Prospettive assistenziali, n. 82, aprile-giugno 1988

 

 

Notiziario dell'Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie

 

 

ANCORA 68 MILA CUCCIOLI D'UOMO RICOVERATI IN ISTITUTO

 

Pubblichiamo integralmente la lettera aperta della Sezione Valdostana.

 

Sono mesi, ormai, che, giustamente, si bombarda l'opinione pubblica sulla necessità di ri­spettare, amare, curare gli animali e, in particolare i cani, bisognosi, si sa, di compagnia e di af­fetto. E qualche risultato lo si è visto: cani sal­vati dalla camera a gas, cani adottati, cani porta­ti in vacanza, in treno, in macchina, in nave; cani pianti alla loro morte, a volte creata ad arte.

«II cammino da percorrere per andare verso un mondo migliore e non violento è sicuramente lungo e difficile e ancora in gran parte da traccia­re» dice una lettera pubblicata su un periodico locale, ma sicuramente non solo riguarda i cani, anzi per molti versi, riguarda anche altri cuccioli, quelli dell'Uomo.

La nostra associazione (che si batte da anni - sono ormai 25 in campo nazionale - per evitare l'istituzionalizzazione dei minori e favorire la rea­lizzazione dell'obiettivo «una famiglia per ogni bambino») ricorda che in Italia abbiamo ancora 68.000 minori ricoverati e abbandonati - senza dubbio affettivamente - negli istituti sparsi nel Paese. Molti di questi bambini hanno difetti fisici e/o psichici di varia entità; molti sono grandicelli: tutti comunque si stanno preparando ad un futuro di solitudine, di abbandono e di rab­bia contro il mondo che sta «fuori».

Ogni Regione deve aiutare i suoi minori in sta­to di abbandono e costruire loro attorno tutte le alternative possibili all'Istituto (adozione, affida­mento familiare, comunità, ecc.) per far vivere un'infanzia e una adolescenza ricche di affetti. comprensione, stimoli ed opportunità; per svi­luppare al massimo le capacità, anche quelle sol­tanto residue, e seguirli fino all'autosufficienza - la massima possibile - e al loro inserimento nella società.

E la Valle d'Aosta?

Nell'ultimo incontro con l'Assessore regionale (che di fatto gestisce tutto il discorso affidi-ado­zioni) abbiamo scoperto che mancano persino i dati su cui lavorare.

Quanti affidamenti? Quanti adolescenti ricove­rati fuori Valle? Quali sistemi nuovi per la pro­mozione del servizio di affidamento familiare? Quali sostegni alle famiglie affidatarie? Quanti handicappati istituzionalizzati? Per quali. motivi non si fanno le Comunità e ì Centri di Pronto Soc­corso per minori? Perché non si fanno rientrare i piccoli «deportati»? Quanti bambini a rischio?

Abbiamo chiesto una moderna campagna pro­mozionale per reperire famiglie disponibili all'af­fido. La risposta è stata negativa, perché sembra che vada bene il sistema usato attualmente, che «lascia libera di esprimersi la professionalità dei singoli operatori». Però i risultati di questo si­stema (che spesso consiste in «affibbiamenti» alle prime coppie reputate discrete, di bambini, sovente con «problemi») li verifichiamo negli in­contri del nostro «Gruppo Appoggio alle fami­glie adottive e affidatarie», nei quali si vedono i risultati di cattiva informazione, assenza di so­stegni, abbandoni, ecc., subiti dalle famiglie affí­datarie. In più la Regione, poverina, non ha possi­bilità, secondo l'Assessore, di comunicare attra­verso i mass-media! (...ma la «Pagina della Val­le», inserita a pagamento in tutti i periodici lo­cali è la voce di chi?).

Abbiamo anche richiesto l'urgente creazione di Centri di Pronto Soccorso e Comunità (che sono poi normali alloggi, di 150-200 mq. in nor­mali condomini e che possono ospitare piccoli nuclei di minori), ma non vi sono possibilità per­ché mancano assolutamente... i locali. E la casa Savouré? E il Centro Storico da ristrutturare? Queste sono sicuramente proprietà pubbliche. E le decine e decine di alloggi in vendita? Eppure, si sa, l'unica cosa che non manca alla nostra Am­ministrazione Regionale sono i soldi, che riesca addirittura ad avanzare a fine anno. Allora: noi, pubblicamente invitiamo tutti coloro che hanno alloggi grandi o piccoli, ma contigui, da vendere ad offrirli all'Assessorato Regionale alla Sanità e Assistenza Sociale, rispondendo a questo ap­pello (naturalmente dovrebbero poi farci sapere com'è andata, così almeno noi. potremo racco­gliere dati...).

Per indurre l'Assessore a realizzare veloce­mente strutture alternative, gli abbiamo ricorda­to i soprusi e le violenze, anche fisiche che - sap­piamo per certo si stanno scatenando specie sui più piccoli ricoverati negli istituti, anche in quelli che ospitano valdostani a 3 milioni al me­se. Sono passati più di sei mesi dall'ultimo in­contro, ma ancora non ci sono locali per le strut­ture, non c'è possibilità di informare la gente, riò di sostenere chi fa un servizio in favore dei più indifesi. Non solo, ma la Valle d'Aosta, probabil­mente l'unica in Italia, ha anche deliberato contro chi è già sfortunato! È il caso della delibera n. 1492 (anno della scoperta dell'America - sarà un caso?) del 28-2-86 con la quale si è deciso che ai minori orfani in affidamento familiare, si deb­ba decurtare la quota eccedente tra la pensione (ultimo dono del genitore persa per sempre) e la retta di affidamento destinata alla famiglia affi­dataria: atto, a nostro avviso, lesivo di due dirit­ti diversi e ben precisi: quello del minore orfano (sua è, per legge, la pensione) e quello della fa­miglia affidataria (sua è, per delibera, la retta di affido). Ci stiamo adoperando, a mezzo di un le­gale, per far revocare questa assurda delibera, ma siamo ad un punto morto.

Abbiamo protestato per gli interventi troppo lenti sui minori di famiglie disastrate, e sui mino­ri usati a scopo terapeutico: sono situazioni che si lasciano andare troppo avanti nel tempo, finché i ragazzi saranno «rovinati» e le loro famiglie si disgregheranno del tutto. Bisogna invece inter­venire subito, con aiuti concreti e rapidi (aiuti economici, casa, lavoro, trasporti, assistenza do­miciliare, sostegno psicologico, ecc:) che però in breve tempo devono dare segni di migliora­mento. Poi è il minore da «salvare»: è lui, pron­to alla vita, che deve trovare subito una famiglia vera o costruita a sua misura (comunità) dove sviluppare le sue capacità e realizzare il suo di­venire Uomo.

È importante, a tal fine, l'aiuto di tutti (paren­ti, vicini di casa, amici, conoscenti e soprattutto insegnanti - questi ultimi obbligati per legge -) per individuare tempestivamente situazioni an­che solo sospette, di violenza, maltrattamento, sfruttamento, abuso, abbandono fisico e/o mo­rale dei minori segnalando i fatti al servizio so­ciale del Consultorio di zona dei minori stessi.

L'ultima protesta la rivolgiamo contro la fram­mentarietà degli interventi per cui, sullo stesso bambino opera più di uno psicologo, come se lui fosse un campicello da arare, ognuno a modo suo, ognuno soltanto fin dove la mansione lo consente.

Reputiamo necessario un unico Ufficio Affidi, dove le informazioni siano le stesse per tutti (qualcuno è andato ad offrirsi per l'affidamento e, su due piedi, gli è stato risposto che non ce n'è bisogno, mentre le famiglie che hanno bam­bini in affida vengono periodicamente sollecita­te a prendere ragazzi in affido...), questo Ufficio dovrebbe correttamente informare e program­mare in materia. È necessario anche formare operatori più preparati in tema di minori e che sappiano operare con tempestività.

E... aprendoci al mondo intero, data l’impor­tanza per i piccoli di tutto il globo di avere una famiglia (nazionale e non), chiediamo anche la massima velocità nell'espletamento delle prati­che relative all'ottenimento dell'idoneità all'ado­zione e l'istituzione di un «Gruppo Appoggio» per informare, preparare e sostenere le famiglie interessate all'adozione.

Questo da anni andiamo chiedendo, questo ri­badiamo oggi. Ai Partiti, frementi al filo di par­tenza per le prossime elezioni regionali, l'acco­rato invito a regalare un angolo dei loro program­mi a questi teneri, disperati cuccioli d'Uomo.

 

 

INGIUSTIFICATO PROVVEDIMENTO DEL TRIBUNALE PER I MINORENNI DI VENEZIA

 

L'ANFFA (Associazione Nazionale Famiglie Adottive e Affidatarie) - Sezione di Venezia - de­nuncia pubblicamente le gravi sofferenze di ca­rattere psicologico e affettivo, ferite non facil­mente rimarginabili, subite dalla bambina Ketty C., di nove anni, di Varago di Maserada (Treviso), prelevata coattivamente il 16 marzo 1988 dai ca­rabinieri per ordine del Giudice Gustavo Sergio del Tribunale per i minorenni di Venezia, e, inve­ce di essere affidata a parenti disponibili a tene­re la bambina in affidamento familiare tempora­neo, rinchiusa nell'istituto assistenziale «S. Chia­ra» di Vicenza con divieto di contatto coi suoi ge­nitori e quindi privata del loro affetto e «punita» con la cancellazione repentina di suoi rapporti con le persone più care e con l'ambiente in cui è vissuta, con la stupefacente motivazione, confer­mata da un successivo decreto del Tribunale, di eccesso di cure farmacologiche prescritte dai medici (circostanza che, anche se provata. rive­la la gratuità e l'insensatezza delle misure giudi­ziarie adottate), e sulla base di una semplice se­gnalazione, forse anonima e comunque non uffi­ciale, senza il preventivo contraddittorio con i ge­nitori (sentiti soltanto 22 giorni dopo lo strappo della figlia) e senza preventivi «approfonditi ac­certamenti» richiesti dalla legge n. 184/83 sull'adozione, «punendo» in tal modo l'innocente bambina oltre che i suoi genitori, episodio che evidenzia una macroscopica violenza della lette­ra e dello spirito della legge e la trascuratezza dei più elementari principi di psicologia infan­tile, provata dalla mancata previsione delle dele­terie conseguenze che il provvedimento avrebbe arrecato alla bambina da parte di giudici dai qua­li società deve pretendere sensibilità e prepara­zione professionale per rispondere alle esigenze del minori.

L'ANFAA raccomanda il pronto intervento di cittadini, associazioni e istituzioni al fine di or­ganizzare forme di vibrata protesta contro il gra­ve comportamento del Tribunale per i minorenni.

 

 

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