PER UNA QUALIFICAZIONE
DELL'INSERIMENTO SCOLASTICO DEGLI HANDICAPPATI - UN DOCUMENTO DEL MOVIMENTO
APOSTOLICO CIECHI
Riportiamo
il testo del documento conclusivo del seminario di
studio organizzato dal M.A.C. a Roma nei giorni 1 e 2
marzo 1986 su «Come il M.A.C. a tutti i livelli può contribuire alla qualificazione dell'integrazione
scolastica dei minorati della vista nel più ampio quadro di tutti gli handicappati» (1).
Nel seminario sono stati affrontati i problemi ancora
aperti relativi alle modalità di integrazione
scolastica, specie nel Sud. I bisogni di consulenza e
sostegno delle famiglie con handicappati, l'impegno che il M.A.C.,
in collaborazione con altri organismi, può realizzare per la stipula di «intese»
fra Scuola, Enti locali e USL, finalizzate all'integrazione scolastica.
Queste le linee emerse e le proposte al
termine dell'ampio dibattito
1) A causa della carenza di
insegnanti specializzati si rende necessario incentivare la frequenza dei
corsi biennali di specializzazione facilitando l'esonero dal servizio di
insegnanti di ruolo e garantendo, dopo il conseguimento del titolo, la non
utilizzabilità d'ufficio. In mancanza di tali garanzie normative il personale
in servizio sarà scoraggiato dal conseguire il titolo di specializzazione.
L'impegno finanziario per la nomina di supplenti sui
posti del personale esonerato per frequentare i corsi, nell'arco di pochi anni
potrebbe garantire la saturazione dei posti del sostegno e risultare quindi
meno oneroso del continuo flusso finanziario per la nomina di supplenti su posti
di sostegno vacanti a causa dello scarso numero di insegnanti
di ruolo specializzati.
2) I nuovi programmi dei corsi di specializzazione,
pubblicati sull'Agenzia di stampa della CGIL Scuola del
30.10.85, incontrano il gradimento del M.A.C. perché
non sono dettati solo da esigenze burocratico-amministrative,
ma da un chiaro orientamento culturale per una «polivalenza» che garantisce
una preparazione specifica di base, con apposito monte-ore ed esami in campo tiflologico e audiologico, come
espressamente riconosce il Consiglio nazionale della pubblica istruzione.
Per una corretta attuazione, però, delle idee
ispiratrici dei nuovi programmi si richiedono due condizioni:
a) che contemporaneamente venga organizzato un
aggiornamento a tappeto di tutto il personale direttivo e docente sulla
problematica e le metodologie dell'integrazione scolastica, anche al fine di
evitare la delega degli insegnanti curricolari all'insegnante specializzato;
b) è indispensabile che l'Ufficio studi e programmazione
del Ministero P.I. e tutti i gruppi H dei Provveditorati agli studi abbiano tra
il loro personale almeno un esperto tiflologo
qualificato professionalmente, al fine di garantire una corretta
istruttoria dei programmi dei nuovi corsi biennali presentati per
l'approvazione del Ministero dai nuovi Enti gestori dei corsi.
Attualmente sono pochissimi gli esperti tiflologi
presenti ed addirittura in alcuni Provveditorati non esiste alcuna persona per
il Gruppo H. Il Ministero della pubblica istruzione
deve assolutamente razionalizzare la composizione dei Gruppi H con norme che
giovino al servizio di integrazione.
Senza la contestuale realizzazione di queste due condizioni i nuovi programmi dei corsi biennali rischiano
di rimanere solo sulla carta, venendo in pratica a tradursi in scarsa serietà
ed in danno per la preparazione dei minorati della vista.
Si concorda infine con la richiesta del SINASCEL/CISL
orientata a far sì che i corsi divengano gradualmente polivalenti anche a
favore degli insegnanti della scuola materna, elementare e media, evitando
l'attuale suddivisione in diverse sezioni di corso.
3) È importante che l'attuazione dei nuovi corsi
biennali preveda una puntuale attenzione ai problemi degli ipovedenti, per i
quali non basta solo l'apprendimento del braille, ma si pongono problemi
organizzativi e didattici che solo una corretta
formulazione di piani educativi personalizzati può realizzare, specie sulla
base di «intese» fra scuola, USL ed Enti locali, stipulate ai sensi della C.M.
258/83 richiamata dalla C.M. 250/85.
4) È ugualmente grave, specie nel Sud, la situazione dei minorati della vista adulti che, per ovvi
motivi pedagogici, non possono frequentare le scuole comuni dell'obbligo.
È indispensabile che il Ministero della pubblica
istruzione garantisca a queste persone la frequenza dei corsi di educazione per adulti, assegnando insegnanti
specializzati, cosa che attualmente non avviene.
Qualche perplessità, invece, suscita la richiesta di istruzione domiciliare per questi soggetti, giacché
questa, se può garantire l'apprendimento della lettura e scrittura braille,
non realizza contestualmente la socializzazione offerta dall'integrazione
scolastica, indispensabile per soggetti spesso emarginati o fortemente esposti
al rischio di emarginazione e di isolamento.
5) L'attenzione agli alunni handicappati e in
particolare minorati della vista, non deve far dimenticare che essi vivono in
famiglia. Le famiglie sono spesso fortemente
sprovvedute per carenze culturali, economiche ed ambientali e necessitano di
consulenza per evitare sia la tentazione di ricoverare i figlioli in istituti
speciali, sia il rischio di emarginarli, pur tenendoli in casa.
Si propone che i Gruppi M.A.C.
svolgano una capillare opera di condivisione con le famiglie instaurando
fruttuosi rapporti interpersonali e sensibilizzando a tale scopo le comunità
parrocchiali di appartenenza.
Si propone inoltre che i Gruppi M.A.C.
facilitino i collegamenti tra famiglie di minorati della vista, favorendo a
tale scopo il sorgere, accanto ad ogni Gruppo M.C.A., di una sezione della A.Fa.Mi.V.
(Associazione famiglie minorati della vista) con sede
in Udine.
6) Le famiglie fanno spesso presente che, malgrado
la buona volontà di talune e la disponibilità di gruppi di volontariato e di
singoli insegnanti, grave intralcio all'integrazione scolastica dei minorati
della vista deriva dalla mancata o tardiva fornitura di materiale didattico
specifico e soprattutto dei libri di testo trascritti in braille, che debbono essere gli stessi adottati per tutta la classe.
Si concorda all'unanimità sulla necessità a tale
scopo della generalizzazione della stipula delle
«intese» ai sensi della C.M. 258/83 che prevedono delle corrette procedure per
la tempestiva fornitura richiesta.
7) La necessità di generalizzare la stipula di «intese»,
sottolineata in particolare dall'ispettore Greco,
rappresentante dell'Ufficio studi e programmazioni del Ministero della pubblica
istruzione, comporta conseguentemente la necessità di centri di
documentazione, produzione e distribuzione, di materiale didattico tiflologico, come già avviene da tempo, ad esempio, nella
provincia di Bergamo, l'istituto Cavazza di Bologna, il Centro regionale di Torino, l'associazione
appositamente creata presso il Provveditorato agli studi di Parma ed il Centro
culturale regionale di Messina.
Perplessità invece solleva la prassi di contributi
finanziari erogati a singole famiglie o ad associazioni perché provvedano esse,
quasi con contratto di appalto, alla fornitura di
materiale didattico specifico e dei testi in braille. Infatti
queste prassi non solo possono perpetuare una logica di rapporti clientelari,
ma ancor di più tendono a deresponsabilizzare gli Enti pubblici dalla
programmazione di servizi collettivi che garantiscono la piena attuazione del
diritto allo studio da parte dei non vedenti come cittadini alla pari dei loro
compagni vedenti.
8) Sulla base di quanto
sopra rilevato
Si chiede:
A) Al M.A.C. - che
sensibilizzi a tutti i livelli l'opinione pubblica
perché si diffonda la «cultura delle intese» dalla quale sola può nascere una
domanda di base di generalizzazione delle «intese» come strumento
indispensabile per garantire una effettiva ed efficace integrazione scolastica
di tutti gli handicappati e quindi anche dei minorati della vista.
A tale proposito i gruppi M.A.C., quali associazioni di volontariato, chiedano a tutti i
Provveditorati agli Studi di poter avere un loro rappresentante competente in
didattica presso il gruppo H, ai sensi della C.M. 258/83 che espressamente
prevede che i Provveditori agli Studi possano «allargare» i gruppi H anche ad
associazioni di handicappati.
B) All'Unione italiana ciechi - di
costituire una commissione di studio assieme al M.A.C.
e ad altri organismi competenti in campo tiflologico;
- di organizzare, d'intesa col M.A.C.
e con altri organismi competenti, un convegno nazionale di studio che, sulla
base delle esperienze in atto di integrazione scolastica,
analizzi il tema della «professionalità e funzione docente dell'insegnante
specializzato nella scuola comune di base»;
- di attuare, e dove -esiste di intensificare, la
collaborazione operativa fra sezioni provinciali U.I.C. e gruppo M.A.C. che, nel rispetto delle specifiche ispirazioni
ideali e delle strutture giuridiche, garantisca un
sempre maggior servizio alle famiglie con minorati della vista.
C) All'Associazione italiana maestri cattolici - di
stimolare il Ministero della pubblica istruzione a garantire, nell'ambito
dell'aggiornamento sui nuovi programmi della scuola elementare, una adeguata attenzione di tutto il personale direttivo,
docente e ispettivo, ai problemi della programmazione pedagogico-didattica
ed amministrativo-organizzativa dell'integrazione
scolastica di tutti gli handicappati e quindi anche specificamente dei
minorati della vista.
D) All'Unione cattolica italiana insegnanti medi - di
approfondire l'attenzione alla didattica per l'apprendimento delle varie
discipline da parte dei minorati della vista frequentanti la scuola media, ed
all'utilizzazione di ausilii specifici, tradizionali
ed elettronici, che debbono garantire agli alunni
minorati della vista lo studio di tutto il curricolo senza omissione, e
l'effettuazione di tutte le prove di esame di licenza media, che invece per gli
handicappati psichici vanno graduate, sostituite e talora omesse, come stabilisce
la C.M. 189 del 13.6.85, richiamata dalla C.M. n. 67 del 28.2.86.
E) Ai Sindacati confederali, nelle loro varie articolazioni
territoriali e di categoria, ed ai Sindacati autonomi della scuola - di
riaprire ed approfondire il discorso culturale sull'integrazione scolastica
degli handicappati e quindi anche dei minorati della vista, attualmente
languente in Italia, e di situarlo correttamente nella logica delle «intese»
tra scuola, USL ed Enti locali, evitando una delega dei problemi solo al mondo
della scuola, o peggio solo agli insegnanti per il sostegno, e facendolo invece
assurgere a problema comunitario, proprio di tutta la collettività civile.
F) Ai Provveditorati agli studi - che vogliano
garantire in sede di formazione degli organici di diritto la istituzione
di cattedre per il sostegno per minorati della vista, audiolesi, pluriminorati con un rapporto di un insegnante
specializzato per ogni alunno chiedendo in quella stessa sede la prescritta
autorizzazione ministeriale, come già fanno alcuni Provveditori e in
particolare il Provveditore agli studi di Roma con proprie circolari n.
327/328 del 30.10.84.
G) Agli aspiranti a supplenze per minorati della
vista - che vogliano far domanda di trasferimento nelle graduatorie di
province sprovviste di specializzati, ai sensi dell'apposita
circolare che di solito fissa nel mese di giugno la scadenza per tale
operazione.
H) Al Ministero della pubblica istruzione - che,
anche sulla base delle richieste formulate nei punti precedenti, voglia
chiaramente rilanciare la politica dell'integrazione scolastica avviata con
serio impegno culturale con la «commissione Falcucci»
del '75 e che in questo decennio ha subito involuzioni di cui sono esempio le
contraddittorie norme sulle utilizzazioni per le attività
di sostegno, di personale non specializzato e quelle ancor più contraddittorie
sugli esami di terza media degli handicappati; questa spirale involutiva è
stata solo appena modificata dalla C.M. 258/83 ma merita una vigorosa ripresa
attraverso un progetto generale che ancor non si riesce a cogliere e che
invece viene richiesto con sempre maggior urgenza dalle famiglie, dagli
ambienti scientifici e scolastici e da tutti gli uomini di buona volontà.
I) Alle forze politiche - affinché, rompendo gli
indugi che tengono ferma in Parlamento la proposta di legge-quadro sul diritto
allo studio, approvino una norma che renda obbligatorie «le intese» fra Scuola,
USL ed Enti locali.
L) Al Movimento di Volontariato italiano (MO.V.I.) - affinché sia il più forte stimolatore in seno
alla società della cultura dell'integrazione scolastica e sociale di tutti gli
handicappati, facendo sì che questo fenomeno superi la fase burocratica per
divenire un modo di partecipazione e di condivisione di tutta la comunità.
M) Alla Comunità Ecclesiale - che si apra sempre più
all'accoglienza di tutti gli handicappati a livello liturgico, catechetico, sacramentale e di servizio.
N) Alla Conferenza episcopale italiana - che, in fase
di attuazione del recente Concordato sull'insegnamento
della religione cattolica nella scuola pubblica, ottenga dalle autorità
italiane la tempestiva fornitura gratuita a tutti gli alunni ciechi del testo
di religione;
- per tutti gli handicappati, specie per gli psichici,
si chiede che negli elaborandi programmi dei nuovi
testi di religione e nella formazione dei docenti trovi adeguato spazio
l'attenzione alle metodologie specifiche per
l'apprendimento della cultura religiosa adeguato alle loro personali
potenzialità.
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