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CONVEGNO
DI AOSTA SU «L'ANZIANO NON AUTOSUFFICIENTE - PROBLEMI E PROSPETTIVE»
Concludiamo la pubblicazione delle sintesi dei gruppi di lavoro
costituiti in occasione del convegno «L'anziano non autosufficiente - Problemi
e prospettive», svoltosi ad Aosta il 23, 24 e 25 ottobre 1986, organizzato dal
Comune di Aosta e dalla Lega per le autonomie locali.
Sintesi del gruppo «I problemi
relazionali, sociali e culturali»
Problemi concettuali
Gli aspetti relazionali, sociali e culturali della
non-autosufficienza dell'anziano si colgono facilmente in
presenza di altre situazioni di non-autosufficienza e possono
intendersi come stati di isolamento, di emarginazione (carenza di comunicazioni,
perdita di ruoli sociali, ecc.).
Tali aspetti peraltro, indipendentemente dalia loro
manifestazione, riguardano la generalità degli anziani, proprio per le
caratteristiche dell'attuale organizzazione sociale; in proposito sono
rilevanti gli effetti che alcune di queste caratteristiche riescono a
provocare sulla non autosufficienza, quali la disuguaglianza sociale, la stratificazione
sociale, la struttura e l'organizzazione del potere, l'organizzazione del
lavoro, il controllo sociale, ecc. Effetti che
investono gli anziani, ma anche qualsiasi altro gruppo sociale «debole»,
specialmente nel momento in cui viene identificato come tale.
Le cause che generano questo tipo di non-autosufficienza possono collocarsi in almeno quattro sedi:
a) il contenuto degli interventi sociali e sanitari
(carenza della dimensione relazionale o comunicativa,
non differenziazione in rapporto alle diverse situazioni, ecc.);
b) la storia di vita individuale e lo status sociale
acquisito nell'età adulta, dove si riscontrano in modo
evidente anche le differenze di sesso;
c) il sistema dei servizi sociali e sanitari così
com'è concepito e così come i servizi vengano erogati:
tendenza a istituzionalizzare, a categorizzare, a
stigmatizzare, difficoltà a cogliere le differenze, tendenza a generalizzare e
a stereotipare sia i bisogni (domanda), sia gli interventi (offerta);
d) lo stesso modello culturale o l'ambiente di vita,
i quali non hanno ancora trovato uno spazio adeguato al problema
dell'invecchiamento e della non-autosufficienza (tendenza a segregare, ad
espellere, ad assistenzializzare, ecc.).
La manifestazione della non-autosufficienza nell'anziano
non deve essere slegata dal processo che la determina. Considerando la
non-autosufficienza come processo, si possono trarre indicazioni rilevanti:
a) possibilità di determinare i diversi
gradi di non-autosufficienza e differenziare corrispondentemente
l'intervento;
b) possibilità di individuare un
momento preventivo in corrispondenza alle fasi iniziali del processo stesso.
Problemi operativi
Le azioni concrete che possono affrontare il problema
della non-autosufficienza negli anziani sono diverse e
presentano gradi di complessità variabili:
1) azioni destinate a conoscere la situazione
concreta, per evitare applicazioni acritiche di stereotipi o modelli ritenuti
aprioristicamente validi, ma non verificati;
2) azioni sull'organizzazione dei servizi, sui
contenuti degli stessi, sulle metodologie di erogazione,
sulla professionalità degli operatori (non basta una abilità «tecnica» di
eseguire bene una prestazione, ma occorre una capacità di tipo «relazionale»);
3) azioni sui contenuti e sui metodi della politica sociale e su quanti hanno responsabilità in
proposito (amministratori e politici). L'Ente locale
deve elaborare politiche, promuovere, programmare e coordinare e non soltanto
e prevalentemente gestire servizi. La gestione può avvenire anche da parte di altri (privati, cooperative, gruppi autogestiti,
volontariato, ecc.), ma non in modo confuso e frammentario, senza una riflessione
sugli obiettivi. Forse l'Ente locale dovrà ritrovare un proprio nuovo ruolo,
non soltanto determinato da situazioni di emergenza;
4) azioni destinate a creare una nuova cultura
sull'invecchiamento e sulla non-autosufficienza (non ghettizzante o
emarginante); tali azioni corrispondono in parte agli effetti delle azioni
precedenti sull'ambiente e sul contesto sociale.
Nelle fasi operative occorre sempre
tener presente la dimensione processuale della non-autosufficienza:
a) azioni rivolte a quanti già si trovano in situazioni di non-autosufficienza (potenziamento e recupero
capacità residue);
b) azioni rivolte a quanti si trovano nel processo o
in alcune sue fasi (prevenzione). Rispetto agli ambiti dove la
non-autosufficienza relazionale può manifestarsi e quindi dove va organizzato
l'intervento, si possono distinguere:
a) situazioni istituzionali (case
di riposo, comunità protette, ecc.);
b) l'ambito delle relazioni interpersonali (famiglia,
vicinato, amicizie, ecc.);
c) il contesto ambientale,
compreso il sistema locale dei servizi (servizi sanitari, sociali, culturali,
trasporti, ecc.).
Alcuni suggerimenti
È obiettivamente impossibile formulare un piano di intervento, valido per ogni realtà e che rispetti
le problematiche generali esposte nei punti precedenti; è invece utile presentare
alcuni suggerimenti, che possono integrare le considerazioni teoriche e
problematiche e prestarsi anche ad applicazioni concrete.
Le linee su cui si dovrebbe orientare l'intervento sono:
a) promuovere e conservare l'integrazione sociale
degli anziani, come antidoto all'emarginazione e alla perdita di autosufficienza; l'integrazione tra anziani e tra
anziani e altre fasce di popolazione (adulti e giovani);
b) valorizzare la longevità in modo che il passare
degli anni e la perdita di autosufficienza (anche
parziale) non incidano sulla «voglia di vivere».
Rispetto al problema dell'integrazione occorre
favorire l'aggregazione (o le aggregazioni) tra anziani,
anche creando opportunità diverse, valorizzando la facoltà di scelta da parte
degli anziani stessi. Tali aggregazioni, promosse e
sostenute da parte dei responsabili della politica sociale con interventi di
animazione, appoggiati a servizi culturali, sociali o al volontariato, potranno
anche favorire attività (lavori, servizi, hobbies, giochi, ecc.)
socialmente riconosciute, in grado di rafforzare e aiutare la costruzione di
una identità individuale e collettiva degli anziani nella società.
Rispetto alla valorizzazione della longevità, la attenzione va posta a quelle azioni che creano opinione e
che possono incidere su una cultura dell'invecchiamento, della
non-autosufficienza e della morte, che sia portatrice di elementi positivi
(mezzi di comunicazioni di massa, programmi scolastici, movimenti di opinione,
gruppi di
pressione,
ecc.) (parlare ad anziani, ma specialmente con anziani e di anziani).
Un'attenzione particolare agli istituti, come luogo
dove c'è forse la massima concentrazione di non-autosufficienti, tenendo ben
presente che comunque l'istituto dev'essere
una scelta che viene dopo aver esplorato concretamente ogni altra alternativa
possibile. In proposito le questioni da evidenziare sono le seguenti:
1) in quasi tutte le regioni esiste una legislazione
sulle strutture residenziali per anziani auto e
non-autosufficienti, che risulta in molti casi inapplicata,
sia nelle caratteristiche abitative, sia sui criteri di gestione (stanze
dormitorio, carenza di personale, cronicari, deportazioni, ecc.); occorre un
maggior impegno e una maggiore vigilanza;
2) l'istituzionalizzazione per l'anziano comporta
una situazione di «convivenza forzata», da cui spesso si esce soltanto con la
morte; questo deve essere riconosciuto in modo da prevedere interventi di vera
e propria risocializzazione per un vivere in
comunità, con interventi di animazione e di
rieducazione vera e propria;
3) occorre essere attenti alla professionalità degli
operatori degli istituti, sia nel momento del reclutamento, che in quello
dell'addestramento e della formazione continua. Nell'ambito di un sistema di
servizi territoriali articolato, si suggeriscono anche forme di rotazione tra
il personale dei servizi per anziani, in modo da ostacolare
processi di sclerotizzazione professionale, tipici
negli istituti;
4) all'interno degli istituti le iniziative che promuovono
relazioni devono collocarsi in un piano e non essere momenti episodici, che non
incidono su una routine, altrimenti estranea (esigenza di pianificazione).
Sintesi dei lavori di gruppo «I
problemi di accessibilità ai servizi e di accesso alle
informazioni»
Nell'affrontare i problemi connessi all'accessibilità
ai servizi e all'accesso alle informazioni, la prima considerazione su cui il
gruppo si è trovato concorde, riguarda la necessità di riconsiderare tali
ordini di problemi non come specifici della popolazione anziana in quanto
tale, bensì comuni a tutti coloro che, per ragioni
sanitarie, sociali, culturali, ecc., si trovano a ricoprire ruoli «deboli»
all'interno delle organizzazioni sociali contemporanee.
Si pensi, ad esempio, al prevalere del
modello urbano nelle trasformazioni che l'ambiente ha subito, e il
conseguente imporsi di spazi, ritmi, modalità di trasporto, di consumo, ecc.
concepiti per individui massimamente efficienti e, comunque, completamente
autonomi; da qui l'originarsi di disadattamento per tutti coloro che non
posseggono in pieno tali requisiti.
Certo, le dimensioni che quantitativamente le classi di età anziane
andranno assumendo, nonché le specifiche connotazioni ad esse connesse (la
maggior debolezza economica rispetto alle età precedenti, la crescita numerica
non solo degli anziani rispetto al totale della popolazione, ma tra questi dei
«molto anziani», il progressivo isolamento, e così via) indurranno necessariamente
un notevole aumento della domanda di servizi, a fronte di una facilmente
ipotizzabile prosecuzione delle politiche di tagli della spesa pubblica da
destinarsi a prestazioni sociali.
Diventerà, quindi, prioritario, all'interno del rapporto
utenti-servizi pubblici, il tema della massima
razionalizzazione dell'intervento, cioè della funzionalità complessiva del
sistema dei servizi.
In primo luogo, allora, si presentano come ostacoli
alla possibilità di fruire dei servizi tutte le
barriere non solo architettoniche, ma, più in generale, di tipo urbanistico e
di organizzazione del territorio che continuano ad essere tutt'oggi,
con estrema disinvoltura, riproposte ed attuate.
Se su questo sfondo si innesta
un sistema di servizi i cui molteplici punti di accesso sono casualmente
sparsi e distribuiti sul territorio, il disagio, per chiunque debba percorrerne
la sequenza prevista, è consistente.
Alle predette barriere se ne affiancano
spesso altre, meno evidenti, ma non meno pesanti, che potremmo definire «di
linguaggio», intendendo con ciò le diverse modalità espressive utilizzate nella
comunicazione (e quindi dalla scelta dei vocaboli, alla veste grafica del
messaggio, al tipo di canale di trasmissione, ecc.) spesso senza alcuna
considerazione per la tipologia dei destinatari.
Un altro insieme dei problemi è stato individuato
con riferimento alle informazioni «sui» e «all'interno» dei servizi.
Qual è, infatti, il livello di conoscenza, posseduta
e quindi trasmessa, dell'intera rete dei servizi esistente nei diversi punti, ma soprattutto nei principali punti di accesso al
sistema?
È evidente, infatti, che il corretto orientamento
dell'utenza (come più in generale la possibilità di fruire dei servizi) è
strettamente dipendente dall'informazione ricevuta, ma questa spesso è lacunosa
anche tra gli stessi operatori.
Nei diversi momenti decisionali, inoltre, che
costellano i processi di programmazione, gestione e
verifica degli interventi, di quali informazioni si dispone?
In che modo, ad esempio, e in che misura si tiene
conto delle aspirazioni, opinioni, valutazioni degli utenti?
Esiste un momento di ricomposizione delle svariate
informazioni sul singolo utente esistenti nei diversi punti del sistema dei
servizi?
Dopo aver evidenziato i problemi prioritari (anche
se non gli unici), il gruppo ha affrontato gli aspetti propositivi enucleando
tre punti nodali e consequenziali:
1) la necessità di ricomporre gli interventi nei
diversi settori: casa, trasporti, sanità, scuola, formazione professionale;
assistenza, ecc. affinché nel loro ambito vengano
programmati e realizzati interventi coordinati ed integrati volti a tutta la
popolazione anche per prevenire il bisogno assistenziale. Questo presuppone
scelte a livello politico improntate ad una diversa cultura di governo che
utilizzi ed integri al massimo le risorse esistenti, comprese
l'associazionismo, il volontariato e (e aggregazioni
spontanee;
2) l'esigenza conseguente di unificare il livello di
gestione per avere un unico organo di governo (vedi Comuni singoli od
associati) che costituisca l'esclusivo interlocutore responsabile in merito
alla programmazione, gestione, verifica e valutazione dei servizi. Ciò
favorirebbe la partecipazione dei cittadini consentendo proposte
e controllo sulla pertinenza delle risposte alle loro reali esigenze.
Vengono al riguardo individuati, quali presupposti, la
consultazione preventiva sulle scelte a livello politico-amministrativo e
l'informazione, pubblicizzazione e verifica sulle
decisioni assunte;
3) ulteriori condizioni per
la diffusione dell'informazione sono:
- la conoscenza approfondita delle
caratteristiche del territorio;
- l'organizzazione di una rete capillare accessibile
ed adeguata di riferimento sul territorio per la distribuzione
dell'informazione (vedi in particolare i distretti di base);
- la preparazione degli operatori che preveda
formazione permanente, aggiornamento e continua informazione.
DIRITTI
DELL'INVALIDO CIVILE E DEI SUOI EREDI ALLA PENSIONE E ALL'INDENNITA’
DI ACCOMPAGNAMENTO
Con la sentenza n. 7220 del 2 dicembre 1983 la Corte di Cassazione, in difformità di quanto veniva
attuato da anni, ha stabilito che gli eredi dell'handicappato hanno diritto di
percepire le mensilità arretrate relative alla pensione di invalidità e
dell'indennità di accompagnamento solamente nei casi in cui il Comitato
provinciale di assistenza e beneficenza pubblica abbia emanato l'atto autorizzativo prima del decesso dell'interessato.
Il principio stabilito nella sentenza, pur avendo
valore vincolante solo nei limiti del caso deciso, è stato assunto dal ministero
dell'Interno per l'emanazione della circolare del 6
giugno 1986.
Ora, com'è noto, dall'accertamento dell'invalidità da parte della Commissione sanitaria alla
decisione del Comitato provinciale decorrono spesso moltissimi mesi, e a volte
anche anni.
Allo scopo di porre fine a questa palese e grave
ingiustizia, l'onorevole Angela Migliasso ha
presentato in data 7 maggio 1986 alla Camera dei deputati la proposta di legge
n. 3738, proposta da cui è scaturita la legge 13
dicembre 1986 n. 912, la quale prevede quanto segue:
«1.
L'articolo 12, ultimo comma, della legge 30 marzo 1971, n. 118, deve intendersi
nel senso che gli eredi del mutilato o invalido civile, deceduto successivamente al riconoscimento della inabilità, hanno
diritto a percepire le quote di pensione già maturate dall'interessato alla
data del decesso, anche se il decesso stesso sia intervenuto prima della
deliberazione concessiva del comitato provinciale di assistenza e beneficenza
pubblica, ferma restando la necessità della deliberazione stessa.
2. Nello
stesso senso deve intendersi l'articolo 7, ultimo comma, della legge 26 maggio
1970, n. 381, relativamente ai soggetti affetti da
sordomutismo».
Va precisato che nella discussione avvenuta in
Commissione, il Sottosegretario di Stato, Raffaele
Costa, ha dato assicurazioni circa l'estensione della suddetta norma
interpretativa ai non vedenti assoluti.
SEMINARI
1987 DELLA FONDAZIONE ZANCAN
1. - 5.11.1987, Gruppi di adolescenti:
strategie di conoscenza e di rapporto.
2. - 19-25.7.1987, Carcere e territorio: insieme per un
rinnovamento della società.
3. - 26-31.7.1987, L'area del
volontariato organizzato oggi: quali ruoli specifici tra istituzioni e società
4. - 16-22.8.1987, L'assistenza a domicilio: 1ivelli di integrazione e indicatori di verifica.
5. - 23-29.8.1987, Bisogni e indicatori di verifica nel
processo di presa in carico da parte della comunità locale delle problematiche relative ai soggetti in età evolutiva.
6. - 30.8-5.9.1987, Il sistema informativo del «sociale»:
aspetti metodologici e operativi nelle realtà locali.
7. - 6-12.9.1987, Distretto di base:
ricerca degli indicatori di verifica tra piano di lavoro e relazione.
8. - 20-26.9.1987, Per una lettura della dimensione
educativa dei progetti adolescenti.
9. - 27.9-3.10.1987, Filosofie e ideologie sottostanti
ai programmi di intervento per persone
tossicodipendenti.
10. - 11-17.10.1987, Tutela della salute mentale.
Strutture intermedie finalizzate alla risocializzazione dei disabili psichici.
11. - 25-31.10.1987, Gli handicappati
gravi e gravissimi: problemi interistituzionali e interprofessionali per
l'integrazione nelle scuole per tutti. Esperienze a confronto.
12. - 22-26.11.1987, I diritti degli anziani non autosufficienti.
13. - data da definire, La presa in carico,
da parte della comunità locale delle problematiche dei soggetti in età
evolutiva.
14. - data da definire, Progetto
obiettivo «tutela della salute degli anziani»: integrazione dei servizi
sociali e sanitari nel Distretto di base.
15. - data da definire,
Terzo-mondiali: istituzioni pubbliche e private e volontariato dopo la legge
n. 1820-1356 sui lavoratori extra-comunitari in Italia.
Sede dei seminari:
Malosco per i seminari dal n. 1 al n. 9; per quelli dal n.
10 al n. 15 la sede sarà precisata nel programma completo.
Caratteristiche e condizioni di
partecipazione:
a) per la partecipazione ai seminari è richiesto un
impegno attivo come amministratori, funzionari, operatori nel campo relativo al tema del seminario;
b) ciascun seminario inizia la domenica sera alle ore
21 e si conclude il venerdì sera alle ore 20 (arrivi
la domenica pomeriggio e partenze il sabato mattina);
c) si richiede ai partecipanti la presenza continua
a tutti i lavori del seminario.
Quote: L. 300.000
iscrizione (IVA 18% compresa); L. 220.000 soggiorno
(IVA 9% compresa) (le quote di soggiorno relative ai
seminari dal n. 10 al n. 15 saranno indicate nel programma generale).
Adesioni: entro il 30 maggio per i
seminari di luglio e agosto; entro il 31 luglio per gli altri.
Per ulteriori informazioni rivolgersi alla Segreteria della
Fondazione E. Zancan - Via Patriarcato, 41 - Padova
- tel. 049/664800 (dal lunedì al venerdì ore 8,30-12,30; 15-19).
www.fondazionepromozionesociale.it