Libri
AA.VV., Per un ospedale più umano, Edizioni Paoline, Cinisello Balsamo (MI),
1986, pp. 126, L. 8.000.
Il libro contiene tre capitoli: «Umanizziamo
l'ospedale» di Pier Luigi Marchesi, Priore generale dell'Ordine Ospedaliero S.
Giovanni di Dio - Fatebenefratelli, che gestisce
duecento ospedali sparsi nei cinque continenti;
«L'etica per una medicina umana» di Sandro Spinsanti,
insegnante di morale medica alla Facoltà di medicina dell'Università Cattolica
di Roma e di pastorale degli infermi presso la Pontificia Università Lateranense; «Il contributo delle
scienze umane nell'opera umanizzante del personale sanitario» di Ariberto Spinelli, psicologo libero professionista nel
campo clinico-terapeutico e in quello della
formazione psicologica di medici, infermieri, dirigenti ospedalieri e
aziendali.
Segue in appendice, l'intervento pronunciato da Pier
Luigi Marchesi al VI Sinodo dei Vescovi (ottobre 1983).
Nel primo capitolo viene
sottolineato che «un ospedale che cura il
malato ma non si preoccupa della sua persona rischia di diventare disumano e disumanizzante nel senso più ampio del termine» tenuto
conto che «il bisogno fondamentale
dell'uomo è quello di essere riconosciuto come persona degna di se stessa,
degna cioè di ricevere attenzione, premura e amore al di là delle differenze
di cultura, di istruzione, di classe sociale, di religione e di razza».
Prosegue P.L. Marchesi: «Se l'uomo entra nell'ospedale e rimane
sconosciuto, si trova immediatamente emarginato. Se non viene
accolto come persona singola ma come numero, rientra nella realtà inanimata
delle cose, delle attrezzature, degli strumenti. Se il
malato non è al centro dell'ospedale, al centro degli interessi di tutti gli
operatori, altri si mettono al suo posto. Non è rara negli ospedali vedere
emergere la centralità del medico, o dell'amministrativo o del sindacalista o del religioso: tutti usurpatori perché il posto
centrale non spetta ai medici, né agli infermieri, né agli amministrativi,
né alle comunità dei religiosi o delle religiose, dove ce ne sono (...) Per il
malato l'ospedale non è il bar, il cinema o lo stadio: è il luogo nel quale si
può non essere curati bene, si può essere trascurati, sé può morire (...). Da
anni scopro una cronica attitudine negli operatori
sanitari, anche religiosi, a non considerare lo sconvolgimento fisico ed emotivo,
che il ricovero in ospedale rappresenta per il malato, proprio perché per
questi operatori lo ospedale è un ambiente familiare al quale sono
perfettamente abituati».
Un'altra causa di crisi è dovuta
al fatto che «la malattia e il ricovero
obbligano l'ammalato a trascurare tutta quella serie di relazioni umane e
sociali che rendono, oggi, dura e complicata la vita nei paesi
industrializzati: il fatto di non potersi più occupare della famiglia, del
lavoro, dell'educazione dei figli, dei rapporti sociali diventa spesso fonte di
grave preoccupazione per chi entra in ospedale (...). L'uomo vive la sua
malattia in modo unico e irripetibile, assillato da
problemi dei quali, noi operatori spesso non ci occupiamo: ci buttiamo - quant'è più facile! - sul suo organo malato e ci riempiamo d'orgoglio se qualche volta, quasi per degnazione,
diamo una risposta non solamente tecnica alle sue domande. Ecco, questa è la grande barriera che ci separa dal malato, lo trasforma in
un uomo lontano, sconosciuto».
Oltre alle critiche, sono contenute le proposte.
Secondo P. L. Marchesi l'ospedale «deve essere spalancato, vale a dire aperto,
trasparente», «deve presentare una mappa del potere ben precisa,
trasparente a tutti i livelli; compresi quelli dei religiosi», «l'ospedale deve
credere nel lavoro di gruppo», «deve attuare la formazione permanente».
S. Spinsanti, dopo aver rilevato che «mentre il medico seduce il malato con la spiegazione “scientifica” della malattia, il malato
esercita una seduzione sul medico perché gli risparmi un confronto personale
con se stesso e gli faccia percorrere la strada che offre una minore
resistenza», propone la costituzione di
«comitati etici» sull'esempio di quelli attuati negli Stati Uniti.
Detti comitati hanno compiti consultivi e sono «costituiti da medici, personale
amministrativo degli ospedali, parenti e loro familiari».
A. Spinelli, trattando il tema della formazione del
personale, cita il caso di medici che avevano
frequentato corsi di aggiornamento con il risultato che «avevano sì acquisito un gran numero di nozioni, ma non erano
minimamente riusciti a modificare il loro approccio con il malato. Le difficoltà
continuavano, anzi, in alcuni casi l'accrescimento culturale
trasferito nel rapporto col paziente si era rivelato dannoso».
Propone pertanto una «formazione psicologica centrata sul rapporto interpersonale» (...)
che «consenta di integrare funzioni
differenti, pur nel rispetto dei limiti del proprio ruolo senza invasione di
spazi altrui e senza nulla concedere alla onnipotenza».
Molte sono le considerazioni contenute nel volume che dovrebbero essere motivo di riflessione da parte
di tutto il personale ospedaliero.
Due sole osservazioni: il libro non tratta il problema
delle persone ospedalizzate che non sono in grado di manifestare le proprie
esigenze vitali (fame, sete, dolore, ecc.) o sono in grado di
esprimerle senza essere capaci di soddisfarle autonomamente.
Ci sembra che l'espulsione di queste persone dagli
ospedali, quando non sia possibile intervenire a domicilio, costituisca un
atto altamente disumano che dovrebbe essere censurato
in primo luogo sul piano etico-sociale.
Infine abbiamo notevoli perplessità circa i comitati
etici.
AA.VV., Provvidenze legislative a favore dei mutilati
ed invalidi civili, ciechi civili e sordomuti - Tutela economica - Compendio informativo-statistico 1974-1984, Ministero
dell'Interno - Direzione generale dei servizi civili, Roma, 1985, pp. 138,
Edizioni fuori commercio.
Si tratta di una pubblicazione rigorosa, ricca di
dati statistici, utilissima per tutti coloro (amministratori, operatori,
associazioni, movimenti di base, ecc.) che si occupano
dei problemi degli handicappati e, in particolare, degli interventi economici a
favore dei mutilati e invalidi civili, ciechi civili e sordomuti.
L'indice della pubblicazione é il seguente:
- Attribuzioni statuali e competenze del Ministero dell'interno
- Legislazione sulle provvidenze economiche
- Definizione delle invalidità:
- mutilati ed invalidi civili
- ciechi civili
- sordomuti
- Modalità per il conseguimento delle provvidenze
- Meccanizzazione del
servizio Descrizione dei codici delle categorie
- Stanziamenti di bilancio
- stato di previsione per l'anno finanziario 1985
- serie storica 1974-1984
- Consuntivi di bilancio:
- spese sostenute per l'assistenza alle categorie
assistite negli anni 1974-1984
- Quadro storico degli importi mensili delle
provvidenze e delle condizioni economiche richieste:
- mutilati ed invalidi civili (dal 1966 al 1984)
- ciechi civili assoluti (dal 1970 al 1984)
- ciechi civili parziali (dal 1970 al 1984)
- sordomuti (dal 1969 al 1984)
- Provvidenze economiche a favore dei mutilati ed
invalidi civili e sordomuti e condizioni economiche richieste, in vigore al 1°
novembre 1984:
- mutilati ed invalidi civili
- ciechi civili
- sordomuti
Interessanti le tavole statistiche:
- Assistiti per categorie dal 1974 al 1984; percentuali
di incremento rispetto all'anno precedente e all'anno
base 1974;
- Assistiti bimestralmente
nell'anno 1984 per codici e categorie, media bimestrale e incremento rispetto
alla media dell'anno precedente;
- Assistiti al 31 dicembre 1984, per codici e
specifiche categorie;
- Assistiti al 31 dicembre 1984, per specifiche
categorie e relative percentuali di incidenza rispetto
al totale;
- Assistiti al 31 dicembre 1984 per categorie,
province e regioni; percentuali rispetto alla popolazione residente al 31 marzo
1984; Assistiti aventi diritto all'indennità di accompagnamento
al 31 dicembre 1984; ripartizione per categorie, province e regioni;
- Importo mensile delle pensioni, assegni e indennità
di accompagnamento dal 1974 al 1984; indici di
incremento annuale.
Assolutamente inaccettabile è invece la pubblicità
fatta ad alcune associazioni a pag. 138 nel capitolo concernente «Associazione e rappresentanza dei mutilati ed invalidi civili
(ANMIC); dei ciechi civili (UIC); dei sordomuti (ENS)». Al riguardo ci
permettiamo di ricordare alla Direzione generale dei
servizi civili del Ministero dell'interno che l'art. 18 della Costituzione
italiana precisa che «i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente,
senza autorizzazione, per fini che non sono vietati dalla legge penale».
www.fondazionepromozionesociale.it