Prospettive assistenziali, n. 72, ottobre - dicembre 1985
ANCORA DOCUMENTI E
NOTIZIE IN MERITO AL VILLAGGIO ANFFAS DI RIVAROLO (*)
1. In data 16 ottobre 1985 il Comitato di gruppi e
persone «No al villaggio del subnormale di Rivarolo»
ha approvato il documento che di seguito riportiamo integralmente.
Il Comitato «No
al villaggio del subnormale di Rivarolo» nella sua
ultima riunione ha preso in esame il verbale dell'accordo sottoscritto da Regione
Piemonte, USSL 38, Comune di Rivarolo, ANFFAS,
Organizzazioni sindacali con il quale si indicano i
servizi che dovrebbero trovare sede in tale villaggio.
Rileva che
le precedenti posizioni di questo comitato, contrarie all'utilizzo dell'intero
villaggio, hanno determinato un notevole ridimensionamento dell’intervento precedentemente previsto.
Ciò conferma
la validità delle nostre posizioni assunte contro le proposte originarie dell'ANFFAS nazionale.
Il citato
verbale di accordo prevede:
1) due
comunità alloggio di 8 posti ciascuna per 12 insufficienti mentali residenti nella USSL 38 o in altre viciniori e 4 posti per
insufficienti mentali provenienti da qualsiasi parte d'Italia;
2) un centro
diurno socio-terapeutico di 25 posti per la USSL 38;
3) una sede di aggiornamento professionale per gli operatori
dell'ANFFAS, provenienti anche da altre regioni con vari posti letto per gli
allievi;
4) un centro
di documentazione e raccolta dati sull'handicap;
5) un seminterrato ad uso palestra con piscina riabilitativa di metri 7
per 2,5;
6) alloggi
per il direttore (mq. 160) e il custode, cucina e
locali mensa.
Questo Comitato
ritiene che quanto sopra previsto sia sovradimensionato non solo rispetto alle
esigenze della zona ed ai servizi ivi previsti, ma anche in
riferimento alle altre attività che si intendono attivare nell'ex villaggio.
Si può
accettare un centro diurno ed una comunità alloggio purché adeguatamente
collocati e funzionanti in modo autonomo dalle altre attività
previste; diversamente questi due servizi saranno coinvolti nell'intera
struttura, subendo di fatto le conseguenze dell'emarginazione, vanificando gli
sforzi che finora sono stati fatti a Torino e nella provincia per l'inserimento
delle comunità alloggio e dei centri diurni nel contesto urbano e sociale, e
per la frequenza delle normali strutture (piscine, palestre, ecc.) da parte
degli utenti.
Non si
comprende poi quale significato possano assumere gli
alloggi del direttore, del custode, e soprattutto la scuola, mentre vi sono, a
Torino e altrove, sedi qualificate di formazione per operatori e per
l'aggiornamento degli stessi.
Il verbale di accordo è stato sottoscritto senza un esame approfondito
dei costi che andranno ad incidere non solo sulla ristrutturazione ma, fatto
molto più grave, nella gestione di tutte le strutture previste e in particolare
della comunità alloggio e del centro diurno.
Va anche
precisato che notevole è lo spreco di denaro pubblico (900 milioni del mutuo
erogato dal Ministero dei Lavori pubblici, 250 milioni versati dalla Regione
Piemonte a fondo perduto, contributo dell'Istituto Bancario San Paolo di Torino
di 3,5 miliardi) per costruire, in più di quanto già deciso dagli Enti locali,
16 posti in comunità alloggio, una sede di aggiornamento
di operatori dell'ANFFAS, un centro di documentazione.
Nel citato
verbale, inoltre, non vi sono indicazioni di sorta circa gli interventi
alternativi al ricovero in comunità alloggio (aiuti
economici e/o sociali alle famiglie ed agli handicappati; assegnazione di
alloggi se necessario privi di barriere architettoniche; inserimenti
prescolastici, scolastici, formativi e lavorativi, affidamenti familiari,
ecc.).
Va altresì
rilevato che l'accordo in oggetto è stato sottoscritto senza tenere in alcuna
considerazione le osservazioni avanzate dalla Provincia di Torino, l'ente che
attualmente gestisce i servizi per insufficienti
mentali (comunità alloggio, centri diurni, ecc.).
Ciò
premesso, questo Comitato chiede che la Regione Piemonte, la Provincia di
Torino, l'USSL 38 riesaminino l'accordo citato al fine
di assicurare un migliore utilizzo della struttura, tenendo anche presente la
destinazione della parte del villaggio attualmente non ristrutturato (circa
2500 mq.).
Questo documento reca le seguenti
firme: F. Gattini, Lega per le autonomie locali; F. Santanera, Presidente
dell'Unione per la lotta contro l'emarginazione sociale; E. Venesia,
Coordinatore socio-assistenziale del Comune di Torino; M. Faloppa, Insegnante
comandata dal Ministero della pubblica istruzione presso l'ANFFAS di Torino
per seguire i problemi scolastici degli handicappati; G. Callegari, attività
svolta: Coordinatore della Scuola Educatori specializzati e dei Centri
socio-terapeutici per handicappati del Comune di Torino; M. Mancini,
Consigliere Provincia di Torino del PCI; G. Gardiol, Consigliere Provincia di
Torino di DP; A. Andruetto, Consigliere Provincia di
Torino della Sinistra indipendente; M. Lucà,
Presidente provinciale delle ACLI; L. Massa,
Segretario regionale piemontese della Lega per le autonomie locali; D. Vanara, Responsabile dell'Ufficio Coordinamento handicappati
della Provincia di Torino; E. Gaveglio, Coordinatore
socio-assistenziale del Comune di Torino; P. Maggiorotti,
Responsabile Area Educazione Sanitaria USL Torino 1-23 e Presidente del
Coordinamento Para e Tetraplegici;
V. Bozza, Consiglio direttivo della Sezione ANFFAS Torino e rappresentante
sindacale Funzione pubblica CGIL; R. Foti,
Funzionario della Regione Piemonte addetto alla
Formazione professionale degli handicappati; S. Bonnet,
Vice Presidente della Sezione AIAS di Torino; R. Tarditi,
Lega per il diritto al lavoro degli handicappati; R. Rubin
Saglia, Coordinamento Comitati spontanei di quartiere;
G. Tedeschi, Centro Informazioni Politiche ed Economiche; B. Guidetti Serra, Consigliere Comune di Torino di DP; C. Montefalchesi e C. Baffert,
Consiglieri Comune di Torino della Sinistra indipendente; G. Ardito,
Capogruppo PCI del Consiglio provinciale di Torino; D. Imarisio,
Coordinamento Comunità alloggio del Comune di Torino;
A. Tassinari, Coordinatrice Scuola Superiore Servizio Sociale; M. Guerrini, Funzionario del Comune di Torino; G. Tarditi, Direttore Scuola Terapisti
della riabilitazione dell'USSL Torino 1-23; C. Brucato, Coordinamento Servizi
di Neuropsichiatria infantile; G. De Leo, Segretaria regionale piemontese
della Società italiana di Neuropsichiatria infantile e Coordinatrice dei Servizi
di Neuropsichiatria infantile di territorio dell'USL Torino 1-23; R. Pettigiani,
Coordinatrice progetto minori del Comune di Torino; R. Bertani, Coordinamento Affidamenti familiari del Comune
di Torino; C. Cattaruzzi, Coordinatrice Centro
sociale della Circoscrizione 3 di Torino; C. Meda, Coordinamento problemi con
Autorità giudiziaria del Comune di Torino; M. Peirone,
Coordinatrice Scuola Educatori FIRAS di Torino; P. Rollero,
Ispettore scolastico e Giudice onorario della Corte di Appello, Sezione
minorenni di Torino; E. Zagaria, psicologa USSL 24;
Gruppo 23 Operatori dell'USSL 24; F. Malerba, Gruppo
inserimento sociale USSL 27; G. Carena, Coordinatore Servizi sociali Comune
di Torino; G. Salatino, Presidente provinciale di Torino dell'Unione italiana
ciechi; E. Boni, Coordinamento Autogestione Handicappati; G. Pallavicini, Presidente Associazione Nazionale Famiglie Adottive e Affidatarie;
P. Otelli, CSA USSL 39 - Chivasso;
Gruppo 15 Operatori USL 1-23 Torino e Comune di Torino; G. Piraccini e A.
M. Cappelli, Direttori didattici Torino; P. L. Quaregna, A. Novallet e S. Manzi,
Segreteria CGIL Scuola Torino.
2. Riportiamo inoltre il documento approvato dal CSA,
Coordinamento sanità e assistenza fra i movimenti di base, in data 1° ottobre
1985.
Il 26 luglio
u.s. l'Assessore alla sanità e assistenza della Regione - Sante Bajardi -, ormai in attesa di
abbandonare l'incarico, ha ritenuto di consegnare in un verbale (sottoscritto
anche dal Presidente dell'USSL 38, dal Presidente della Comunità montana Alto Canavese, dal Sindaco di Rivarolo,
da rappresentanti dell'ANFFAS nazionale e dalle OO.SS.)
talune intese circa l'utilizzo della nota struttura di proprietà dell'ANFFAS
situata in comune di Rivarolo.
Detto
verbale è stato stilato in sostituzione di un «protocollo di intesa»
precedentemente ipotizzato (forse anche perché alla riunione mancavano
rappresentanti della Provincia, che pure dovrebbe essere coinvolta nella
gestione di talune delle strutture previste): comunque pare sia stato voluto
per giustificare la prosecuzione dei lavori già avviati e mettere a tacere i
risoluti dissensi che si erano manifestati non appena era venuta di pubblica
ragione l'iniziativa assunta dall'ANFFAS nazionale con il finanziamento dell'Istituto
Bancario San Paolo di Torino.
Chi si
occupa seriamente (ossia con concrete, dirette e personali esperienze) delle
reali necessità delle fasce più deboli della popolazione, ha maturato ormai da
molti anni una convinzione profonda, che non può assolutamente essere rimessa
in discussione: ogni intervento deve privilegiare gli interessi dell'utenza ed
il primo interesse dell'utenza è sicuramente la deistituzionalizzazione. La vecchia prassi dell'istituto
ghettizzante - che prescindeva persino dal più logico criterio di
territorialità (non allontanare il ricoverato dai propri familiari) - ha
trovato da tempo varie valide alternative: che vanno
dal sostegno alle famiglie economico e/o di assistenza sociale, a
provvedimenti di adozione o affidamento ecc. sino all'istituzione di piccole
comunità alloggio con utenza uniforme, centri socioterapeutici diurni ecc.
L'utilizzo
del fabbricato di Rivarolo, come risulta dal
predetto verbale, non è certo in linea con i principi sovraesposti.
Non si capisce
perché i rappresentanti dell'USSL 38, dopo aver detto e ribadito
che occorreva loro una sola comunità alloggio (in aggiunta a quella già
funzionante a Pont) ne hanno accettato due; la
riduzione dei posti nelle comunità alloggio dagli iniziali 32 agli attuali 16
(per 2 comunità alloggio) non è del tutto convincente dato che la superficie è
rimasta quella originaria; molte perplessità desta anche il vasto Centro
socio-terapeutico diurno, cui non si sa come potrà accedere l'utenza (specie
quella delle valli nei lunghi mesi invernali).
Ma le
perplessità da qualunque angolatura si consideri il
progetto si infittiscono:
- ricordando
che dal 1970 ad oggi l'ANFFAS non ha potuto trovare il modo di disfarsi del troppo ingombrante complesso edilizio, ci chiediamo
se non rispunteranno le tentazioni di ripescare il primitivo progetto di «Villaggio
del subnormale» ad utilizzo del vasto spazio che ora rimane vuoto: ciò tanto
più ricordando che il Presidente dell'ANFFAS, venuto ad attaccare gli oppositori
del progetto, li ha accusati di non aver presente che molti bambini del
mezzogiorno avrebbero potuto trovare collocazione a Rivarolo;
- è certo
apprezzabile che il Consiglio di amministrazione del
San Paolo abbia facoltà di destinare fondi a scopi assistenziali; ma, tanto
più in quanto si tratta di soldi pubblici, non può non meravigliare l'entità
della somma erogata per Rivarolo (3,5 miliardi),
senza una preliminare, accurata ed approfondita analisi delle caratteristiche
e delle finalità dell'iniziativa;
- se si considera che un numero certo importante di comunità
alloggio avrebbe potuto essere realizzato con i ghiotti miliardi del San Paolo e che una meditata disseminazione sul territorio di
tali comunità alloggio avrebbe risolto problemi di molte famiglie (col
vantaggio di non allontanare gli ospitati dalla località di residenza delle
famiglie stesse), risulta evidente che l'iniziativa è stata assunta senza
minimamente considerare gli interessi dell'utenza. Viene,
anzi, fatto di chiedersi se i promotori non abbiano pensato più a «sistemare» il
«diverso» che a farsi carico dei suoi reali problemi.
Deve pure
essere considerato l'effetto negativo che la
destinazione della struttura di Rivarolo - invocata
come «precedente» giustificatorio
- può avere su analoghe iniziative.
Resta in
ogni caso il fatto che anche le strutture previste dal verbale non
corrispondono, anzi sono in netto contrasto con la linea di lavoro da noi
sviluppata e che pertanto non possiamo che riconfermare il nostro più risoluto
disaccordo e dissenso, non senza esprimere anche il nostro stupore per il
comportamento di taluni membri dell'ANFFAS che hanno collaborato per molti anni
con noi in un'attività, dimostratasi per molti aspetti
proficua, secondo un disegno che nulla ha a che fare con quello cui essi
ora hanno dato adesione.
3. Sulla vicenda del villaggio del subnormale
segnaliamo inoltre il volantino diffuso in data 26 agosto 1985 dalla Segreteria
di coordinamento dei Sindacati dell'Istituto Bancario
San Paolo di Torino FABI, FIBA/CISL, FISAC/CGIL, UIB/UIL con il titolo «Beneficenza al San
Paolo: il mistero del palazzo dai vetri fumé».
La
pubblicazione del bilancio dell'Istituto per l'anno 1984 evidenzia ancora una
volta un risultato economico ragguardevole che raggiunge, al netto di imposte per 188 miliardi, 367 miliardi di utile. Questo
dato è indicativo dell'impegno e della professionalità dei lavoratori del San Paolo in un periodo contrassegnato da profonde trasformazioni
del sistema creditizio italiano.
Di pari
passo è altresì lievitata quella parte di utile che
l'Istituto stanzia a favore di opere di utilità sociale e di pubblico interesse
(cosiddetta «beneficenza»), che ha raggiunto negli ultimi dieci anni la
considerevole cifra di 60 miliardi di lire, di cui ben 23 deliberati per il
1984.
È evidente
come cifre di questo tenore costringano le Organizzazioni sindacali a
confrontarsi con questa realtà, sia per l'ammontare complessivo degli
stanziamenti che per la crescita verticale che la beneficenza ha assunto in
questi ultimi due anni in cui si è raggiunto il 71% delle erogazioni
complessive fatte dall'Istituto da dieci anni a questa parte.
In questo
spirito, ed anche per l'emergere, su quotidiani a carattere nazionale e locale,
di alcune polemiche in merito alla gestione di questi
fondi, le OO.SS. aziendali
hanno inviato una lettera al Consiglio di amministrazione affinché venissero
resi pubblici e trasparenti i criteri, i modi e le forme attraverso cui questa
parte di utile viene distribuita a
fini sociali. Si richiedeva inoltre che vi fosse una coerenza delle scelte con
le leggi, i piani o i programmi che lo Stato o gli Enti locali adottano nei diversi campi che possono essere oggetto di
erogazioni da parte dell'Istituto.
Le OO.SS, aziendali, con questa richiesta, non intendevano e
non intendono assolutamente entrare nel merito delle scelte riguardanti questa
delicatissima materia, ma ponevano semplicemente un problema di pubblicità dei
criteri coi quali viene distribuito l'utile del San
Paolo.
La risposta
del Consiglio di amministrazione é essenzialmente
consistita nel rivendicare al Consiglio stesso la responsabilità e la discrezionalità
nella gestione di questi fondi e nel sostenere la non necessità di
pubblicizzare quanto viene deciso.
Al di là di ritenere il Sindacato destinatario di queste
informazioni, non può che stupire e lasciare perplessi la noncuranza e la
sufficienza con la quale questo Consiglio di amministrazione, che pure
amministra un Ente di Diritto pubblico e gestisce un utile che proviene anche
dal lavoro di tutti i colleghi, abbia evitato di dare una risposta precisa,
trincerandosi dietro al paravento autarchico delle proprie decisioni.
Se la
beneficenza viene erogata con criteri trasparenti,
perché il Consiglio di amministrazione non intende pubblicizzarli?
Questo
diniego è inconcepibile e risulta, a nostro parere, lesivo di un'immagine che
l'Istituto ha sempre cercato di dare di sé e delle proprie iniziative, sovente
apprezzate sia nel campo culturale che in quello più
propriamente assistenziale.
Abbiamo
ritenuto necessario, oltre che doveroso, informare i lavoratori e l'opinione
pubblica delle scelte che si stanno affermando all'interno dell'Amministrazione
dell'Istituto anche su questo terreno quanto mai delicato per un Istituto di
Diritto pubblico.
4. Facciamo altresì presente che il 12 ottobre 1985 il Consigliere del Comune di
Torino, Sergio Gaiotti della DC, ha presentato la
seguente interpellanza.
Il
sottoscritto Sergio Gaiotti
venuto a
conoscenza
che l'Istituto Bancario San Paolo di Torino ha deliberato
negli ultimi anni a favore di opere di pubblica utilità sociale e di pubblico interesse
(cosiddetta «beneficenza») la considerevole somma di 60 miliardi di cui ben 23
(71% delle erogazioni complessive fatte dall'Istituto da 10 anni circa a questa
parte) per il 1984;
considerato
che nel giusto
spirito di rendere trasparente la gestione degli enti di diritto pubblico tutte
le maestranze di detto Istituto (sindacati confederali ed autonomi) hanno
richiesto al Consiglio di amministrazione di rendere pubblici i criteri, i modi
e le forme attraverso cui questa considerevole parte di utili viene
distribuita a fini sociali;
preso atto
che lo stesso
Consiglio di Amministrazione ha evitato di dare una risposta precisa alle
legittime richieste sindacali;
ritenendo
non
giustificato l'atteggiamento aziendale;
interpella
il Sindaco e
la Giunta per conoscere, data anche la presenza in detto Consiglio di
amministrazione di rappresentanti del Consiglio Comunale di Torino, il motivo
di questo inconcepibile diniego, oltretutto lesivo di un'immagine che
l'Istituto cittadino ha sempre cercato di dare di sé.
Il
sottoscritto Consigliere comunale richiede altresì, alla luce di quanto
successo, l'audizione, in una apposita commissione
consigliare, dei rappresentanti dell'Amministrazione Comunale presenti nel
Consiglio d'amministrazione dell'Istituto Bancario San Paolo di Torino.
Travisamenti e ingiurie
Le prese di posizione contro il villaggio del
subnormale di Rivarolo (1) hanno
messo in profonda crisi l'ANFFAS nazionale. Invece di replicare alle accuse,
di sottolineare le esigenze degli insufficienti
mentali, di precisare i propri intenti, il Presidente nazionale e altri
esponenti dell'Associazione si sono accaniti a lanciare insulti a coloro che
hanno criticato l'iniziativa del villaggio.
Le ingiurie sono state accompagnate da una
presentazione distorta dei fatti.
Nel n. 4, settembre-ottobre 1985, di
ANFFAS Famiglie, notiziario
dell'Associazione inviato a tutti i Soci, non si fa cenno alla disinvolta risposta
fornita dal Presidente ANFFAS in data 23 maggio 1984 alla richiesta dell'ULCES
di avere notizie in merito al progetto di destinazione del villaggio di Rivarolo.
Inoltre nemmeno una parola viene
detta circa il progetto approvato il 17 settembre 1984 dal Comune di Rivarolo, progetto che prevedeva le seguenti destinazioni
(2):
- due comunità alloggio di
16 posti ciascuna;
- una scuola di formazione di base
a livello universitario per operatori interdisciplinari specializzati per il
trattamento dell'handicap psichico;
- alcuni posti letto per gli
allievi della scuola suddetta e per gli ospiti (parenti, ecc.);
- un servizio di diagnosi e riabilitazione, studio
delle tecniche riabilitative, consulenza ai familiari;
- un seminterrato ad uso palestra e
piscina per la riabilitazione di mt. 7,00 x 2,5;
- appartamenti per il direttore e il custode;
- locali per cucina e mensa.
Viene invece riportata come documento di riferimento la
relazione predisposta dalla Presidenza nazionale dell'ANFFAS in data 25 aprile
1985, e cioè posteriormente alla presa di posizione del Comitato «No al
villaggio del subnormale di Rivarolo», relazione che
proponeva una destinazione molto diversa del villaggio rispetto a quella indicata nel progetto approvato dal Comune di Rivarolo.
Nel notiziario dell'ANFFAS non viene nemmeno riportata la prima parte della lettera inviata
dall'Assessore alla sicurezza sociale della Provincia di Torino al Presidente
nazionale dell'ANFAAS in data 9 maggio 1985 (3), nonostante che il Presidente
dell'ANFFAS assicuri che i documenti sono trascritti integralmente (4).
Nello stesso articolo di ANFFAS Famiglie vengono lanciate a
destra e a sinistra pesanti ingiurie. Gli oppositori del villaggio avrebbero
addirittura dato «un esempio di completa
mancanza di educazione morale, supporto indispensabile
di una corretta etica sociale» (5). Inoltre P. Corrà afferma che il Comitato «No al villaggio del subnormale
di Rivarolo» ha fornito «dati cervellotici risultanti da errate
elucubrazioni assolutamente ipotetiche e ben distanti dai reali propositi in
attuale corso di realizzo», ma non porta alcun elemento concreto per
dimostrare le sue affermazioni.
Infine segnaliamo che R. Zandano,
sorella del Presidente dell'Istituto Bancario San Paolo di Torino che ha
versato 3 miliardi e mezzo all'ANFFAS, definisce gli oppositori del villaggio «persone accecate da prepotenza e
presunzione e che si ritengono le uniche depositarie del verbo».
Certo è che l'ANFFAS non è riuscita finora ad avere
il sostegno di nessun movimento di base e di nessun
operatore.
Ripetiamo ancora una volta quel che abbiamo già
scritto e cioè con 4 miliardi e mezzo di denaro
pubblico, l'ANFFAS ha ottenuto, in più di quanto la Provincia di Torino e
l'USSL 38 avevano deciso di istituire, appena un Centro diurno per handicappati
di 20-25 posti, due comunità alloggio di 8 posti ciascuna, una scuola per
l'aggiornamento del personale ANFFAS, un (ennesimo) centro di documentazione e
una palestra in un seminterrato di ben 7 metri per 2,5!
Solo con gli interessi della cifra suddetta potevano essere istituite 3 comunità alloggio ogni anno!
(*) Cfr. Prospettive assistenziali,
n. 70 e 71.
(1) Cfr. Prospettive assistenziali,
n. 70 e 71, 1985; Orizzonti aperti,
n. 1-2-3, 1985; Sempre, n. 4, giugno
1985 e n. 9, settembre 1985; Nuova
Sinistra, n. 13, 1° quindicina luglio 1985; Controcittà, n. 4, 5, 6, 10, 1985; Gli altri, n. 2, 2° trimestre 1985; Luna nuova, n. 8, 20 aprile 1985; Prospettive sociali e sanitarie, n. 16, 15 settembre 1985; Il Manifesto, 24 luglio 1985.
(2) Da notare che per la parte del
villaggio non ristrutturata, gli elaborati presentati dall'ANFFAS al Comune di
Rivarolo erano identici a quelli del 1972 e
prevedevano:
- 5 alloggi con 8
posti letto ciascuno per ricovero di handicappati;
- 18 posti letto per gli allievi
della scuola di formazione;
- 5 posti letto per ospiti.
(3) La parte omessa è la seguente:
In data 2-5 u.s. ho ricevuto il
telegramma di codesta Associazione e successivamente
il documento illustrativo del piano di interventi che l'Associazione intende
effettuare sul Villaggio in oggetto con i fondi messi a disposizione da parte
dell'istituto Bancario San Paolo di Torino.
Ritengo doveroso che vi siano, da
parte di questo Assessorato, alcune precisazioni ed
osservazioni in merito. Non si comprende come l'ANFFAS Nazionale abbia inviato
al sottoscritto tale telegramma con simili contenuti in quanto questa Amministrazione non ha mai in alcun modo operato né tantomeno preso iniziative tendenti a prefigurare l'azione
dell'ANFFAS come emarginante. Quindi il destinatario
di tale telegramma non può essere la Provincia di Torino, che ha, in questi
anni, affrontato il problema dell'emarginazione dell'handicap in modo positivo
tale da non avere, ci permettiamo di affermarlo, l'eguale in Italia, sia come
mezzi che come orientamenti. Ciò è riconosciuto da tutte le forze politiche e
sociali, organizzazioni e movimenti che si interessano
di questi problemi ANFFAS di Torino compresa. Abbiamo rivolto una critica a
codesta Presidenza Nazionale per il fatto che non ha ritenuto interessante
avere un incontro con le Amministrazioni locali, Comune, Provincia e Regione,
le quali hanno, in questi dieci anni, stimolato ed impostato un grosso
dibattito e confronto su questi programmi, che hanno visto in primo luogo il
coinvolgimento di tutte le organizzazioni che operano nel settore
dell'emarginazione, compresa l'ANFFAS di Torino, le sezioni della provincia e
il C.S.A.
È con queste organizzazioni che sono
stati concordati e realizzati tutti gli interventi nel
settore, interventi che hanno pontata a realizzare un piano completo su tutto
il territorio della provincia, tendente a soddisfare i bisogni nel settore,
superando vecchie istituzioni e consolidate emarginazioni.
Pertanto riteniamo assurde e gratuite
le affermazioni, se a noi dirette, del testo del telegramma e di tutti gli
altri riferimenti di vuote affermazioni tecnicistiche
da voi affermate. Tali riferimenti sarebbe
bene fossero indirizzati ad altri in campo nazionale che poco o nulla hanno realizzato.
(4) Cfr. L. CUCARI, «Una scommessa per il futuro»,
in ANFFAS Famiglie, n. 20,
settembre-ottobre 1985.
(5) Nel numero di settembre 1985 di Sempre, il Presidente nazionale
dell'ANFFAS attribuisce all'Unione per la lotta contro l'emarginazione sociale
una presa di posizione «pregiudiziale
(...) portata avanti negli ultimi mesi con una buona dose di cinismo e di
demagogia».
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