli interventi
atti a rispondere al bisogno evidenziato.
L'assistente sociale coordina gli operatori del
servizio di assistenza domiciliare (dipendenti comunali
e lavoratori delle cooperative) definendo con loro finalità e modalità di ogni
intervento.
Tutti gli operatori, a pari titolo, contribuiscono a definire la programmazione locale del servizio
e l'operatività quotidiana.
Il servizio di assistenza
domiciliare ha, infine, un proprio coordinamento centrale che, oltre ai compiti
relativi alla programmazione globale del servizio, alla documentazione,
all'aggiornamento degli operatori, predispone mensilmente il programma
complessivo del servizio, in accordo con i rappresentanti delle cooperative.
L'organizzazione del servizio, così sinteticamente
descritta, è riportata in appositi articoli nella
convenzione che regola il rapporto con le cooperative; altri punti, a nostro
giudizio, di possibile interesse per questo convegno, contenuti nella
convenzione, sono quelli relativi alla descrizione analitica delle finalità del
servizio, e delle prestazioni che il servizio offre e che Comune e Cooperative
si impegnano a rispettare e raggiungere, al vincolo per gli operatori delle
cooperative alla partecipazione ai corsi di formazione promossi
dall'Amministrazione comunale con onere posto a carico, in parti uguali, di
entrambi i contraenti.
Gli obblighi che la convenzione pone a carico delle cooperative sono quelli relativi ai titoli professionali
richiesti al personale, all'arco orario in cui può essere richiesta la prestazione,
al rispetto delle norme contenute nei contratti di lavoro nei confronti del
personale e delle disposizioni di legge vigenti in tema di assicurazioni
obbligatorie.
Gli obblighi che la convenzione pone a carico
dell'Amministrazione comunale sono relativi al
pagamento di un corrispettivo minimo mensile, anche nel caso in cui le
prestazioni risultassero inferiori al suddetto limite.
Comunità educativa per minori
adolescenti
Da tempo l'Amministrazione comunale ha avviato, nei
confronti dei minori che vivono in situazioni
familiari carenti sul piano educativo ed affettivo, una serie di interventi che
hanno come comune denominatore l'alternativa all'istituto e che si
differenziano in ragione dei bisogni dei singoli casi.
Si tratta del complesso di quei servizi rivolti a
prevenire e a intervenire nei confronti di situazione
di disagio minorile, messi in atto dalle Amministrazioni locali prima e dopo
il D.P.R. 616 (consulenza familiare, aiuto economico, assistenza domiciliare
domestica ed educativa, affidamento eterofamiliare,
comunità educativa).
Fino all'anno 1981 questi
servizi erano stati gestiti dall'Amministrazione comunale in forma diretta, o
attraverso il rapporto con volontari e con altri Enti pubblici.
Nell'agosto del 1981 viene
stipulata la convenzione con la Cooperativa «Casa del Fanciullo»
per la istituzione di una comunità educativa per minori adolescenti.
L'opportunità di tale iniziativa veniva documentata
dal Servizio sociale comunale in relazione al verificarsi di numerose esigenze
di collocamento eterofamiliare
di minori, anche a seguito di provvedimenti amministrativi e civili del locale
Tribunale per i minorenni.
Per la gestione del servizio veniva
accolta la disponibilità offerta dalla Cooperativa «Casa del Fanciullo»,
costituita da persone che provenivano da un'esperienza di deistituzionalizzazione,
condivisa dall'Amministrazione comunale e condotta in accordo con gli
operatori comunali.
Il rapporto con la cooperativa veniva
regolato con lo strumento delle convenzioni, che, con adeguamenti annuali, è
ancora oggi in vigore. La convenzione, oltre a definire finalità, prestazioni
e modalità del servizio, impegna la Cooperativa a fornire il personale e i
mezzi necessari alla gestione della comunità, con particolare attenzione alle necessità degli ospiti e impegna l'Amministrazione
comunale a fornire i locali, gli arredi, e il corrispettivo economico.
Le parti più significative
della convenzione sono, a nostro giudizio, quelle che consentono di capire la
qualità del rapporto che si è stabilito tra l'Amministrazione comunale e le
Cooperative.
A tale proposito è opportuno sottolineare
che la definizione degli obiettivi, tipologia e modalità del servizio, sono
parte integrante della convenzione e discendono da un comune accordo.
È opportuno anche sottolineare
che l'individuazione dei minori proposti per l'ammissione viene effettuata
dai servizi comunali o dalla competente U.S.S.L.,
mentre le priorità vengono definite dall'Assessorato ai Servizi sociali, in
accordo con la Cooperativa, avuto riguardo ai bisogni del minore e alla
possibilità della Comunità di rispondervi in modo adeguato.
Si precisa, anche, che la convenzione prevede
l'impegno dell'Assessorato ai Servizi Sociali a fornire tutti i necessari
supporti di conoscenza e di collaborazione, nonché
definisce, in accordo con la Cooperativa, la programmazione globale
dell'attività della Comunità, i piani di trattamento relativi ad ogni singolo
ospite, gli eventuali diversi interventi e la verifica del servizio in atto.
Recupero e inserimento sociale di
soggetti emarginati
Si tratta della più recente iniziativa di rapporto
con le Cooperative realizzata dall'Amministrazione
comunale; la delibera che ne dà avvio è datata 16.10.1984.
Si presenta, pertanto, con un
carattere di sperimentalità e, per questi motivi,
oggi, non è ancora possibile esprimere in merito una compiuta
valutazione.
È un'iniziativa che ha visto le forze sociali e
politiche della città impegnate in un approfondimento durato alcuni mesi e che
è stata approvata dal Consiglio comunale senza alcun voto contrario; si è
trattato di una decisione assunta in modo non affrettato, ma con la
consapevolezza dei rischi dell'operazione, con disponibilità al dialogo aperto
a recepire varie posizioni, convinti che sul problema
del recupero non esistano soluzioni precostituite; con il desiderio di coinvolgere
le energie cittadine nei confronti di un problema che riguarda l'intera città.
L'iniziativa in argomento è
relativa all'affidamento da parte dell'Amministrazione comunale della
cura degli spazi verdi e piantagioni della città ad un consorzio di cooperative
e ad una cooperativa con l'impegno all'inserimento nell'attività di persone in
condizioni di emarginazione.
L'iniziativa trae origine dalla constatazione dell'insufficienza
dei normali e tradizionali interventi assistenziali
nei confronti di persone che vivono in situazioni di marginalità sociale, e
dal desiderio di qualificare gli interventi dell'Amministrazione comunale,
offrendo occasioni e possibilità di recupero, di reinserimento, e di
prevenzione di situazioni di particolare degrado.
La concreta offerta di un'attività lavorativa viene individuata come un possibile strumento di mutamento di
un atteggiamento assistenziale, che rischia di perpetuare situazioni di
dipendenza; nel contempo si considera l'offerta di un lavoro come un
possibile strumento di recupero delle situazioni di devianza, in virtù della
necessaria partecipazione richiesta alla persona, della fiducia nelle sue
capacità dimostrabile, nelle occasioni di sperimentazione via via proposte, nelle opportunità di aggregazione sociale
che si possono offrire.
Consapevole delle difficoltà che persone in situazione di marginalità possono incontrare nel
reperimento di un'attività lavorativa e in un produttivo inserimento
nell'attuale mondo del lavoro, l'Amministrazione comunale ritiene di intraprendere
il cammino di affidare servizi la cui gestione compete istituzionalmente al
Comune, ad enti, associazioni o cooperative che perseguano, nei loro fini
statutari, anche finalità di recupero e reinserimento sociale di soggetti
emarginati.
Per la prima sperimentazione ]'Amministrazione comunale individua nella coltivazione del verde pubblico
una attività idonea e di interesse per la tipologia di persone individuate.
La scelta di affidamento
dell'iniziativa a due cooperative discende dalla convinzione che la cooperativa
sia la realtà che oggi può meglio rispondere alle esigenze di un lavoro più
partecipato ed autogestito, cioè la realtà che
consente di meglio realizzare una forte dimensione sociale, necessaria per
l'iniziativa che si sta descrivendo.
L'impegno dell'Amministrazione comunale e delle
Cooperative è relativo all'ultimo scorcio dell'anno 1984 e si estende fino all'anno 1987; l'ampiezza del periodo e il considerevole onere
economico sostenuto, stanno ad indicare la volontà di dare all'iniziativa, che
si è definita sperimentale soprattutto in ordine alle modalità di espletamento
e alla verifica dei risultati, la valenza di una soluzione capace di proporsi
come nucleo di aggregazione di altre ulteriori iniziative.
Il rapporto con le Cooperative è regolato, in base a precedenti esperienze, da un'apposita convenzione
che acquisisce le finalità dell'iniziativa come precedentemente descritto.
La convenzione contiene una parte squisitamente
tecnica, relativa agli aspetti della manutenzione del verde, e una parte di
maggior interesse per l'attuale convegno, relativa alle modalità
dell'intervento di inserimento e di recupero.
La convenzione individua la tipologia di persone che possono essere proposte per l'inserimento in:
- tossicodipendenti che abbiano superato la fase
acuta della dipendenza;
- persone affette da disturbi mentali;
- handicappati o persone in
difficoltà ad inserirsi nei normali circuiti lavorativi;
- minori ospiti di comunità educative o in situazioni di disadattamento (in particolare i ragazzi già
incorsi in provvedimenti amministrativi o penali del Tribunale per i
minorenni).
Le proposte di inserimento
devono essere inoltrate all'Assessorato ai Servizi sociali, corredate da una
documentazione che ne certifichi la residenza a Brescia e la situazione reddituale; sono abilitati alla proposta di inserimento i
servizi sociali territoriali, che sono invitati a corredare la documentazione
con una propria proposta che evidenzi le caratteristiche della situazione.
È soprattutto tale documentazione e i rapporti
costanti con i Servizi sociali che consentono l'individuazione delle persone da
inserire, affidata congiuntamente all'Assessorato ai
Servizi Sociali e agli esperti, sul versante educativo, delle Cooperative; a
entrambi compete anche la stesura di un programma individualizzato di recupero.
Gli inserimenti devono avvenire con una progressione
che consenta di raggiungere, entro l'anno 1985, il rapporto 1 a 1 tra lavoratori delle Cooperative e
persone inserite.
La durata massima di ogni
inserimento è definita in due anni.
La convenzione precisa che l'inserimento lavorativo
dovrà costituire per ogni persona un momento di un più complessivo intervento
di recupero posto in atto congiuntamente dai servizi sociali che hanno
proposto l'inserimento e dalle cooperative che lo attuano.
La convenzione prevede, inoltre, stabili momenti di
verifica congiunta tra l'Assessorato ai Servizi Sociali e le Cooperative,
dell'iniziativa nel suo complesso e dei singoli inserimenti.
Considerazioni finali
L'illustrazione dell'esperienza bresciana
può consentire alcune considerazioni relativamente all'impostazione
che l'Amministrazione comunale ha dato al rapporto con le cooperative.
Si può certamente convenire che l'Amministrazione
comunale ha riconosciuto il valore sociale della cooperazione; in effetti in tutte le esperienze illustrate ha ritenuto di
rendere le cooperative partecipi della gestione di servizi di pubblico interesse.
In particolare nella convenzione per la gestione del verde pubblico si riconosce nella forma di lavoro
cooperativo quella attualmente più idonea a favorire il recupero di persone in
condizioni di marginalità, in relazione alle motivazioni che sorreggono la
costituzione di cooperative e alla loro struttura organizzativa.
Nei testi delle convenzioni si fa riferimento alle
cooperative come espressioni della comunità locale e
come forze sociali rivolte a raggiungere le finalità comuni all'ente locale,
di sviluppare la solidarietà soprattutto nei confronti di gruppi di persone in
situazione di maggiore svantaggio.
Nel contempo, in tutte le convenzioni, è ben evidenziato il ruolo
che l'Amministrazione comunale intende svolgere nei confronti dei servizi
sociali anche gestiti in forma convenzionata: un ruolo di programmazione
globale e di individuazione delle finalità, metodologia e criteri di ogni
singolo intervento, un ruolo di verifica dell'adesione di ogni intervento al
progetto e dei suoi risultati, in forme e con accentuazioni diverse, un ruolo
di gestione degli interventi.
Certamente il servizio di assistenza
domiciliare è quello più rappresentativo di un'impostazione, mantenendo alla
Amministrazione comunale la programmazione globale e specifica del servizio,
la verifica dei risultati, ma anche la partecipazione diretta a tutta la
quotidiana operatività del servizio.
Questa impostazione ha consentito di superare, da una parte, le non secondarie difficoltà
imposte dalla legge rispetto all'assunzione del personale, permettendo
l'espansione del servizio; permette di usufruire della maggiore elasticità
nella gestione del personale consentita dall'organizzazione cooperativa
rispetto alle rigidità della macchina comunale, consente un confronto
quotidiano tra operatori di diversa provenienza e garantisce all'utente e al
cittadino il rispetto di un'impostazione del servizio che è frutto di scelte
effettuate dall'ente pubblico.
L'attuale forma integrata del servizio sembra quella
che meglio consente di comporre i vantaggi derivanti da una capacità gestionale più snella e maggiormente in grado di adeguarsi
con rapidità ai bisogni che quotidianamente si esprimono in forma
diversificata e non sempre prevedibile, con la necessità di un'interpretazione
oggettiva dei bisogni stessi, sostenuta dal convincimento che le situazioni
devono essere gestite in modo da stimolare le risorse personali di autonomia e
quelle familiari e sociali di spontanea solidarietà.
La realtà operativa, come in tutte le forme di integrazione, non è priva delle difficoltà che scaturiscono
dal confronto di modalità, esperienze e culture diversificate, ma non induce a
valutazioni negative circa una proposta di rapporto che valorizza le caratteristiche
tipiche di entrambi i protagonisti.
(1) Responsabile del Servizio di assistenza sociale del Comune di Brescia.
www.fondazionepromozionesociale.it