Prospettive assistenziali, n. 74, aprile - giugno 1986
CRONICARI FUORILEGGE: UNA INDAGINE
DELLA FEDERAZIONE NAZIONALE PENSIONATI CISL
TIZIANA LEPORE (1)
Il dibattito sulle soluzioni assistenziali
al problema dei non-autosufficienti sta conoscendo, in questi ultimi anni, un
impulso considerevole.
La «massa» dei «grandi vecchi» che bussa alle porte
della nostra società (e stando alle proiezioni statistiche busserà ancor più
nei prossimi anni), è tale da imporsi alla attenzione
anche di occhi distratti e indifferenti.
Un dibattito, a dire il vero, che appare a tratti contraddittorio, segnato com'è da una divaricazione
apparentemente insanabile: da un lato la riflessione degli «esperti», per certi
aspetti pregevole, ricca di suggestioni che ipotizza modelli e tipologie di
interventi ottimali; dall'altra la riflessione degli «amministratori», segnata,
spesso, da un «realismo» sconcertante.
Una divaricazione, dicevamo,
apparentemente insanabile tra ciò che sarebbe opportuno realizzare e ciò che è
realizzabile e compatibile con le disponibilità economiche. Così, per fare un solo esempio, mentre il dibattito
si inerpica sul versante di soluzioni «perfette», la
bozza di Piano Sanitario Nazionale ripropone, per l'assistenza residenziale,
tipi di interventi che, almeno nella loro formulazione, non possono certo dirsi
innovativi.
A metà del guado, fra queste due posizioni per certi
versi opposte e non dialoganti, sta la condizione reale, oggi, dell'assistenza
ai disabili.
Una condizione che, pur nelle
innegabili innovazioni registrate in alcuni territori negli ultimi
anni, resta, per certi aspetti, purtroppo ancora prevalenti, ancorata a modelli
di assistenza sostanzialmente inaccettabili.
La Federazione Nazionale Pensionati della Cisl ha voluto, con una indagine
attualmente in corso di stampa, offrire il suo contributo
ad un dibattito spesso oscillante tra l'eccessivo «realismo» e la eccessiva
«utopia», provando ad alzare il velo di connivenza e di ignoranza che copre le
istituzioni geriatriche, punto terminale della
assistenza al disabile; strutture spesso tristemente note, la cui
sopravvivenza rappresenta, obiettivamente, un insulto e uno scandalo nella
nostra società.
I cronicari, sulla carta, non esistono più. Si
chiamano in altri modi e hanno, sulla carta, altre
finalità che non quella di «parcheggiare» i non più autosufficienti, liberando
ospedali e, a volte, famiglie, dall'imbarazzo di presenze ingombranti ed
esigenti.
Eppure i «cronicari» esistono ancora. Le dizioni ufficiali
mistificano ma non riescono completamente a
nascondere la realtà di strutture che non curano, non riabilitano, non
assistono, luoghi di abbandono, di miseria, di morte.
L'indagine della Federazione Nazionale Pensionati
della Cisl ha voluto guardare soprattutto dentro tre
cronicari del Lazio.
Sono
rappresentativi di una realtà diffusa a livello nazionale.
Non sono, cioè,
un «caso limite».
Scandali, anche recenti, apparsi sulla stampa,
rivelano come l'esistenza di strutture di questo tipo sia
ben più capillare di quanto, normalmente, si crede o si finge di credere.
Villa delle Querce, a Nemi,
Villa Madonna della Letizia, a Velletri, Geriatrico Nomentano, a Tor Lupara sono, dunque, una sorta
di prototipo del tipo di assistenza prevalentemente riservata ai malati anziani
cronici non autosufficienti (2).
Megastrutture (complessivamente circa 2.000 posti
letto), lontane dalla città, luogo di «scarico» di quanti non hanno possibilità
alternative di sistemazione. Cronici
anziani espulsi dagli ospedali perché considerati ricoverati incongruamente; ex «180» usciti dai manicomi e tornati, spesso
non senza laceranti e drammatiche esperienze umane, in istituzioni altrettanto
totali quali i cronicari; poveri, senza fissa dimora, handicappati adulti che
trovano nel cronicario l'unico luogo disponibile a «garantire» ospitalità.
Chi è cronico non può - si dice - stare in ospedale;
chi non è cronico - però - può stare in cronicario,
senza che nessuno protesti, né nell'opinione pubblica, né negli organi della
amministrazione pubblica che avrebbero il dovere di controllare l'effettiva
«cronicità» dei degenti.
Cosa offrono queste strutture?
L'indagine della Federazione Nazionale dei Pensionati
Cisl non è voluta entrare nel merito dei livelli di assistenza, per così dire, soggettivi (trattamento
infermieristico, vitto, pulizia, etc.); è voluta, anzi, rimanere rigorosamente
ancorata a un discorso oggettivo.
La legge, i parametri, gli standards,
le cubature, il numero di servizi igienici, le
barriere architettoniche e la realtà! Ciò che è previsto dalla legge e ciò che
esiste realmente.
Una rilevazione, dunque, meticolosamente obiettiva
condotta da una équipe polidisciplinare di
ricercatori che, per giorni, è entrata nei cronicari negli orari di visita; ha
contato, ha misurato, ha annotato e ha stilato l'elenco delle contravvenzioni
alle norme di legge presenti nelle istituzioni.
Un elenco sconcertante. Le strutture, che ospitano
una rilevante percentuale di motulesi, risultano sovraccariche di barriere
architettoniche: chi è handicappato fisico non può uscire in giardino, non può usare l'ascensore, non può entrare nei servizi igienici,
non può usare il telefono. Sempre che non chieda «aiuto» a pazienti più abili o
al personale.
Gli spazi a disposizione di ogni
degente sono nettamente inferiori ai 7 mq per posto letto previsti dalla
legge; l'affollamento delle stanze di degenza supera, in certi casi in misura
paradossale, il limite di 4 posti letto fissato dalla normativa vigente. Al Geriatrico Nomentano le stanze
hanno fino a 12 posti letto: 4 mq a disposizione di ciascun ospite.
Stesso discorso per i servizi igienici. Inferiori al numero previsto per tutti e tre i cronicari censiti.
A Nemi le porte non si chiudono, non ci sono
strumenti di areazione, le
vasche sono senza paraventi; al Geriatrico i degenti
devono dividersi una doccia in 104.
Generalmente
scarsa la luce, generalmente difforme la distribuzione del calore.
Inesistenti
gli spazi di ritrovo.
La
metà dei degenti è sprovvista di campanello di
chiamata.
Si potrebbero citare altri dati ma
quelli riportati sono, forse, sufficienti a rendere l'idea di quale sia il
livello di vita e di assistenza a cui sono sottoposti i degenti dei cronicari.
È certo, a nostro parere, che la persistenza di
simili situazioni è resa possibile esclusivamente dalla tolleranza e dalla
connivenza che circonda tali strutture.
L'azione, meticolosa, di denuncia, deve poter
rappresentare una alternativa concreta per spezzare
il cerchio di silenzio compiacente e rendere giustizia a chi, questa giustizia,
non è più in grado di esigerla con le sue sole forze.
Il volume «Cronicari fuorilegge.
Inchiesta della F.N.P, sulle istituzioni geriatriche» a cura del Dipartimento Politiche-Sociali
della F.N.P. Cisl è
pubblicato dalle Edizioni Lavoro e può essere richiesto alla F.N.P., Via Alessandria 26, Roma.
(1) Tiziana Lepore
lavora presso il Dipartimento delle Politiche Sociali della FNP-CISL.
(2) Si tratta di tre case di cura
private, convenzionate con le Unità sanitarie locali, in cui sono trasferiti,
prevalentemente, anziani malati cronici non autosufficienti, ricoverati negli
ospedali di Roma (nota della redazione).
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