Prospettive assistenziali, n. 73, gennaio - marzo 1986
È PROPRIO VERO: IL MINISTERO DELL'INTERNO PREMIA I RITARDI
DEI SUOI UFFICI
Per giungere alla suddetta
deliberazione, gli invalidi devono aspettare due o più anni per essere visitati
dalle competenti Commissioni sanitarie e altrettanto tempo per ottenere la
deliberazione del Comitato di assistenza e beneficenza
pubblica. Più il tempo passa e meno quattrini versa il Ministero dell'interno.
Il Sottosegretario Costa si è ben guardato
ad impegnarsi a sollecitare le commissioni sanitarie e gli uffici del Ministero
dell'interno a procedere con la massima sollecitudine; ha solo affermato che il
Governo presenterà un disegno di legge in materia, promessa finora non
mantenuta.
UNA UNITÀ SANITARIA LOCALE PRIVILEGIATA
La legge stabilisce che l'USL di
Roma «avente competenza sul territorio ove sono ubicati
la Presidenza della Repubblica, il Senato, la Camera dei deputati e la Corte
costituzionale» deve «istituire o mantenere nelle sedi di detti organi
costituzionali strutture sanitarie riservate ai componenti e agli ex
componenti degli organi medesimi nonché a coloro che svolgono la loro attività
nell'ambito e al servizio delle suddette istituzioni».
Abolite le mutue aziendali con la
legge di riforma sanitaria, la Presidenza della Repubblica, il Senato, la
Camera dei deputati e la Corte costituzionale, invece
di operare affinché il servizio sanitario nazionale sia adeguato alle esigenze
di tutti i cittadini, hanno creato la loro mutua.
Ottimo esempio di attuazione
dell'art. 3 della Costituzione in cui è scritto che «tutti i cittadini hanno
pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge».
DISOCCUPAZIONE: PCI E PSI DIMENTICANO GLI HANDICAPPATI
Basta ricordare le battaglie dello
scorso anno relative alla modifica della legge
482/1968, contro i provvedimenti che hanno ristretto gli spazi normativi che -
pur con tanti limiti - potevano assicurare una occupazione ai veri invalidi,
per evidenziare la gravità anche solo quantitativa del fenomeno.
Eppure la maggioranza dei partiti
(compresi il partito comunista ed il psi) non hanno fatto cenno a questo problema nelle loro
mozioni. Di handicappati non c'è traccia nel documento presentato dai
comunisti Reichlin e Napolitano
(per citare i firmatari più noti), né in quello dei socialisti
Ruffolo, Formica, Marianetti.
I democristiani Rognoni, Scotti, Foschi,
Anselmi, Bianchi e altri intendono «impegnare il governo», invece «a salvaguardare, nei modi più idonei, il
diritto al lavoro dei portatori di handicap fisici e psichici».
Democrazia proletaria (Calamida, Gorla, Capanna e
altri) sostiene che «il Governo con la sua politica negli ultimi anni è
intervenuto per (...) bloccare le assunzioni degli handicappati» e chiede un
«piano per il lavoro» che comprenda (fra l'altro) la «riforma del collocamento
obbligatorio e poteri alle Regioni per una politica attiva di
inserimento lavorativo dei portatori di handicap».
Peccato che per i
partiti della sinistra «storica» gli handicappati non abbiano nemmeno il diritto
di ritenersi «disoccupati».
UNA CASA (DI RIPOSO) PER CONTINUARE A CRESCERE INSIEME!
Col titolo «Una
casa di riposo per continuare a crescere insieme. Informazioni e
consigli per l'assistenza all'anziano in casa di riposo», il Comune di
Bergamo, Assessorato ai servizi sociali, con la collaborazione della Banca
Popolare di Bergamo, ha pubblicato un vero e proprio «vademecum» dell'ospizio:
come si fa ad entrare («Una visita preliminare, possibilmente in compagnia di
qualche familiare, può facilitare l'ambientamento dell'anziano»); che corredo
sarebbe bene portare; come tenere i rapporti con la famiglia e gli amici («Il
coinvolgimento può essere realizzato in occasione di ricorrenze particolarmente
significative: compleanno, onomastico, anniversario
di matrimonio, festività religiose e civili»); come e quando chiedere il
contributo del Comune per la retta di ricovero.
Peccato non si parli degli interventi alternativi al ricovero (una abitazione
idonea, in certi casi, può evitare il ricorso alla casa di riposo; una
inchiesta Doxa, compiuta qualche anno fa rilevava
come quasi nessuno fra gli anziani intervistati, potendo avere a disposizione
anche solo strumenti minimi per l'autonomia, avrebbe scelto l'istituto).
Peccato non si dica, ad esempio, che - restando fuori Comune per più di due
anni: perché ospiti di un ricovero - si perda il domicilio
di soccorso e, quindi, il diritto ad essere assistiti dal Comune dove si è
vissuti magari per tutta la vita.
«Cinque
casi accertati di poliomielite, in bambini non
vaccinati, nel centro storico di Napoli nonché a Torre del Greco e ad Ercolano (le città dove nacque anche l'epidemia colerica
dell'agosto del 1973). Ma c'è il sospetto che siano
casi di poliomielite quelli - piuttosto numerosi - che sulle cartelle cliniche
vengono segnati come "nevrassite
midollare" oppure "radicolite". Perché
di sicuro, oltre ai cinque casi di polio, c'è anche il tentativo di tenere
tutto ben nascosto, probabilmente perché delle vaccinazioni sono tuttora
incaricati i Comuni (e non le USL): ed è proprio al Comune di Napoli che
qualche tempo fa è arrivato il responsabile del settore presso l'istituto
Superiore di Sanità, prof. Michele Grandolfo.
«Pare
che la sua conversazione con l'Ufficiale sanitario del Comune di Napoli,
Ortolani e con l'Assessore alla sanità, Scognamiglio,
non sia stata di quelle più serene, anche perché all'Istituto Superiore erano già arrivati alcuni dati piuttosto impressionanti
sull'evasione dalle vaccinazioni. Dati che una recente indagine epidemiologica
avrebbe confermato in pieno: in tre grandi quartieri
periferici - Barra, San Giovanni e Ponticelli - il 20% dei bambini non ha
completato il ciclo antipolio e il 30% non ha fatto la vaccinazione contro la
difterite e il tetano; nell'altro campione di popolazione preso in esame,
quello della zona Flegrea (Pozzuoli e Comuni
limitrofi) risulta che il 20% dei bambini non ha completato le vaccinazioni.
«Spetta ai Comuni, per motivi di controllo anagrafico, combattere
l'evasione vaccinale: statistico in via di formulazione sulla base
dell'indagine in corso. Già si sa però che l'evasione oscilla fra il 20% ed il
60%, con punte massime in alcuni Comuni della provincia di Napoli ed in alcuni
quartieri del capoluogo. Ancora pesanti, anche se simili a quelli di altri Paesi più evoluti (e più puliti) sono i dati
relativi all'epatite virale: in quest'anno sono stati
registrati circa 1.500 casi, ci sono quartieri come Barra dove l'incidenza è di
200 casi l'anno o, come Secondigliano, dove la grave
malattia ha toccato il 23% della popolazione.
«La
costante emergenza igienico-sanitaria delcittà che da molti mesi è
assediata dai rifiuti, e la contemporanea evasione delle vaccinazioni, pare
siano le cause più certe: per cinque bambini colpiti dalla poliomielite -
malattia che sembrava definitivamente sconfitta dopo la tragica epidemia del
1956 - significa che almeno duemila non si sono vaccinati e corrono gli stessi
rischi di quei cinque».
(da «Notizie ANIEP», n. 1-2,
gennaio-febbraio 1986)
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