Specchio nero
ESTATE
IN MONTAGNA O AL MARE SOLO PER BIMBI DI «PURA RAZZA»... ENPAS
L'Enpas (l'ente nazionale di previdenza e assistenza degli
statali) ha bandito - come ogni anno - un concorso per 5.500 posti nei centri
di vacanze marini e montani (stagione estiva 1987).
Recita
testualmente il bando: «Sono esclusi
dalla ammissione nei centri di vacanze:
«1) coloro che risultino
affetti da tubercolosi polmonare o extrapolmonare, in atto o recentemente
pregressa, da malattie della pelle ed oculari contagiose, da forme di
debolezza mentale e da psiconevrosi;
(omissis);
«3) coloro che risultino
affetti da altre minorazioni fisiche o psichiche tali da richiedere trattamenti
farmacologici o dietetici o assistenza sanitaria non
compatibili con la vita di comunità e, in particolare, i diabetici, i nefropatici, i cardiopatici, gli epilettici e gli enuretici».
Morale: insomma, sì alla colonia estiva marina o montana, purché i
bimbi siano di pura... razza Enpas. E i figli handicappati (o anche solo in difficoltà) dei
dipendenti statali? Ci pensi la famiglia, che diamine!
LA
TERZA ETA MALATA IN OSPEDALE DISTURBA MA FA FARE AFFARI D'ORO
Il quotidiano «La
Repubblica» - nel suo inserto finanziario del 27 febbraio 1987 - titola: «La SAI vende gli
alberghi per puntare sulle cliniche». Poi chiarisce i termini di quello
che definisce «business della terza età»:
le cliniche geriatriche, le case per anziani
costituiscono un «settore destinato a
dare grosse soddisfazioni», tanto più che le
iniziative di privati «potrebbero godere
dei finanziamenti delle Regioni, che contribuiscono con capitali pubblici alla
creazione di posti letto in questo specifico settore». E conclude:
«Anche l'assistenza agli anziani insomma
viene valutata come un business, un'attività che rende
e crea profitti e non come un settore marginale lasciato all'intervento pubblico,
spesso carente e poco organizzato».
Questa informazione sugli intenti del finanziere
emergente Ligresti non potrebbe essere più esplicita
e spregiudicata. Fra l'altro, è assai preoccupante l'accenno ai capitali
pubblici che le Regioni elargiscono a privati con una certa disinvoltura, tanto
più che è accompagnata dall'affermazione che l'assistenza agli anziani non deve
esser lasciata all'intervento pubblico.
Comunque, visto che in democrazia non è possibile porre
intralci all'iniziativa privata libera di far soldi con qualunque mezzo purché
lecito, sarebbe quanto meno auspicabile un più rigoroso e attento controllo
sull'uso dei capitali pubblici che non dovrebbero in alcun caso andare a favorire
gli affari dei finanzieri (né delle tante istituzioni falsamente definite «senza scopo di lucro»).
I capitali pubblici debbono
esser impiegati a servizio della collettività formata in gran parte da soggetti
che mai potranno accedere alle costosissime cliniche geriatriche
gestite con manifesti e dichiarati scopi di profitto e non dovrebbero
assolutamente favorire questo tipo di speculazione.
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