Notiziario dell'Associazione nazionale
famiglie adottive e affidatarie
ANCORA
68 MILA CUCCIOLI D'UOMO RICOVERATI IN ISTITUTO
Pubblichiamo
integralmente la lettera aperta della Sezione Valdostana.
Sono mesi, ormai, che, giustamente, si bombarda
l'opinione pubblica sulla necessità di rispettare, amare, curare gli animali
e, in particolare i cani, bisognosi, si sa, di compagnia e di affetto. E
qualche risultato lo si è visto: cani salvati dalla camera a gas, cani
adottati, cani portati in vacanza, in treno, in macchina, in nave; cani pianti
alla loro morte, a volte creata ad arte.
«II cammino da percorrere per andare verso un mondo
migliore e non violento è sicuramente lungo e difficile e ancora in gran parte
da tracciare» dice una lettera pubblicata su un periodico locale, ma
sicuramente non solo riguarda i cani, anzi per molti versi, riguarda anche
altri cuccioli, quelli dell'Uomo.
La nostra associazione (che si batte da anni - sono
ormai 25 in campo nazionale - per evitare l'istituzionalizzazione dei minori e
favorire la realizzazione dell'obiettivo «una famiglia per ogni bambino»)
ricorda che in Italia abbiamo ancora 68.000 minori ricoverati e abbandonati -
senza dubbio affettivamente - negli istituti sparsi nel Paese. Molti di questi
bambini hanno difetti fisici e/o psichici di varia entità; molti sono
grandicelli: tutti comunque si stanno preparando ad un futuro di solitudine, di
abbandono e di rabbia contro il mondo che sta «fuori».
Ogni Regione deve aiutare i suoi minori in stato di
abbandono e costruire loro attorno tutte le alternative possibili all'Istituto
(adozione, affidamento familiare, comunità, ecc.) per far vivere un'infanzia e
una adolescenza ricche di affetti. comprensione, stimoli ed opportunità; per
sviluppare al massimo le capacità, anche quelle soltanto residue, e seguirli
fino all'autosufficienza - la massima possibile - e al loro inserimento nella
società.
E la Valle d'Aosta?
Nell'ultimo incontro con l'Assessore regionale (che
di fatto gestisce tutto il discorso affidi-adozioni) abbiamo scoperto che
mancano persino i dati su cui lavorare.
Quanti affidamenti? Quanti adolescenti ricoverati
fuori Valle? Quali sistemi nuovi per la promozione del servizio di affidamento
familiare? Quali sostegni alle famiglie affidatarie? Quanti handicappati
istituzionalizzati? Per quali. motivi non si fanno le Comunità e ì Centri di
Pronto Soccorso per minori? Perché non si fanno rientrare i piccoli «deportati»?
Quanti bambini a rischio?
Abbiamo chiesto una moderna campagna promozionale
per reperire famiglie disponibili all'affido. La risposta è stata negativa,
perché sembra che vada bene il sistema usato attualmente, che «lascia libera di
esprimersi la professionalità dei singoli operatori». Però i risultati di
questo sistema (che spesso consiste in «affibbiamenti» alle prime coppie
reputate discrete, di bambini, sovente con «problemi») li verifichiamo negli incontri
del nostro «Gruppo Appoggio alle famiglie adottive e affidatarie», nei quali
si vedono i risultati di cattiva informazione, assenza di sostegni, abbandoni,
ecc., subiti dalle famiglie affídatarie. In più la Regione, poverina, non ha
possibilità, secondo l'Assessore, di comunicare attraverso i mass-media!
(...ma la «Pagina della Valle», inserita a pagamento in tutti i periodici locali
è la voce di chi?).
Abbiamo anche richiesto l'urgente creazione di Centri
di Pronto Soccorso e Comunità (che sono poi normali alloggi, di 150-200 mq. in
normali condomini e che possono ospitare piccoli nuclei di minori), ma non vi
sono possibilità perché mancano assolutamente... i locali. E la casa Savouré?
E il Centro Storico da ristrutturare? Queste sono sicuramente proprietà
pubbliche. E le decine e decine di alloggi in vendita? Eppure, si sa, l'unica
cosa che non manca alla nostra Amministrazione Regionale sono i soldi, che
riesca addirittura ad avanzare a fine anno. Allora: noi, pubblicamente
invitiamo tutti coloro che hanno alloggi grandi o piccoli, ma contigui, da
vendere ad offrirli all'Assessorato Regionale alla Sanità e Assistenza Sociale,
rispondendo a questo appello (naturalmente dovrebbero poi farci sapere com'è
andata, così almeno noi. potremo raccogliere dati...).
Per indurre l'Assessore a realizzare velocemente
strutture alternative, gli abbiamo ricordato i soprusi e le violenze, anche
fisiche che - sappiamo per certo si stanno scatenando specie sui più piccoli
ricoverati negli istituti, anche in quelli che ospitano valdostani a 3 milioni
al mese. Sono passati più di sei mesi dall'ultimo incontro, ma ancora non ci
sono locali per le strutture, non c'è possibilità di informare la gente, riò
di sostenere chi fa un servizio in favore dei più indifesi. Non solo, ma la
Valle d'Aosta, probabilmente l'unica in Italia, ha anche deliberato contro chi
è già sfortunato! È il caso della delibera n. 1492 (anno della scoperta
dell'America - sarà un caso?) del 28-2-86 con la quale si è deciso che ai
minori orfani in affidamento familiare, si debba decurtare la quota eccedente
tra la pensione (ultimo dono del genitore persa per sempre) e la retta di
affidamento destinata alla famiglia affidataria: atto, a nostro avviso, lesivo
di due diritti diversi e ben precisi: quello del minore orfano (sua è, per
legge, la pensione) e quello della famiglia affidataria (sua è, per delibera,
la retta di affido). Ci stiamo adoperando, a mezzo di un legale, per far
revocare questa assurda delibera, ma siamo ad un punto morto.
Abbiamo protestato per gli interventi troppo lenti
sui minori di famiglie disastrate, e sui minori usati a scopo terapeutico:
sono situazioni che si lasciano andare troppo avanti nel tempo, finché i
ragazzi saranno «rovinati» e le loro famiglie si disgregheranno del tutto.
Bisogna invece intervenire subito, con aiuti concreti e rapidi (aiuti
economici, casa, lavoro, trasporti, assistenza domiciliare, sostegno
psicologico, ecc:) che però in breve tempo devono dare segni di miglioramento.
Poi è il minore da «salvare»: è lui, pronto alla vita, che deve trovare subito
una famiglia vera o costruita a sua misura (comunità) dove sviluppare le sue
capacità e realizzare il suo divenire Uomo.
È importante, a tal fine, l'aiuto di tutti (parenti,
vicini di casa, amici, conoscenti e soprattutto insegnanti - questi ultimi
obbligati per legge -) per individuare tempestivamente situazioni anche solo
sospette, di violenza, maltrattamento, sfruttamento, abuso, abbandono fisico
e/o morale dei minori segnalando i fatti al servizio sociale del Consultorio
di zona dei minori stessi.
L'ultima protesta la rivolgiamo contro la frammentarietà
degli interventi per cui, sullo stesso bambino opera più di uno psicologo, come
se lui fosse un campicello da arare, ognuno a modo suo, ognuno soltanto fin
dove la mansione lo consente.
Reputiamo necessario un unico Ufficio Affidi, dove le
informazioni siano le stesse per tutti (qualcuno è andato ad offrirsi per
l'affidamento e, su due piedi, gli è stato risposto che non ce n'è bisogno,
mentre le famiglie che hanno bambini in affida vengono periodicamente
sollecitate a prendere ragazzi in affido...), questo Ufficio dovrebbe
correttamente informare e programmare in materia. È necessario anche formare
operatori più preparati in tema di minori e che sappiano operare con
tempestività.
E... aprendoci al mondo intero, data l’importanza
per i piccoli di tutto il globo di avere una famiglia (nazionale e non),
chiediamo anche la massima velocità nell'espletamento delle pratiche relative
all'ottenimento dell'idoneità all'adozione e l'istituzione di un «Gruppo
Appoggio» per informare, preparare e sostenere le famiglie interessate
all'adozione.
Questo da anni andiamo chiedendo, questo ribadiamo
oggi. Ai Partiti, frementi al filo di partenza per le prossime elezioni
regionali, l'accorato invito a regalare un angolo dei loro programmi a questi
teneri, disperati cuccioli d'Uomo.
INGIUSTIFICATO
PROVVEDIMENTO DEL TRIBUNALE PER I MINORENNI DI VENEZIA
L'ANFFA (Associazione Nazionale Famiglie Adottive e
Affidatarie) - Sezione di Venezia - denuncia pubblicamente le gravi sofferenze
di carattere psicologico e affettivo, ferite non facilmente rimarginabili,
subite dalla bambina Ketty C., di nove anni, di Varago di Maserada (Treviso),
prelevata coattivamente il 16 marzo 1988 dai carabinieri per ordine del
Giudice Gustavo Sergio del Tribunale per i minorenni di Venezia, e, invece di
essere affidata a parenti disponibili a tenere la bambina in affidamento
familiare temporaneo, rinchiusa nell'istituto assistenziale «S. Chiara» di
Vicenza con divieto di contatto coi suoi genitori e quindi privata del loro
affetto e «punita» con la cancellazione repentina di suoi rapporti con le
persone più care e con l'ambiente in cui è vissuta, con la stupefacente
motivazione, confermata da un successivo decreto del Tribunale, di eccesso di
cure farmacologiche prescritte dai medici (circostanza che, anche se provata.
rivela la gratuità e l'insensatezza delle misure giudiziarie adottate), e
sulla base di una semplice segnalazione, forse anonima e comunque non ufficiale,
senza il preventivo contraddittorio con i genitori (sentiti soltanto 22 giorni
dopo lo strappo della figlia) e senza preventivi «approfonditi accertamenti»
richiesti dalla legge n. 184/83 sull'adozione, «punendo» in tal modo
l'innocente bambina oltre che i suoi genitori, episodio che evidenzia una
macroscopica violenza della lettera e dello spirito della legge e la trascuratezza
dei più elementari principi di psicologia infantile, provata dalla mancata
previsione delle deleterie conseguenze che il provvedimento avrebbe arrecato
alla bambina da parte di giudici dai quali società deve pretendere sensibilità
e preparazione professionale per rispondere alle esigenze del minori.
L'ANFAA raccomanda il pronto intervento di cittadini,
associazioni e istituzioni al fine di organizzare forme di vibrata protesta
contro il grave comportamento del Tribunale per i minorenni.
www.fondazionepromozionesociale.it