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COMPATIBILITA’
DELL'INDENNITA’ DI ACCOMPAGNAMENTO CON IL LAVORO
Pubblichiamo
il testo integrale della circolare n. 3 dell'11
febbraio 1987 diramata dal Ministro della sanità.
Si ritiene di dover informare che l'applicazione dell'art. 1 della legge 11 febbraio 1980 n. 18 non è
risultata agevole, stante la difficoltà interpretativa del testo letterale in
rapporto alla «ratio» della legislazione sociale complessiva. Per un aspetto,
infatti, è già intervenuta l'interpretazione autentica della legge 26 luglio
1984 n. 392, con cui si è chiarito l'intento di voler equiparare l'indennità di accompagnamento a quella goduta dai grandi invalidi di
guerra.
Ma una delle questioni più delicate è quella della estensione del campo di applicazione e, in particolare,
della possibilità che l'indennità di accompagnamento sia o meno riservata agli
invalidi civili non deambulanti o non in grado di compiere gli atti quotidiani
della vita, che svolgano o possano svolgere un'attività lavorativa.
Il richiamo alla totale inabilità, per affezioni fisiche
o psichiche dì cui agli art. 2 e 12 della legge 30
marzo 1971 n. 118, potrebbe legittimare l'esclusione dal beneficio dei soggetti
lavoratori, anche potenziali, sempre che la disposizione complessiva dell'art.
1 avesse una collocazione storico-giuridica a sé
stante, non vincolata ad una concezione riabilitativa e medico legale in evoluzione.
È invece necessario considerare che tale norma, sia
per ]'esplicito riferimento ad invalidi civili appartenenti a classi di età normalmente prive di attività di lavoro, sia per lo
sganciamento dell'indennità da ogni considerazione di reddito, sia per il
collegamento logico con analoghi benefìci concessi
ad altra categoria di invalidi, va interpretata in senso estensivo.
I mutilati -ed invalidi civili
«totalmente inabili» di cui all'art. 1 della legge 11 febbraio 1980 n. 18,
quindi, sono da individuare nei
portatori delle più gravi minorazioni, ma non necessariamente in coloro cui è
del tutto precluso lo svolgimento di una attività lavorativa.
I nuovi orientamenti espressi dalla legge 30 marzo
1971 n. 118 a favore degli invalidi civili, ripresi ed ampliati in norme
successive, tendono all'affermazione di una pratica di riabilitazione
socio-sanitaria che agevoli l'inserimento in ogni settore senza esclusioni
predeterminate.
Lo stesso Ministero del lavoro ha reso
noto in una sua circolare (prot. n. 6/13966/A del 28.10. 1969) che: «anche i minorati ad
altissima percentuale di invalidità (talora anche del 100%) possono (se
oculatamente utilizzati) svolgere, sia pure eccezionalmente, determinate
attività lavorative e quindi essere dichiarati collocabili».
In effetti, nell'ambito della progressiva espansione
e diversificazione delle tipologie professionali, talune attività collegate alla
prevalente esplicazione di capacità intellettuali consentono lo svolgimento di
un lavoro.
Risulta, dunque, compatibile la concessione della indennità di accompagnamento con la prestazione
lavorativa degli invalidi civili, dichiarati invalidi al 100%, che si trovano
nella impossibilità di deambulare senza l'aiuto permanente di un
accompagnatore o che non sono autosufficientì negli
atti quotidiani della vita, e quindi abbisognano di un'assistenza continua.
Si ripropongono le
considerazioni svolte nella circolare n. 14 del 17.3.1986 di questo Ministero
sui requisiti per beneficiare dell'assegno di accompagnamento di cui all'art.
17, legge n. 118/71, ed in particolare sulla interpretazione dell'espressione
«non deambulante» ivi richiamata, che è da ridimensionare alla luce della legge
n. 18 dell'11 febbraio 1980.
In tale ottica risulta
meglio delineata la funzione del suddetto beneficio, che è quella di stabilire
un costo economico a carico dello Stato per quelle tipologie di handicap che
risultano più svantaggiate nella partecipazione alla vita dì relazione.
Gli Assessorati in indirizzo sono pregati di trasmettere copia della presente circolare alle Commissioni
sanitarie deputate al riconoscimento dell'invalidità e alle UU.SS.LL.
Il Ministro: Donat
Cattin
CAUSA
VINTA SULLE BARRIERE ARCHITETTONICHE
Ancora recentemente, alcuni hanno affermato che non
esistono strumenti diretti ad ottenere la concreta attuazione del D.P.R. 27
aprile 1978 n. 384 concernente l'eliminazione delle barriere architettoniche
delle nuove costruzioni di edifici pubblici o aperti
al pubblico.
Al riguardo ricordiamo che tre cittadini handicappati
hanno ottenuto, a seguito dì un'azione giudiziaria
intrapresa dinanzi la Pretura civile di Torino, l'abbattimento delle barriere architettoniche
dell'Ufficio postale a Torino, Via Sospello 123 bis.
A seguito di tale azione, l'Amministrazione delle
poste e telegrafi ha ampliato la porta di ingresso con
l'installazione di due ante mobili in luogo dell'unica preesistente ed è stata
realizzata una regolare rampa di accesso all'Ufficio postale.
LA RAI-TV
OFFENDE GLI HANDICAPPATI
Nella
trasmissione «Domenica in» svoltasi il 16 novembre 1986, Franco Franchi,
credendo di divertire, ha offeso gli handicappati.
A riguardo
pubblichiamo due lettere.
Prima lettera a firma di Susetta Bonnet, presidente A.I.A.S.
Sezione di Torino
Basta con la «bagarre» sul caso Grillo
che riflette una satira politica accettata da qualsiasi democrazia che si
rispetti, piuttosto indignamoci su quanto è accaduto durante
la trasmissione «Domenica in» del 16 novembre nella quale sono stati messi alla
berlina gli handicappati, mimandone l'andatura e definendoli «nati disgraziati»,
dal sig. Franco Franchi, che si definisce un comico. Mi aspettavo che la Carrà bloccasse il pietoso spettacolo del
Franchi, invece con stupore ed amarezza, ho assistito ad una risata collettiva
sia della conduttrice dello spettacolo che dei suoi ospiti.
Questo sì che è vero cattivo gusto che colpisce ed
offende un'intera categoria di persone che non fa
dell'handicap una sua scelta, oltre a tutti i cittadini.
Su questo argomento ben
venga un dibattito sui quotidiani e i telegiornali, com'è avvenuto per il caso
Grillo che reputo di assai minore importanza.
Seconda lettera pubblicata su «Manifesto» del 3.12.1986 firmata da Mariangela Romano con il
titolo «Sono nata disgraziata»
Mi riferisco alla lettera pubblicata sul «Manifesto»
martedì 25 novembre scorso: Signora Susetta Bonnet, l'ho visto Franco Franchi a «Domenica in», ho
provato rabbia, rancore, disgusto. Poi sono andata davanti allo specchio. Ha
ragione Franchi: siamo nati disgraziati. Disgraziati
per essere diversi in modo così ostile. Ho visto la Carrà
così bella rispetto a me; in quello studio erano tutti belli e eleganti.
Volevo telefonare, volevo scrivere, ma poi ho pensato
che forse ero ridicola ad indignarmi; non avrebbero
capito né loro, né chi li guardava. Ho lasciato perdere,
ho creduto che forse era meglio non dare a Franchi e agli altri la
soddisfazione di sapere che mi avevano umiliata.
Mi creda, signora, è
difficile vivere da brutti e da storpi; la vita ce la rendono difficile tutti:
da Craxi a Franchi. A volte mi chiedo perché tanta
cattiveria contro chi è già svantaggiato, innocuo e
drammaticamente solo proprio perché sgradevole nell'aspetto.
Sarebbe doveroso riconoscerci pari diritti e pari dignità rispetto agli altri e invece veniamo derisi
perfino dalla TV di Stato.
Che dire? Signora Bonnet, non
lo so... io ho pianto per il dispiacere di essere ciò
che sono.
EMERGENZA
DROGA IN VALLE D'AOSTA (*)
Puntualmente nella nostra Regione gli aspetti che
riguardano la salute di «certe categorie» di cittadini (tossicodipendenti,
malati di mente, handicappati, anziani cronici, ecc.) sono riconosciuti quando il livello di drammaticità provoca situazioni
limite.
I problemi o sono collocati fuori Regione o soffocati
nella dura realtà della sofferenza quotidiana delle persone interessate.
In particolare, il problema «droga» è stato
denunciato da tempo, più volte e da diverse parti:
dagli interessati, dalle famiglie, dagli operatori dei servizi sociali e dalla
scuola.
Di fronte alle richieste di interventi
concreti la risposta data sino ad ora è stata: la droga c'è ma è circoscritta;
i drogati ci sono ma sono pochi; i servizi ci sono: il metadone viene distribuito
ogni giorno nel reparto psichiatrico; la prevenzione sì fa organizzando
conferenze, concerti rock, ecc.
Oggi la risposta è cambiata: la droga sembra essere
diventata un affare di polizia! Certamente lo spaccio è un problema che
riguarda la polizia, ma questo le forze dell'ordine lo sanno.
Ciò che invece si ignora o
si vuole ignorare è la persona, è chi o consuma la droga spacciata o fa abuso
di alcoolici, o di particolari sostanze farmacologiche.
Persone senza sbocchi di lavoro, di casa, di validi
riferimenti culturali ed etici, di servizi sociali
territoriali a cui fare riferimento.
Genitori e familiari sull'orlo della disgregazione,
senza riferimenti concreti di servizi sociali che diano risposte valide alle
loro richieste di aiuto.
Operatori sociali e della scuola che, giorno dopo
giorno, sono costretti ad assistere impotenti alla
realtà delle domande che rimangono senza risposta.
L'ULCES
della Valle d'Aosta denuncia con forza che la drammaticità della «droga» non è
solo problema di repressione ma soprattutto assenza di
intervento globale da parte dell'Ente pubblico, il quale ha, in Valle d'Aosta, notevoli disponibilità
finanziarie.
Chiede pertanto che, se di emergenza
si vuole parlare, questa sia rivolta alla realtà dei problemi delle persone,
senza deleghe di sorta, e che immediatamente
sia attivato un programma di intervento
sociale.
Fa appello inoltre agli amministratori regionali,
comunali, agli operatori dei servizi sociali, sanitari e della scuola, nonché a tutti i cittadini affinché in particolare la
realtà della questione giovanile sia assunta nella sua interezza.
Agli Organi di informazione,
ai quali questo comunicato viene inviato, si chiede di contribuire affinché il
problema «droga» (in tutte le sue forme) non sia ancora una volta solo
elemento di cronaca ma argomento sul quale collaborare per far emergere
proposte, iniziative ed idee, per una responsabile risoluzione del problema.
(*) Comunicato stampa della Sezione di
Aosta dell'ULCES emesso il 19 febbraio 1987.
www.fondazionepromozionesociale.it