Editoriale
IL SINDACATO PENSIONATI CGIL CONTRO IL DIRITTO DEGLI ANZIANI CRONICI NON
AUTOSUFFICIENTI ALLE CURE OSPEDALIERE
Numerose sono state, negli ultimi mesi, le prese di
posizione a favore del diritto degli anziani cronici non autosufficienti ad essere
adeguatamente curati dal sistema sanitario nazionale.
Alcune di esse sono già state ricordate nei numeri
precedenti di questa stessa rivista.
Particolarmente significativo
ci sembra, tra gli altri, il documento «Diritti
ed esigenze delle persone gravemente non autosufficienti»
(che riportiamo integralmente in questo numero), il quale ha ricevuto
qualificanti adesioni.
Si tratta di una prima autorevole risposta al decreto
del Presidente del Consiglio dei Ministri dell'8
agosto 1985 e alla proposta di piano sanitario nazionale, che prevedono nei
fatti l'emarginazione dei più deboli.
Per questo motivo, confidiamo che giungano altre
adesioni al documento da parte di organizzazioni e
singoli impegnati a sostenere il diritto delle persone croniche non autosufficienti
(anziani e non) alle cure sanitarie, ivi comprese quelle ospedaliere (1).
Preoccupante nota del segretario
nazionale pensionati CGIL
A fronte di questo quadro positivo,
in cui si riscontra la convergenza sempre maggiore di persone e forze anche di
diverso orientamento ideologico a sostegno dei diritti dei più deboli, occorre
registrare, purtroppo, la preoccupante opinione di Mario Corsini,
segretario nazionale del Sindacato Pensionati CGIL. In un recente articolo
(2), egli prende netta posizione contraria rispetto alla nota del Coordinamento
sanità e assistenza fra i movimenti di base («Gravissima violazione dei diritti
degli anziani malati») (3) e all'articolo di mons. Giovanni Nervo da noi citato
anche nell'editoriale del numero precedente di Prospettive assistenziali (4).
La presa di posizione del segretario nazionale del Sindacato Pensionati CGIL è sorprendente. Nell'articolo
sopra indicato, Corsini non esclude, infatti,
dapprima, che, mediante la dichiarazione di cronicità, sia in atto un
tentativo «contro quanto disposto dalla
normativa vigente che fa carico al Servizio sanitario nazionale di provvedere
alla totalità dei cittadini (...), di trasferire una persona sofferente di un
malanno, non guaribile ma pur curabile, dall'area dell'intervento sanitario a
quella dell'assistenza. Tutto ciò - prosegue Corsini
- allo scopo di ridurre il livello
dell'assistenza sanitaria ed in conseguenza i relativi oneri, e di trasferire
sugli enti locali ovvero direttamente sul cittadino e sull'anziano in
particolare, in quanto più diretto interessato alle "strutture
protette", il costo della parte alberghiera del ricovero». Il leader dei Pensionati CGIL, sostiene anche: «Non è improbabile che propositi
così poco nobili abbiano animato gli estensori del decreto prima e poi
del Piano sanitario nazionale».
Ma, dopo aver inquadrato il
problema nei termini sopra riferiti, Corsini fa
rapidamente marcia indietro, dapprima evocando non meglio precisati fantasmi, poi negando nei fatti il diritto alle
prestazioni gratuite del servizio sanitario nazionale.
Fantasmi non meglio precisati
1. Sostiene Corsini: «Troppi interessi politici, economici e di
potere, anche professionale, si agitano dietro le iniziative che vari ambienti vanno intraprendendo contro questa "grave
violazione dei diritti degli anziani"».
In sostanza, secondo il Segretario nazionale del
Sindacato Pensionati della CGIL, se la competenza ad intervenire nei confronti
dei cronici non autosufficienti è attribuita alla sanità
ci sono «troppi interessi politici,
economici e di potere»; se, invece, la competenza è del settore assistenziale,
detti interessi non ci sono più!
Può spiegarci Corsini (o
qualcun altro) questa sua affermazione a noi incomprensibile? E se, poi, nel
settore assistenziale non ci sono i deleteri
interessi presenti nella sanità, perché non trasferire all'assistenza anche
tutti i servizi sanitari?
Possiamo chiedere al segretario
nazionale del Sindacato Pensionati della CGIL di illustrarci per quali
motivi allora tutti i gestori delle case di riposo, i medici ed i paramedici
hanno approvato l'ordine del giorno presentato al convegno «Case di riposo:
quale futuro?», svoltosi a Selvino (Bergamo), il 4-5 ottobre 1985? (5).
2. Un altro fantasma evocato da Corsini
riguarda la «molta ospedalità
privata, magari facente capo ad enti religiosi, che finge di erogare
assistenza sanitaria ospedaliera, ma che di fatto realizza
ad un basso livello attività riconducibile alla "residenza di assistenza
sanitaria e sociale"», ospedalità privata
che «trema all'ipotesi di dover passare
dalle lucrose convenzioni ospedaliere alle più modeste proposte del Piano».
In sostanza, secondo Corsini,
le Regioni e le USL regalerebbero alle strutture private sanitarie i soldi,
mentre sarebbero rigorosissime con gli istituti privati!
Com'è noto la realtà è proprio opposta: i controlli
del settore assistenziale sono sempre stati e sono
tuttora di gran lunga più scadenti di quelli (anche se insoddisfacenti)
praticati dal settore sanitario.
Gli anziani malati cronici non
autosufficienti non hanno più diritto alle cure sanitarie gratuite?
Corsini (e, purtroppo, il Sindacato Pensionati CGIL) vuole,
inoltre, che gli anziani cronici non autosufficienti ed i loro familiari
versino allo Stato, oltre i contributi assicurativi (6), anche una quota
alberghiera di 20-30 mila lire al giorno.
A questo obiettivo, Corsini giunge demagogicamente con una stupefacente
affermazione: «Non si tratta di discutere
su quale conto debba essere ascritta la spesa per
l'assistenza ai non autosufficienti. Si tratta di decidere quale servizio debba
essere ad essi fornito».
Sostiene infatti Corsini: «Appare
giusto che tutti gli anziani pensionati concorrano con il 50% della pensione
sociale alle spese del loro mantenimento nelle strutture
protette».
Non è, purtroppo, una posizione nuova. Nell'opuscolo «I
servizi territoriali per gli anziani - Proposte per le piattaforme
rivendicative», Roma, maggio 1986, redatto dalla
Commissione nazionale socio-sanitaria del Sindacato Pensionati SPI-CGIL, con
la collaborazione del Servizio studi SPI-CGIL e con l'attiva partecipazione
dello stesso Corsini è prevista una partecipazione
alla spesa alberghiera da parte degli utenti delle case protette «lasciando in ogni caso a disposizione
dell'ospite una somma non inferiore al 50% della
pensione sociale».
Nel suddetto opuscolo è stabilito che la casa
protetta sia destinata non solo ai non autosufficienti, ma addirittura alle
persone «con malattie in fase di
stabilizzazione» e cioè ancora in fase acuta!
Inoltre, tale struttura «accoglie altresì
anziani provenienti da altre strutture alloggiative
(casa albergo, comunità alloggio), una volta esperite tutte le iniziative
utili a conservare la persona in queste strutture. Infine, anziani provenienti
da nuclei familiari impossibilitati o inadatti a prestare ad essi questa assistenza».
In sostanza, il sindacato pensionati CGIL concepisce
la casa protetta come una struttura per isolare dal contesto
sociale gli anziani non autosufficienti, casa protetta che - secondo il documento
del suddetto sindacato - dovrebbe addirittura contenere fino a 80-100
ricoverati! Si spiega così la preoccupazione
dell'opuscolo di prevedere in dettaglio i potenziali utenti della casa
protetta, al fine di fornire il maggior numero possibile di clienti?
Si noti, infine, che l'opuscolo del Sindacato
Pensionati CGIL non fa cenno alle esperienze di «ospedalizzazioni a domicilio»
(e, quindi, non la indica fra le proposte da inserire nelle «piattaforme
rivendicative»); in compenso, prevede che la casa protetta accolga anche
il coniuge ancora in salute, nel caso di ricovero del marito o della moglie
cronica non autosufficiente!
Significative
convergenze
È altresì significativo
rilevare che la posizione del Sindacato Pensionati CGIL coincide esattamente
con quella espressa nel menzionato ordine del giorno del convegno delle case
di riposo a Selvino.
1. Nel libretto sopra citato è scritto quanto segue: «La casa protetta costituisce
uno dei possibili modi di trasformazione delle attuali case di riposo».
2. Ritornando alle affermazioni di Corsini, va osservato che è assurdo ipotizzare che i
servizi sanitari siano meno idonei di quelli assistenziali
a provvedere alle esigenze degli anziani cronici non autosufficienti (si veda,
in questo numero, anche il documento «Diritti ed esigenze
delle persone gravemente non autosufficienti»).
A questo proposito occorre tener conto delle
sostanziali differenze fra sanità e assistenza, differenze che sono indicate nell'articolo «Servizi per le persone
gravemente non autosufficienti: criteri-guida e proposte», pubblicato in questo
numero.
Circa le caratteristiche dei ricoverati delle
strutture per cronici, ci pare importante ed eloquente riportare integralmente
le conclusioni dell'indagine svolta sui ricoverati dell'istituto di riposo per la vecchiaia, istituto gestito direttamente
dal Comune di Torino:
«L'istituto di riposo per la vecchiaia di Torino è
una struttura comunale ex I.P.A.B. in cui l'assistenza
medica da circa 4 anni viene prestata da assistenti in
Geriatria dell'Ospedale San Giovanni Battista e
della Città di Torino (U.S.L. 1-23), in stretto collegamento con l'istituto di
Medicina e Chirurgia Geriatrica dell'Università di
Torino.
Al momento dell'indagine risultavano
ricoverati 371 anziani (108 uomini e 263 donne) di età media 80,1 ±7,1 anni,
pressoché nella totalità affetti da patologia invalidante, più o meno grave,
comunque di entità tale da annullarne, nella maggior parte dei casi,
l'autosufficienza.
II 73,9% di essi proveniva
da strutture ospedaliere, per «proseguimento cure», mentre il 26,1 % aveva
scelto «volontariamente» il ricovero per motivi sanitari. Solo per 20 soggetti
(5,4%) l'accoglimento nell'istituzione era avvenuto per cause prevalentemente
sociali.
Tra i rilievi più significativi
atti a documentare la necessità di una assistenza medica e paramedica
qualificata e differenziata per l'anziano, si segnala che mediamente ogni
soggetto è risultato affetto da quattro malattie croniche, che il 66,5% dei
pazienti lamentava turbe mentali più o meno gravi e che oltre il 40% presentava
incontinenza urinaria o fecale, o doppia incontinenza; a fronte di questa
grave situazione comunque è stato rilevato un miglioramento delle condizioni
psico-fisiche in oltre un quarto dei ricoverati.
La gravità della patologia che ha determinato il
ricovero condiziona una alta mortalità; nel 1984
sull'intera casistica i pazienti deceduti sono stati il 32,3% con prevalenza
degli uomini (43,5%), rispetto alle donne (27,8% P > 0,01).
Gli anziani provenienti da strutture ospedaliere il
più delle volte giungono in stato preterminale per
patologia cardiovascolare o neoplastica; dei 90 soggetti ricoverati nel 1984,
52 (57,8%) sono deceduti entro l'anno, ed in particolare 10 (19,2%) entro il primo
mese, 22 (42,3%) nel periodo compreso tra il secondo ed il sesto mese e 20
(38,5%) nel secondo semestre. Questi dati, e non solo questi, dimostrano il carattere decisamente sanitario della struttura, in
contrasto con l'orientamento politico della Regione Piemonte, che persiste
nell'annoverarla nei presidi di natura assistenziale.
Istituzioni quali l'istituto di riposo per la vecchiaia
di Torino continuano ad avere validità e significato
solo attraverso una loro conversione in strutture sanitarie lungodegenziali,
dove debbono essere attuate per lo meno le cosiddette "cure minime"»
(7).
Sono questi gli anziani che Corsini
e il sindacato Pensionati CGIL vorrebbero relegare
nelle case protette?
L'alibi del «rischio di medicalizzazione»
Sostiene ancora Corsini: «Esiste (...) obiettivamente un rischio di medicalizzazione dell'intervento sociale contro il quale
non è sufficiente la speranza di un ragionato procedere nella quotidiana
prassi di una gestione unificata».
Vorremmo solo ricordare che la nostra posizione non è quella dì chi sostiene che l'anziano malato
cronico non autosufficiente debba essere curato in eterno dentro l'ospedale,
senza ricercare i doverosi ed idonei interventi alternativi al ricovero.
Noi ribadiamo che esiste un
diritto sancito dalle leggi ad essere curati (senza distinzioni di età) da
parte del servizio sanitario nazionale. II sistema sanitario non può, perciò,
scaricare competenze ed utenti propri al settore assistenziale.
Inoltre, se il servizio sanitario (e le sue strutture)
non sono chiamati ad espletare anche gli interventi
relativi alla cura dei malati convalescenti e lungodegenti, vi è il rischio
concreto che nei fatti si finisca (anche nel periodo di acuzie) col cronicizzare i pazienti, da scaricare poi sui servizi
assistenziali.
No, quindi, alla medicalizzazione
degli anziani (e, per questo, ci sembra significativa
ed importante l'attenzione portata in questi anni sulla «ospedalizzazione a
domicilio»); no, anche, al palleggio dei malati non autosufficienti tra servizi
sanitari e strutture assistenziali, con l'alibi dei «rischi di medicalizzazione» (8).
Che ne pensano
gli iscritti al Sindacato Pensionati CGIL?
In conclusione, non possiamo non rilevare come -
purtroppo - proprio chi dovrebbe difendere i diritti dei pensionati, sostenga che è invece giusto che i diritti stessi siano
violati.
Gli iscritti al Sindacato pensionati CGIL che cosa ne
pensano?
Rileviamo invece con molta soddisfazione che nel
congresso regionale del PCI piemontese, svoltosi a Torino dal 23 al 25 maggio
1986 è stato approvato (nel capitolo «La riforma dello stato sociale») quanto
segue: «Per diversi aspetti quello degli
anziani è uno dei nodi su cui più dovranno misurarsi le politiche del nuovo
stato sociale.
«Limitandoci
agli aspetti socio-sanitari va detto che un aggiornamento delle nostre
politiche regionali è indispensabile anche alla luce del Piano Sanitario
Nazionale, ove si prevede che un posto letto su 6,5 per 9000 abitanti sia
destinato alla riabilitazione post-acuzie.
«L'obiettivo
che possiamo prefiggerci è, a questo riguardo, quello di ridefinire un nuovo
progetto anziani fatto di una serie di interventi circolari
e plurimi tra assistenza domiciliare, case protette, reparti di riabilitazione.
«Quanto
sopra avendo presente in particolare che esiste una fascia di
utenza anziana malata cronica non autosufficiente, verso la quale il
S.S.N. è doverosamente tenuto a garantire le cure in condizioni di degenza
ospedaliera quando non sia praticabile la ospedalizzazione a domicilio evitando
quindi che prestazioni sanitarie tipicamente ospedaliere vengono erogate in
strutture assistenziali con oneri a carico degli interessati o della
"assistenza sociale"».
(1) Le adesioni vanno comunicate
all'ISTISSS, Via Arno 2, Roma 00198 - tel. (06) 855.557.
(2) Cfr. M. Corsini, «L'integrazione socio-sanitaria
nei recenti orientamenti normativi: il caso dei cronici», in Assistenza sociale, rivista dell'Inca-Cgil, n. 3, maggio-giugno 1986, pp. 43 e segg.
(3) La nota è stata integralmente
pubblicata su Medicina geriatrica, n. 1, gennaio-febbraio 1986; La rivista di servizio sociale, n. 1,
marzo 1986 e da Prospettive sociali e
sanitarie, n. 5, 15 marzo 1986. Si veda anche l'editoriale «Nella proposta di piano sanitario nazionale gravissime violazioni
dei diritti degli anziani» di Prospettive
assistenziali, n. 73, gennaio-marzo 1986.
(4) Cfr. G.
Nervo, «Ammalarsi giovani o morire in fretta», in Italia Caritas,
n. 3, marzo 1986.
(5) Per facilitare la consultazione,
riproduciamo l'ordine del giorno, già pubblicato in Prospettive assistenziali, n. 72, ottobre-dicembre 1985.
«Gli Amministratori ed Operatori delle strutture pubbliche
operanti nel campo dell'assistenza all'anziano presenti al Convegno;
PRESO ATTO che dai lavori del convegno e dalle conclusioni dei
chiarissimi relatori è emerso, senza ombra di dubbio, che le strutture attualmente esistenti, siano esse chiamate case di riposo,
ricovero o altro, saranno in un immediato futuro preposte, pressoché
esclusivamente, a prestare assistenza anche di rilievo sanitario ad ospiti non
autosufficienti che costituiscono la maggioranza degli utenti;
DATO ATTO che la realtà di tali strutture è per la gran parte non idonea
o quantomeno carente a fronte di tali nuovi e più
specializzati compiti cui vengono ad essere chiamate;
ATTESO che il reale futuro delle case di riposo sta in una rapida
riconversione che le ponga in grado di rispondere ad una precisa e diversa
domanda dell'utente;
VISTO che le normative vigenti sono del tutto
inadeguate anche per la totale latitanza dell'ormai troppo discussa e
non ancora approvata legge di riforma dell'assistenza, nella stesura della
quale si dovrebbe tener conto della nuova realtà di utenza demandata a tali
istituzioni;
RILEVATO che il decreto del Presidente del Consiglio 8-8-1985 prevede una integrazione tra prestazioni assistenziali e quelle di
rilievo sanitario;
CHIEDONO
- che il Governo adotti tutti gli opportuni provvedimenti perché le
Regioni - qualora già non l'avessero fatto - legiferino con sollecitudine sulla
materia del citato decreto riconsiderandosi, ovviamente, da parte del Governo
stesso i limiti statuiti nella emananda
legge finanziaria;
- che venga rapidamente concluso l'annoso iter
della legge di riforma dell'assistenza, beninteso adeguandola, per i punti già
concordati a livello politico, alla nuova realtà delle case di riposo;
- che si consideri come il ricovero dei non autosufficienti in
strutture alternative a quella ospedaliera costituisca
un notevole risparmio per la collettività e che la maggiore specializzazione ad
esse conseguentemente richiesta, sarà fonte di maggiore occupazione per
diverse figure professionali;
FANNO VOTI
affinché le suestese
richieste vengano attentamente considerate dalle autorità preposte, in quanto
esse hanno fondamento sulla necessità di una maggior tutela di una categoria
di per sé già debole e riflettono lo stato di disagio degli Amministratori che
si trovano costretti a rispondere a sempre più pressanti richieste senza poter
disporre di mezzi adeguati».
La mozione è stata presentata dai
Presidenti delle case di riposo di Castiglione delle Stiviere e di Chieti, dai delegati delle case di riposo di
Bisignano e di Borgofranco
sul Po, dal delegato all'assistenza del Comune di Bisignano,
dai componenti dei Comitati di gestione delle USL di Ostuni e di Vercelli, dall'Assessore alla sanità di Ortona e dal Segretario regionale CISL Funzione pubblica
dell'Abruzzo.
(6) I lavoratori hanno versato e
versano contributi assicurativi per essere tutelati essi stessi ed i loro
familiari, nei casi di malattia acuta e cronica. Cfr.
F. Santanera, «Sancito
dalla legge 4 agosto 1955 n. 692 il diritto degli anziani cronici non
autosufficienti alle cure sanitarie, comprese quelle ospedaliere», in Prospettive assistenziali,
n. 73, gennaio-marzo 1986.
(7) AA.VV., «Indagine clinico-statistica sui
ricoverati dell'Istituto di riposo per la vecchiaia di Torino», in Giornale di Gerontologia, n. 10, ottobre
1985. Cfr. anche l'editoriale
del n. 73, gennaio-marzo 1986, di Prospettive
assistenziali.
(8) Si veda altresì, in questo numero,
l'articolo «Servizi per le persone gravemente non autosufficienti:
criteri-guida e proposte». Altre precisazioni, lettera C.
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