Libri
A. MAZZOTTI, Istruzioni
per la vecchiaia, Editori Riuniti, Roma, 1986, pp. 270, L.
15.000.
Argiuna Mazzotti guarda alla
vecchiaia con l'occhio del medico e con quello del politico: ed anche, il che
non è meno importante per un libro che si rivolge anche agli anziani, con
l'occhio di chi è animato da un affettuoso umorismo. I diversi capitoli di cui
si compone questo libro, raggruppati per argomenti intorno ad un tema centrale,
toccano molti dei problemi della vita quotidiana degli anziani: Mazzotti, che si è sempre
occupato di problemi della terza età, ha scelto una formula lieve e scherzosa
ma, appunto per questo, adatta a farsi leggere. II libro è pieno di
suggerimenti utili. La sua lettura potrà infrangere molti stereotipi e
contribuire a dare una immagine diversa della
vecchiaia: ma anche e soprattutto potrà fornire un aiuto concreto a quanti non
sanno come prevenire acciacchi e curare malesseri lievi e fastidiosi.
Il libro comprende i seguenti capitoli: gerontologia,
termalismo e ginnastica, servizi, farmaci,
alimentazione, fegato e ricambio, cardiovascolare, respiratorio-immunologico,
urogenitale, scheletro osseo, tegumenti, vista, udito, neurologia.
Per quanto riguarda gli anziani cronici non
autosufficienti, l'Autore afferma «I vecchi cronici sono più cittadini degli
altri perché hanno più bisogno di cure. Sì, anche di quelle ospedaliere,
checché se ne dica, perché se l'ospedale li cura a dovere, belli, lindi,
massaggiati, mobilizzati, con le attenzioni dovute e le terapie del caso, volete vedere come stanno subito meglio? Certo se uno li
sbatte nel letto in corridoio, vicina agli spifferi delle finestre, li
minaccia se di notte hanno bisogno o non li cura perché tanto é vecchio o,
peggio, li rimpinza di medicine, una per ogni sintomo, si capisce che va a
finire male. Ma questo vale per tutti, non solo per
chi è cronico e vecchio. Diciamo che al malato
vecchio che va in ospedale perché non urina più non basta il catetere, ha
bisogno di qualche cura in più proprio perché è cronico e soprattutto più
assistenza, sennò si confonde, si disorienta e può stare peggio (...). Tutti
sono capaci di dare pillole e sciroppi e non ci vuole molto a fare iniezioni e
fleboclisi tanto in voga. Se per cura si intende
questo, certo non ci vuole l'ospedale. E come lo
chiamate voi imboccare l'ammalato, fare i lavaggi vescicali
e sostituire il catetere urinario, detergere una piaga da decubito, fare il
clistere e rinnovare la biancheria, mutare il punto d'appoggio del bacino e
dei talloni, aspirare il muco e il catarro, mobilizzare l'articolazione
anchilosata, massaggiare il muscolo, medicare il dolore? Bravi, lo chiamate assistenza perché la cura è quando serve a
qualcosa e i vecchi quando sono veramente ammalati non possono migliorare e
più di assisterli non si può (...). Sì, va bene il cronicario. In ospedale no».
E più avanti: «Quando si parla di
cronici bisogna sapere di che cosa si parla; esistono, sono una realtà, è
inutile far finta di non saperla. Anzi, più si va avanti e si inventeranno metodi di cura più efficaci per salvare la
vita della gente e più aumenteranno, non solo, ma saranno anche più gravi».
E. TERESA BIAVATI, Quando arrivano i «fatt’ curagg’»
- L'impatto del malato con l'istituzione ospedale. Che fare quando si soffre e si è soli? Storie quasi sempre vere di «venditori di speranza», Cappelli Editore, Bologna, 1986, pp. 146, L. 10.000.
Le vicende descritte da E. Teresa Biavati
non sono frutto di fantasia: sono almeno nel loro nucleo centrale,
fatti e situazioni accaduti.
«Fatt' curagg'»
nel lessico bolognese è colui che offre conforto,
aiuto, solidarietà al cittadino bisognoso, sia nel campo della sanità che dell'assistenza.
Questa funzione può essere svolta dal malato del
letto accanto, dall'amico disponibile, dal conoscente occasionale.
Il ruolo del «fatt' curagg'» è e sarà indubbiamente prezioso,
specialmente nell'attuale situazione in cui si lesinano i finanziamenti al
settore sanitario, e il personale, soprattutto infermieristico e
riabilitativo, è assolutamente insufficiente.
Mentre è doveroso favorire l'azione del volontariato,
occorre far attenzione a non creare alibi alla carenza
del personale paramedico e a non favorire l'ingiustificata contrapposizione fra
gli addetti sanitari ed i volontari.
Secondo certa stampa, i primi sono sempre e tutti
freddi, burocratici, senza sentimenti, calcolatori e impreparati; i secondi
invece sarebbero sempre e tutti generosi, spontanei, attivi e competenti.
Siamo d'accordo con l'Autrice sul fatto che il
volontariato dovrebbe avere «un ruolo sociale sempre crescente, sia in forme
individuali, spicciole, del "buon aiuto", sia in forme energiche; provocatorie, contestatarie, per combattere inveterate
tendenze al "dolce far niente", menefreghismi, abusi, clientelismi,
ed infine leggi statali e regionali irrispettose dei diritti di cittadini che
in certe fasi della loro vita non sono autosufficienti né in grado di
difendersi». Ci sembra, però, che moltissimi gruppi di volontariato, negli
ultimi anni, abbiano scelto, nel campo dell'assistenza,
il ruolo di lubrificatori dell'emarginazione e non quello di difensori dei
diritti della popolazione, soprattutto di quella più indifesa.
AA.VV., Le vieillard et la mort, Edition de L'Université de Bruxelles
(Avenue Pavil Héger, 26
Bruxelles 1050), 1985, pp. 58, 175 franchi belgi.
La pubblicazione, che raccoglie gli atti della
giornata di studio del 26 novembre 1983 organizzata dal Centro di aiuto ai morenti - Gruppo di ricerca e formazione,
contiene i seguenti articoli:
- N. CALEVOI - D. RAZAVI, Préface;
- CI. JAVEAU, Vieillir et
mourir: une perspective sociologique;
- R. NOEL, Le vieillard et le
problème de la mort;
- W.J.
DEKONINCK, La démence sénile: processus irréversible d'une mort cérébrale?;
- J. GERIN et B. WAUTELET, Deuil
et dépression chez le vieillard;
- M. YLIEFF, Les soignants et le
dément: vécu et réactions dans un service de psychogériatrie;
- M.T. GAUTHIER, Quand guérir ne
veut plus rien dire.
DARIO REI,
Un'idea del welfare
state - Profili di politica sociale, Edizioni Gruppo Abele, Torino, 1984,
pp. 93, L. 7.500.
Da qualche tempo in Italia si parla
sempre più di welfare state, stato sociale, stato assistenziale: della sua crisi, soprattutto.
Quello che succede nella previdenza, nella sanità, nei servizi sociali, nell'assistenza,
nel fisco, nell'occupazione, interessa ovviamente tutti, o quasi. Le espressioni
su ricordate entrano nel linguaggio comune, col loro carico di problemi e di aspettative.
Ma che cosa significano: meglio, di cosa trattano? In
questo libro l'Autore ha raccolto note, materiali e considerazioni che cercano
di delineare una prima «idea del welfare». Farsi una idea è il
bisogno che ad un certo punto si avverte, quando di un fenomeno importante si
hanno informazioni scarse o confuse, e se ne vuol capire il carattere
generale, il quadro d'insieme.
Il testo si è venuto formando insieme all'attività didattica svolta dall'Autore in scuole per
operatori sociali (educatori e assistenti sociali) a Torino. Il taglio
sintetico, l'impostazione per schemi generali, i limitati rimandi a fatti, dati
e letture supplementari, testimoniano di questa delimitazione originaria.
- Atti del Seminario nazionale (Bologna, 18 febbraio
1985), «Attualità della vaccinazione contro il morbillo in Europa e in
Italia», Edizioni della Tipografia Compositori, Bologna, 1986, pp. 47, prezzo
non indicato;
- Atti del Convegno nazionale (Bologna, 19 febbraio
1985), «Il
problema dell'incontinenza urinaria nel disabile adulto», Edizioni della Tipografia Compositori, Bologna, 1985, pp. 107,
prezzo non indicato.
Gli atti sono stati pubblicati a cura dell'ANFFAS di
Bologna, Sezione Studi e Ricerche.
L'intento dell'ANFFAS, nell'attivare il dibattito sul
morbillo, è stato quello di fornire un'informazione scientifica precisa sulle
gravi complicanze che potrebbero derivare dalla malattia e sulla conseguente
importanza della vaccinazione; tutto ciò anche in considerazione del piano
generale varato dalla Regione europea dell'OMS (Organizzazione Mondiale della
Sanità) per la totale eliminazione della patologia dall'Europa entro il 1995.
Ad un anno di distanza, gli Atti relativi
al Seminario si pongono quindi non solo come valido strumento
conoscitivo della patologia, ma soprattutto della sua prevenzione.
Il Convegno nazionale sull'incontinenza urinaria,
finalizzato alla ricerca delle modalità e degli strumenti per una
riabilitazione globale dell'individuo in età adulta,
disabile per varie cause, prese in analisi anche il delicato aspetto psicologico:
una patologia di questo tipo influisce inevitabilmente sotto il profilo morale
del malato limitandone le possibilità di accettazione della disabilità e, conseguentemente, di recupero.
Per questo motivo il dibattito, e gli Atti che ne
riportano lo svolgimento, vertono su di un'analisi
della malattia a livello psico-fisico nonché sull'esame dei programmi
riabilitativi e sugli ausili sanitari oggi in commercio.
www.fondazionepromozionesociale.it