PER UNA CHIESA GIOVANE
AL SERVIZIO DEL MONDO
La diocesi di Ivrea (Torino), presieduta dal Vescovo Mons. Luigi Bettazzi, ha
pubblicato gli atti del ventunesimo Sinodo diocesano, di cui riportiamo
integralmente il capitolo relativo all'emarginazione.
Testo
Per leggere la realtà
88. Da quanto abbiamo detto in generale e
dall'analisi del mondo contemporaneo emerge
concretamente il fenomeno dell'emarginazione come conseguenza dei forti
squilibri tra gli uomini. Essa colpisce tutte le classi sociali e molte
categorie di persone: anziani, minori, giovani, donne;
si è acuita con la crisi mondiale degli anni '70 ed è destinata a crescere
ancora, poiché aumentano velocemente, anche nel nostro paese, le
disuguaglianze sociali. Nonostante tutto ciò il modello
consumistico resta l'unica prospettiva delle economie occidentali (con nuove
tendenze simili anche nei Paesi socialisti). Di fronte a questa situazione,
per capire chi sono gli ultimi nel nostro sistema di vita, occorre partire dai
bisogni fondamentali: il bisogno biologico (cibo, salute, casa), il bisogno lavorativo, i bisogni tipicamente umani
(culturali, affettivi, religiosi).
L'occupazione è un parametro che permette di cogliere
nell'immediato la causa di nuove emarginazioni. Più di mezzo miliardo di
persone nel mondo sono senza lavoro e la disoccupazione aumenta anche nei
sette paesi più industrializzati; in Italia i disoccupati hanno già superato il
10% della popolazione attiva e sono destinati a crescere. Gli ultimi nel
bisogno lavorativo sono dunque i disoccupati, i cassintegrati, coloro che fanno lavoro nero o lavori saltuari, che mancano di
protezione, di garanzie.
Alla carenza di lavoro si
aggiunge la mancanza di casa; in Piemonte è un problema scottante che sarà accresciuto dallo sblocco degli sfratti.
89. Vi è poi un vasto panorama di emarginazione
sul piano affettivo, dagli anziani ai minori, dai giovani ai tossicodipendenti,
agli etilisti, ai dimessi dai reparti psichiatrici e ai carcerati.
In Piemonte gli anziani sono circa un quinto della
popolazione; questa percentuale raggiungerà nel giro di
pochi anni cifre più elevate. In corrispondenza a ciò si rileva un calo,
di popolazione infantile, fatto che ribalterà il
nostro tessuto sociale dei prossimi anni.
La persona anziana si trova speso in situazione di precarietà sia economica, sia fisica, sia affettiva;
in particolare gli anziani non autosufficienti o ammalati cronici spesso, non
possono restare nelle famiglie, per motivi diversi: perché la famiglia si è
estinta o è lontana o perché manca il tempo, lo spazio e l'amore, o perché vi
è una totale assenza di aiuto esterno alle famiglie stesse.
I giovani soffrono in primo luogo, come
è già stato detto, la disoccupazione. Alcuni abbandonano la scuola
prima dei 14 anni, molti vivono l'esperienza dello scioglimento del nucleo famigliare;
preoccupante è anche la percentuale dei giovani suicidi, di quelli che fuggono di casa o subiscono maltrattamenti gravi.
Sul fenomeno delle tossicodipendenze si è visto che
negli ultimi anni è molto aumentato il numero dei decessi per droga e il numero
dei consumatori segnalati dalle statistiche ufficiali.
Più radicata della droga è la realtà dell'alcolismo,
che riguarda, senza differenze di età e di sesso,
persone che vivono altre situazioni pesanti: solitudine, rapporti familiari
distorti, difficoltà di lavoro, oppressioni.
Quanto ai casi dì handicap mentali, la maggior parte
delle persone vive in situazioni di provvisorietà, senza sicurezza né
possibilità di inserimento reale nella società o
anche solo riabilitazione. Le stesse famiglie che se ne fanno carico sono
spesso esposte all'isolamento e all'emarginazione.
Per un discernimento nella fede
90. La Chiesa che è in Ivrea prende coscienza di
queste nuove povertà della nostra epoca, quasi sempre
accompagnate anche dalla povertà economica, e le ritiene un male sociale da
vincere, poiché non vi può essere pace dove non c'è giustizia.
Essa, mentre rileva che le comunità cristiane non
sono sempre sensibili a questi problemi umani, intende far sua la prospettiva
evangelica del servizio e della condivisione («Chi vuol essere grande tra voi
si farà vostro servitore, e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di
tutti. Il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per
essere servito, me. per servire e dare la sua vita in riscatto per molti», Mc 10, 43-45), convinta che la condivisione è la logica dei
l'incarnazione di Gesù: Gesù
sottrae l'uomo ad ogni schema emarginante - non più il puro e l'impuro,
l'amico e il nemico, il giusto e i peccatore.
Proposte pastorali
91. Per questo la Chiesa che è in Ivrea richiede ai
credenti di essere una comunità più accogliente, ospitale, attenta
principalmente a quelli che non contano e non hanno voce, estendendo ad essi l'amicizia più premurosa e fraterna. II cristiano che
condivide, quando dà inizio a nuove strutture, lo fa senza appropriarsene, ma al contrario collabora e stimola l'ente pubblico nel farsi
carico di questi nuovi poveri, pronto altresì ad assumere proprie iniziative
che sollecitino l'attenzione sociale sia nell'affrontare le nuove povertà come
nel realizzare la pubblica assistenza con effettivo rispetto ed efficace
solidarietà verso i più poveri e i più abbandonati.
Perché questa testimonianza sia efficace, occorre
che il tema evangelico della povertà sia costantemente
presente ai singoli cristiani e alle comunità, nella valutazione dei doppi
lavori e del lavoro straordinario non giustificato da un vero bisogno, nella
partecipazione disinteressata ad iniziative di promozione e di solidarietà, nel
contributo generoso a quanto viene incontro alle esigenze dei fratelli più
provati.
Contemporaneamente la Chiesa che è in Ivrea ritiene
urgente che la nostra società limiti i bisogni individuali e aumenti
l'attenzione all'uomo, e sostiene le esperienze positive
di chi tenta strade diverse di vita (animatori di cooperative, famiglie e
comunità di accoglienza, volontari).
92. Propone quindi ai credenti della Diocesi forme
concrete di condivisione coinvolgendo a1 massimo tutti gli
uomini di buona volontà:
a. Ogni credente
mediti seriamente se le sue condizioni di vita non gli permettano di aderire ad
un'opera di volontariato nel campo sociale, assistenziale, educativo. Il suo
servizio sia un contributo generoso e fattivo, e si manifesti con intelligenza,
preparazione e fantasia.
b. Le famiglie
aprano realmente la propria casa, non solo accogliendo nel tempo libero persone
emarginate, ma soprattutto rischiando qualche sicurezza nell'adozione ed ancor
di più nell'inserimento tramite l'affidamento di minori, di ragazze madri, di
anziani... Anche l'uso della casa data in affitto non può obbedire alle pure
leggi di mercato, per le quali risulterebbe più conveniente lasciarle vuote, o
affittarle con sotterfugi legali a persone non residenti, ammobiliate e prezzi
esosi.
c. Le comunità
parrocchiali sostengano le varie forme di volontariato di singole persone o
di gruppi organizzati; prendano coscienza delle situazioni e delle strutture
emarginanti e ne diano informazione corretta sui bollettini, nelle preghiere
dei fedeli, nelle omelie, nel catechismo; abbiamo bilanci trasparenti;
insistano perché la prima Comunione e i Matrimoni, non siano cause di sprechi,
ma occasioni di condivisione; esaminino la possibilità di condividere i locali
vuoti della casa parrocchiale.
d. Le strutture
promosse e sostenute dalla Chiesa facciano
attenzione agii ultimi sia nei criteri di accettazione nelle case di riposo,
negli asili, nelle scuole, sia nella loro gestione e nell'assistenza a
domicilio. 9n più, poiché non si deve difendere
l'istituzione per puro istinto dì conservazione, ma solo per reale
consapevolezza di servizio, si accompagni l'eventuale passaggio agli enti
pubblici con la ricerca di modi di presenza tra i nuovi poveri:
comunità-alloggio, cooperative di lavoro che favoriscano l'inserimento dei
tossicodipendenti, ex carcerati, handicappati ...
e. Tutti i
cristiani si impegnino ad ogni livello possibile perché il valore di una
vita non sia più commisurato a quanto quella vita potrà rendere; e quindi in
particolare perché cessi lo scandalo di strutture pubbliche e private che
rigettano le persone anziane quando sono ormai considerate inguaribili e senza
prospettive. In termini concreti si dovrà esercitare ogni pressione perché gli
ospedali si attrezzino per curare malattie lunghe in un ambiente sereno; perché
le famigli- siano incoraggiate, tramite un opportuno
aiuto esterno, a curare amorevolmente l'anziano che può rimanere a casa;
perché i singoli si impegnino ad una fraterna presenza con chi è più solo e
malato.
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