Specchio nero
ALLE
SOGLIE DEL DUEMILA I BAMBINI «ORFANI» ASSISTITI SOLO DALLA CARITA’?
Sul «Corriere della Sera» di domenica 10 gennaio
1988 (pag. 11) è uscita la seguente lettera:
«Visto che
le cronache dei giornali sono sempre in negativo, vorrei sottolineare
un fatto accaduto a me e che può suscitare considerazioni ottimistiche sul
prossimo. Nell'avvicinarsi del Natale, eravamo angosciate dal fatto che non avevamo
nulla da offrire ai nostri orfani. (Preciso che
ospitiamo cinquecento bambini e che per volere del fondatore, il beato Bartolo
Longo non chiediamo aiuto allo Stato e ci manteniamo
con la carità dei benefattori devoti alla Madonna del Rosario di Pompei). In
breve, raggranellati i pochi spiccioli risparmiati
sulle spese quotidiane, li abbiamo spediti a due ditte sperando che ci
potessero aiutare. Non solo ci hanno rispedito i pochi soldi che avevamo
mandato, ma ci hanno fatto pervenire dolciumi e merci sufficienti a far
trascorrere ai nostri orfani un bellissimo Natale».
Suor M.
Liliana Matrone (Pompei)
Questi 500 bambini (si badi: cinquecento!) sono
veramente orfani, cioè privi di madre e di padre?
Allora, perché non è stata data loro una famiglia,
come prescrive sin dal 1967 la legge sull'adozione speciale in Italia? Oppure,
si tratta di minori con problemi familiari di varia natura per i quali si continua ad intervenire con il solo strumento del
ricovero in istituto?
È corretto far credere alla gente che, alle soglie
del Duemila ed in violazione delle leggi vigenti sin dal secolo scorso,
l'infanzia «povera» ed abbandonata si tutela soltanto con la carità (e, magari,
con raccolte di carta, stracci, pane duro oppure con un versamento sul conto
corrente inviato a tappeto dagli istituti agli abbonati del
telefono) e non con gli interventi che Stato ed enti locali debbono
assicurare ai più deboli?
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