Prospettive assistenziali, n. 81, gennaio-marzo 1988

 

 

PIATTAFORMA SOCIO-SANITARIA DELLA FEDERAZIONE NAZIONALE PENSIONATI CISL (1)

 

 

Premessa

La F.N.P. - Sindacato pensionati della Cisl - è soggetto politico di rilievo che ha conosciuto uno sviluppo esaltante in questi ultimi anni:

148.204 iscritti nel 1973; 591.898 nel 1983; 832.882 nel 1986, 100.000 in più dell'anno prece­dente.

È una forza che cresce: oltre 650.000 cittadi­ni hanno firmato la proposta di legge di iniziativa popolare della F.N.P.

Cresce l'impegno della F.N.P- nella società: 1.320 le leghe nel 1982, 1.631 nel 1986, centinaia le vertenze regionali e locali.

La piattaforma che presentiamo è la sintesi dei punti irrinunciabili di questo grande movimento. Diritti e dignità dei cittadini, specie anziani, sono il terreno del nostra impegno.

Questa piattaforma è una indicazione per ini­ziative concrete, locali e nazionali.

Parleremo dei diritti, anche di quelli negati, e di chi, come noi, può far-li rispettare di fronte a chi ha il potere e le responsabilità.

Per ogni diritto un referente: lo Stato, le Regioni, le Province, i Comuni, le Unità Sanitarie Locali.

Per ogni diritto anche l'impegno di un sindaca­to come il nostro: ogni lega, ogni territorio, ogni Regione, è chiamato a renderlo concreto e visi­bile.

 

 

IL DIRITTO ALL'UGUAGLIANZA

 

Dall'art. 3 della Costituzione della Repubblica: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale». Ma l'uguaglianza è intorno a tre problemi:

- normativa,

- nei servizi e nei trattamenti,

- nella pari considerazione sociale e culturale.

Alcune leggi discriminano gli anziani. Parlamento e Regioni ne sono i referenti.

I servizi e i trattamenti non sono uguali per tut­ti, perché anche la cultura corrente non è favo­revole agli anziani.

I referenti di questa battaglia sono molti: gli Assessorati, gli uffici competenti, ma anche i mass media e gli operatori culturali.

 

Quello che chiediamo non sono privilegi ma parità di diritti

 

IL DIRITTO ALLA SALUTE

Il diritto alla salute è spesso una questione di sopravvivenza.

La legge prevede la prevenzione, ma questa va fatta come: prevenzione della malattia, con le campagne di educazione sanitaria e le strutture territoriali di prevenzione, come i poliambulatori e i consultori geriatrici.

Come prevenzione della perdita dell'autosuffi­cienza, con la ristrutturazione degli alloggi, la ri­mozione delle barriere architettoniche, la garan­zia della autosufficienza economica, i sussidi per il mantenimento della autosufficienza residua (assistenza domiciliare, protesi acustiche, otti­che, dentarie)­

M anche come prevenzione delle complican­ze e della cronicità con un adeguato trattamento sanitario teso ad evitare l'aggravamento di pato­logie in atto e l'insorgere di malattie collaterali.

Ma è necessario garantire la cura, che non può essere ridotta qualitativamente e quantitativa­mente perché qualcuno dice «la malattia dura troppo ».

La logica economica e l'organizzazione non pos­sono valere una vita.

È giusto che il sistema sanitario si assuma la responsabilità di curare tutti i cittadini malati indipendentemente dalia loro età e dal decorso della loro malattia, a domicilio e nella struttura sanitaria senza limiti di durata.

Molte malattie si curano meglio a casa con l'ospedalizzazione a domicilio; in altri casi è be­ne andare in ospedale solo di giorno.

Quando la cura deve essere nella struttura sa­nitaria, lo deve essere: senza limiti di durata, sen­za espulsioni arbitrarie attraverso le dichiarazio­ni di cronicità o le dimissioni forzate, senza tra­vaso dei cronici in strutture inadeguate dal pun­to di vista logistico e assistenziale.

Vanno smantellate le megastrutture per cro­nici comunque denominate, reperite piccole strut­ture inserite nel contesto urbano, applicate le norme circa gli standards per le case di cura di lungodegenza pubbliche convenzionate.

Vanno mantenute comunque gratuite le cure che devono essere a carico del Fondo Sanitario Nazionale.

Diritto alla salute vuol dire anche non abban­donare chi può essere riabilitato.

Tanti anziani sono stati abbandonati quando in­vece potevano migliorare.

 

Quello che chiediamo è il diritto alla salute per tutti

 

DIRITTO ALLA SOCIALITÀ E ALLA VITA COLLETTIVA

 

É necessario comunicare per non vivere e non morire da soli e per non subire il pericolo che au­menta con l'età e l'isolamento.

Quindi i trasporti devono essere migliorati, sia quelli urbani che quelli delle zone disagiate e vanno eliminate le barriere architettoniche.

Non è necessario solo spostarsi ma anche co­municare stando a casa propria.

In ogni casa di anziano un telefono (anche con agevolazioni economiche), prima di tutto per quelli che vivono in quartieri isolati, montani, con popolazione dispersa.

Avere un telefono vuol dire telesoccorso e con­trollo telefonico anche da parte delle strutture sanitarie.

A volte è sufficiente un telefono per non morire. Comunicare vuol dire anche partecipare alla vita sociale di tutti e poter usufruire di luoghi di incontro: si tratta, anche, dei centri sociali, po­livalenti ricreativi o comunque denominati.

Interessati al problema della comunicazione per il trasporto, il telefono, le opportunità socia­li sono in molti: Ministeri, Regioni, Comuni, As­sessorati, Uffici competenti ma anche servizi di base.

L'ambiente non deve costituire un pericolo per i cittadini.

Anziani per l'ambiente non è uno slogan, è una realtà e un impegno.

Per chi è meno giovane è meno facile adattar­si alle trasformazioni ambientali: è meno facile orizzontarsi, muoversi, uscire, abitare in luoghi che subiscono accelerate trasformazioni. Per chi è anziano l'ambiente esterno diventa un nemico, una fonte di pericolo e di insicurezza.

Ciò che si chiede è che siano realizzati inter­venti capaci di riconciliare il cittadino con il suo ambiente di vita; ciò è tanto più importante per chi è avanti negli anni e trova più di altri dirette minacce alla propria sopravvivenza.

Traffico, inquinamento, insicurezza della per­sona e dei beni sono fenomeni inquietanti soprat­tutto per gli anziani.

 

IL DIRITTO ALLA CULTURA

 

Anche gli anziani possono ricevere e trasmet­tere cultura.

Solo così si possono avvicinare le età e i mo­menti della vita. Ha un senso investire perché gli anziani abbiano più cultura?

L'industria culturale è oggi prevalentemente costruita sulle esigenze di un pubblico giovane o adulto considerato (a torto) espressione di un mercato più favorevole.

Tutti i cittadini hanno diritto a usufruire delle opportunità culturali, tanto più gli anziani che ne sono stati, più di altri, privati in passato.

Si devono prevedere strumenti che permettano di ricevere cultura, come: agevolazioni per l'ac­cesso a manifestazioni culturali, agevolazioni del pagamento del canone di apparecchi radiotelevi­sivi, organizzazione delle informazioni, creazione delle Università della Terza Età.

Il patrimonio culturale di cui le generazioni an­ziane sono depositarie non può disperdersi.

La società è debitrice alle generazioni anziane di un vasto patrimonio che deve essere valorizza­to attraverso momenti di scambio fra generazioni: nelle Università della Terza Età, nei corsi profes­sionali di apprendimento di attività artigianali che stanno scomparendo, nella scuola dell'obbligo in cui gli anziani possono essere portatori di una cul­tura viva e costituire un tramite tra storia passa­ta e presente.

Per la cultura da ricevere e da trasmettere i re­ferenti sono: gli Assessorati, i Provveditorati.

 

Quello che chiediamo è la possibilità di ricevere e creare cultura ad ogni età

 

IL DIRITTO ALLA AUTONOMIA CIVILE

 

L'osservanza di questi diritti crea le condizio­ni per una reale autonomia civile che riguarda an­che gli aspetti economici, abitativi e di opportu­nità di lavoro.

Per questo la F.N.P. ha promosso la legge di iniziativa popolare, per risolvere le più evidenti iniquità nei trattamenti pensionistici.

Per questo la F.N.P. affronta il problema della casa come un diritto ad averla e a viverci bene. E affronta il problema del lavoro per garantire ad ogni cittadina anziano il dovere di svolgere, «secondo le proprie possibilità e la propria scel­ta un'attività o una funzione che concorrerà al progresso materiale e spirituale della società». (art. 4 della Costituzione).

 

Quello che chiediamo è più autonomia civile per ciascuno e più civiltà per tutti.

 

 

 

(1) Riportiamo integralmente la piattaforma socio-sani­taria della Federazione Nazionale Pensionati CISL, discus­sa e approvata nelle Assemblee di Roma (18 gennaio 1988), Rimini (19 gennaio 1988) e Mestre (21 gennaio 1988).

Rileviamo, con viva soddisfazione, quanto previsto per la difesa del diritto alla salute degli anziani, in particolare di quelli cronici non autosufficienti.

 

 

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