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INAUGURATO IL VILLAGGIO DEL SUBNORMALE DI RIVAROLO: UN ESEMPIO DI SPRECO DEL PUBBLICO DENARO
Alla presenza del Presidente del Consiglio dei
ministri, Giovanni Goria (che, quale Ministro del
Tesoro, si è sempre distinto per gli attacchi portati contro lo stato sociale
e cioè contro i più deboli, in particolare contro gli
handicappati; si vedano ad esempio i testi delle proposte di legge finanziaria
presentate negli ultimi anni) in data 18 ottobre 1987 è stato inaugurato il
villaggio del subnormale di Rivarolo Canavese, Torino.
Riassumiamo quanto già scritto su Prospettive assistenziali
(1):
- l'ANFFAS ha ricevuto 900 milioni dal
Ministero dei lavori pubblici, 250 milioni dalia Regione Piemonte,
3.350 milioni dall'Istituto Bancario S. Paolo e cioè in totale 4,5 miliardi;
- attualmente funziona a Rivarolo, per 3-4 ore al giorno, un centro diurno
frequentato da 10-12 insufficienti mentali;
- la rimanente parte della struttura (2 comunità
alloggio per 16 utenti, una sede per l'aggiornamento professionale di operatori, un centro di documentazione e raccolta dati
sull'handicap, un seminterrato ad uso palestra con piscina di metri 7x2,5) è
completamente inutilizzata.
È stato nominato un direttore del Centro (non
riusciamo a capire che cosa diriga), il quale occupa un appartamento di ben
160 metri quadrati, messo a disposizione dall'ANFFAS nell'ambito del villaggio.
Altri locali sono occupati dal custode.
Con 4,5 miliardi è stato, dunque, realizzato ben
poco: ma si tratta evidentemente di un investimento
«politicamente valido», visto che all'inaugurazione ha partecipato il
Presidente Goria.
Come abbiamo rilevato in
precedenza, con la somma suddetta, si potevano realizzare almeno 15 comunità
alloggio, in altrettante Unità socio-sanitarie locali, per 120 insufficienti
mentali.
Purtroppo l'ANFFAS nazionale ha
scartato questa proposta.
Vogliamo anche segnalare che, mentre in pompa magna,
è stato inaugurato il villaggio per il subnormale di Rivarolo,
nessuna «inaugurazione» è stata e sarà fatta per le seguenti realizzazioni riguardanti la sola città di Torino: 20 centri diurni per
400 insufficienti mentali gravi e gravissimi, 26 comunità alloggio per minori
handicappati e non, 5 per minori e adulti insufficienti mentali, 1510
affidamenti familiari a scopo educativo realizzati dal 1976 al 1986 (di cui
alcuni di handicappati anche molto gravi), corsi prelavorativi,
circa 150 assunzioni di insufficienti mentali (veri) da parte di enti pubblici
e di aziende, servizio taxi, consulenza educativa domiciliare e le altre attività
indicate nell'editoriale del numero scorso.
L'inaugurazione non è stata fatta e non lo sarà
perché comporterebbe il riconoscimento della azione
svolta dal CSA, Coordinamento sanità e assistenza fra i movimenti di base ed
una presa di posizione a favore dei diritti degli handicappati da parte delle
nuove Amministrazioni della Regione Piemonte, della Provincia e del Comune di
Torino. Queste, invece, boicottano nei fatti i servizi alternativi al ricovero
in istituto e favoriscono l'emarginazione della fascia più debole della popolazione, aiutati in ciò dallo stesso comportamento
dell'ANFFAS di Torino.
In occasione dell'inaugurazione, il Comitato «No al
villaggio del subnormale di Rivarolo» ha distribuito
la lettera aperta ai politici, agli amministratori, all'ANFFAS, ai cittadini
che riproduciamo integralmente:
Siamo qui per ricordarvi
CHE NON È
GIUSTO RINCHIUDERE GLI HANDICAPPATI IN ISTITUTO O STRUTTURE ASSIMILABILI. Noi non siamo d'accordo; non vogliamo emarginarli e
nasconderli in ghetti, per il quieto vivere della società.
CHE RIVAROLO
È UNA BATTAGLIA PERSA nella strada
battuta in questi anni per l'inserimento degli handicappati, perché calpesta il
DIRITTO di queste persone a vivere in un normale contesto
di vita, di studio, di lavoro.
CHE RIVAROLO ESISTE PERCHÉ
- risolve i problemi dell'ANFFAS;
- risolve i problemi degli Enti pubblici;
- lascia in pace la coscienza del cittadino comune;
- è in linea con chi vuole emarginare fisicamente
gli handicappati.
CHE
L'ISTITUTO SAN PAOLO Dl TORINO POTEVA DARE IL SUO CONTRIBUTO ALLE ALTERNATIVE AL RICOVERO che erano state proposte:
- almeno una comunità alloggio
o un centro diurno (CST) per insufficienti mentali in ogni USSL;
- comunità alloggio per
anziani e per minori handicappati.
Non dovete
dimenticare
CHE I
SERVIZI ASSISTENZIALI NEI RIGUARDI DEGLI HANDICAPPATI
(E DEGLI ALTRI CITTADINI) vanno
predisposti nel territorio di appartenenza, per non creare situazione di
deportazione assistenziale.
CHE IL PREVISTO
INSERIMENTO DI ORFANI DI ALTRE REGIONI
impedisce alle persone che saranno ricoverate di
conservare i legami affettivi e i rapporti con fratelli, sorelle, altri
parenti, anche di un solo genitore.
CHE OGNI USSL DEVE PROVVEDERE AI PROPRI ABITANTI, secondo uno dei principi fondamentali della
riorganizzazione del settore assistenziale, NESSUNO ESCLUSO.
Ci dispiace
- che i più deboli siano
sempre allontanati dalla società;
- che gli Enti locali
subiscano e non programmino;
- che, in questo caso, le
associazioni tutelino più se stesse che i diritti di chi dovrebbero difendere;
- CI
DISPIACE PER TUTTI GLI HANDICAPPATI CHE FINIRANNO IRRIMEDIABILMENTE RINCHIUSI
NEL VILLAGGIO DEL SUBNORMALE A RIVAROLO.
SEMINARIO
SUI LAVORATORI STRANIERI IN ITALIA
Gli immigrati dal terzo mondo in Italia sono al massimo 300.000 compresi i profughi e gli studenti.
Questo è il primo dato emerso dal seminario della
Fondazione Zancan che si è svolto a Malosco (Trento) su «Terzomondiali:
istituzioni pubbliche e private e volontariato dopo la legge sui lavoratori
extra-comunitari».
I numero complessivo di stranieri in Italia è stimato attorno a 700.000,
di cui oltre la metà provengono dai Paesi europei e dall'America del Nord.
Perché personalità politiche anche molto
autorevoli avevano avallato stime che oscillavano fra uno e due
milioni? Dai lavori del seminario risulterebbe che il motivo era politico:
ostacolare e impedire l'approvazione della legge sui lavoratori stranieri.
Secondo i dati del Ministero dell'interno i lavoratori stranieri che hanno regolarizzato la loro
posizione al 27 luglio 1987 sono 86.009, cioè circa il 30% dei lavoratori
presenti in Italia. Il numero più alto si riscontra nel Lazio con 19.800 unità,
cui segue la Sicilia con 17.462, la Lombardia con 12.304, la Campania con
7.630.
Perché oltre il 60% dei lavoratori stranieri rimane
clandestino? Dal seminario emergono due motivi. Da una parte sembra che molti
lavoratori preferiscano avere un lavoro nero mal pagato piuttosto che il
licenziamento e la disoccupazione.
Dall'altra parte sembra che il lavoro nero, sia
straniero che italiano, sia ritenuto utile al sistema
economico italiano e perciò di fatto incoraggiato e favorito, almeno
indirettamente rendendo difficile e pericolosa la regolarizzazione.
Il sintomo, che si colloca nel quadro più generale
dell'indirizzo della politica economica e sociale dell'Italia degli ultimi
anni, non può non preoccupare chi crede ancora nello Stato sociale, basato
sulla solidarietà, voluto dalla Costituzione
italiana.
Nel corso dei lavori è stato ricordato che gli Stati
Uniti hanno deciso di consentire la permanenza della clandestinità dei
lavoratori stranieri, vietata dalla Costituzione, «nell'interesse superiore della economia nazionale».
Nel documento finale, approvato al termine dei lavori
del seminario di Malosco,
sono state concordate e decise idonee iniziative per:
- stimolare la riattivazione del «Comitato romano per
una legge giusta»;
- sollecitare il Governo e il
Parlamento ad approvare nella presente legislatura le leggi sul soggiorno degli
stranieri e sui rifugiati;
- sollecitare Stato e Regioni a
costituire le Consulte e le Commissioni stabilite dalla legge 943/1985 sugli
stranieri, allo scopo di curare e
garantire una piena e corretta applicazione della suddetta legge. Sta concludendosi infatti la prima fase straordinaria e
transitoria della sanatoria e della regolarizzazione per i lavoratori stranieri
irregolari presenti in Italia al momento dell'approvazione della legge ed è già
incominciata la seconda fase, più importante e duratura, in cui lo Stato e gli
Enti locali devono garantire agli stranieri e alle loro famiglie gli stessi
diritti e gli stessi servizi dei cittadini italiani;
- promuovere in forme concrete una cultura di accoglienza e una tutela dei diritti che permettano una
reale integrazione degli stranieri nella nostra società nel rispetto della loro
identità etnica e culturale.
(1) Cfr. Prospettive assistenziali,
n. 24, «Lager con tripli servizi», n. 70 «No al villaggio del
subnormale di Rivarolo», n. 71 «Il villaggio
del subnormale di Rivarolo: la montagna (di denaro e di arroganza) partorisce un topolino (per gli
handicappati)», n. 72 «Ancora documenti e notizie in merito al villaggio ANFFAS
di Rivarolo».
www.fondazionepromozionesociale.it