CARTA DELLA SALUTE
MENTALE (*)
Premessa
Il profondo processo di trasformazione, che la nostra
realtà sociale sta attraversando non riguarda solo la struttura economica, ma
anche le forme della convivenza sociale, dalle quali sembra dipendere gran
parte di quel malessere generale che la gente sempre più avverte,
soprattutto per quanto riguarda la salute psichica. Ciò ha favorito il riemergere
di vecchie forme di disagio mentale ed il sorgerne di nuove: l'abbandono e
l'isolamento sociale, l'aumento dei suicidi tra disoccupati, pensionati e
casalinghe; la nuova marginalità sociale e produttiva che ha colpito
soprattutto le donne, come dimostra la crescita del fenomeno dell'alcoolismo e
di quello dell'uso di psicofarmaci. Tutto ciò tende a
conferire alla questione «salute mentale» un valore politico di grande
importanza strategica.
Definizione
La salute
mentale è quella condizione psichica che permette all'individuo di rispondere
al bisogno fondamentale di conoscere e di conoscersi, di mettersi in relazione
con gli altri, di costruirsi, di sperimentarsi, di svolgere le infinite
dipendenze e i vincoli verso la realizzazione della sua piena autonomia e
libertà attraverso la piena utilizzazione delle proprie risorse biologiche e
culturali.
La salute mentale implica quindi la capacità di
utilizzare ogni apprendimento per ricombinarlo in una situazione di novità,
anche di fronte ad un evento inatteso, riuscendo a dilatare le proprie
caratteristiche di adattabilità e ponendo la ricerca
del proprio benessere e della propria felicità ai centro del significato
stesso dell'esistenza.
Principi operativi
1. - La salute mentale è un bene che va tutelato e
soprattutto continuamente costruito ed inventato, ricercando contesti e condizioni sociali che meglio rispondono ai
bisogni individuali. Le modalità operative dei servizi
devono pertanto essere finalizzate alla produzione di questo bene ed essere
capaci di affrontarlo in tutta la sua complessità.
2. - La ricerca di forme di tutela della salute
mentale per tutti í cittadini, implicano l'organizzazione di un sapere non più
incentrato solamente sui modelli e sulle pratiche chimico-riparative,
ma su interventi finalizzati alla promozione di quel
bene, ponendo la prevenzione al primo posta delle priorità. La metodologia
operativa per garantire l'efficacia di questi interventi non può privilegiare un unico polo interpretativo e regolante, ma
una pluralità ordinabile di saperi, conoscenze, pratiche operazionali.
3. - La necessità di conoscere e di sperimentare nuove
pratiche terapeutiche e nuovi saperi deve tendere a
raggiungere un più alto livello di validazione e di
generalizzazione. Ciò implica la centralità della ricerca, finalizzata al raggiungimento di questi obiettivi.
Aree problematiche
I servizi
Il servizio psichiatrico territoriale è la forma
organizzativa, capace di garantire una credibile alternativa
all'ospedale psichiatrico; esso va inteso come Dipartimento di salute mentale
(DSM), cioè come un sistema unificato di relazioni, metodologie e funzioni
operative.
Le pratiche terapeutiche, la ricerca e la formazione
sono aspetti inscindibili perché il dipartimento possa assumere in pieno i
compiti propri di questa fase di transizione della
psichiatria, dalle sue pratiche asilari alla tutela
della salute mentale.
Il DSM si configura, a livello territoriale, come il
punto nodale di incontro e di diramazione dell'intera
rete di risposte organizzate, sviluppate attraverso la partecipazione degli
altri servizi sanitari (dall'ospedale psichiatrico alla medicina di base) e di
quelli sociali (da quelli comunali a quelli della USL).
Questa articolazione richiede che anche i servizi
sanitari modifichino profondamente il loro sapere, la
loro organizzazione e le loro pratiche passando da una concezione separata e
totalizzante della «cura», ad una modalità integrata e riunificante
dell'intervento terapeutico e riabilitativo. I DSM non possono quindi essere
ridotti a semplici erogatori di sussistenza, ma devono essere rivalutati come
nuovi spazi per la ricomposizione dell'identità sociale, dell'autonomia e della
contrattualità delle persone sofferenti. Tutto questo
non può non avvenire se non attraverso una radicale riforma dell'assistenza,
ormai non più rinviabile.
Per poter svolgere questi compiti il DSM deve essere
costruito attraverso strutture molteplici e diversificate
in quanto richiede competenze e ruoli di differenti professionalità. Il lavoro
di équipe impone infatti una specializzazione sempre
più ricca del singolo operatore ed un'integrazione sempre più stretta con
altri saperi. Il complesso bagaglio culturale e
disciplinare, che un operatore deve avere, richiede l'avvio e la crescita di
un nuovo asse formativo, a cui sono chiamati a concorrere l'università. le scuole di formazione pubbliche e private, che devono
essere capaci di aprirsi ad un nuovo rapporto e confronto con le pratiche dei
servizi territoriali.
La formazione del personale che deve operare in
questi servizi richiede modelli didattici non riduttivi,
ma critici e non strettamente monodisciplinari.
Il DSM in quanto sistema di relazioni
sociosanitarie propone, come nuovo parametro di organizzazione del lavoro, la
relazione fra strutture, operatori, territorio; a partire da questa é necessario
riformulare i nuovi elementi organizzativi (spazi, tempi, organici,
metodologie. forme gestionali, ecc.).
La ricerca
Le attuali connessioni tra ricerca scientifica e
problemi sociali, movimenti di trasformazione, capacità di governo sono risultate fino ad ora del tutto inadeguate. La ricerca
sociale non può solo lamentarsi del ruolo marginale che politica e amministrazione
le hanno assegnato: essa stessa si tiene sovente
separata dai problemi e dalle speranze della gente, così come dalle
trasformazioni e contraddizioni che investano la società. Spesso le sue
suddivisioni, i suoi schematismi, i suoi metodi non
sembrano in grado di fornire risposte adeguate al «che fare», Così come non
sembra capace di esercitare quel ruolo di difesa etica nei confronti
dell'esasperato «tecnologismo» della scienza.
Eppure enormi sono le potenzialità di liberazione e di sviluppo che un diverso governo della scienza e
della tecnologia potrebbero offrire all'uomo, così come grande è la domanda di
conoscenza che nasce dai problemi sociali, psicologici e sanitari.
La ricerca non può quindi essere vista come un
semplice strumento opzionale o di documentazione. Ad essa si richiedono oggi modelli interpretativi complessi,
ipotesi esplicative multifattoriali, possibilità
strategiche capaci di percorrere rinnovate creatività
Come abbiamo potuto
constatare in molti paesi occidentali, una delle modalità più frequentemente
usate per attuare l'attacco allo stato sociale è stato il taglio dei
finanziamenti alla ricerca psico-sociale. In Italia,
dove le politiche assistenziali e quelle di ricerca
sono recenti e fragili, la trasformazione e lo sviluppo dello stato sociale
sono ancor più legate al progresso della ricerca scientifica finalizzata alla
promozione e valutazione delle politiche sociali e sanitarie, cioè alla
promozione stessa della salute.
La necessità e l'esigenza di promozione e di
direzione della ricerca deve poter passare soprattutto attraverso una
committenza pubblica, come l'unica depositaria degli interessi collettivi;
inoltre è necessario che la ricerca sulle politiche
sociali e sanitarie sia una ricerca finalizzata, organizzata per progetti.
I servizi non possono essere quindi un puro «oggetto»
di ricerca, dove calare schemi e problemi prestabiliti altrove. È necessario
altresì valorizzare il loro ruolo e quello dei loro operatori,
ma anche e soprattutto quello degli utenti. oli
effetti dell'inglobazione di questo punto di vista
nella strategia stessa del servizio potranno essere estremamente utili anche in
rapporto alle attività di valutazione degli esiti delle pratiche assistenziali
e riabilitative; ciò potrà accadere solo se i problemi «sporchi» e quelli nuovi
che i servizi oggi incontrano nella loro pratica quotidiana saranno compresi
in un approccio più globale. Non solo la psichiatria, ma le scienze dell'uomo
tutte, richiedono oramai approcci integrati, modelli
interpretativi complessi, teorie non più monolineari
e quindi metodologie di ricerca e d'intervento conseguenti ed adeguate. La ricerca
nei servizi deve fornire supporto di documentazione, di programmazione e
valutazione (auspicabile è una rete nazionale di osservatori
epidemiologici), ma non deve limitarsi a questo, ma cimentarsi con tutti i
fattori ed i meccanismi (biologici, psicologici, sociali) che compromettono la
salute mentale dei cittadini.
I punti per una nuova vertenza politica
sulla salute mentale
1. - Approvazione e
finanziamento di un progetto obiettivo
che preveda la razionalizzazione ed il riequilibrio delle risorse di servizi e
personale in tutte le USL attraverso l'attivazione di un Dipartimento per la
Salute Mentale (DSM) funzionante 24 ore su 24 per tutti i giorni dell'anno.
2 - Approvazione di piani
regionali triennali per la completa e definitiva riconversione degli ospedali
psichiatrici pubblici e privati e della loro utilizzazione ad uso non
psichiatrico.
3 - Fine della
discriminazione nei confronti di figure professionali non mediche sia
riguardo al ruolo, che alla responsabilità professionale e dipartimentale.
4. - Introduzione, nel nuovo contratto di lavoro per
tutte le figure professionali a tempo pieno, di più ampie e precise garanzie per il diritto all'aggiornamento e al
diritto/dovere di esercitare attività di ricerca
all'interno dei compiti e dell'orario retribuito.
5. - Richiesta che venga
conferita una maggior importanza (in
termini di punteggio assegnato) ai titoli scientifici del curriculum in sede di
concorso pubblico del SSN, conseguiti attraverso la ricerca e la
sperimentazione effettuate nel servizio.
6. - Richiesta che una parte dei fondi, sia del CNR che di quelli
regionali per la ricerca scientifica, siano vincolati alla ricerca finalizzata
nei servizi psichiatrici.
7. - Formazione di commissioni paritetiche di tecnici e rappresentanze dell'utenza (e
non solo dei loro familiari), in stretto contatto con l'amministrazione locale
e con la magistratura, con un ruolo non consultivo ma di controllo e verifica diretta sulla qualità ed efficacia dell'assistenza
erogata dai servizi pubblici e privati.
(*) Approvata al termine del Convegno
nazionale del PCI «Dalla psichiatria alla salute mentale», svoltosi a Roma dal
3 al 5 aprile 1987.
www.fondazionepromozionesociale.it