Notiziario dell'Unione per la lotta
contro l'emarginazione sociale
DOCUMENTO
ULCES - ANFAA PER IL CONSIGLIO NAZIONALE SUI PROBLEMI DEI MINORI (1)
In occasione
dell'incontro di Roma del 18 giugno 1987, organizzato
dal Consiglio nazionale sui problemi dei minori, l'Unione per la lotta contro
l'emarginazione sociale e l'Associazione nazionale famiglie adottive e
affidatarie hanno distribuito il documento che pubblichiamo integralmente.
Proposte per il Consiglio nazionale sui
problemi dei minori
1) Com'è noto, l'art. 1 della legge 184/1983
stabilisce che «Il minore ha diritto di essere educato nell'ambito della
propria famiglia». Affinché questo diritto sia concretamente attuato, é
necessario intervenire a vari livelli (casa, lavoro, sanità, ecc.) e in primo
luogo a livello scolastico.
Come risulta dal XIX
Rapporto del Censis (cfr. l'articolo apparso su Prospettive
assistenziali, n. 74, aprile-giugno 1986) ogni anno 120 mila ragazzi non
raggiungono nemmeno la licenza della scuola media inferiore.
Si propone pertanto una iniziativa
specifica del Consiglio nazionale sui problemi dei minori diretta
all'eliminazione dell'evasione dell'obbligo scolastico.
Un analogo intervento dovrebbe essere diretto a
rimuovere gli ostacoli per la frequenza generalizzata della scuola materna.
2) Una seconda iniziativa che proponiamo al Consiglio
nazionale sui problemi dei minori riguarda:
- l'elevazione dell'età minima per lo svolgimento di attività lavorativa dai 15 ai 18 anni;
- la creazione di iniziative
formative nei confronti dei minori che hanno terminato la scuola dell'obbligo
e che non intendono o non possono per motivi economici proseguire gli studi.
Dette iniziative formative dovrebbero essere assicurate anche nei confronti
dei minori che si inseriranno in attività lavorative
non specializzate. Tutte le attività formative dovrebbero essere rivolte ai
soggetti non handicappati e a quelli handicappati.
Per gli insufficienti mentali si citano i corsi prelavorativi
(cfr. il testo dell'intesa
intervenuta fra il Comune di Torino, le OO.SS. e il CSA pubblicata sul n. 74 di Prospettive assistenziali).
3) Per quanto riguarda il settore
«salute», i due problemi più importanti riguardano:
- la prevenzione prenatale e natale degli handicaps;
- la riabilitazione.
A questo riguardo, date le notevoli carenze, si propone una iniziativa specifica del Consiglio
nazionale sui problemi dei minori.
4) Per quanto attiene ai servizi socio-assistenziali
si ritiene che problemi di notevole rilevanza umana e sociale riguardino:
- la garanzia a tutte le famiglie
con minori a carico di un reddito minimo, indispensabile per vivere o, almeno,
per sopravvivere. In merito si
segnala l'esigenza della generalizzazione dell'intervento
relativo al minimo vitale da parte degli Enti locali o, preferibilmente, da
parte delle Unità locali dei servizi sanitari e assistenziali;
- la generalizzazione del servizio di
aiuto domestico, rivolto anche alle famiglie con minori, soprattutto
quelle con minori handicappati;
- la creazione di centri diurni per handicappati
(minori e adulti) non in grado di svolgere alcuna attività lavorativa a causa
della gravità delle {oro condizioni fisiche e
intellettive. Queste strutture dovrebbero garantire il massimo di autonomia ai soggetti sopra indicati, sostenere le
famiglie che li accolgono (d'origine, adottive, affidatarie) e ridurre i
ricoveri in istituto,
- la creazione di comunità alloggio
di 6-8 posti al massimo per i minori per i quali non è possibile, a seconda
dei casi, risolvere le carenze familiari con aiuti psico-sociali,
con l'adozione o con l'affidamento familiare a scopo educativo.
5) in merito alla legge 184/1983 si propone che il
Consiglio nazionale sui problemi dei minori segnali al Presidente del
Consiglio dei Ministri la opportunità di emanare un
atto di indirizzo e di coordinamento alle Regioni per l'attuazione di quanto
previsto al 3° comma dell'art. 80 della legge suddetta, il quale prevede quanto
segue: «Le Regioni determinano le condizioni e modalità di sostegno alle
famiglie, persone e comunità di tipo familiare che hanno minori in affidamento, affinché tale affidamento si possa fondare
sulla disponibilità e l'idoneità all'accoglienza indipendentemente dalle
condizioni economiche». In detto atto di indirizzo e
coordinamento dovrebbe anche essere rilevata la grande importanza del
censimento degli istituti pubblici e privati di assistenza e dell'anagrafe dei
minori. Si ricorda che i minori ancora ricoverati in istituto sono 68 mila
secondo i dati ISTAT.
6) Si propone che il Consiglio nazionale sui problemi
dei minori svolga una ricerca sui minori
(handicappati e non handicappati) dichiarati adottabili e non inseriti in
famiglie adottive o affidatarie, al fine di valutarne la situazione e proporre
iniziative idonee.
7) Si segnala il grave pericolo che i progetti
giovani portino, al di là delle intenzioni, ad una
ghettizzazione dei problemi dei minori, in particolare di quelli problematici.
Si pensi, ad esempio, alla proposta di cooperative per i giovani, con
esclusione delle capacità ed esperienze di adulti.
Analoghe considerazioni possono essere fatte per le
attività di socializzazione che non dovrebbero escludere i rapporti dei giovani
con adulti e anziani.
8) In merito alla legge nazionale di riforma
dell'assistenza e alle leggi regionali di riordino, si segnala l'opportunità
che il Consiglio nazionale sui problemi dei minori fornisca indicazioni precise
sugli aspetti di fondo: livelli istituzionali, diritti
e doveri degli utenti, priorità di intervento, utilizzo delle IPAB e dei
relativi patrimoni, rapporti fra il settore pubblico e privato, ecc.
9) Infine si sottolinea
l'esigenza di promuovere l'intervento del volontariato a domicilio delle
famiglie e persone, in particolare di quelle con minori handicappati.
(1) Il Consiglio nazionale sui problemi
dei minori è stato istituito con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri
del 25 gennaio 1985 con compiti di coordinamento e di studio, nonché di
consulenza e proposta al Governo in materia di politiche minorili.
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