Prospettive assistenziali, n. 79, luglio-settembre 1987

 

 

Notiziario dell'Unione per la lotta contro l'emarginazione sociale

 

 

DOCUMENTO ULCES - ANFAA PER IL CONSIGLIO NAZIONALE SUI PROBLEMI DEI MINORI (1)

 

In occasione dell'incontro di Roma del 18 giu­gno 1987, organizzato dal Consiglio nazionale sui problemi dei minori, l'Unione per la lotta contro l'emarginazione sociale e l'Associazione naziona­le famiglie adottive e affidatarie hanno distribui­to il documento che pubblichiamo integralmente.

 

Proposte per il Consiglio nazionale sui problemi dei minori

1) Com'è noto, l'art. 1 della legge 184/1983 stabilisce che «Il minore ha diritto di essere educato nell'ambito della propria famiglia». Af­finché questo diritto sia concretamente attuato, é necessario intervenire a vari livelli (casa, la­voro, sanità, ecc.) e in primo luogo a livello sco­lastico.

Come risulta dal XIX Rapporto del Censis (cfr. l'articolo apparso su Prospettive assistenziali, n. 74, aprile-giugno 1986) ogni anno 120 mila ra­gazzi non raggiungono nemmeno la licenza della scuola media inferiore.

Si propone pertanto una iniziativa specifica del Consiglio nazionale sui problemi dei minori di­retta all'eliminazione dell'evasione dell'obbligo scolastico.

Un analogo intervento dovrebbe essere diret­to a rimuovere gli ostacoli per la frequenza gene­ralizzata della scuola materna.

2) Una seconda iniziativa che proponiamo al Consiglio nazionale sui problemi dei minori ri­guarda:

- l'elevazione dell'età minima per lo svolgi­mento di attività lavorativa dai 15 ai 18 anni;

- la creazione di iniziative formative nei con­fronti dei minori che hanno terminato la scuola dell'obbligo e che non intendono o non possono per motivi economici proseguire gli studi. Dette iniziative formative dovrebbero essere assicura­te anche nei confronti dei minori che si inseri­ranno in attività lavorative non specializzate. Tut­te le attività formative dovrebbero essere rivolte ai soggetti non handicappati e a quelli handicap­pati. Per gli insufficienti mentali si citano i corsi prelavorativi (cfr. il testo dell'intesa interve­nuta fra il Comune di Torino, le OO.SS. e il CSA pubblicata sul n. 74 di Prospettive assistenziali).

3) Per quanto riguarda il settore «salute», i due problemi più importanti riguardano:

- la prevenzione prenatale e natale degli handicaps;

- la riabilitazione.

A questo riguardo, date le notevoli carenze, si propone una iniziativa specifica del Consiglio na­zionale sui problemi dei minori.

4) Per quanto attiene ai servizi socio-assisten­ziali si ritiene che problemi di notevole rilevan­za umana e sociale riguardino:

- la garanzia a tutte le famiglie con minori a carico di un reddito minimo, indispensabile per vivere o, almeno, per sopravvivere. In merito si segnala l'esigenza della generalizzazione dell'in­tervento relativo al minimo vitale da parte degli Enti locali o, preferibilmente, da parte delle Uni­tà locali dei servizi sanitari e assistenziali;

- la generalizzazione del servizio di aiuto do­mestico, rivolto anche alle famiglie con minori, soprattutto quelle con minori handicappati;

- la creazione di centri diurni per handicappa­ti (minori e adulti) non in grado di svolgere al­cuna attività lavorativa a causa della gravità del­le {oro condizioni fisiche e intellettive. Queste strutture dovrebbero garantire il massimo di au­tonomia ai soggetti sopra indicati, sostenere le famiglie che li accolgono (d'origine, adottive, af­fidatarie) e ridurre i ricoveri in istituto,­

- la creazione di comunità alloggio di 6-8 po­sti al massimo per i minori per i quali non è pos­sibile, a seconda dei casi, risolvere le carenze familiari con aiuti psico-sociali, con l'adozione o con l'affidamento familiare a scopo educativo.

5) in merito alla legge 184/1983 si propone che il Consiglio nazionale sui problemi dei minori se­gnali al Presidente del Consiglio dei Ministri la opportunità di emanare un atto di indirizzo e di coordinamento alle Regioni per l'attuazione di quanto previsto al 3° comma dell'art. 80 della legge suddetta, il quale prevede quanto segue: «Le Regioni determinano le condizioni e moda­lità di sostegno alle famiglie, persone e comu­nità di tipo familiare che hanno minori in affida­mento, affinché tale affidamento si possa fonda­re sulla disponibilità e l'idoneità all'accoglienza indipendentemente dalle condizioni economi­che». In detto atto di indirizzo e coordinamento dovrebbe anche essere rilevata la grande im­portanza del censimento degli istituti pubblici e privati di assistenza e dell'anagrafe dei minori. Si ricorda che i minori ancora ricoverati in isti­tuto sono 68 mila secondo i dati ISTAT.

6) Si propone che il Consiglio nazionale sui problemi dei minori svolga una ricerca sui mino­ri (handicappati e non handicappati) dichiarati adottabili e non inseriti in famiglie adottive o affidatarie, al fine di valutarne la situazione e proporre iniziative idonee.

7) Si segnala il grave pericolo che i progetti giovani portino, al di là delle intenzioni, ad una ghettizzazione dei problemi dei minori, in parti­colare di quelli problematici. Si pensi, ad esem­pio, alla proposta di cooperative per i giovani, con esclusione delle capacità ed esperienze di adulti. Analoghe considerazioni possono essere fatte per le attività di socializzazione che non dovrebbero escludere i rapporti dei giovani con adulti e anziani.

8) In merito alla legge nazionale di riforma dell'assistenza e alle leggi regionali di riordino, si segnala l'opportunità che il Consiglio nazionale sui problemi dei minori fornisca indicazioni pre­cise sugli aspetti di fondo: livelli istituzionali, diritti e doveri degli utenti, priorità di intervento, utilizzo delle IPAB e dei relativi patrimoni, rap­porti fra il settore pubblico e privato, ecc.

9) Infine si sottolinea l'esigenza di promuove­re l'intervento del volontariato a domicilio delle famiglie e persone, in particolare di quelle con minori handicappati.

 

 

 

(1) Il Consiglio nazionale sui problemi dei minori è stato istituito con decreto del Presidente del Consiglio dei Mi­nistri del 25 gennaio 1985 con compiti di coordinamento e di studio, nonché di consulenza e proposta al Governo in materia di politiche minorili.

 

 

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