ANCHE A BOLOGNA GLI ANZIANI CRONICI NON
AUTOSUFFICIENTI SONO ABBANDONATI DAGLI OSPEDALI
Come risulta dalle
dichiarazioni rilasciate dal Centro per i diritti del malato (1), anche a
Bologna è molto preoccupante la situazione degli anziani cronici non autosufficienti.
Il prof. Carlo Hanau,
docente universitario di economia sanitaria e
componente della Segreteria del Centro suddetto, ha sostenuto su «II Resto del
Carlino» del 5 agosto 1987 che il settore ospedaliero della città «scarica gli anziani appena possibile, li
butta fuori perché li considera malati di poco interesse. In questa
operazione - ha proseguito Hanau - sono complici medici, amministratori e
infermieri, poi ci sono le assistenti sociali, che nel 99 per cento dei casi
fanno solo assistenza nei confronti dell'USL e non del malato», aggiungendo
che «le assistenti sociali spessissimo
colpevolizzano i familiari, dicono che il vecchio devono tenerselo loro o, caso
mai, metterlo in casa di riposo. Insomma non danno una mano
a1 paziente, aiutano l'USL a liberarsi di questo carico scomodo»
(2).
Sostiene inoltre il rappresentante del Centro per i
diritti del malato: «Ma se gli ospedali li tengono, li trattano male. Secondo una indagine svolta al Sant'Orsola
tre anni fa, le piaghe da decubito colpiscono oltre il 4% dei degenti, e la
percentuale incide con una frequenza molto maggiore tra anziani e
lungodegenti. Questo a Bologna, e quando all'estero
parliamo di piaghe da decubito, loro rispondono: perché, da voi esistono
ancora?».
Nell'articolo pubblicato su «Il Resto del Carlino»
del 26 agosto 1987, Vittorio Savini riporta le
affermazioni di una assistente sociale: «In certi reparti la parola d'ordine è:
sgombrare i letti. Capita, certo, ma mi dà fastidio che Hanau
sostenga che noi siamo complici di questo sgombero.
Perché più d'una volta e anche recentemente, per
evitare che un paziente fosse dimesso troppo in fretta, mi sono ritrovata a
dire al medico: facciamo attenzione, perché può darsi che il malato vada in
Procura a denunciarla per omissione di soccorso».
Nello stesso articolo, è scritto che a Bologna i
familiari degli anziani cronici non autosufficienti espulsi dagli ospedali «hanno a disposizione una scelta molto vasta
di ambienti più o meno belli, sicuramente tutti molto
costosi».
Si tratta, è ovvio, di strutture assistenziali,
le case protette tanto decantate dagli Amministratori regionali e locali dell'Emilia-Romagna, che provvedono al ricovero con una quota a
carico degli utenti e dei parenti che supera le 40 mila lire al giorno!
Affinché possa essere meglio compresa la situazione locale riportiamo la lettera di Alberto
Mantovani, pubblicata sul Resto del
Carlino del 29 aprile 1987. «Non so a
cosa serviranno queste righe, di certo non a far cambiare le cose da come
vanno adesso. Di certo non toglieranno a mio nonno il dolore delle piaghe da
decubito che nove giorni di ricovero all'ospedale Sant'Anna
di Ferrara gli hanno procurato.
«Questo è
quanto volevo dire, denunciare come un vecchio, dopo la constatazione di un
non possibile intervento, venga dimesso, con la opposizione
dei familiari che ribadiscono di non aver strutture e competenze per curarlo, e
dopo una vergognosa assistenza tale da procurargli piaghe dolorosissime alla
schiena.
«È
vergognoso che solo per l'interessamento del sindaco di Formignana,
paese dove risiede mio nonno, Aroldo Mantovani, di anni
90, sia stato trasferito per qualche giorno ancora all'ospedale di Copparo dove è stato visitato dalla speciale commissione
medica per l'assistenza domiciliare, che "forse" gli verrà concessa
tra qualche giorno.
«Intanto mio
nonno è stato trasportato a casa scaricato dai
barellieri e lasciato senza una medicina o una prescrizione, a gente
inesperta, in attesa della comoda decisione della commissione o di qualche
santo, mentre una infermiera a pagamento cura le sue "ferite da
ospedale"» (3).
Alla lettera suddetta il Prof.
Hanau ha risposto nei
seguenti termini: «La lettera qui
allegata costituisce ormai non l'eccezione ma la regola del cattivo trattamento
riservato dall'ospedale agli anziani. Una frattura del femore (questo il caso
del signor Mantovani) conduce d'urgenza al pronto soccorso dell'ospedale; qui
spesso i sanitari constatano che non c'è possibilità di intervenire
chirurgicamente, ed il malato viene lasciato fermo nel
letto per una decina di giorni, più che sufficiente per provocare le terribili
piaghe da decubito: la pelle e la carne marciscono e si apre la porta
all'infezione che conduce alla morte.
«Si dice che manca il personale per mobilizzare il malato e
l'attrezzatura utile, come i materassi antidecubito, ma nessuno si preoccupa
di insegnare ai parenti, quando pure sono disponibili, le manovre necessarie
per muovere il loro congiunto. Così dopo una decina di giorni
l'ospedale sollecita i parenti a riprendersi il nonno a casa, in
condizioni ben peggiori di quelle nelle quali si trovava prima del ricovero e
senza poter garantire neppure la visita di un infermiere domiciliare per
curare fa piaga da decubito.
«I familiari
che non se la sentono di prendersi questo carico assistenziale
vengono colpevolizzati e si arriva ad inventare leggi inesistenti per
dimettere a tutti i costi il malato.
«A Bologna
capita molto raramente che il fratturato di femore non venga
operato; l'intervento chirurgico, che deve essere eseguito possibilmente entro
le 24 ore dal trauma, deve adattarsi all'età: vi sono protesi che consentono
di appoggiare la gamba già dopo 48 ore dall'operazione.
«In ogni caso tutti gli interventi consentono una rapida
mobilizzazione, che tuttavia non viene eseguita per mancanza di personale e di
organizzazione; pertanto si vanifica lo scopo stesso dell'intervento degli
ortopedici, che consiste nell'eliminare il dolore e nel permettere la mobilità
autonoma.
«Da alcuni
anni é in corso la preparazione di un'organizzazione integrata dell'assistenza
al fratturato di femore anziano che prevede il lavoro
di équipes composte da ortopedici, geriatri e
specialisti nella riabilitazione. Purtroppo le buone
intenzioni dei dirigenti non sono state tradotte in realtà operative per
motivi incomprensibili».
(1) Si tratta di una organizzazione
diversa dal Tribunale del malato.
(2) Ricordiamo le deplorevoli vicende
avvenute a Bologna, indice di un preoccupante
livello di degradazione umana e sociale, da noi denunciate nell'editoriale del
n. 77 di Prospettive assistenziali.
(3) Lo scarico a domicilio degli
anziani cronici non autosufficienti da parte dei barellieri bolognesi sembra
essere una modalità molto praticata. Come abbiamo
scritto nell'editoriale del n. 77 di Prospettive
assistenziali, una donna di 82 anni non autosufficiente, che viveva da sola
ed era priva di parenti, è stata addirittura trasferita dall'ospedale e
abbandonata a casa sua per poter liberare un posto letto.
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